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Il Cammino di luce

Emily Dickinson… dove vai?

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Emily dove vai?     

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Il Massachusetts ( Usa) è uno dei 6 stati fondatori dell’unione e si affaccia sull’oceano atlantico.Il suo nome deriva dalla lingua indiana locale e significa” vicino alla grande collina”. Si trova nella regione del New England che comprende anche il Maine, New Hampshire, Vermont, Connecticut, Rhode Island. Da questa regione che si trova nella zona nordorientale degli USA è partito il progetto di indipendenza. Oltre i nativi il Massachusetts inizia a ricevere i “padri pellegrini” appartenenti a minoranze religiose inglesi e immigrati che fuggivano dalle persecuzioni religiose in Europa. Boston, la città capitale, si trova nella magnifica Massachusetts Bay, una baia naturale di incredibile bellezza. E’ un piccolo stato, ma a mio parere meraviglioso sia per il mare che per i suoi parchi e poi perché ha avuto la fortuna di dare i natali a Emily Dickinson, splendida poetessa, e a tanti altri scrittori e filosofi. Il cincia( Chickadee), un piccolo e grazioso uccellino, è il volatile ufficiale dello stato  e tra gli animali domestici   ricordo il boston terrier e il il gatto Tabby. In questo stato sono presenti più di 170 musei di arte, di storia e di sport. Il pesce fresco del New England è buonissimo e se ti troviin qualche paesino dell’entroterra  assaggia  anche la zuppa di fagioli locale (baked bears)e non perdere  lo sciroppo d’acero con i mirtilli rossi ( cranberries). E non dimentichiamo che l’università più prestigiosa degli Stati Uniti, si trova nei dintorni di Boston, più precisamente a Cambridge, si tratta di Harvard: il fiore all’occhiello della cultura americana. siamo nell’ottocento ed Emily vive in peino la guerra di secessione. Nello stesso periodo , nello stesso stato, nella stessa zona erano presenti Melville ( Moby Dick) ,Hawtorne (la lettera scarlatta), Wharton ( l’età dell’innocenza), Alcott ( piccole donne),Waldo Emerson (filosofo).

Emily nasce il 10.12.1830 ad Amherst, nel Massachusetts occidentale, piccolo borgo di cultura puritana. E’ la seconda figlia di un avvocatocelebre ( Edward) che poi diventerà deputatoe di Emily Narcross, donna di fragile personalità. Austin è il fratello maggiore, Lavinia,  la sorella minore. Muore nella stessa cittadina il 15 maggio del 1886 a56 anni, per complicazioni nefropatiche ( morbo di Bright). Durante la sua vita, negli ultimi anni visse quasi, da reclusa e prigioniera, nella casa paterna e pubblica solo 7 poesie. Dopo la sua morte la sorella ritrova alcuni quadernie 58 fascicoli pieni di 1000 poesie e provvede alla loro pubblicazione, contrariamente a ciò chevoleva Emily come specificato nel suo testamento. L’edizione critica completa delle sue liriche avviene nel 1955, curata da Thomas Johnson e comprende1775 poesie. Lacasa dove visse, oggi è un museo. Nell’immagine in alto ( tre bambini) è la bambina a sinistra, al centro c’è il fratello , a destra la sorella Lavinia.

Ho sempre amato,

e te ne do la prova:

prima di amare,

io non ho mai vissuto pienamente.

 

Sempre amerò,

e questo è il mio argomento:

l’amore è vita

e la vita ha qualcosa di immortale.

( poesia 549)

Dickinson sempre schiva e un po’ introversa, dall’età di 25 anni ha vissuto come un eremita ( si rinchiuse nella camera dove dormiva e non uscì da lì nemmeno alla morte dei suoi genitori) e usava la poesiacome catarsi interiore, liberazionedelle sue emozioni profonde che la avvolgevano come una spirale angosciante, linguaggio relazionale. Profondamente era un’orale. Attraverso le sue poesie ella parlava, si metteva in relazione con l’altro, con il mondo, e quindi i suoi versi contengono pause, scatti, amplificazioni, trattini. Usava anche la corrispondenza epistolare come gioco di intimità e per stabilire rapporti che per lei erano importanti. La solitudine poi cheEmily coltivava con assiduità rendeva le emozioni più struggenti con un bisogno incessante di un continuo sfogo. Tremenda è la condizionedi colui cheha fatto il vuoto intorno a sésenza poter usufruire di una forma di creatività che rende tollerabile la sua esistenza. Mi chiedo di quante persone si è innamorata Emily. Senz’altro ha conosciutoquesto fuoco, questa fiammafatta di passione e di desiderio, diversamente non poteva affermare con slancio ardente chesenza l’amore siamo delle personesenza vita.

Confusa solo per un giorno o due

imbarazzata – ma non spaventata –

camminando nel mio giardino, incontro

una ragazza del tutto inaspettata.

 

Fa un cenno, ed appaiono foreste –

ogni cosa comincia ad un suo invito.

In un tale paese certamente

io non sono mai stata

( poesia 17)

Il 1860 fu l’anno del “poetico furor”. Compose oltre 400 poesie. Amò attraverso la sua sensibilità alcune persone che frequentavano la sua casa. L’affetto per la natura è enorme nella sua vita( un fiore, un albero, una foglia, un panorama le aprivano il mondo e ogni tanto nelle sue liriche fa capolino la magia, l’incanto e il disincanto, la vita e la morte, l’effimero e l’eterno,il concreto e l’astratto e tanti altri dualismi con una tensione continuavissuta dalla poetessa e trasmessa ai lettori tra l’estasi e l’ansia

Mi incanta il mormorio di un’ape –

 

qualcuno mi chiede perchè –

 

più facile è morire che rispondere.

 

 

 

( poesia 155)

Einfine c’è l’incontro con un dio assente, visto nellevicende esistenziale drammatiche e fugaci e nelpiccolo quotidiano. Osservare la bellezza di un fiore eascoltare musica di un alveare pieno d’apie chiedersi perché eracosì affascinante questa melodia. Dickinson non sapeva rispondere. “Era più facile morire che rispondere” Le ultime parole che disse prima di morire furono:

“adesso devo entrare, si sta alzando la nebbia”

Emily dove vai?Forse andava alla ricerca di qualcosa che non sapeva, che non conosceva.Molte sue poesie ( più della metà) furono scritte durante gli anni della Guerra di Secessione.   Emily vestiva sempre di bianco e non era mai andata da una sarta. I suoi vestiti erano preparati dalla sorella.

Oltre  le  liriche,   la sensibilissimaEmily Dickinson ha scritto 1409 letterepiù aforismi ed epigrammi . Homestead, la severa casa paterna, è la prigione e la libertà di una donna al di là del bene e del male. In questo territorio familiare, è presente in pieno la scena di un dramma: il padre molto austero non era stato mai baciato dalle figlie, la madre nevrotica e assente, una comunità borghese, un fratello,Austin, molto amato ( nella sua vita infantile e giovanile non c’era mai stato una coccola ma solo grandi desideri). Emily trascorre l’adolescenza con molte amicizie femminili. Quando il fratello si sposa si sentirà sola e entra in una specie di follia erotica e dice che :”

le notti selvagge sarebbero la sua passione”

Omosessualità ed eterosessualità impregnano la sua esistenza, una vita solitaria e emotivamente vissuta alla base della quale c’è il dio “ eros”. Un dio che impregna poesie, lettere e sentimenti. Nel1878 Emily ha 48 anni e scrive al giudice Otis Lord( suo promesso sposo) che ha 66 anni

 

“ fammi percorrere questo  dolce labirinto che non è né vita né morte”

 

Gli ultimi anni della sua vita solitaria furono turbati da lutti continui (il padre muore nel 1874, l’amico Bowles ( amico confidente, direttore di un giornale su cui aveva pubblicato alcune poesie) muore nel 1876, la madre nel 1882, l’ amato nipote Gilbert nel 1883 , il suo futuro sposo Otis Lord nel 1886 con il quale aveva intrecciato un amore autunnale). Un primo dolore lo ebbe nel 1866, 27 gennaio quando morì ” Carlo” il cane ( un  grosso newfoudland nero) che aveva accompagnato Emily per 16 anni nelle sue lunghe ore di solitudine.

Emily dove vai?Non so spiegare l’anima di questa grande poetessa, fiera e  indipendente, un pò eccentrica e misantropa, di questa voce dell’enigma esistenziale, se non partendo dal fatto che la sua vita è stata condizionata da grandi sconfitte, da molteplici rinunce, da immensidesideri, da voluttuose speranze, dalla disponibilità adare e dalla magnanima riservatezza, dalla contraddizione vissuta tra realtà e fantasia,dal coraggio e dalla paura ( non accetta l’ordine del padre di non continuare gli studi e prosegue da autodidatta), dalla sua apertura ( era fortemente disponibile) e simultaneamente molto chiusa. Nel 1870 prende la decisione di autorecludersi, (come una donna da clausura), ma anche prima nessuno ricorda di averla vista passeggiare nel borgo natio.

Una donna sul cammino di luce che ebbe un pò tutti contro, la sua femminilità ambigua, la sua identità imperfetta, la storia culturale del territorio, l’incompresione di genitori inadeguati,ma  che amò tanto,  e amò anche coloro che non riuscivano a capirla.

Per leiche aveva detto: “l’amore è tutto ed è tutto ciò che sappiamo dell’amore” ein una confidenza epistolare “ prima di amare io  non ho mai vissuto veramente”, si può dire che la sua vita fu una storia di amore e di dolore.

Il suo corpo riposa lungo il crinale dei grandi scrittori (author’s ridge)laggiù nel Massachusetts, il suo cuore è vicino a me e anche vicino a te. Lei aveva sete d’amore ( desiderato con avidità) come noi, solo che Emily lo sapeva esprimere con una magia creativa dolcissima e accattivantei:

La “speranza” è un essere piumato – che si posa sull’anima – e canta melodie senza parole – e non finisce mai – del tutto –

Non interrompiamo il nostropercorso, non abbandoniamo la speranza, la luce non è solo una parola, ma una carezza, un compagno di viaggio, il calore quotidiano, il dono che possiamo dare, il presente che viviamo ogni giorno. Ascolta poi come ci saluta questa amicaantica, questa amica giovane, questo genio, con versi pieni di essenzialità e di freschezza creativa La poesia di Emily non è un passatempo ma il suo diario interiore, l’evoluzione di una coscienza che piano piano si amplifica sempre di più e vola verso l’universo a scoprirne il mistero, a rimanere perplessa di fronte alle contraddizioni e all’ambivalenza degli uomini e della natura, a percorrere il viaggio dell’anima verso l’infinito.

A word is dead When it is said, Some say I say it just Begins to live That day

(Alcuni dicono che quando è detta, la parola muore. Io dico invece che proprio quel giorno comincia a vivere)

La poesia vive a molte dimensioni e solo la poesia può inoltrarsi nell’amore ed Emily aveva questo potere, dato dalla scintilla divina che era dentro di lei. Nell’abbandono totale dell’amore

da una parte ebbe un risveglio totale della coscienza e dall’altra ne avvertì l’insanabile perdita.

Dentro di sè aveva il mondo occidentale da pioniere dell’antica Europa e il mondo primitivo e arcano dell’indiano nativo.Questa sintesi spirituale Emily la elaborò nella sua breve esistenza.Non posso chiudere questa breve riflessione senza ricordare quei versi della poesia 288

I’m nobody! Who are you?

are you – Nobody – Too?

Then there’s a pair of us!

Don’t tell! they’d advertise – you know!

( Io sono nessuno! Tu chi sei?

sei nessuno anche tu?

allora siamo in due!

non dirlo. Potrebbero spargere la voce! )

 

Nell   ” io sono nessuno” , c’è tutta l’esperienza mistica di un asceta, il rapporto tra cielo e terra, tra il finito e l’infinito, tra la goccia e l’oceano, l’insaziabile voce dell’essere e del divenire.

ottobre 19, 2012autore Angelo Vigliotti
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Il Cammino di luce

Vivere il presente (cogliere l’attimo)

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Vivere il presente (  cogliere l’attimo)     

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Vivere il presente non significa ” vivere alla giornata”, come un vagabondo senza nè arte nè parte, senza pensare a se stessi ed essere in balia degli eventi. Non significa non avere un progetto di vita, disinteressarsi del lavoro, godere e basta, con opportunismo, egoismo e narcisismo e sfruttamento delle debolezze altrui. Seguimi sulla strada della comprensione e vedrai che questi “…ismo”  non hanno nessun riferimento a questo stile di vita che ti accenno. Orazio, poeta latino, quando nell’ode 1,11 (carmina) parla di “carpe diem”esprime una visione della vita diversa, che può favorire l’equilibrio interiore, l’amonia dei sensi, l’integrazione dei ritmi esistenziali, il piacere vero di vivere il quotidiano nella sua profondità.Tu puoi intervenire ed agire solo nel presente: il futuro è lontano e il passato è nella memoria. Vivendo il presente con consapevolezza totale

” quam minumum credula postero” ( confidando il meno possibile nel domani),

( come continua a dire Orazionella sua splendida poesia), tu sei invitato ad essere ragionevole, a cogliere le occasioni che ti offre la vita giorno per giorno. Queste occasioni, questi momenti buoni che tu vivi ti daranno la forza di ” vivere al meglio” i tuoi minuti, le tue ore, il tuo mattino, il tuo pomeriggio, la tua sera, la tua notte. Non solo ma godendo giorno per giorno ti arricchirai talmente che potrai scaricare le tue tensioni ” di ieri”, del ” passato”, e anche del “domani”, “dell’avvenire”. Con questa catarsi non ti farai del male, ripetendo gli errori del passato o indirettamente preparando iun terreno sfavorevole per il tuo futuro. Nel presente tu darai il meglio di te. L’oggi va risolto così, senza pregiudizi, senza condizionamenti in piena libertà, senza il carico del passato( con i suoi traumi, le sue ferite, le sue amarezze, le sue perdite) o le speranze ( e molto spesso le preoccupazioni, le ansie e le angosce) per il futuro. Confuciostesso accenna al passato dicendo che non deve essere un peso da portare sulle spalle ma un un insegnamento da averlo davanti a noi, leggero e piacevole. E questo è possibile solo se vivi il presente, l’oggi in tutta la sua splendida bellezza, in tutto il suo mistero e e la magia imprevedibile del divenire. In effetti se tu elabori il passato nel presente esso ti anche una previsione per il futuro. Facci caso e poni attenzione: tu puoi vivere i tre tempi nel presente, in un attimo. Allora cogli l’attimo fuggente, non lasciarti scappare quel momento prezioso d’amore, quella gioia di un sorriso, quella risata di una goduria estrema, il profumo di un corpo che ti accarezza, il canto di un uccellino, l’ascolto e la visione della natura, degli uomini e delle cose. Gibran diceva che spesso ci indebitiamo con il futuro per non pagare il debiti del passato. Te ne prego non andare in questa direzione, non pensare più del previsto: il futuro può tormentarti, il passato può bloccarti, il presente può sfuggirti. Forse ricorderai Elvis Presley e Bob Dylan. Appartengono al passato eppure Elvis ci ha liberato il corpo e Dylan la mente. e insieme ci hanno fatto sognare. Questo non è pensare, è vivere e trasmettere un sogno. Sant’Agostinoaveva ragione quando diceva: noi viviamo tre tempi: il presente del passato che è la storia; il presente del presente che è la visione; il presente del futuro che è l’attesa. Goetheimmaginava il tempo com un compagno di viaggio che ” dobbiamo onorare con letizia e a allegrezza di spirito. quando ci passa accanto”. Ti invito ancora una volta a considerare il tempo non come una persona gaudente della vita, un parassita, che si è dimenticato gli errori di ieri e non pensa alla dignità di un domani ( che sceglie di non scegliere), ma con una mente libera che va al di la del pensiero. Nietzsche stesso se ne è accorto quando  in una riflessione così affermava:

” quando più si pensa a quello che fu e a quello che sarà, tanto più pallido diventa quello che è ora”.

Se tu ti immergi nel presente con chiarezza e comprensione, tu sarai un altro, tu darai il meglio di te, tu godrai immensamente l’attimo e berrai l’acqua dell’eternità, gusterai la bellezza del momento,. Se vivi nei condizonamenti del passato e nelle fantasie e nelle aspettative del futuro vedrai che questo mondo esiste, ci vivrai, passerai le tue giornate comunicando l’incomunicabilità ma tu lo osserverai come un ubriaco o come un miope che non porta occhiali e lo interpreterai a modo tuo. Tu stai dormendo. Eraclitodiceva che coloro che sono prigionieri dei legami del pensiero anche se sono, non sono, anche se sono presenti sono assenti. In effetti con il passato ( che non c’è più) e con il futuro ( che non c’è ancora) qualsiasi azione diventa assurda. Eppure quante volte sentiamo dire: l’ho fatto per il suo bene. O in altri contesti: l’ho fatto perchè pensavo di raggiungere dei risultati, e così ascoltiamo centinaia e più di altre motivazioni per giustificare molti programmi e strategie operative. Il tempo è legato alla mente. La mente vive su queste due dimensioni. E’ il sapere stesso dell’uomo: la storia e l’avvenire. Mi viene alla memoria il verso di Ovidio ( amores – libro III – elegia seconda, verso 39):

” nec sine te, nec tecum vivere possum” ( non posso vivere nè con te, nè senza di te)

Quando lasciamo un pò da parte la mente ( e ti consiglio di farlo) tu inizi  ad esistere, anzi tu sei. Non ti dico di dimenticare il passato, esso è la tua storia, è il bambino che è dentro di te, è parte integrante del tuo essere.Esso è come un cibo che diventa parte delle tue cellule, del tuo essere corporeo trasformandosi in proteine, glucidi, lipidi, minerali e vitamine. Non ti dico di non credere nel futuro. Nel presente consapevole e attento, in quest’attimo ardente e appassionato, in questo istante di vita, tu vivi sia il passato che il futuro perchè il presente contiene tutto il tuo passato e a secondo come vivrai questo presente esso sarà la base del tuo futuro. Io ti invito a godere l’attimo nella sua pienezza e nella sua intensità, e nella sua grande creatività a non lasciartelo sfuggire, a non proiettarti in avanti o regredire e andare all’indietro. Nel centro del tuo essere c’è il tuo seme, la tua essenza, tutte le tue potenzialità. Lascia crescere questo fiore, questa pianta, quest’albero lungo le stagioni della vita e dalla terra al cielo con naturalezza e spontaneità Forse ti sembrerà di aver fatto chissà che cosa, di aver conquistato chissà quale vetta, di aver raggiunto uno scopo sublime. In realtà non hai fatto niente di tutto questo. Hai solo scoperto te stesso…
Ti sembrerà, questa scoperta, la fine del tuo percorso. Essa è solo l’inizio. La fine è il tuo inizio. L’inizio di un viaggio verso una gioia profonda e incommensurabile. Tu hai superato il tempo, tu sei un uomo senza tempo.

 

ottobre 19, 2012autore Angelo Vigliotti
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Il Cammino di luce

Volare nel blu ( il tuo infinito)

Volare nel blu   ( il tuo infinito)

Ti ricordi il colloquio tra Ciang….il gabbiano più anziano e il gabbiano Jonathan nel libro meraviglioso ( breve romanzo) di Richard Bach: 

“Ciang…..Il vecchio lo guardò affabilmente: ” che c’è figliolo?”.La tarda età anzichè indebolirlo gli aveva conferito maggior vigore… (….) Ciang, questo mondo non è il paradiso, dico bene?. L’anziano ebbe un sorriso, nel chiarore della luna. Non si finisce mai d’imparare Jonathan, disse.
” ma allora, dopo di qui, cosa ci aspetta? dove andremo? e un posto come il paradiso c’è o non c’è?.
No Jonathan, un posto come quello, no, non cè. Il paradiso non è mica un luogo. Non si trova nello spazio e neanche nel tempo. Il paradiso è essere perfetti”.

Io non so cosa bisogna fare nella vita… per riuscire ad accettarsi. Non si può sempre essere una vittima e dare colpa alla genetica, ai primi anni di vita, alla famiglia…. e così via sempre alla ricerca del capro espiatorio. Forse conviene di più avere una visione diversa dellavita. Riprendendo il discorsodel gabbiano Jonathan:

“il vostro corpo……è una forma del vostro pensiero, visibile, concreta. Spezzate le catene che imprigionano il vostro pensiero e anche il vostro corpo sarà liberoe……puoi arrivare da qualsiasi parte nello spazio e nel tempo, dovunque tu desideri”

Domenico Modugno nella canzone”volare ( nel blu dipinto di blu)” intuì il profondo significato del sogno e dell’immaginario e aprì la strada a guardare verso il cielo e nonostante che i sogni muoiono all’alba il poeta e cantante invitava a continuare a sognare:

“Penso che un sogno così non ritorni mai più,mi dipingevo le mani e la faccia di blu,poi d’improvviso venivo dal vento rapito e incominciavo a volare nel cielo infinito. Volare oh, oh
cantare oh, oh nel blu dipinto di blu felice di stare lassù e volavo, volavo felice più in alto del sole ed ancora più su mentre il mondo pian piano spariva lontano laggiù una musica dolce suonava soltanto per me.Volare oh, oh cantare oh, oh nel blu dipinto di blu felice di stare lassù. Ma tutti i sogni nell’alba svaniscono, perché quando tramonta la luna li porta con sé ma io continuo a sognare negli occhi tuoi belli che sono blu come un cielo trapunto di stelle Volare oh, oh
cantare oh, oh nel blu degli occhi tuoi blu felice di stare quaggiù e continuo a volare felice più in alto del sole ed ancora più su mentre il mondo pian piano scompare negli occhi tuoi blu la tua voce è una musica dolce che suona per me”

Il cielo ti farà amare la vita così come tu la vivi nel bene e ne male,e tu conoscendo il cielo e il suo firmamento amerai la vita sempre, quando sei triste e quando sei nella gioia, quando sei solo o quando sei in compagnia, quandola vita ha un significato e quando, secondo te, è una cacca. Nel cielo c’è il vento e c’è la luce, c’è il buio e ci sono le stelle. Tu puoi godere del tuo respiro perché il respiro ti fa vivere, e puoi godere del vento perché il vento ti accarezza e puoi godere delle stelle perché gli occhi del tuo amore sono come due piccoli astriluccicanti e il tuoforseè scritto nel cielo come una grande costellazione.

Forse quando scoprirai il cielo non potrai più cantare i versi di alcune canzoni, come questi ( o meglio)li potrai cantare ma avranno un altro senso, un’altra aura::

“non ti cambierei

Per nessun altro al mondo

Mi piaci così come sei

Per le cose che fai

Non ti cambierei

Perché ogni giorno è un giorno nuovo insieme a te

Sento quest’amore crescere dentro di me…”

Se tu tendi la mano troverai sempre un’altra mano che ti aspetta, anche quando sei solotroverai la mano del cielo., anchequando stai passando una notte oscura il cielo ti verrà incontro.Ascolta alcune riflessioni di Giovanni della Croce (Fontiveros in Castiglia (Spagna) 1542 – Ubeda 14 dicembre 1591), il grande mistico spagnolo, esposte nella sua opera “salita al monte carmelo”:

” Per giungere a gustare il tutto, non cercare il gusto in niente.
Per giungere al possesso del tutto, non voler possedere niente.
Per giungere ad essere tutto, non voler essere niente.
Per giungere alla conoscenza del tutto, non cercare di sapere qualche cosa in niente.
Per venire a ciò che ora non godi, devi passare per dove non godi.
Per giungere a ciò che non sai, devi passare per dove non sai.
Per giungere al possesso di ciò che non hai, devi passare per dove ora niente hai.
Per giungere a ciò che non sei, devi passare per dove ora non sei”.

Per arrivare al cielo si parla di rinuncia ma non preoccuparti,  in questocaso la rinuncia non implica una negazione di sé, ma arricchimento interiore cioè dare il meglio di sè e promuovere quell’amore chepuò rimanere dentro di te  e soffocarti se non lo offri all’altro..

Tu non devi risolvere nessun problema tu devi solo vivere questo mistero della vita. Non sono completamente d’accordo con il cantante brasiliano Roberto Carlos quando ripete in una sua canzone:

” a che serve volare quando l’amore non aspettapiù te”

Volare serve sempre……Ti invito come sempre a volare anche se non hai le ali. La spiritualità che ti dà il cielo è immensa e non devi aver paura. La paura è assenza d’amore e se tu ti vuoi bene sai che non hai nulla da perdere. Rimanendo su questa terra godi della terra. La terra ti dà una opportunità unica, quella di vivere la tua vita al massimo. Il cielo serve a farti vedere meglio la terra, goderla di più, dice Tommaso Moro. Molti uomini baciano la terra dimenticando di baciare anche il cielo. Tu no lo sai, tu sei una poesia, una grande lirica che la terra unisce al cielo. Anche nell’amore, come ci ricorda la canzone di Gino Paoli, il cielo in una stanza:

” non ha più pareti, ma alberi, alberi infiniti,quando sei vicino a me questo soffitto viola non esiste più….”

Non aspettare che ci siano solo gli aquiloni che volano nel cielo.Se riesci a conoscerti e a trovare te stesso tu avrai cambiato il mondo. A questo punto sei pronto a volare e a sperimentare il mistero e anon aver paura della libertà. E’ la cosa più bella che puoi fare. Guarda che volare nel blu dipinto di blu è come vivere nella fantasia e la fantasia -ricorda Einstein -è più importante del sapere.La fantasia serve a non farci limitare la vita da problemi che creiamo noi. La fantasia ci permette di spalancare le ali. Ma nel momento in cui tu dubiti di te stesso e delle tue capacità di volare perdi per sempre questa opportunità e non avrai più una ragione di vita. Se impari a volare tu entri nella tua anima e scoprirai cose immense. Non te l’ho detto? Il cielo, questo splendido firmamento,  è il tuo cuore e  volare è la via dell’essere.

ottobre 19, 2012autore Angelo Vigliotti
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Il Cammino di luce

Tu ed io siamo stati bambini ( in parte lo siamo ancora)

Tu ( ed io)  siamo stati  bambini ( in parte lo siamo ancora)     

 

“Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano” è una frase che ho letto sfogliando “il piccolo principe” , l’aureo racconto di Antoine De Saint – Exupery
Il fascino di questo racconto sta nella sua disarmante semplicità. Ci insegna tante cose che abbiamo dimenticato crescendo. Perciò esso non può essere considerato solo un libro per bambini; ha molto da dire anche ai grandi. L’autore, in maniera originale e magica, descrive il mondo degli adulti attraverso gli occhi innocenti di un bambino evidenziandone i comportamenti irragionevoli e talvolta inutili. Il piccolo principe vive su un pianeta talmente piccolo che può ammirare gli adorati tramonti ogni volta che vuole semplicemente spostando la sedia. Sua unica compagnia una rosa il cui seme è arrivato lì chissà da dove. A dire la verità si tratta di una rosa un po’ capricciosa e ingrata che esaspera talmente il piccolo principe da farlo scappar via, approfittando della migrazione di alcune rondini. Il suo è un viaggio lungo e tortuoso durante il quale incontra personaggi bizzarri che gli mostrano un mondo fino a quel momento sconosciuto. C’è chi conta e riconta le stelle sostenendo di possederle come un capitale; chi si crede di regnare sull’universo intero quando non c’è nessuno a sapere della sua esistenza; chi è ligio al suo dovere al limite del paradosso; chi è vanitoso e vive nell’attesa di qualcuno che lo ammiri. Ogni personaggio rispecchia un aspetto diverso della vita degli adulti. Giunge infine sulla Terra che è il più grande tra i pianeti visitati e di gran lunga il più interessante. Incontra una volpe che, nonostante sia diffidente con gli uomini, di fronte all’ingenuità del protagonista, vorrebbe farsi “addomesticare” per essere l’unica al mondo e non uguale a centomila.. Addomesticare è una cosa dimenticata da molto tempo ormai e vuol dire “creare legami”. Queste alcune delle parole della volpe:

“Non si conoscono che le cose che si addomesticano. Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici”

 

Incontra un giardino fiorito di rose che inizialmente lo rende infelice e lo fa piangere. Il suo fiore gli aveva raccontato che era il solo della sua specie in tutto l’universo. Ed ecco che ce n’erano cinquemila, tutte simili, in un solo giardino. Ma poi ne comprende l’unicità grazie agli insegnamenti della volpe stessa:
“Voi siete belle, ma siete vuote. Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho annaffiata. Perché è lei che ho messo sotto la campana di vetro. Perché è lei che ho riparata col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché è la mia rosa.”
A volte dobbiamo allontanarci da chi amiamo per capirne l’importanza e il valore; e a volte abbiamo bisogno di un amico che ci insegni e che ci guidi in situazione difficili da comprendere. Infine incontra chi narra questa storia, l’aviatore dispersosi nel Sahara, che, impegnato nella riparazione del suo aereo, non si accorge immediatamente di quanto prezioso sia quel bimbo strano. Ma presto tra di loro nasce una stretta amicizia che li arricchirà solo come le vere amicizie sanno fare e che li terrà sempre vicini nonostante le distanze geografiche. Ma la frase che è l’emblema di questo racconto è senza dubbio questa:

“Non si vede bene che con il cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”
Un libro senza tempo e senza età per tutti coloro che amano creare legami, credono nell’amicizia e nei rapporti semplici e veri. Un libro per i ragazzi. Un libro per gli adulti affinché non dimentichino mai di essere stati bambini.

D’altra  parte dentro di noi c’è un bambino. Il bambino che siamo stati e che abbiamo dimenticato.

Il grande poeta Giovanni Pascoli ( nato a San Mauro di Romagna il 31 .12.1855 e morto a Castelvecchio provincia di Lucca il 6.04.1912, riprendendo “l’archetipo  del puer “ di Platone  (Fedone) così si esprime: ” dentro di noi c’ è un fanciullino…… noi cresciamo ed egli resta piccolo”.Al di là delle interpretazioni che si danno della visione del poeta e della sua poesia e del fatto che proprio in quegli anni l’altro grande poeta D’Annunzio elaborava il mito del superuomo, ” il fanciullino”    è  e rimane qualcosa che non possiamo dimenticare.

L’infanzia può essere vista come l’età dell’oro, come l’età dell’innocenza. Noi stiamo facendo un viaggio, un cammino di luce. Non possiamo essere maturi se non re – cuperiamo la nostra infanzia.

Il bambino nei suoi primi anni è a stretto contatto con il divino, con l’infinito, con la gioa di vivere attraverso le scoperte che fa ogni giorno, attraverso il mondo dell’avventura e del meraviglioso.Quando poi come genitori l’abbiamo manipolato e condizionato per bene l’abbiamo reso quasi schiavo della cultura dominante. e attraverso il dettato cartesiano ” cogito ergo sum” abbiamo fatto penetrare nel bambino che la mente è l’unica arma perchè avvenga una buona autorealizzazione.Forse abbiamo corrotto il bambino!Riprendendo il bambino che è dentro di noi, noi dobbiamo riprendere il bambino non ancora corrotto, non ancora indottrinato, non ancora giudicato, riprendere il paradiso perduto e iniziare a guardare il mondo con un altra visione. Solo allora possiamo entrare nella maturità della vita. La maturità è rinascita. Il Cristo stesso rivolgendosi a Nicodemo ( Gv 3, 1-10) disse:

” oportet nasce denuo  ( bisogna nascere due volte)”

Recuperare il bambino che è dentro di noi vuol dire rinascere e il mondo sarà diverso, la vita ancora un mistero, sempre più meravigliosa e ricca. E’ opportuno, tuttavia dialogare con il fanciullo reale e innocente e non con la mitologia del bambino divino ( il puer aeternus) il dio interiore che ci accompagna, bello e trascendente ma anche grande e distruttivo. Nel senso che può rappresentare l’aspetto che ci fa regredire, l’atteggiamento della personalità che ci rende dipendenti, giocherelloni e infantili, e che ci fa fuggire dalle responsabilità che dobbiamo prendere giorno per giorno. Se noi vogliamo rimanere bambini noi non cresciamo mai, rimaniamo infantili. Cresciamo soltanto se ci stacchiamo dalla dalla grande madre, dal grande padre, tagliando il cordone ombelicale dai legami primari. Il bambino che è dentro di noi ( riconosciuto e accettato) rappresenta il nostro cuore, la nostra innocenza ( non solo il piacere istintivo) e, se noi non ascoltiamo il cuore è impossibile raggiungere il nostro essere, se non recuperiamo il bambino che è dentro di noi non diventiamo mai maturi, non saremmo mai capaci di capire che l’amore non è un prodotto del pensiero ma appartiene al cuore.

Nel cuor dove ogni visïon s’immilla,  e spazio al cielo ed alla terra avanza, talor si spenge un desiderio, e brilla  una speranza:
come  nel cielo, oceano profondo, dove ascendendo il pensier nostro annega, tramonta un’Alfa, e pullula dal fondo cupo un’Omega.

Pascoli –  Miricae ( IV – cuore e cielo)

Il bambino che è dentro di noi ( il bambino interiore) è l’aspetto che porta nella nostra personalità il gioco, la creatività, la fantasia e il sogno,il contatto con l’infinito, lo stupore e la meraviglia, l’apertura verso il mondo e verso gli altri, la spinta verso la vita,l’entusiasmo e la voluttà del piacere del qui ed ora e il godimento della spiritualità ( il Cristo: se non diventate come bambini non entrerete nel regno dei cieli) ma anche la debolezza, la fragilità, la vulnerabilità, il bisogno, le contraddizioni.

Conoscere e riconoscere  questa parte di noi per accettarla e farla fiorire è il più bel dono che possiamo fare a noi stessi. E’ il dialogo eterno e noi non saremmo mai soli.

Al contrario se invece di una parte vogliamo rimanere ed essere “il bambino totale”   vuol dire che vogliamo fuggire i problemi, che pretendiamo tutto e subito e sempre dagli altri, che rimaniamo dipendenti e sempre appoggiati a un’altra persona e incapaci di fare qualsiasi sacrificio per raggiungere dei risultati, incapaci di prendere decisioni e di dare una svolta positiva alla nostra esistenza. Incapaci di crescere.

ottobre 19, 2012autore Angelo Vigliotti
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Il Cammino di luce

Petrarca…solo e pensoso

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Il viaggio interiore del Petrarca è ricco di sorprese ed ha un fascino particolare. Vorrei penetrare nell’animo del poeta attraverso il poemetto ” I trionfi”  di cui alcuni versi mi hanno dato lo stimolo per questa riflessione.

petrarca-volto “Al tempo che rinnova  i miei sospiri”

 

 

con questo verso il poeta inizia ” i trionfi”  un poemetto incompiuto in terza rima. Petrarca è stato un grandissimo poeta ed è conosciuto soprattutto per le rime ( il canzoniere in vita e in morte di Laura). In realtà Francesco ha fatto anche un altro percorso, un percorso di crescita interiore che è terminato con la morte, avvenuta nella notte tra il 18 e il 19 luglio 1374 ad Arquà, paesino sui colli Euganei in provincia di Padova. Aveva 70 anni. Era nato ad Arezzo nel 1304. Suo padre Pietro di Parenzo di Garzo si trovava in quella città perchè esiliato, dato che era uomo guelfo di parte bianca. che in quel  periodo era soccombente nella città di Firenze. Nel 1343 a Petrarca nasce un  figlia, Francesca da una donna ignota, forse la stessa che nel 1337 gli aveva dato un figlio, Giovanni. In quell’anno il fratello Gherardo si fa monaco nella certosa di Montrieux. In quello stesso anno il poeta ebbe una grave crisi spirituale e si propose di cambiare vita. Dal 1343 al 1353 riflette molto sul suo percorso esistenziale e in questa pausa meditativa  scrive  diverse cose tra cui  il “secretum”, poi il “bucolicum carmen “, ” de vita solitaria, ” de otio religioso” e le epistole ” sine nomine” oltre , naturalmente  a molte rime d’amore. E’ un periodo in cui il poeta non si ferma mai: da Valchiusa ( Francia)scende in Italia come ambasciatore pontificio  presso la regina Giovanna I  di Napoli, poi passa a Parma, nel 1345  ma  sorpreso dallla guerra tra estensi e scaligeri fugge a Bologna e di là passa a Verona. Nel 1347 vuole recarsi a Roma per incontrare Cola di Rienzo ma si ferma a Genova, nel  1348 il 6 aprile apprende la morte di Laura ( stesso giorno e stesso mese in cui l’aveva vista la prima volta); nel 1349 è a Padova, Ferrara, Carpi, Mantova e Verona per missioni diplomatiche, nel 1350 a Firenze conosce il Boccaccio che poi ospiterà l’anno dopo a Padova e  infine si stabilisce a Milano.  Nel 1353, 10 anni dopo  l’inizio della  crisi spirituale, comincia ad elaborare i “trionfi” a cui lavorò  fino all’ultimo anno della sua vita sempre però insoddisfatto. I “trionfi” nascono da una crisi di identità: c’è il confronto con Dante  ( la  divina  commedia) e con l il Boccaccio  (l’amorosa visione)  ma anche personale e  magistralmente il poeta  rivive questo dramma nel primo verso del  ” trionfo dell’amore” : ( al tempo che rinnova i miei sospiri) cioè in primavera, il 6 aprile del 1327 giorno dell’innamoramento del poeta per Laura. In quel giorno:
petrarca -casa

” ivi fra l’erbe, già del pianger fioco vinto dal sonno, vidi una gran luce, e dentro assai dolor con breve gioco”.
(trionfo d’Amore vv:10-12)

 

Il Petrarca vide la luce e come in un film passarono dentro di lui  5  visioni che racchiudevano le immagini dei trionfi ( per lo più falsi e caduchi) a partire dal trionfo dell’amore,  un amore che, però, dà poca gioia ( breve gioco) e molti dolori. Nei ” trionfi ” il poeta immagina che il percorso di crescita interiore   vada dalla terra al cielo con  un annullamento del sè ( dell’umano) che si proietta  verso  l’eternità  ( il divino).Un percorso che va dal finito all’infinito. Nella visione del poeta l’amore è il primo ostacolo che bisogna superare. L’amore viene sconfitto attraverso la ribellione e il ricorso alla virtù ( trionfo della pudicizia). In questo modo anche la morte ha un valore relativo (trionfo della morte).  E il dolore della perdita si può trasformare nel ricordo perenne ( trionfo della fama) che ci fa rivivere la beatitudine e la grandezza della persona amata. Ma ciò può essere estremamente pericoloso.

” e parvemi terribile vanitate fermare in cose, il cor che il Tempo preme che, mentre più le stringi, son passate”

( trionfo del tempo vv 40-42)

Il poeta attraverso il cuore ha la visione dell’eterno, una visione del mondo al di fuori del tempo. Finalmente è arrivato a capire  il concetto dell’impermanenza delle cose. In questo contesto Petrarca rimane perplesso e sbigottito e avverte dentro sè una sensazione strana:

 

” sento ch’io sono e quel ch’io fui e veggio andar, anzi volar il tempo” ( trionfo dell’eternità  vv: 6-7)

La crisi interiore  nasce da molteplici fattori,  tra cui la perdita ( a causa della peste) di molti amici e sostenitori  ( il cardinale Colonna, Serruccio del Bene, Franceschino degli Abizzi), la morte di Laura, il richiamo all’ascesi del fratello Gherardo.  Forse si può capire meglio l’animo del poeta attraverso alcuni scritti di questo periodo. Nel “ secretum” ( in tre libri)  il poeta  dialoga con    sant’Agostino in   presenza della Verità   e  illustra la conversione, il cambiamento di vita, la trasformazione   che  deve prendere  la sua vita se vuole liberarsi dai vari condizionamenti che lo affliggono. Nel primo libro il poeta analizza la sua volontà malata( confonde il ” non volere” con il “non potere”); nel secondo libro analizza i vari peccati capitali facendo un esame di coscienza;  nel terzo libro  riflette  e si accorge che il desiderio amoroso  ( il rapporto con Laura) e quello della gloria ( la fama letteraria a cui avidamente desidera)  gli impediscono di meditare sulla morte e sulla vita. Nel ” secretum”  il Petrarca ci fa capire una cosa molto semplice: lui conosce la via della luce ma si rende conto che difficilmente potrà rinunciare ai suoi affetti terreni. In ” de vita solitaria”  il poeta esalta la solitudine vista in chiave di arricchimento interiore. Secondo il poeta  il riposo senza gli stud e senza l’amore poer le lettere e per la virtù è la morte è la tomba di un uomo.Nel ” bucolicum carmen”  ( serie di 12 egloghe terminate e raccolte in un libro nel 1357 e continuamente corrette) il poeta parla di sè, di suo fratello, di Laura, di Roberto re di Napoli, di Cola di Rienzo, dei Colonna, della guerra dei cent’anni. In questo libretto il poeta mostra di sè una parte coraggiosa  ( va contro i suoi amici Colonna, parteggia per Cola di Rienzo) ma poi censura questo coraggio che è una presa di posizione, uno schieramento di parte molto pericoloso per lui. Nel cammino di luce si può essere prudentei  ma non ipocriti, non falsi. Questo compromesso, questo dilemma in parte sarà superato sia dalle illusioni che dalle delusioni che riempirono la vita del poeta a livello familiare e a livello politico e il Petrarca cercò negli ultimi tempi della sua vita di essere  un intellettuale  al di sopra delle  parti ,  un uomo senza tempo ( ma non ci riuscì completamente) e senza spazio ( al di sopra delle mischie politiche, al di fuori delle varie città – stato e dei loro principi).Il sonetto 365 è una richiesta di perdono e rappresenta una conversione interiore ( verso la fine della vita il poeta ritrova la spiritualità):

” Io vo piangendo i miei passati tempi i quai posi in amar  cosa mortale…. ……………………………………………. si che, s’io vissi in guerra e in tempesta mora in pace et in porto;….”

Io non so,  ma il cammino del Petrarca mi affascina, dalle opere  forse non viene tutta la vita interna del poeta. D’altra parte la vita è un mistero. Tuttavia ogni grande esperienza dà un’amarezza  profonda. Dopo una grande esperienza d’amore non si può essere che soli. Ma noi siamo sempre soli. Se vogliamo essere ” centrati” siamo soli. L’amore nasce dalla solitudine e il  cammino di luce del Petrarca ci può insegnare questo: quando nel cuore sorge un canto bisogna cantare, non ti puoi fermare,  e nemmeno fuggire. Petrarca ha avuto chiaro dentro di sè   che il mondo è in continuo cambiamento  e che le cose si trasformnano in modo inarrestabile , ma è stato prigioniero del tempo che ha determinato in lui una angoscia esistenziale senza confronti.A un certo punto affermò”  nel Triumphus Cupidinis- trionfo d’amore- ” ( vv 17-18)

” secol noioso in cui io mi trovo vuoto d’ogni valor, pien d’ogni orgoglio”

Amava il passato come qualcosa di compiuto, di imperfettibile,  e vedeva il presente  nella  sua instabilità, nella sua oscurità, nello sgretolamento delle certezze medioevali, e il futuro lo desiderava come  “aurea aetas perduta” , come recupero di qualcosa da riscoprire e probabilmente da attuare. Il coraggio del Poeta è stato immenso. Ha usato la sua cultura in una strategia narcisistica  senza problemi. Con lui il letterato è  un uomo al di sopra delle parti, che dialoga con i potenti sia mettendosi in gioco  personalmente a viso aperto, che in modo ambiguo e a volte  anche sdoppiandosi.Cercò l’immortalità e l’ha trovata ma non riuscì durante la sua vita ad essere pienamente libero, a liberarsi dalla mente, quella mente che viaggia nel tempo e che spesso è ossessionata dal passato, dal presente  e dal futuro. D’altra parte la libertà ( a cui tanti anelano ) è un rischio. Spesso anche quando crediamo di essere liberi abbiamo delle schiavitù invisibili e siamo prigionieri di noi stessi e dei nostri condizionamenti,  dei nostri pregiudizi e   dei nostri infiniti legami. Il viaggio del Petrarca è stato inquieto ( era un personaggio irrequieto)  ma per me tanto affascinante e per nullo noioso.

ottobre 19, 2012autore Angelo Vigliotti
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Il Cammino di luce

Akhenaton e Nefertiti

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Il viaggio in Egitto è impressionante, lascia sbalorditi con il desiderio di cambiare qualcosa dentro di noi e la voglia di guardare il mondo con occhi diversi.. Io sono stato colpito da tante cose e da tanti misteri  e forse mi ci vorrà molto tempo  per metabolizzare  tutto ciò che ho visto, toccato  e sentito oltre all’ l’incantesimo delle rovine dei templi e delle piramidi , alla magia del Nilo, al tramonto del deserto e all’impenetrabile Sfinge,  ma mi è rimasto impresso in primo luogo la storia del faraone eretico e del suo percorso interiore. Non è detto che la civiltà egiziana sia la culla primaria di ogni civiltà. In varie regioni della terra  ci sono sorte forme di civiltà più o meno indipendenti, tuttavia il popolo egizio ha lasciato più tracce rispetto alle altre civiltà della terra. La durata della civiltà egiziana  è  forte di 3 mila anni  di storia  ed è più lunga della civiltà greca e romana. Un fiume rappresenta sempre  un punto di aggregazione  e di sviluppo dell’economia come è stato  il fiume giallo, il fiume azzurro, il Niger, l’indo, il Gange, e la civiltà della Mesopotamia ( il fiume Tigri e l’ Eufrate). Il dono dell’Egitto è stato il Nilo. Il Nilo è il fiume più lungo della Terra, con una lunghezza di 6.671 Km. Nasce nell’Altopiano del Burundi, con il nome di Nilo Kagera (precisamente da uno dei suoi rami superiori, il Luvironza). Dopo un breve tratto nel Burundi il fiume entra in Tanzania e successivamente in Ruanda ed Uganda. Poi il Nilo Kagera entra nel più grande lago africano, il Vittoria e ne esce col nome di Nilo Vittoria, attraversando anche il Lago Kyoga. In seguito cambia nuovamente nome in Nilo Alberto (uscendo dall’omonimo lago), ed entra in territorio sudanese.Qui cambia nuovamente nome in Nilo delle Montagne, che mantiene fino alla confluenza con il Nilo delle Gazzelle. Da questo punto viene chiamato Nilo Bianco e continua a dirigersi verso Nord fino alla capitale del Sudan, Khartoum, dove riceve le acque del suo maggior affluente, il Nilo Azzurro.A questo punto  in maniera ondulata si dirige verso l’Egitto. In questo tratto si abbassa da 350 metri a 95 metri attraverso una serie di sei cataratte. Poco prima prima di entrare in Egitto il fiume si allarga per formare il lago artificiale di Nasser, nato con la costruzione della diga di Assuan. Lungo il basso e l’alto Nilo è nata la civiltà egizia.


Breve storia della civiltà egizia

La storia della civiltà egizia inizia  5.000 anni fa.Le tombe di Abydos risalgono a 3.000  anni prima di Cristo, al primo periodo dinastico (prima e seconda dinastia).Narmer re dell’alto Egitto conquista tutta la valle del Nilo sino al mediterraneo e unisce l’alto e il basso Egitto sotto il simbolo della corona bianca del sud innestata alla corona rossa del nord. Abidos diventa capitale sacra. L’antico regno inizia con la terza dinastia verso il 2650 avanti Cristo. La piramide a gradoni di Saqqara ne è una luminosa testimonianza. Dopo il primo periodo intermedio inizia il Medio Regno che va dalla undicesima fino alla tredicicesima dinastia ( 2040 – 1640 avanti Cristo). Si ha ancora un secondo periodo intermedio di circa 100 anni e tra il 1550 e il 1070 inizia il Nuovo Regno   ( 18a – 20a dinastia). Inizia il terzo periodo intermedio verso il 1000 avanti Cristo e dura 300 anni circa. L’età tarda  ( 25a – 30a dinastia) inizia  nel 712 e termina nel 332 avanti Cristo con la conquista dell’Egitto da parte di Alessandro Magno. Con Alessandro Magno finisce la XXX dinastia e inizia la dinastia dei Tolomei che dura fino alla sconfitta ad Azio della flotta egiziana ( da parte di Ottaviano Augusto) che determina il suicidio di Antonio e Cleopatra.Da questo momento l’Egitto segue le sorti dell’impero romano. Il periodo greco romano va dal 332 avanti Cristo  fino al 642  dopo Cristo  data dell’occupazione degli arabi.

Il viaggio terreno di Akhenaton

Il viaggio terreno del Faraone  Akhenaton ( nome scelto dal faraone al quinto anno del suo  regno,ma  il cui vero nome dinastico è Amenofi IV oppure Amenhotep IV, 18a  dinastia, XIV secolo avanti Cristo)  è stato molto bello per vari motivi: in primo luogo  perchè ha interrotto una tradizone, ha  chiuso una strada, e ha avuto un coraggio incredibile di  attuare una idea  rivoluzionaria dato il carico di storia che aveva dietro le sue spalle, anche se questa idea è durato il tempo di una meteora. Akhenaton  ( che significa il “gradito di Aton”) era figlio di Amenhotep III e di Tyi, e visse nel periodo del Nuovo Regno, diciottesima dinastia e regnò per 30 anni circa dal 1359 al 1342 avanti Cristo. Dopo la sua morte salì al trono Ankhtkheperura.
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La figura di Akhenaton lo ho  incontrata per la prima volta  al museo del Cairo e quel volto mi è piaciuto. Ecco perchè ne parlo ora con una riflessione suula sua idea e sul suo credo che per quel tempo  è stato fortemente originale.   Egli sostituì il culto del dio Amon con un’altra divinità, il dio Aton. Aton già era presente nel politeismo della religione egizia, introdotto a Karnak durante il regno di Thutmose III.  Il dio ” Aton” è sempre raprresentato ( come si può vedere nel museo egizio al Cairo) come un sole i cui raggi sono braccia che terminano con mani, alcune delle quali reggono l'” ankh”, la chiave della vita, simbolo dell’immortalità, dell’universo. Akhenaton  ruppe con il politeismo ( tutti gli idoli  furono banditi dal regno)  e abolì anche i riruali legati alla morte,  il sacrificio degli animali e diede ordine di venerare un solo dio. Non solo ma ordinò  che la sepoltura avvenisse senza beni materiali e di praticare la monogamia. 
Il coraggio Akhenaton fu immenso. Per la prima volta nella storia si affermava che esiste un solo dio e tutti gli uomini sono ugiuali nell’amore dell’unico dio di cui il faraone è il profeta .I   suoi successori  ebbero paura  di questa apertura mentale e lo marchiarono come   eretico, per  cui  dopo la sua morte il suo sigillo venne cancellato da tutti gli edifici e templi e il suo nome divenne   maledetto ed impronunziabile Il pensiero occidentale ha nella sua origine  il nucleo rivoluzionaroio di questo faraone .  Il culto  di  Aton,  dio della pace  e della gioia,  avveniva in templi  aperti orientati verso est e in questi templi si festeggiava  il miracolo dell’aurora  e del tramonto. Di fronte a questo dio tutti i sudditi sono uguali ( la democrazia in fieri).

Il viaggio  di questo faraone non si ferma qui. Akhenaton  regnò per 17 anni e al sesto anno del suo regno lasciò la residenza di Tebe e di Menfi e si stabilì in una nuova città fatta costruire ex novo in tre anni, in una terra vergine vicino al Nilo,  ( a metà strada tra Menfi e Tebe) in cui nessuna divinità era stata venerata, la città prerse il nome di Akhetaton ( l’orizzonte di Aton). In questa città la sua rivoluzione politica e religiosa ebbe piena espansione. Ma per il popolo egizio il fatto che il loro sovrano e sua moglie Nefertiti si fossero trasferiti e rinchiusi (quasi barricati) in quella nuova città  fu avvertito come una fuga dalla realtà. L’ Egitto aveva infatti popoli vicini potenti e bellicosi e il faraone pensava solo al culto di Aton   indebolendo la struttura del regno lasciandolo debole e indifeso. Akenaton era un sovrano illuminato ma autarchico, scostante e capriccioso, e suoi sudditi non riuscirono a capirlo, non riuscire a comprendere il suo messaggio così forte e luminoso ( in anticipo sui tempi) e dopo la sua morte la capitale da lui costruita fu abbandonata e scomparve  e i sacerdoti di Amon ripresero il sopravvento.Sostituire un unico dio, Aton simboleggiato da un disco solare voleva dire cambiare l’ortodossia tradizonale che pretendeva  che  l’ordine sociale e l’ordine cosmico dipendessero dal faraone e dal culto sacerdotale di Ammone – Ra (  il re degli dei)

Akhenatan è stato l’unico faraone che è rappresentato  e dipinto  nelle scene familiari in versione casalinga con i suoi pregi  ( semplicità) e difetti  fisici (  non da guerriero  o con un fisico bestiale  e nemmeno  da dio!). Quando nel 1880 la sua tomba fu riscoperta fu scambiato per una donna a causa dell’aspetto androgino  ( femminile)del suo corpo.  Probabilmente soffrì di uno scompenso ormonale ( sindrome di Frohlich attenuata  presa in età avanzata)  che gli consentì di avere numerosi figli. A Karnak tra le varie staue che lo raffigurano come re nudo  ” asessuato”. Il volto appare quasi sempre,  nelle varie sculture  ( chiamate “colossi di Amenhotep IV”  ( l’altro nome del sovrano) scavato, gli occhi stretti, il mento allungato, le braccia sono conserte e le mani stringo il flabello  e lo scettro.

La sua prima donna: Nefertiti

Nefertiti, ebbe sei figlie da Akhenaton  e sostenne fino in fondo l’audace progetto del marito e contribui in maniera decisiva al rinnovamento dei costumi e dell’arte oltre che della religione.  Nelle pitture  è raffigurata con un realismo senza precedenti per l’arte egizia: in conversazione con il marito in atteggiamenti di tenerezza indimenticabile, nell’accudimento delle figlie, e in situazione affettuose  nel ritmo quotidiano della famiglia reale. La relazione coniugale con Akhenaton durò fino al 12° anno del regno del marito e poi avvenne la separazione. I motivi sono oscuri. Il suo destino finale rimane per ora misterioso e sono state fatte molte ipotesi che per ora non sono ancora confortate dalla verità storica. nefertiti2 La sua tomba non è stata mai ritrovata ( forse perchè saccheggiata). Era una donna bellissima. Il  busto  conservato al museo egizio di Berlino la ritrae con un collo sottile econ  un copricapo elegante e fine mentre gli  occhi che guardano l’infinito. Il rilievo in calcare   presente nel  museo del Cairo  ritrae una donna  con un volto enigmatico e profondo. Ma al museo  è presente  una testa incompiuta di Nefertiti ( di quarzite bruna). E’ qualcosa di eccezionale che non si può capire se non si è osservata da vicino. E’ un capolavoro straordinario e quel volto di donna emana  un fascino fatto di eleganza e di spiritualità. Nefertiti sapeva essere intima con marito, devota di Aton e forse anche troppo fiera e orgogliosa del suo ruolo. La sua scomparsa rimane inspiegabile ma fino a un certo punto. Il suo posto fu preso da Kya.
Kya, la moglie secondaria  di Akenaton
Poco si conosce di questa regina, ma la sua posizione è importante perchè diede un figlio al Faraone che salì al trono all’età doi 9 anni ( il faraone fanciullo) con il nome di  Tutankhamon, il cui nome significa “ perfetta la vita di Amon”, , regnando per un solo decennio (1333-1323 A.C.), accanto alla consorte Ankesenamon. Il tesoro di questo faraone rinvenuto nella tomba  nella valle dei re  ed esposto al museo del  Cairo è splendido e di una ricchezza in oro straordinaria.

Inno ad Aton ( una espressione lirica altissima, di valore universale, una poesia bellissima)
E’ un celebre scritto scoperto sulla roccia della tomba di Eye ad Amarna  ( tell el-Amarna è il nome  attuale del sito archeologico, dove sorgeva la città sacra del dio Aton, la città nuova voluta  e fatta costruire da Akhenaton) . Questo scritto è un inno che sintetizza abbastanza bene la religione professata dal faraone.  Riporto alcune  frasi di questa affascinante e stupenda poesia.

“Da solo hai creato la terra, gli uomini, gli animali domestici e le fiere; tut­to ciò che sulla terra esiste e si percorre. Hai creato ciò che è nell’aria e vola,…….. Hai messo ciascun uomo al suo posto, gli hai fatto dono di ciò che aveva bisogno, le lingue, le razze e gli aspetti diversi”.
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Bella è  la tua luce sulle frange del cielo, ….. Quando a oriente ti levi, riempi ogni Paese con la tua bellezza. Perchè sei bello, grande, scintillante e alto sulla terra: i tuoi raggi abbracciano i paesi, tutto quello che tu hai fatto: Tu sei Re e li hai fatti tutti prigionieri, li tieni incatenati col tuo amore. Sei lontano ma i tuoi raggi sono sulla terra, sei  in alto ma le tue orme sono nel giorno!
La religione egizia  ha circa 2000 dei ma sostanzialmente è una religione monoteista. Può sembrare strano ma in realtà questi mille  e più dei sono le manifestazioni dello stesso dio, dell’unico dio,  e  sono i suoi mille  – due mila volti.Nella ricerca della verità, nel piccolo grande tentativo di dare un significato alla realtà, alla vita, all’universo spesso c’è lo smarrimento, il dubbio, il travaglio interiore e spesso abbiamo bisogno di ancorarci al visibile, al finito, alla forma per capire meglio l’invisibile, l’infinito, l’immenso. Se guardiamo alla cosmogonia di Eliopolis vediamo che prima della creazione c’è lo spirito assoluto ( Ra) diffuso nel caos primordiale. All’ origine del tempo Ra ( lo spirito assoluto)  prende consapevolezza di sè, osservando la propria immagine ( Amon).  A questo punto succede una cosa interessante. Nel grande silenzio c’è  un doppio, c’è Ra ( ( lo spirito assoluto) e la sua immagine ( Amon) e Ra chiama la sua immagine, chiama Amon dicendo ” vieni a me”.  Rompe il silenzio dell’eternità e  si apre al tempo e con questo dialogo, la parola diventa una forza creatrice e si manifestano due entità: lo spazio ( l’aria) e il movimento ( fuoco) che a loro volta separano il cielo dalla terra e il caos finisce e nasce la vita che è pronta a ricevere la forza fecondatrice ( Osiride, seme della vita) e la forza generatrice ( Iside, amore delle creature).   Più avanti nel tempo intervengono le forze del male ( Seth e Neftis forze distruttici, continuamente perdenti). Ma questa lotta  è feconda perchè provoca l’eterno divenire della storia universale. Questa cosmogoinia si arricchisce con quella di Ermopolis dando vita a mitologie, misteri e  culti vari locali o importati. Il mito osiriaco  è pervaso da profondo amore. In esso si rispecchia  il concetto della Dea madre -terra.  Osiride riassume l’esperienza della resurrezione, Iside la garanzia della rinascita e la certezza della vittoria del bene sul male e sulla morte.
Con il tempo la religione egiziana diventa una religione occulta in mano solo alla casta sacerdotale.Il tentativo di  Akhenaton fu quello di trasformare una religione  nascosta in una religione rivelata con la visione di un dio unico.  Per evitare ambiguità cancella il dio Amon e  al nome del dio assoluto Ra, da l’appellativo di Aton e cerca di  non dare valore a tutti gli altri dei. .Innanzi al dio Aton scompaiono tutte le differenze e gli uomini sono tutti uguali tra di loro perchè tutti fratelli. Aton stesso si rivolge all’uomo in particolare  dicendo: ” tu sei nel mio cuore”. Aton diventa il dio dell’amore che crea e sorregge l’universo. Il viaggio terreno, la  trasformazione religiosa, la rivoluzione della tradizione  nel pantheon degli  dei e l’  esperienza mistica  di Akhenaton  (che è solo un profeta del dio assoluto), durano pochi anni. Amon è ripreso  dalla casta sacerdotale che risulta vincente, gli altri dei ritornano, la tradizione trionfa.
Ma non fu così  totalmente!
Il viaggio interiore di Akhenaton e  il suo cammino di luce lasciano tracce profonde, scintille che si diffusero anche presso altri popoli e soprattutto nel pensiero ebraico e in quello greco.   Si riesce a capire che  con  lo sviluppo e la crescita della coscienza  il sentimento dell’amore, della compassione e della misericordia acquistano più importanza della giustizia umana. La poesia ad Aton  è una preghiera che ci ricorda tutte queste cose  e che dovrebbe spronarci a svegliarci  e a rendere visibile ciò che è invisibile. a comprendere che tutto ciò che circonda è impermanente e  la vita intera è un mistero che viene penetrato solo attraverso un profondo amore per se e per gli altri e questo amore non solo bisogna viverlo ma fecondarlo tutti i giorni dando nelle nostre azioni il meglio di noi stessi.
ottobre 19, 2012autore Angelo Vigliotti
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Il Cammino di luce

Washington Irving: cara Andalusia

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Washington Irving: cara Andalusia

Irving era un viaggiatore americano ( Stati Uniti) oltre che essere storico e diplomatico. Arrivò a Granada nel 1829 e soggiornò nell’Alhambra per qualche tempo. Egli rimase affascianato da questa terra e dau  suoi monumenti moreschi e poi dal paesaggio, dalle fontane, dalla musica, dalle feste, dall’artigianato,  dal popolo, ( semplice e furbo).  La vita è fatta anche di ricordi, ricordi piacevoli e suggestivi. E  la sua ammirazione per l’Andalusia non è solo uno sguardo  velato da romanticismo  falsato e distaccato ma un entrare nel vivo nell’animo della gente, un sentire la storia come partecipazione esperenziale,  come un vissuto senza tempo, come la perdita  e il recupero di qualcosa  che è passato, che è presente , che è futuro. Washington Irving nacque a New York nel 1783 e morì nella stessa città nel 1859 a 76 anni.Scrisse numerose opere  ( di letteratura e di storia). Prima di lui l’Andalusia era negletta e quasi sconosciuta.
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Dopo la  pubblicazione dei ” i racconti dell’Alhambra”  in questo territorio dal fascino incredibile approdarono prima poeti e scrittori e artisti e poi un pubblico di visitatori  e viaggiatori sempre più numeroso. Granada iniziò  a vivere una nuova vita e Siviglia non fu di meno.’ L’ Andalusia ebbe una rinascita e una riscoperta travolgentee.   Si scopre da questa vicenda  e dai suoi racconti quando sono effimeri le cose umane  considerando che palazzi  bellissmi, moschee stupende possono cadere in rovina. Un viaggio ci insegna sempre qualcosa: la forza e la debolezza, la guerra e la pace, la costruzione e la distruzione. .In Siviglia puoi trovare la simbologia dell’unità infinita di Dio nell’arte islamica in quesi disegni geometricir, itmicamente ripetitivi fino allo spasimo, come si può osservare negli alcazar reali. alcazar siviglia I vicoli    del Barrio di Santa Cruz sono indimenticabuili tra l’intimità e l’esibizionismo ( strade senza uscite, cancellate in ferro battuto, cortili  aperti con fontane e giadini).  Tu abbandoni i resti dell’architettura islamica ( Siviglia fu conquistata verso il  712 dopo Cristo ad opera di Musa ibn Nusair e la dominazione islamica durò 5 secoli),  Plaza de toros, Plaza de espana,i l fiume,  ( il romantico,  incantevole e per molti versi seduttivo   “guadalquivir”), il mare così vicno e tantissimi altri monumenti tper avviarti,  così ti dice il cuore, desideroso di freschezza,  verso nord ,  verso la sierra morena dove il sughero e la quercia crescono in bellezza. In realtà Irving seguì l’antica strada romana   passando per la fortezza sul fiume Aira ( Alcalà de Guadaira). Una fortezza araba enorme  con otto torrioni merlati costruita su un edificio romano precedente. Qui si produce un pane meraviglioso. Tra questa cittadina e  Carmona  ( il nome è di origine cartaginese( la città del dio Ammon) si estende una fertile pianura un tempo granaio di Roma. La chiesa di San Pedro a Carmona con la “giraldilla”è in stile  neomudejar. Seguendo sempre la via romana si passa per Ecija ( l’antica Astigi) chiamata dagli spagnoli ” il forno dell’andalusia” per la sua forte temperatura estiva.  Osuna     costruita su una collina  fu conquistata da Cesare  ( ( Urso), e occupata dagli arabi  divenne” osona” è un vero gioiello archiettonico  con le sue chiese, con i suoi conventi ( monastero della Merced)  con i suoi palazzi, con la sua ” colegiata”: Ma non è ancora finita. Il viaggio da Siviglia a Granada è lungo 250 km.Oggi piacevole, nell’ottocento un pò meno. Tra le monatagne si annidavano anche briganti e avventurieri. Irving prosegue per Estepa, poi tocca Mollina, Archidina, Loja e da qui  fa una scappata verso sud ad Alhama de Granada e poi ritorna verso nord a Montefrio,Illora e recupera la strada principale a Santa Fè, città fondata nel 1491, quartiere dei re cattolici durante l’assedio di Granada. Se hai tempo fermati ad assaggiare qualche piononos” uno squisito dolce  di origine moresca. Il poeta al- Saqundi nel secolo XIII così cantava: ” Granada è la Damasco dell’andalusia, ” pasto de los ojos,elevacion de les almas”  Fu l’ultimo territorio ad essere conquistato dai Cristiani. Nel 1232 quando  si insedio la dinastia nasride il sultanato di Granada divenne il centro più importante  sia economicamente che culturalmente dell’intera penisola.. Posta ai piedi della Sierra Nevada e attraversata da tre  fiumi  (genil, darro e beiro) ha un cuore  bellissimo: l’Alhambra. ( la fortezxza rossa), una cittadella in miniatura, un capovavoro senza precedenti. L’ Alhambra non fu ideata come sede di potere ma come un  complesso di  architettonico  ordinato a incastro che potesse infondere serenità ( ci sono voluti tre secoli per portarla a termine). In effetti  forse Platone  ha ragione quando afferma che nessuno può entrare nel mondo della conoscenza senza la geometria. Irving ci abitò per un periodo di tempo  e la fece  conoscere  all’europa. Dopo di lui molti artisti e scrittori fecero una tappa a Granada (Dumas, Delacroix e altri viaggiatori). Uno dei figli di questa città  è stato Federico Garcia Lorca. ALHAMB1 Irvin nel suo soggiorno  all’ Alhambra  così la descrive al chiaro di luna ( da ”  i racconti dell’Alhambra” pag.73 – Sanchez ed.):

“” ho passato ore alla finestra a respiare l’aria profumata del giardino, fantasticando sui diversi destini di coloro la cui storia ancora palpita in queste leganti vestigia. La temperatura di una notte d’estate  andalula è semplicemente divina. Ci si sente come trasportati in un’altra, superiore atmosfera; si prova una serenità d’animo, una leggerezza di spirito, un benessere fisico che fanno di puro e  semplice  essere vivi, una delizia. L’effetto del chiaro di luna sull’Alhambra ha qualcosa di magico: le crepe, le fessure, anche la più piccola macchia di ruggine, spariscono; il marmo riacquista il suo biancore originale i lunghi colonnati si rischiarano; le sale  si illuminano di uno scintillio diafano. Pare di essere  in un palazzo incantato di Mille e un Notte””.

Più avanti ( pag 79) così si esprime:

“” Il fascino peculiare  di questo antico palazzo da fiaba è il suo potere di richiamare alla mente vaghi sogni e immagini del passato, velando i fatti reali con le illusioni e le memorie della fantasia.””

Quando Irving lascia  Granda dopo il suo viaggio andaluso e il suo soggiorno in questa città incantevole e  si trova poco distante dalla città, riusciva amalapena a vedere il balcone della Torre di Comares ed era lì sulla collina conosciuta come il ” sospiro del moro” capì il paradiso che lasciava. e capì il pianto di Boabdil ( che andava in esilio), la tristezza dell’ultimo sultano. La   grande via di scorrimento A 92 è diventata la “ruta di Washington Irvin” ed è lunga 250  km circa. Non eccessiva per un viaggio che ha determinato un cambiamento sia nel vedere le cose in profondità che nella riflessione del tempo e nell’analisi della storia. E poi a breve  distanza da Siviglia  ci sono i resti della città romana “Italica” fondata da  Publio Cornelio Scipione ( detto l’Africano) dopo la sua vittoria nellaa seconda guerra punica nel 206 avanti Cristo. In Italica sono nati due imperatori romani: Traiano  e Adriano. Incredibile! Quante cose, quanti avvenimenti, quanti intrecci nella storia dell’uomo e della civiltà. Nel nostro quotidiano ci muoviamo continuamente. Se riusciamo a vedere con occhi diversi , a rompere con gli schematismi  abitudinari a lasciarci andare  all’essenza incantata delle cose, l’altro “una persona, un oggetto, un animale, un fiore, una musica, un sasso, un’opera d’arte, e così via”  potrebbe diventare il luogo del significato. Possiamo recuperare l’innocenza del bambino che è dentro di noi con pochi passi fatti con consapevolezza ed amor. In questi movimenti dell’anima danziamo al suono di una melodia interiore e la natura ( lussureggiante o desertica, pianeggiante o  montuosa, fredda o calda, calma o tempestosa) ci aiuta ad essere noi stessi. Essa ci dà la magia e il riso, l’osservazione e la riflessione.  Cara e dolce  Andalusia., a presto. Ciò che si impara vale di più di ciò che si dimentica.

ottobre 19, 2012autore Angelo Vigliotti
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Psicologia Energetica

Buteyko: il primo e l’ultimo respiro

Buteyko Palovich Konstantin

( il primo e l’ultimo respiro)

Buteyko Palovich Konstantin nacque  nel villaggio di Ivanitsa vicino Kiev il 27 gennaio 1923. Studiò prima al politecnico e poi alla facoltà di medicina all’università di Mosca con il gruppo clinico guidato dall’accademico Prof. Evgeniy Tareiev. Propro nel corso dei suoi studi all’università gli venne conferito l’incarico di controllare i rimi respiratori  dei malati e passò così centinaia di ore accanto al capezzale dei pazienti. Si accorse che la morte dei malati era preceduta con notevole anticipo da un aumento della intensità della respirazione. Da quel momento deciso di continuare ad approfondire il ritmo respiratorio. Appena laureato,   soffrendo di ipertensione,  iniziò a sperimentare  su stesso il rapporto  tra ipertensione e anidrite carbonica e vide che i livelli di anidride carbonica erano bassi. Era noto che una eccessiva respirazione abbassava i livelli di anidride carbonica e quindi  fece questo ragionamento: ” se respiro in modo più controllato e meno veloce probabilmente  la pressione si aggiusta cioè ritorna ai valori normali. Detto fatto” Correggendo il ritmo respiratorio ottenne la guarigione dell’ipertensione! a questo punto i suoi studi si ampliarono ad altre malattie in cui c’era un eccesso di respirazione come l’asma, l’angina, l’ apnea notturna,  l’ iperattività e così via. L’eccesso di respirazione è chiamata  ” iperventilazione” e con l’iperventilaziuone si ha una diminuzione di anidride carbonica. Riportando la respirazione alla normalità  si aveva anche un aumento di anidride carbonica e le patologie da iperventilazione diventano più controllate. In effetti i livelli bassi di anidride carbonica comportano per l’organismo contrazione dei vasi sanguigni e diminuzione di ossigeno nei tessuti. Il risultato dell’iperventilazione è la produzione di  meccanismi di difesa dell’organismo che vengono etichettati come malattie. In seguito potè aprire un laboratorio presso l’istituto di biologia e medicina dell’accademia delle scienze e sperimentare con oltre 200 medici le basi scientifiche dell’iperventalizione e dei rimedi sia sul soggetto sano che patologico. Buteyko sottopose il suo metodo a diverse sperimentazioni  prima nel suo laboratorio e poi presso il ministero della sanità dell’ex unione sovietica. La seconda sperimentazione ufficiale venne condotta nell’aprile 1980 all’Istituto Pediatrico di Mosca sotto la direzione del Comitato Governativo per la Scienza e Tecnologia del Ministero della Sanità dell’Unione Sovietica. I risultati della sperimentazione mostrarono un successo del 100%. Questa volta i risultati furono ammessi e riconosciuti e da allora il metodo Buteyko è stato ufficialmente usato nell’ex Unione Sovietica non solo per l’asma e le malattie respiratorie ma per tutta una serie di altre patologie. Nei 6 anni successivi 100.000 ammalati di asma vennero trattati con il metodo Buteyko. Tra questi, ben 92.000 non hanno più avuto bisogno di assumere medicine contro l’asma. Il dr. Buteyko è improvvisamente morto il 4 maggio 2003 a Mosca. Aveva più di 80 anni e fino all’ultimo giorno è rimasto in ottima salute e  in piena attività. E’ mancato un collega e un uomo coraggioso e generoso che ha dato  e offerto  con il suo metodo la possibilità di sradicare   definitivamente diverse malattie e ridurre i sintomi in  altre centinaia di patologie.

Il respiro

Il respiro è la nostra vita. Inizia con la nascita e finisce con la  morte. Ma non siamo soli , il respiro ci accomuna a tutti gli esseri    del mondo sia del regno animale che vegetale. Il respiro è uno scambio tra il mondo interno e il mondo esterno e questa comunicazione non rimane solo a livello fisico,  biologico, cellulare, ecologico e biochicmico  ma entra anche nel ritmo psichico  e relazionale dell’individuo tra il dare e l’avere,  tra l’essere e il divenire. Il polmone, l’apparato respiratorio diventa in questo modo  il depositario,  quasi l’  archivio storico delle vicissitudini esistenziali dell’organismo umano. Respirare bene vuol dire volersi bene ed essere sempre consapevole del proprio corpo  e inoltre vuol dire  amare gli altri in modo operativo cioè senza simbolismi, senza ipocrisie, senza maschere.
Se io respiro bene la mia attività metabolica rimane costantemente  regolare e la mia forza integrata  con uno scambio sano e regolare tra l’ambiente esterno ed interno mi consente  di crescere bene e sviluppare in modo equilibrato le mie potenzialità energetiche e contemporanemente dare agli altri il meglio di me. Se non respiro bene, la mia strutturra fisica volge verso l’iperattività ventilatoria che produce malesseri e tossine e questo catabolismo non fa bene agli altri, non da al mondo quella purezza fisica e spirituale che dovrebbe dare, non fa bene a me stesso.
Ricordo che la frequenza respiratoria  al minuto a riposo nel bambino da 0 a 1 anno è di 23-39 al minuto (  limite di attenzione: meno di due mesi maggiore di 60, più di 2 mesi maggiore di 50); nel bambino di 1 – 2 anni è di 22- 30  atti respitatori al minuto (limite di attenzione maggiore di 40); tra i 2 – 6 anni 21- 28 al minuto ( limite di attenzione maggiore di 40); dai 6 anni alla pubertà 18-24 ( limite di attenzione maggiore di 30; nell’adulto gli atti respiratori al minuto sono tra 16 – 20 ( limita di attenzione maggiore di 20).

il primo latte

Il respiro viene prima del latte, è il nostro primo latte. La nostra nutrizione più efficace, la forma di cibo che riceviamo spontaneamente dalla vita. E’ un linguaggio che traduce il singhiozzo del lattante, la dispnea dell’asmatico e la difficoltà respiratoria dello psicotico. Il respiro ci rivela quello che siamo. Saper vedere e  comprendere  il ritmo respiratorio del bambino  è un compito educativo importantismo per i genitori e   un dovere  per il pediatra . Innanzitutto con l’attenzione consapevole del processo respiratorio che coinvolge l’area toracica, dorsale e addominale in un movimento del muscolo diaframmatico che dovrebbe essere sincronico e regolare.Respiriamo da 20.000  a 70.000 volte al giorno e abbiamo difficoltà a rimanere senza respiro. Noi pensiamo di respirare bene riempiendo i polmoni il più possibile oppure seguendo l’abitudine del ritmo respiratorio che da solo sa come deve procedere. In realtà non è detto che il nostro modo di respirare sia sempre il migliore, sia sempre il più giusto, il più regolare..

Iperventilazione ( ossigeno e anidride carbonica)

Sono descritte circa 30.000 malattie nel mondo e circa 150 sono dovute alla iperventilazione.  L’iperventilazione  è  dovuta all’eccesso di respirazione che provoca una perdita eccessiva di anidrite carbonica  ( CO2). L’ossigeno a causa di questa perdita non ce la fa a passare dal sangue ai tessuti ( effetto Bohr – Verigo).  A questo punto l’organismo mette in atto dei meccanismi di difesa  ( che diventano patologie per il medico) per impedire che   la perdita eccessiva di anidride carbonica mette in pericolo la vita del  soggetto. Quando si corre,  una respirazione eccessiva determina iperventilazione e questo è utile ma quando si  fa una attività sedentaria e c’è iperventilazione vuol dire che qualcosa non funziona. Una delle cause più frequenti di iperventilazione è dovuta al fatto che si pensa e si insegna ( medici, maestri di Yoga, trainer e insegnanti di ginnastica: scuola, palestra, educazione fisica) che respirare profondamente fa bene. In realtà fa bene la lentezza del ritmo respiratorio. Altre cause  di iperventilazione sono il mangiare troppo, la vita sedentaria, la scarsa attività fisica o la mancanza  di lavoro.Altri fattori che  stimolano l’iperventilazione  sono le emozioni sia positive che negative. lo stress, il fumo, l’alcool, il vivere in ambienti non aerati o troppo caldi.
L’O2 una volta introdotto nei polmoni deve passare nel sangue e poi dal sangue deve  entrare nelle cellule dei vari organi ed apparati. L’ossigeno viene assimilato nel sangue dall’emoglobina che diventa ossiemoglobina. L’ossiemoglobina  nell’iperventilazione invece di cedere ossigeno alle cellule la trattiene e i vari organi soffrono di questa carenza. Infatti per consentire  il rilascio dell’ossigeno nei tessuti è necessario la presenza di anidride carbonica in quantità adeguata. Se non si arriva alla giusta concentrazione di CO2 l’ossiemoglobina non rilascia l’ossigeno nei tessuti in misura sufficiente. Bohr e Verigo ( effetto Bohr – Verigo) avevano già descritto questo evento fisiologico e la loro ipotesi,  confermata in seguito da moltissimi scienziati, è normalmente  studiata nei testi di fisiologia di tutte le università del mondo. Soltanto non si erano approfondite le conseguenze  di questo meccanismo che Buteyko ha studiato  in tutta la sua vita iniziando le sperimentazioni negli  anni ’50.
L’atmosfera che ci circonda ha una concentrazione di Ossigeno del 21%, nelle nostre cellule ne basta una concentrazione del 13%. Riguarda l’anidride carbonica le nostre cellule ne hanno bisogno di una concentrazione del 6,5%  e l’atmosfera ne contiene  solamente lo 0.03%.  L’anidride carbonica che ci serve, quindi, non ce la dà l’aria che respiriamo ma è prodotta dal nostro organismo. Nel processo di produzione energetica le sostanze nutritive sono metabolizzate dall’ossigeno inspirato e scaricano  una quantità notevole di energia  in forma di ATP, acqua e anidride carbonica. Sia l’acqua sia l’anidride carbonica non sono sostanze cataboliche di scarto ma servono per moltissime finzioni dell’organismo, e soprattutto per mantere la giusta  concentrazione di CO2 nel sangue che è come abbiamo detto di 6.5%. Quindi la respirazione profonda e  rapida provoca con il tempo scompensi organici fino a vere malattie. Nell’ambiente medico e non solo spesso  si cura la malattia, che potrebbe essere  un  meccanismo difensivo dell’organismo e non la causa profonda che  ha portato a quella determinata malattia. In realtà va curata la malattia,  ma  va  anche compresa  e sdradicata la causa che ha portato a quella determinata patologia.

il primo e l’ultimo respiro

Essere consapevoli del respiro è bello.  E’ bello respirare normalmente con il giusto controllo. Ma come fare e soprattutto come valutarlo? Bastano pochi minuti per valutare   una buona respirazione,  per verificare se  si respira in modo sano o  in modo non appropriato, modalità quest’ultima che potrebbere darci nel tempo scompensi vari .E’ un test più utile di altri moltissimi test , che si può eseguire da soli. Quando si respira bene si introducono nei polmoni  4 – 6 litri di aria  al minuto. Chi ne introduce di più va in iperventilazione ( eccesso del respiro). Ecco cosa fare:
1. avere un contasecondi
2.sedersi comodi con schienale rigido
3.rilassarsi ed espirare normalmente
4.poi dopo un minuto circa inspirare e dopo l’espirazione successiva chiudere il naso con le dita
5 far scattare il contasecondi e contare quanti secondi  è possibile aspettare senza respirare
6. appena c’è un pò di disagio,  togliere le dita dal naso e respirare
( raccomando di  fermarsi appena c’è un pò di disagio  cioè la mancanza di aria, senza  arrivare al tempo massimo, ma attenti non bisogna nemmeno interrompere subito appena si avverte un  qualche fastidio)

( questo test si chiama: pausa di controllo= PC)

Una pausa di controllo di 50 secondi e più,  vuol dire che lo stato di salute è ottimo.Il sistema psico -neuro- immuno endocrinologico funziona bene, c’è energia a sufficienza,e si possono avere risutati buoni, ragionevolemnte buoni sul peso ideale, sul ritmo sonno – veglia e sul ritmo cardiaco. Se non si superano i 25 secondi  significa che c’è qualcosa che non va.Se la pausa controllo non supera i 10 secondi c’è un problema di iperventilazione  serio. La pausa di controllo ideale è  tra 50 e 60 secondi. Se un soggetto  ha una pausa di controllo di 30 vuol dire che respira per due persone, ( cioè  8-10 litri di aria invece di 4- 6 litri)  se ha 20 secondi come pausa di controllo  vuol dire che respira per tre persone. E’ come dire ( rapportando il respiro all’alimentazione) che il bambino o l’adulto mangia   per due, mangia per tre  persone.
Quando non si raggiungono i valori ottimali è utile fare gli esercizi consigliati  dal dott. Buteyko . Il suo metodo è accettato non solo in Russia dal ministero della sanità, ma in  Australia, Inghilterra e in molti altri paesi. In Italia  la maggioranza dei medici non lo conosce:  alcuni per ignoranza  totale  lo hanno relegato a una delle medicine alternative. Altri medici  hanno parlato della pericolosità dell’anidride carbonica senza  conoscere a fondo la fisiologia e la fisopatologia respiratoria. L’anidride carbonica in eccesso fa male,  ma fa male anche in difetto;  anzi se scende a un livello minimo si muore. E’ quindi necessario la giusta concentrazione. Il metodo e  le   tecniche per  ridurre l’iperventilazione funzionano e funzionano  benissimo dando risultati eccezionali.  Per la medicina  ufficiale   non si tratta di abbandonare un protocollo terapeutico, anzi  il protocollo va seguito  e documentato, si tratta di  fare apprendere al bambino e all’adulto una modalità di respirazione corretta e funzionale al benessere.  In questo modo  nel soggetto ammalato  si può ridurre qualche farmaco e migliorare lo stile e la qualità  di vita.

Caro Buteyco, grazie
Sei stato un medico e un ricercatore eccezionale. Non conoscevi le tecniche orientali del respiro ( così numerose e così in voga nel mondo occidentale), non conoscevi  lo Yoga,  lo zen  nè lo za-zen, il pranayama e il rebirthing, ma solo alcuni principi di fisiologia respiratoria e con questi principi biochimici hai offerto a tante persone  la possibilità di respirare in modo appropriato, di guarire da tante malattie e di potere accedere anche  a stati meditativi profondi e di vivere bene in accordo con la vita.
Tutti i giorni possiamo   fare  un piccolo esercizio relax della durata di 15 minuti. con respiro ridotto, misurando la pausa di controllo e il battito del polso  prima e dopo l’esercizio. Se l’esercizio è fatto bene la pausa di controllo aumenta e il battito del polso diminuisce. Se  questo non succede vuol dire che non è stato fatto bene. A questo punto controllare che il respiro ( nei 15 minuti) sia un pò più ridotto  (non profondo) e che si respiri a livello addominale. Il progresso sarà costante. In genere  2 – 3 punti alla settimana.

Il metodo Buteyko cura non solo l’asma ma numeros malattie tra cui ipertensione, iperattività, apnee notturne, stanchezza cronica, allergie, intolleranze alimentari e altre  forme morbose. La conoscenza  della esperienza di medico di Buteyko e il suo percorso  di  vita ci hanno  fatto prendere a mano il respiro come guida sicura per il nostro stile di vita salutare (fisico e mentale ) e  come luogo dell’anima per il nostro cammino spirituale.

ottobre 19, 2012autore Angelo Vigliotti
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Il Cammino di luce

Lili Marleen ( una canzone per la pace)

Lili Marleen

Il testo della canzone appartiene ad Hans Leip ( 1915) mentre la musica è di Norbert Schultze ( 1937). Leip era un un soldato di Amburgo con pretese poetiche. Prima di andare a combattere nei Catrpazi  durante la prima guerra mondiale scrisse il poemetto  contro la guerra.” la canzone della giovane sentinella”, da cui è tratta la canzone. Il nome ” Lili” proviene dalla sua fidanzata, mentre il cognome “marleen” proviene dalla ragazza di un suo commilitone.Nel 1937 Schultzen ( 1911-2002)  un musicista legato al regime hitleriano musicò il testo. Goebbels cercava una marcia militare e la canzone non gli piaceva per niente. Ciò nonostante fu trasmessa da una radio militare per l’Africa Korps del generale Rommel. Il successo  nell’interpretazione di Lala Andersen fu enorme tanto che piacque allo stesso Rommel che la fece inserire  nel programmma fisso della stazione radiofonica nonostante il parere contrario dei vertici politici tedeschi e dello stesso Hitler in persona. che la consideravano una canzone disfattista. Lili Marleen divenne dal 18 agosto del 1941 la canzone preferita daela truppe tedesche e poi anche dei militari alleati. Una canzone di fratellanza. Molti soldati l’ascoltavano piangendo. Nel 1944 fu tradotta in inglese e fu adottata dall’ottava armata britannica e in seguito dalle forze americane di stanza in europa. La versione americana fu interpretata da Marlene Dietrich e fu portata in tutto il mondo insieme alle truppe .

Il vento a volte diventa una tempesta.

Lala Andersen ( 1905 – 1972) fu la prima interprete della canzone e la sua versione nei primi anni ebbe un successo enorme e travolgente. In seguito andò nell’ombra ma nel 1952 interpretò ” la notte blu nel porto” di cui scrisse anche il testo che la riportò alla ribalta internazionale  che consollidò  nel 1959 con ” Ein Schiff Wird Kommen” ( una nave verrà). La statua di Lili Marleen sull’isola tedesca di Langeoog, rappresenta la sua figura e la sua immagina.
Marleen Dietrich ( 1901 – 1992) portò l’interpretazione della canzone nelle lande più remote del pianeta insieme all’armata americana. Era una donna dal fascino  androgino particolare nella vita e poi  una vera artista dello spettacolo. Una volta così si espresse: ” in Europa non ce ne importa se sei un uomo o una donna, facciamo l’amore con chiunque riteniiamo attraente”  Hemingway disse di lei:  ” già sola con la sua voce potrebbe spezzarti il cuore. Ma ha anche un corpo stupendo e il volto di una bellezza senza tempo”

Riporto la versione italiana del testo tesdesco  di Hans Leip con traduzione  di Riccardo Venturi  del 17 agosto 2005 e successivamente il testo più conosciuto in Italia ( noto fin dal 1943 nella prima interpretazione della cantante Lina Termini)
NELLE CASERME
Nelle caserme, è là che aspettano. Nelle caserme li si addestra. Così fu sempre, non finirà mai. Nelle caserme, è là che aspettano.
Belle ragazze, è quel che sognano. Le belle ragazze li abbandonano. Così fu sempre, non finirà mai. Belle ragazze, è quel che sognano.
Se vengono a prenderli, allora vanno. Se poi lo vogliano, mai lo si chiede. Così fu sempre, non finirà mai. Se vengono a prenderli, allora vanno.
Su esseri umani, su di loro sparano. E esseri umani li comandano. Così fu sempre, non finirà mai. Su esseri umani, su di loro sparano.
Croce fra croci, così finiscono. Croce fra croci, chi pensa a loro? Così fu sempre, non finirà mai. Croce fra croci, così finiscono.
Nelle caserme, è là che aspettano. Per lor di nuove ne son costruite. Così fu sempre, non finirà mai. Nelle caserme, è là che aspettano.
Testo della canzone italiano  di Lina Termini ( nella foto sottostante),  la cui  prima interpretazione è stata fatta dalla cantante nel 1943

Tutte le sere sotto a quel fanal presso la caserma ti stavo ad aspettar anche stasera aspetterò e tutto il mondo scorderò con te Lilì Marlene
O trombettier stasera non suonar una volta ancora la voglio salutar addio piccina dolce amor ti porterò per sempre in cuor con me Lilì Marlene
Dammi una rosa da tener sul cuor legala col filo dei tuoi capelli d’or forse domani piangerai ma dopo tu sorriderai a chi, Lilì Marlene
Quando nel fango debbo camminar sotto il mio bottino mi sento vacillar che cosa mai sarà di me ma poi sorrido e penso a te a te Lilì Marlene
Se chiudo gli occhi il viso tuo m’appar come quella sera nel cerchio del fanal tutte le notti sogno allor di ritornar, di riposar con te, Lilì Marlene
…tutte le notti sogno allor di ritornar, di riposar con te, Lilì Marlene

Lili Marleen è una canzone che ci riporta alla guerra per una riflessione sulla pace. Era  ed è una canzone triste che rievoca il rimpianto di un amore lontano. Una donna era sempre lì vicino alla caserma ad aspettare il suo ” soldatino”. La canzone diventa compagna della solitudine di milioni di soldati, un inno di una umanità ( amici e nemici) travolta  tra le bombe, nel deserto, nelle città distrutte e nelle lande sconfinate e desolate di molte parti del mondo. Nel pericolo e vicino alla morte “Lili” aspettava qualcuno, un “soldatino”. Per molti soldati fu l’ultima canzone. La guerra nella  stragande maggioranza dei casi ( se non nella totalità) è una invenzione di  ideologi forsennati ( politici, religiosi, economisti) e spesso il “saggio” giustifica la guerra dicendo che è per il bene di tutti. Il buono verrà chiamato al riposo eterno anche se un pò in anticipo, il cattivo verrà portato al castigo .Non bisogna considerare la pace come il risultato di una conquista o come l’equilibrio tra due forze che potrebbero annientarsi. Lo scopo della conoscenza è costruire la pace. Bisogna pur capire che la violenza verso  gli altri è un segno di debolezza. E’ pur vero che essendo la pace una disposizione dell’animo alla giustizia può essere rdifficile  Tuttavia pace vuol dire armonia interiore e non è una semplice  astrazione mentale.L’operare per la pace significa avere un buon rapporto con gli altri, con il mondo e con se stesso. Si basa sul volersi bene e chi si vuol bene in modo autentico  è ricco e non può non donare altro che la pace.
ottobre 19, 2012autore Angelo Vigliotti
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Il Cammino di luce

I fichi secchi di Carmignano

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I fichi secchi di Carmignano

Quando si va alla ricerca di un cibo si fa un viaggio non solo alla scoperta di quel particolare alimento, ma della sua città, del suo territorio, della sua gente e delle sue vicende storiche. E’ l’archetipo delle origini, che dà entusiasmo, forza e meraviglia nel seguire un percorso  plurimillenario.Gli Etruschi commerciavano i fichi con i Galli; Columella  ( Lucio Giunio Columella, scrittore latino di agricoltura,4 -70 dopo Cridsto) , forse il più grande agronomo antico, lo descrive benissimo nel ” De rustica” e le legioni romane lo portavano con loro come cibo di riserva. I contadini del territorio utililizzavano i fichi secchi per avere più energia sul lavoro,  più forza   muscolare. Il mercante Francesco di Marco Datini li usava anche come  regalo da fare ai propri amici e Lorenzo il Magnifico ne aveva sempre un piatto quando era  in zona.
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fichi di Carmignano albero di fico ( particolare)

A Carmignano si destinano all’essiccazione esclusivamente fichi della varietà Dottato. I fichi secchi vengono proposti   nei    tradizionali abbinamenti con vin santo e con noci. Recenti degustazionì locali li hanno visti associati al lardo di Colonnata, alla mortadella di Prato e alla ricottina di latte crudo della montagna pistoiese. Carmignano è una cittadina fascinosa e bella, una specie di libro  che non va letto in modo superficiale e non   bisogna fermarsi alla prima pagina.Si trova nel cuore della Toscana, in provincia di Prato. Un tempo etrusca, poi romana e nel medioevo contesa tra      Firenze e Pistoia con alterne vicende di appartenenza ( un pò a Pistoia, un pò a Firenze)  e finalmente dall’11 novembre 1329 entra definitivamente nell’ambito fiorentino. Con i  “Medici ”   Carmignano vive una stragione ricca e prosperosa.

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tumulo etrusco orci dell’insediamento etrusco di “pietramarina”(Carmignano)

Ha un vino con il DOCG più antico di Italia ( nel 1716 Cosimo 3° dei medici con un decreto stabilisce norme per la vendemmia e delimita la zona di produzione).Ha un’arte pasticcere interessante con la produzione di amaretti locali  “d’I Fochi”. Le colline di Carmignano sono riche di uliveti con la produzione di un olio estravergine a dir poco ” eccezionale” Nel suo piccolo Carmignano è una città del gusto, una città “sacra”, piena di tombe etrusche, di chiese, un crocevia  di antico e di moderno. L’improvvisazione bisogna cercarla altrove, non a Carmignano. IL fico secco è un autentica goduria che puoi mangiare benissimo alla fine di una giornata di lavoro. E che energia! un fico secco che nutre e consola.

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rocca medievale villa   Medici” La Ferdinanda” ad Artimino ( villa dei cento camini)

Questo piccolo borgo di saperi e di sapori  può essere un modello esistenziale che soddisfa  il piacere di vivere. Non a caso il fico secco non soddisfa solo le esigenze del palato ma una cultura ad ampio raggio. Non ricordi forse che il fico è un frutto con significato simbolico ambiguo e seducente. Sebbene la pianta è messa ai margini del podere, vicino ai muri o vicino al portico di casa essa è una zona dove riposarsi all’ombra,  che difficilmente si dimentica: uno spazio di quiete. La  coltivazione del fico  è una tradizione secolare  che per tanti anni ( 1000-2000-3000 anni) ha sfamato  generazioni di contadini. Il ritorno  a questa tradizione, il recupero di questa cultura e coltura è un autentico risveglio interiore. Il fico è un frutto sacro simbolo della vita, della forza, della luce, della conoscenza sia in oriente ( induismo e buddismo)  che in occidente.Nell’antica Grecia era l’abero di Atena,  dea della saggezza. Non a caso Platone lo considerava un albero amico dei filosofi. Sotto l’albero di fico furono allattati secondo la leggenda Romolo e Remo ( Tacito, annali XIII, 58). Nella storia dell’umanità e del percorso di crescita personale c’è  sempre un “prima” e un “dopo”.Nel “dopo” le foglie di fico servirono ad Adamo ed Eva per coprire le proprie nudità( Genesi III,7):

” allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi, intrecciarono foglie di fico e se ne fecero  cintura”
Secondo Plinio ( naturalis historia, XXIII) ” il fico aumenta la forza nei giovani, migliora la salute nei vecchi”. Nell’antico testamento ( Gioele 2,22 e Michea4,4) il fico non è solo simbolo di fertilità ma anche di gioia iunteriore, di vita serena.Personalmente il fico mi è sempre piaciuto e il fico secco mi è stato sempre dato in particolari occasioni ad esempio nel passaggio tra la fine dell’anno e l’inizio del nuovo anno
. pontormo
Ciò che mi ha colpito di questa pianta è la sua marginalità. In genere si osservano campi coltivati a vite o ad ulivi ed ecco dei fichi sparsi ai margini del terreno in zone di passaggio. Eppure  è un frutto con tanta carica energetica  ed è messo quasi da parte! All’alba della civiltà quando l’uomo da cacciatore passò a fare l’agricoltore si fece un salto di qualità perchè attraverso questa rivoluzione,  il volto del pianeta cambiò e cambiò la storia dell’uomo.  Oggi sono importanti i cereali, la canna da zucchero, i legumi, le patate. Il fico è negletto. Ma ci dà un grande insegnamento. Tu puoi essere felice anche con un fico secco. Può scatenare dentro di te un pizzico di umiltà.. Se vuoi salire in cielo deve conoscere la terra e i suoi frutti. Il fico è un albero che tace  ( apparentemente non fiorisce e non ha un profumo particolare), e può essere considerato povero ma è ricco ( è un cibo eccellente)  per cui  non dimenticare di gustare ogni tanto un fico secco ( anche tutti i giorni alternandolo a colazione, a merenda e  anche a cena con moderazione)  e non solo per festeggiare un anno che inizia., ma anche per festeggiare un giorno che termina o per iniziare una giornata di lavoro o per fare uno spuntino  da solo o con amici.  Vedrai che ti farà bene ( in salute e in energia fisica e mentale)  e che non c’è bisogno di sciupare ciò che si ha con il desiderio di ciò che non si ha. Se poi vai a Carmignano dopo avere goduto nelle visite ai resti archeologici etruschi, ai vari musei, al panorama, al gusto e alla degustazione dei vari prodotti tipici, non perdere l’occasione di dare un’occhiata al quadro del Pontormo: la visitazione.Ritornerai a casa  forse un pò frastornato ma contento.
ottobre 19, 2012autore Angelo Vigliotti
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