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Sviluppo Infantile

Allattamento al seno

Allattamento al seno

da:  www.chicco.com

“Mamma, nel tuo latte c’è più dell’amore”.

L’allattamento è una fase molto importante della vita del bambino e della mamma. Per il neonato attaccarsi al seno e succhiare non è solo la soddisfazione di una necessità fisiologica primaria, è soprattutto un momento di relazione con la mamma, ricco di emozioni e di sensazioni tattili, acustiche, gustative ed olfattive. Appagare questa necessità procura ad entrambi un profondo senso di benessere e tranquillità.

Il latte materno contiene tutte le sostanze nutritive necessarie a soddisfare il fabbisogno nutrizionale e le esigenze psicologiche del lattante almeno fino ai 6 mesi.

Allattare al seno è così importante che tutte le principali società scientifiche come l’Accademia Americana di Pediatria e la Società Italiana di Neonatologia giudicano l’allattamento al seno la migliore fonte di nutrizione del neonato nei primi 6 mesi di vita. L’Accademia Americana di Pediatria raccomanda inoltre, se possibile, di allattare al seno il bambino fino all’anno di vita.

 

 

 Al seno della mamma, il bambino trova anche l’amore e la sicurezza necessarie per un corretto sviluppo psicofisico.
A sua volta, la mamma allattando prende coscienza del legame profondo con suo figlio e di quanto il suo bambino dipenda da lei: è un modo per accudirlo, confortarlo e fargli percepire quanto grande è il suo amore. La mamma prova piacere ad essere fonte di gratificazione per il suo bambino e avverte una sensazione di benessere che rimanda al suo piccolo. Il bambino che sente la mamma star bene, cresce sereno.

 

Il parere dell’Organizzazione Mondiale della Sanità

Tanti e importanti sono i vantaggi dell’allattamento al seno, che anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di allattare esclusivamente al seno per almeno i primi sei mesi di vita del bambino e di mantenere il latte materno fino al primo anno di vita e oltre, pur introducendo gradualmente altri cibi.

Il seno in gravidanza

 La mammella è un organo formato da tessuto ghiandolare, costituito da lobi e deputato alla secrezione del latte, da tessuto di sostegno e da tessuto adiposo, che fungono da isolante e da protezione nei confronti degli urti. Ogni lobo è dotato di un tubulo escretore che confluisce in canali più grossi detti dotti galattofori i quali, a loro volta, sbucano all’apice del capezzolo. Quest’ultimo è contornato dall’areola mammaria, una zona circolare più scura rispetto alla pelle, con piccole sporgenze irregolari di origine ghiandolare, chiamate tubercoli di Montgomery.
Già durante le prime settimane di gestazione per effetto di alcuni ormoni, tra cui gli estrogeni e il progesterone, il seno si inturgidisce e può comparire un senso di tensione e di pesantezza. L’areola mammaria si scurisce e i tubercoli di Montgomery diventano più sporgenti, perché pronti a secernere una sostanza grassa che lubrifica e protegge il capezzolo durante la poppata. Verso il quarto mese di gravidanza, dal capezzolo può iniziare a fuoriuscire il colostro; questo non è comunque indice di produzione di latte particolarmente abbondante.
In seguito all’aumento di volume la cute del seno, che ha un’importante funzione di contenimento e di sostegno, tende facilmente a rilassarsi, tanto che possono formarsi smagliature e striature rossastre, causate dalla lacerazione delle fibre elastiche della parte profonda della cute, chiamata derma.

 

 

 Cura ed igiene – Durante la gravidanza, il seno richiede attenzioni e cure particolari per prepararsi ad allattare bene, mantenendosi in forma. Nel periodo della gravidanza bisogna quindi aiutare il seno, sostenendolo con un reggiseno sempre adeguato al suo sviluppo, meglio se senza ferretto che potrebbe comprimere i dotti. L’indumento deve sempre essere lavato bene, soprattutto se compaiono secrezioni dai capezzoli. Il seno deve essere lavato con cura e idratato.
Bisogna irrobustire i capezzoli con massaggi per prepararli all’allattamento. Alternare docce calde e fredde o massaggiare delicatamente con un guanto non troppo ruvido può aiutare a stimolare il seno e i capezzoli.
L’idratazione cutanea può essere ottenuta usando prodotti specifici. Queste manovre associate a opportuni movimenti eseguiti con la punta delle dita, dalla base del seno verso il capezzolo che va tirato leggermente in fuori, ne favoriscono l’estroflessione e l’elasticità.

 

 

Quando inizia l’allattamento

Lo stimolo alla produzione del latte avviene già durante il parto subito dopo l’espulsione della placenta, quando il livello di estrogeni e progesterone, ormoni femminili prodotti in grande quantità durante la gravidanza, si riduce bruscamente, mentre aumenta la secrezione della prolattina, un ormone prodotto dall’ipofisi (ghiandola situata alla base del cervello), che stimola la produzione del latte. Nei primi giorni dopo il parto, le mammelle producono un liquido denso e giallastro, chiamato colostro, che oltre a possedere un elevatissimo potere nutrizionale contiene gli anticorpi e altre sostanze in grado di difendere il piccolo dalle infezioni per alcuni mesi dopo la nascita. La suzione del capezzolo stimola la produzione di un altro ormone da parte dell’ipofisi materna, l’ossitocina, che favorisce l’insorgenza della montata lattea. Si tratta di un fenomeno imponente, spesso fastidioso. È caratterizzato da un turgore pronunciato delle mammelle, accompagnato da congestione, aumento della temperatura locale e senso di tensione talora pronunciato. Superata questa fase, che in genere dura 24-48 ore, se il neonato ha iniziato a succhiare regolarmente il latte, i sintomi fastidiosi della montata lattea scompaiono e la secrezione di latte continua senza altri particolari disturbi.

 

 

 Per assecondare il flusso di latte, può essere utile applicare impacchi caldi o farsi una doccia calda prima di allattare. Impacchi freddi dopo la poppata, invece, possono ridurre la tensione ed il gonfiore del seno. Anche un buon reggiseno da allattamento può aiutare a sostenere il seno pesante dando sollievo; è consigliabile un modello senza ferretto e ad apertura completa della coppa che non comprime il seno. La forma e le dimensioni del seno non influiscono sulla capacità di produrre il latte.

 

A montata lattea avvenuta, la lattazione viene poi mantenuta grazie alla stimolazione del capezzolo da parte del bambino e allo svuotamento della ghiandola mammaria durante la poppata. La produzione di latte è regolata dalle effettive necessità del neonato: più il bambino succhia e più latte viene prodotto. È molto importante, quindi, non interferire fin dall’inizio con i ritmi di suzione del neonato: mamma e neonato per quanto possibile non devono essere separati (rooming-in) e il neonato va attaccato al seno appena nato e in seguito tutte le volte che lo desidera, senza restrizioni di orario e durata della poppata, né di giorno né di notte.

Fattori che diminuiscono la produzione di latte

  • stress
  • preoccupazioni
  • stanchezza
  • dolore

 

Fattori che aumentano la produzione di latte

  • riposo
  • attaccare il bambino al seno
  • bere

 


La maggior parte dei neonati allattati al seno richiede inizialmente 8-12 poppate nelle 24 ore. La distribuzione delle poppate nel corso della giornata varia da bambino a bambino e non ha regole fisse. È preferibile allattare a richiesta, ogni volta che il bambino dà segno di essere affamato, per esempio quando muove la testa da un lato e dall’altro, si succhia il pugno o le mani, apre la bocca e fa sporgere la lingua. Non è detto che il bambino affamato pianga, perché il pianto è un segno tardivo di fame. Più che dall’orologio, la mamma deve lasciarsi guidare dal suo istinto e dalla sua esperienza, che le permettono di capire quando il bambino ha fame.

 

 

 Successivamente, quando la produzione di latte si è stabilizzata, pur mantenendo l’allattamento a richiesta è meglio rispettare intervalli di almeno due/tre ore tra un pasto e l’altro, per evitare ritmi troppo pressanti per la mamma, che non le lasciano tempo per il riposo di cui ha tanto bisogno, e per permetterle di gestire meglio la sua vita sociale.

 

L’allattamento a orari fissi, che garantisce il fabbisogno di nutrimento, è invece consigliabile per i bambini “pigri” che succhiano con poca energia (per esempio quelli con ittero neonatale). Questi neonati vanno svegliati spesso e nutriti con pasti piccoli e frequenti.

 

 L’allattamento a richiesta instaura una relazione mamma-bambino, fondata sulla fiducia del neonato di ricevere dalla mamma un giusto soddisfacimento dei propri bisogni. Nei primi mesi di vita, succhiare non significa solo nutrirsi, ma crescere emotivamente. La sicurezza del bimbo di essere amato, la sua tranquillità, il suo equilibrio sono certamente influenzati dal modo in cui il bimbo viene allattato.

 

Attaccare il bambino al seno

Posizionare e attaccare bene il neonato

Affinché il neonato sia nelle condizioni migliori per succhiare in modo sufficiente con il minimo sforzo, è importante che sia attaccato al seno in maniera corretta.

Posizione a “C”

Dal momento che la poppata può richiedere da pochi minuti a più di mezz’ora, è consigliabile che la mamma si segga in un posto tranquillo, che le permetta di rilassarsi, e trovi la posizione più comoda per lei e il suo bambino.
Per allattare in maniera corretta, la madre non deve abbassare il busto sopra il bambino, ma è il bambino che deve essere portato al seno.
Il bambino deve essere:

    • in posizione orizzontale,

    • girato verso il corpo della mamma, pancia contro pancia,

    • con il naso davanti al capezzolo e le ginocchia all’altezza dell’altra mammella,

Attacco corretto

  • sostenuto da una o entrambe le braccia della madre.

Una volta trovata una posizione comoda, la mamma deve avvicinare il neonato al seno senza forzarlo, aspettare che il bambino spalanchi la bocca come se sbadigliasse e sporga la lingua. A questo punto, porgendogli il seno, il bambino si attacca e inizia quindi a succhiare. Può essere utile sostenere la mammella non con le dita disposte a forbice (rischiano di fare pressione sui dotti galattofori), bensì con la mano a “C”, con le dita lunghe, il palmo sotto la mammella e il pollice adagiato sopra.

Il neonato è attaccato correttamente quando:

Attacco scorretto

  • la sua bocca è ben aperta e prende oltre al capezzolo anche parte dell’areola;

  • è più visibile l’areola al di sopra del labbro superiore rispetto al labbro inferiore (i dotti galattofori sono spremuti dal movimento della lingua);

  • il mento e il naso del neonato toccano il seno;

  • le suzioni sono inizialmente più rapide e diventano poi lente e profonde, perché il latte all’inizio esce più velocemente ed è più liquido;

  • il neonato deglutisce e non vi sono “schiocchi”, segnali di una suzione a vuoto; le guance sono piene e senza fossette.

 

 

 Se il neonato è attaccato al seno in maniera corretta, la mamma può provare solo un leggero fastidio e solo per i primi giorni. Se compare dolore, bisogna interrompere la poppata, chiudendo delicatamente con le dita il nasino del neonato e riprovando ad allattare dopo un breve intervallo.

 

Posizioni per la poppata

Non esiste una posizione ideale per allattare il bambino, perché ogni mamma utilizza quella che ritiene più comoda.

Cambiare ogni tanto la posizione della poppata evita di stimolare sempre la stessa zona del capezzolo, che potrebbe irritarsi, e consente lo svuotamento completo di tutti i dotti.

La posizione classica è quella seduta con il bambino in braccio: la mamma sta seduta comodamente su una sedia bassa o con i piedi poggiati su uno sgabello, in modo che le ginocchia rimangano sollevate e le gambe possano sostenere il bambino ad un’altezza sufficiente per afferrare il seno, senza che quest’ultimo subisca trazioni. Può essere necessario posizionare uno o più cuscini fra le gambe della madre e il bambino.

Alcune donne, invece, possono prediligere la posizione sdraiata, a letto, col bambino a fianco, specie se sono affaticate o se accusano dolore a causa, per esempio, dei punti di sutura del taglio cesareo.

Una terza posizione è quella chiamata a rugby, particolarmente indicata se la mamma è predisposta all’ingorgo mammario, perché favorisce lo svuotamento dei dotti galattofori più profondi. Si tiene il bambino come un pallone da rugby, sostenendone il corpo con l’avambraccio all’altezza dell’ascella materna e il suo capo con la mano in modo che si trovi all’altezza del seno materno. E’ una posizione particolarmente utile in caso di difficoltà ad attaccare il bambino, di parto cesareo, di nasino chiuso del lattante e di allattamento di gemelli.

 

Durata della poppata.

Non c’è una regola fissa, perché la durata della poppata varia da bambino a bambino. Un bambino può essere soddisfatto in dieci minuti e un altro in venti; la durata della poppata varia anche a seconda dell’ora della giornata e dell’età del bambino, è più lunga nei primi tre o quattro giorni dopo il parto, si abbrevia con il prosieguo dell’allattamento.
Una poppata breve non sarà necessariamente inadeguata se il flusso di latte è rapido e sufficientemente abbondante. Anche il flusso del latte è maggiore nei primi minuti della poppata, in seguito rallenta. Solo nel caso in cui la poppata si prolunghi troppo, consultate il vostro pediatra per farvi consigliare.

 

 

 È opportuno che il bimbo succhi da entrambi i seni. Potete iniziare la poppata dal lato in cui il neonato si è attaccato per l’ultima volta, lasciandolo succhiare per 15 minuti circa. Quindi attaccatelo all’altro seno. La poppata non dovrebbe durare più di 25 – 30 minuti per evitare che il capezzolo si irriti o che il bimbo succhi a vuoto.

 

Prima e dopo la poppata

Per evitare la comparsa di irritazioni o addirittura di ragadi, è indicato massaggiare il seno per qualche minuto prima della poppata. È consigliabile quindi lavarsi le mani per prevenire la comparsa di una infezione causata da un fungo – la Candida Albicans – chiamata mughetto, che si manifesta con piccoli puntini bianchi nella cavità orale del neonato. Questa infezione può passare alla mamma durante la poppata e i capezzoli possono presentarsi rossi e dolenti. anche se fastidioso, questo problema è di scarsa rilevanza e facilmente curabile assumendo farmaci prescritti dal medico. Il seno non richiede un’igiene particolare, troppo aggressiva, perché la secrezione delle ghiandole del montgomery garantisce lubrificazione e protezione necessarie.

 

 

 È importante lavare sempre bene le mani prima di iniziare l’allattamento. Immediatamente prima della poppata potete detergere il seno con acqua tiepida e garza sterile o usare i pratici fazzolettini in commercio, specifici per la detersione del seno in allattamento, accertandovi che i componenti siano naturali e che non necessitino di ulteriori risciacqui. Verificate anche che non contengano tensioattivi che seccano la pelle o profumi in quanto potrebbero modificare l’odore naturale della mamma e disturbare il bambino. Dopo la poppata lavate il seno con acqua tiepida e senza sapone, lasciandolo anche per quanto possibile esposto all’aria. In caso di perdite di latte è bene utilizzare solo coppette assorbilatte studiate per garantire traspirazione e quindi pelle sempre asciutta. è molto utile spalmare periodicamente qualche goccia del proprio latte sui capezzoli e sull’areola, soprattutto in caso di ragadi; il latte materno ha infatti proprietà sterilizzanti, idratanti e cicatrizzanti. Prima di attaccare il bimbo al seno verificate che il suo nasino sia ben libero ed il bimbo possa respirare, altrimenti usate l’apposita soluzione fisiologica.

 

Quando smettere di allattare al seno

Non esiste un momento preciso per smettere di allattare. l’allattamento può continuare anche oltre il momento dello svezzamento, integrando il latte materno con un dieta solida o semi solida indispensabile dal 6° mese. seguendo queste modalità, come suggerisce l’organizzazione mondiale della sanità, l’allattamento al seno può proseguire anche oltre l’anno di vita del bambino.

 

 

 A volte è il desiderio materno che spinge la mamma a prolungare l’allattamento come momento di coccola e contatto. È bene che la mamma intuisca quando l’allattamento al seno non è più prioritario per il bambino e quando è bene favorire il distacco e l’indipendenza reciproca.
È possibile mantenere un buon rapporto tra genitori e figlio dopo l’anno di età anche sviluppando momenti di relazione diversi, fatti di piccole ma importanti esperienze comuni.

 


Alimentazione durante l’allattamento

Affinché la secrezione lattea continui con regolarità e il latte sia ben tollerato, nel corso dell’allattamento la mamma deve seguire una dieta sana ed equilibrata, ricca di fibre, liquidi, sali minerali e vitamine, con un buon apporto di calorie (almeno 600 calorie in più) per far fronte alle richieste nutrizionali proprie e produrre un’adeguata quantità di latte.

  • se la mamma deve seguire una dieta priva di latte e latticini, è utile integrare la dieta con calcio.

  • è fondamentale, inoltre, bere tanto, soprattutto nella stagione calda, sotto forma di acqua, tisane, bevande analcoliche, possibilmente non gassate.

  • meglio non consumare alimenti “ light “ perché contengono zuccheri sintetici che tendono a fermentare: questo potrebbe provocare disturbi intestinali alla mamma e coliche gassose al neonato.

Salvo casi particolari, per esempio in caso di allergia o intolleranza ad alcuni cibi da parte dei genitori o dei fratelli del neonato, che vanno segnalate al pediatra, sono poche le limitazioni alla dieta della mamma che allatta:

  • caffè: preferibilmente decaffeinato, 1-2 tazzine al giorno;

  • tè: preferibilmente deteinato;

  • vino e birra: al massimo mezzo bicchiere di vino o una lattina di birra a pasto;

  • cibi che danno un gusto particolare al latte o che possono causare al lattante disturbi: da evitare cavoli, carciofi, cipolle, aglio, asparagi, cioccolato, aromi, spezie, crostacei.

Cosa eliminare

Il fumo va eliminato o comunque drasticamente ridotto, in quanto la nicotina può passare nel latte, causando agitazione, diarrea e nausea. da eliminare anche i superalcolici.

 

 

 la mamma che allatta al seno deve svolgere una vita tranquilla, farsi aiutare nelle faccende domestiche per concentrarsi il più possibile sul bambino, deve dormire a sufficienza ed essere sicura di poter allattare il figlio per tutto il tempo necessario. traumi psichici, emozioni violente o stress psicologici rappresentano infatti cause importanti di diminuzione o scomparsa della secrezione lattea. è consigliabile, inoltre, fare qualche passeggiata per riattivare la circolazione, favorire l’attività dell’intestino e il recupero fisico.

 

 

Difficoltà della mamma

Allattamento materno, problemi

Durante l’allattamento, soprattutto nelle fasi iniziali più delicate, possono presentarsi diversi problemi, da parte della mamma o del bambino, di ordine medico, psicologico o sociale, che possono rendere difficile o impedire la prosecuzione dell’allattamento. spesso alcuni di questi problemi possono essere superati, soprattutto se la madre desidera allattare e ha l’aiuto fisico e psicologico del partner, di coloro che le stanno vicino o degli operatori sanitari. Possono essere utili i supporti pratici specifici in commercio. In altri casi, su consiglio del pediatra, è necessario passare da un allattamento materno esclusivo a un allattamento misto o, talvolta, ad un allattamento totalmente artificiale.

Difficoltà materna

Non avviene la montata lattea
la reale impossibilità del seno a produrre latte è caso estremamente raro, ma può accadere che la montata lattea non si verifichi. In questo caso, come pure nel caso in cui la produzione di latte cessi o diventi insufficiente per i fabbisogni del bambino, sarà il pediatra a consigliare alle mamme se ricorrere al latte artificiale.

Utilizzo di farmaci
Poiché i farmaci possono passare nel latte materno, anche se in quantità molto modeste, durante l’allattamento è meglio non assumere medicine. In caso di necessità è bene chiedere consiglio al medico.

Ragadi
Le ragadi sono frequenti, specialmente nelle donne che hanno iniziato da poco e per la prima volta ad allattare al seno. si tratta di piccole fessurazioni, situate alla base, nel mezzo o all’apice del capezzolo, facilmente sanguinanti e molto dolorose, specialmente durante la suzione. Il dolore può divenire acuto, tanto da scoraggiare la mamma ad attaccare il bimbo al seno. occorre curarle immediatamente, per evitare l’ingresso di germi comunemente presenti sulla pelle con conseguenti infiammazioni alla ghiandola mammaria (mastite).
è possibile una efficace prevenzione delle ragadi:

  • ponendo particolare attenzione alla corretta posizione del bambino durante la poppata

  • pulendo scrupolosamente il capezzolo, prima e dopo la poppata, evitando l’uso di saponi o detergenti

  • mantenendo i capezzoli asciutti ed esposti all’aria

  • sostituendo frequentemente le coppette assorbilatte, preferendo quelle traspiranti.

Per la cura è consigliato:

  • l’uso degli specifici dischetti Idrogel

  • spalmare sul capezzolo qualche goccia del proprio latte che ha caratteristiche sterilizzanti, idratanti, cicatrizzanti.

Durante la poppata, potete proteggervi con i paracapezzoli.

Capezzolo piatto o retratto
L’estroflessione del capezzolo, che nella maggior parte delle donne consegue alla sollecitazione dell’areola, è invece debolissima nel caso di capezzoli appiattiti. Ancora più rara è la situazione in cui i capezzoli non solo non diventano eretti, ma, se stimolati, tendono a ritirarsi verso l’interno. In questi casi si parla di capezzoli retratti.
Avere i capezzoli piatti o retratti non significa però non poter allattare, in quanto il bambino non prende soltanto il capezzolo ma a tutta l’areola. sicuramente però il bimbo avrà delle difficoltà ad attaccarsi e l’allattamento sarà più faticoso. Per facilitare la poppata è necessario mettere in pratica alcuni accorgimenti. È’ consigliabile utilizzare, naturalmente sempre su consiglio del ginecologo o dell’ostetrica e non prima del quinto mese di gravidanza, gli estroflettori che stimoleranno la fuoriuscita del capezzolo. Gli estroflettori possono essere utilizzati anche dopo il parto, immediatamente prima della poppata. Il resto verrà fatto dai movimenti di suzione del bambino che provvederanno a modellare il capezzolo nel migliore dei modi. anche l’utilizzo di paracapezzoli, in presenza di questo problema, potrà agevolare l’allattamento.

Ingorgo mammario
Si tratta di un importante aumento della consistenza e della tensione mammaria, accompagnato da gonfiore, rossore, dolore, aumento della temperatura locale, a seguito di un ristagno di latte nei dotti galattofori e nella ghiandola mammaria. questo fenomeno provoca, a sua volta, una sofferenza delle cellule secretrici del latte, con conseguente diminuzione della produzione di latte. L’ingorgo mammario è importante perché può predisporre alla comparsa di mastite (infezione della mammella) con febbre anche elevata. La causa principale del problema è una insufficiente suzione del lattante che non consente di svuotare il seno. La suzione a richiesta può prevenire questa condizione, così come svuotare il seno, dopo ogni poppata, mediante spremitura manuale o con un tiralatte.
I rimedi sono rappresentati da:

  • allattare più spesso (iniziando dalla mammella più turgida);

  • spremere dolcemente la mammella durante l’allattamento, chinandosi verso il bimbo, per favorire l’apertura dei dotti ostruiti, “ammorbidire” la mammella e quindi favorire la suzione da parte del lattante;

  • effettuare impacchi locali caldo-umidi che favoriscono la fuoriuscita del latte.

Mastite
Si tratta di un’infiammazione acuta, causata da germi che colonizzano la cute – in particolare lo stafilococco aureo – che, in certe condizioni di temperatura e umidità e grazie alle sostanze nutritive contenute nel latte materno, si riproducono nella ghiandola mammaria. Il seno diventa molto caldo e dolente, possono comparire febbre e rossore. nel dubbio di mastite, se i sintomi sopra descritti non migliorano dopo 6 ore, occorre rivolgersi al medico.
Rimedi:

  • assumere antibiotici per almeno dieci giorni, su prescrizione del proprio medico;

  • stare a riposo fino alla guarigione;

  • continuare con l’allattamento a richiesta;

  • ricominciare le poppate dal seno non infiammato;

  • effettuare docce di acqua tiepida prima della poppata;

  • spremere, dopo ogni poppata, delicatamente il latte dal seno dolente, manualmente o con un tiralatte, per svuotarlocompletamente;

  • applicare impacchi freddi dopo la poppata.

Abbondanza di latte o necessità di allontanarsi dal bambino
In questi casi si può estrarre il latte per poi conservarlo e somministrarlo al bambino quando necessario. dopo ogni utilizzo, tutte le parti del tiralatte che vengono a contatto con il seno materno e con il latte vanno smontate, lavate e risciacquate accuratamente. vanno poi sterilizzate dopo ogni uso almeno fino al 5° mese del bambino.

 

 

 Chiedi alla tua ostetrica di fiducia di mostrarti le modalità di spremitura manuale del latte, oppure puoi fare uso di un tiralatte, pratico e veloce, meglio se dotato di valvola per regolare l’intensità di estrazione e quindi più delicato. È consigliabile far fluire il latte direttamente negli appositi contenitori sterilizzabili e a chiusura ermetica.
Se è necessario conservare il latte, è bene riempire il contenitore con la quantità di latte necessaria per una sola poppata, chiudere bene il tappo e applicate l’etichetta con la data di estrazione. Il latte si conserva a temperatura ambiente per circa 8 ore, in frigorifero fino a 72 ore, nel freezer per non più di 3 mesi e nel congelatore a – 18°c per non oltre 6 mesi.
Il latte va scongelato a temperatura ambiente e prima della poppata va riscaldato a bagnomaria, con lo scaldabiberon o in microonde: prima di somministrarlo al bambino, occorre agitare dolcemente il contenitore per uniformare la temperatura del latte. I contenitori compatibili con ghiera e tettarella vi consentono di dare il latte al piccolo senza ulteriori travasi.

 

 

Se non puoi allattare al seno

Allattamento misto.
  Nel caso in cui la mamma abbia dubbi sul buon proseguimento dell’allattamento naturale, il pediatra potrà valutare la situazione ed eventualmente consigliare un’ integrazione di latte artificiale da somministrare con il biberon, il cosiddetto allattamento misto.

Il lattante viene nutrito con latte artificiale in aggiunta al latte materno.
L’allattamento misto consente, pertanto, di mantenere la secrezione lattea e di non privare completamente il bambino dei benefici del latte materno.
L’allattamento misto può essere: a) complementare; b) alternato.

Allattamento complementare.
Ad ogni poppata il lattante succhia da entrambe le mammelle poi la quantità mancante di latte è sostituita da latte artificiale opportunamente preparato.
L’allattamento misto complementare è consigliato in quanto il frequente stimolo della suzione mantiene attiva la secrezione di latte.

Allattamento alternato.
Nell’allattamento alternato un pasto viene somministrato esclusivamente al seno ed il pasto successivo esclusivamente con il biberon.
Questo sistema è quello più comodo per la donna, che ha più tempo per dedicarsi al lavoro o a sé stessa, ma la ridotta suzione da parte del lattante rischia di arrestare rapidamente la produzione di latte.

Allattamento al biberon.
Il caso in cui una madre non possa allattare per ragioni mediche è l’eccezione più che la regola.
Sarà il vostro medico a consigliarvi e ad informarvi su questi rari casi.

Tuttavia, pur conoscendo i notevoli vantaggi dell’allattamento naturale, esistono situazioni in cui le madri sono costrette o preferiscono ricorrere in tutto o in parte all’allattamento al biberon.

Alcune mamme ritengono che questo tipo di allattamento offra alcuni vantaggi dal punto di vista pratico:

  • è sempre chiaramente controllabile quanto mangia il bimbo

  • è meno vincolante per la mamma e le lascia più libertà

  • con le nuove tettarelle più simili al seno, il bimbo si nutre indifferentemente dal seno o dal biberon senza difficoltà nell’alternanza.

Inoltre, i latti artificiali sono concepiti per simulare al meglio il latte materno: sebbene non possano trasferire al bebè gli anticorpi, gli forniscono tutti i principi nutritivi necessari e rappresentano dal punto di vista qualitativo un validissimo sostituto del latte della mamma.

 

 Il passaggio all’allattamento artificiale non deve essere vissuto dalla mamma come una “sconfitta”, una incapacità ad accudire il proprio bambino, perché la cosa più importante è che il bambino si senta amato e venga nutrito. Inoltre, l’allattamento artificiale presenta i suoi vantaggi.
Dal momento che anche il papà può allattare usando il biberon, la mamma può riposarsi.
Inoltre l’allattamento da parte del papà può favorire l’instaurarsi del rapporto padre-figlio, attenuando così i sentimenti di gelosia, di esclusione e di abbandono che i neo-padri spesso sperimentano.
Il sentimento di paternità è un processo in evoluzione: un padre presente psicologicamente e concretamente nei primi momenti di vita del bimbo, permette l’istaurarsi di relazioni affettive equilibrate all’interno della nuova famiglia.

 

La sterilizzazione.
Per la preparazione del biberon occorre fare attenzione ad alcuni accorgimenti che tutelino il benessere e la salute del piccolo.
È necessario curare l’igiene della bottiglia lavandone l’interno con acqua corrente ed utilizzando l’apposito scovolino.
Tutti gli accessori del biberon vanno sempre sterilizzati.

Il neonato infatti non ha sufficienti difese immunitarie verso l’ambiente esterno e tutto ciò che entra in contatto con la sua bocca può essere veicolo di infezioni.
È possibile sanitizzare il biberon ed i suoi accessori a freddo, tramite liquidi o compresse igienizzanti o a caldo grazie al potere disinfettante del vapore con apparecchi elettrici o da micro onde.

Se si utilizza il latte in polvere, occorrerà diluirlo in un quantità specifica di acqua, quello liquido dovrà essere versato direttamente nel biberon sterilizzato che verrà riscaldato a bagnomaria, con scaldabiberon o in micro onde.
Prima di somministrare il latte al bimbo, è bene agitare dolcemente il biberon per uniformarne la temperatura e controllare sempre che il latte non sia troppo caldo, versandone alcune gocce sulla parte interna del polso.

 È importante che la poppata con il biberon si svolga in un ambiente tranquillo e rilassato, che il bimbo senta il vostro contatto e il vostro amore come accadrebbe nell’allattamento al seno.
Il momento della poppata è per il bimbo un insieme di sensazioni diverse e profonde , di esperienze che lasciano il segno, di comunicazione, amore e tenerezza.


NON E’ VERO CHE

..se la mamma è anemica o ha bassi valori di emoglobina, per esempio a causa di un’eccessiva perdita di sangue durante un parto cesareo, non possa allattare al seno, perché la perdita di ferro durante un intero periodo di allattamento è inferiore a quella che si verifica nel corso di una singola mestruazione.

…il latte con il passare del tempo perda sostanza. Nel tempo il latte diventa più acquoso perché cambia la sua composizione, ma non per questo perde il suo potere nutrizionale.

…la miopia sia un ostacolo all’allattamento al seno. L’allattamento al seno è consentito anche in casi di miopia molto grave, a patto che non vi siano concomitanti lesioni della retina.

…un seno piccolo produca poco latte perchè la produzione di latte non dipende dalle dimensioni del seno.

…un capezzolo piatto o rientrante comprometta l’allattamento al seno, perché il lattante si attacca non al capezzolo ma all’areola mammaria.

…se il neonato non fa il ruttino non ha digerito. Il ruttino è solo il rumore della fuoriuscita dell’aria che si è raccolta nello stomaco durante il pasto e non ha niente a che vedere con la digestione.

…il latte artificiale causi allergie. Perché induca allergie, il fattore dietetico deve associarsi al fattore ereditario, cioè alla ipotetica predisposizione causata dalla presenza di allergie in altri membri della famiglia (fratelli o genitori).

…bere birra aumenta la produzione di latte. In allattamento è consigliato assumere molti liquidi e verdure crude, ricche di acqua. la birra non ha particolari proprietà.

…un bambino allattato al seno ha bisogno di bere acqua quando fa molto caldo, perché il latte materno contiene tutta l’acqua di cui il neonato ha bisogno.

…i bambini allattati al seno hanno bisogno di un supplemento di vitamina D. Il neonato immagazzina questa vitamina durante la vita intrauterina e basta una regolare esposizione al sole durante le passeggiate perché riesca ad avere tutta la vitamina d di cui ha bisogno.

…i bambini allattati al seno hanno bisogno di un supplemento di ferro. Il latte materno contiene tutto il ferro di cui il neonato ha bisogno almeno nei primi 6 mesi di vita.

…se la mamma ha un’infezione debba smettere di allattare. a parte pochissime eccezioni, la migliore protezione per un neonato è continuare ad essere allattato. se il bambino si ammala, il decorso della malattia è più breve se la mamma continua ad allattarlo

…l’allattamento al seno sia controindicato in presenza di vomito o diarrea, perché in queste circostanze il latte materno è l’unico liquido di cui il neonato ha bisogno.

 

Perché scegliere di allattare

Scegliere di allattare vuol dire offrire al bambino il miglior latte possibile, perché:

è completo e soddisfa al meglio i suoi bisogni nutrizionali, senza bisogno di aggiunte

lo protegge meglio dalle infezioni (intestinali, soprattutto) e dalle allergie
è sempre pronto, a costo zero, alla temperatura ideale
aiuta mamma e bimbo a creare un profondo legame affettivo
Sono veramente eccezionali le situazioni in cui è necessario sospendere, del tutto o temporaneamente, l’allattamento, e sarà il medico a individuarle. Questo libretto si propone di fornire alcuni semplici consigli alle mamme che allattano o si apprestano a farlo e che, soprattutto se alla prima esperienza, possono trovarsi in difficoltà con un compito tanto importante quanto naturale.

Come allattare

Rilassatevi e riposate il più possibile, bevete molto e tenete una dieta la più possibile varia, ricca di liquidi, sali minerali e vitamine e con un buon apporto di calorie (almeno 600 in più al giorno). Non fumate. Mantenete il seno ben pulito, sia per evitare di trasmettere infezioni al vostro bambino, sia per prevenire le ragadi.

In pratica, quando allattate:

1. Lavatevi le mani

2. Con acqua bollita e garza sterile, pulite il seno, muovendo dal capezzolo verso l’areola (la zona scura intorno al capezzolo)

3. Mettetevi comode, sostenendo ad esempio il bambino con qualche cuscino e le gambe con uno sgabello; potete scegliere qualsiasi posizione, ma badate a che il bambino riesca a respirare bene e ad attaccarsi afferrando contemporaneamente capezzolo ed areola; cambiatela spesso, in modo da favorire lo svuotamento di tutti i dotti mammari

Da sedute: tenete il bambino in braccio, girato verso la mamma, con la testa nella piega del gomito, in modo che non sia costretto a girare la testa per arrivare al seno
Da distese: mettetevi sul fianco, col bambino, pure sul fianco, rivolto verso di voi, col capo all’altezza del seno
Nella “posizione rugby”: questa posizione, particolarmente utile in caso di ingorgo mammario, è così chiamata perché il corpo del bambino viene tenuto sotto l’ascella della madre con un braccio, mentre il capo è sostenuto con l’altra mano, proprio come un pallone da rugby

4. Cominciate la poppata una volta con un seno, una volta con l’altro (a meno che vi sia ingorgo mammario, nel qual caso è meglio svuotare prima il seno gonfio e dolente: v. anche il capitolo relativo all’ingorgo mammario)

5. Dolcemente, avvicinate la guancia del bambino al seno, in modo che per istinto egli cercherà il capezzolo

6. Stringete tra pollice ed indice areola e capezzolo: il bambino si attaccherà così facilmente, afferrandoli contemporaneamente

7. Contemporaneamente, con le altre dita, sostenete il seno da sotto, lasciando libera l’areola: in questo modo eviterete che il peso della mammella faccia sfuggire di bocca capezzolo ed areola.

8. Lasciate attaccato il bambino al primo seno per una quindicina di minuti, poi, quando vedete che succhia di meno e prima che si stanchi e si addormenti, staccatelo. Importante, per prevenire le ragadi: nello staccarlo, non allontanatelo lasciando che rimanga appeso al capezzolo, ma infilate un dito nell’angolo della bocca del bimbo e spingete poi il seno verso il basso

9. Dopo un breve riposo di qualche minuto, offrite l’altro seno. Ricordate che la poppata dovrebbe durare in tutto circa 20-30 minuti, per evitare il rischio di irritare il capezzolo e che il bambino succhi a vuoto e ingurgiti aria.

10. Terminata la poppata, aiutate il bambino a “fare il ruttino” tenendolo in posizione verticale col capo appoggiato sulla spalla

11. Dopo la poppata lavate il seno con acqua tiepida e senza sapone, asciugatelo bene (anche col phon, eventualmente), poi copritelo con coppette assorbenti (non quelle con la protezione impermeabile!), che cambierete spesso se umide. Indossate vestiti leggeri e comodi. Lasciate spesso il seno liberamente all’aria, ma non direttamente al sole

Ogni quanto devo attaccarlo ?

E’ una delle domande più frequenti che una mamma che allatta pone al pediatra. L’allattamento, soprattutto nelle prime settimane di vita, non deve seguire orari rigidi: se attaccate il bambino quando mostra di avere fame, senza farlo attendere troppo, eviterete che, succhiando in modo frenetico, possa irritare il capezzolo. In pratica, fintanto che la produzione di latte non si è stabilizzata e il neonato non ha recuperato il peso alla nascita (di solito entro le due settimane di vita), attaccate pure il bambino ogni volta che piange o sembra essere affamato. Poi, pur mantenendo l’allattamento “a richiesta”, è meglio rispettare pause di almeno due ore tra un pasto e l’altro, per evitare alla mamma ritmi spesso difficili da sopportare.

Avrò latte a sufficienza ?

Il bambino, nelle prime settimane di vita, si scarica almeno 4 volte al giorno e bagna almeno 6 pannolini al giorno? Dopo il pasto, appare soddisfatto e si addormenta? Allora di sicuro mangia a sufficienza! Se invece è agitato o piange a lungo dopo la poppata, si attacca molto spesso e a lungo (più di 45 minuti), può sorgere il sospetto che il latte della mamma non sia sufficiente. Anche in questi casi, però, non perdetevi d’animo, ed eventualmente parlatene con il pediatra. Probabilmente il latte è comunque sufficiente se:

1. provate (di solito dopo 2-3 settimane dalla nascita) una sensazione di formicolio o di perdita di latte prima di allattare, o, mentre allattate, nel seno opposto a quello cui è attaccato il bambino

2. il bambino cresce, riacquistando il peso alla nascita entro 10-15 giorni e con un ritmo, nei primi 3 mesi, di 120-250 g alla settimana ( a seconda della sua “stazza”)

Ecco perché si consiglia solitamente la “pesata settimanale” del bambino, nudo, alla stessa ora, prima del pasto.

Viceversa, non è di solito necessaria la “doppia pesata”, prima e dopo il pasto. Eseguita una volta ogni tanto, può essere ingannevole (la quantità di latte a poppata può oscillare considerevolmente da una poppata all’altra) e, comunque, l’ansia che genera finisce per ridurre a sua volta la produzione di latte. Può essere utile solo in casi particolari, in cui si sospetti che il latte non sia sufficiente, ma per poco tempo e a tutti i pasti, in modo da permettere di conoscere la quantità di latte assunta in un intero giorno. Non fate aggiunte di latte artificiale, se non ve ne è la necessità, soprattutto nelle prime 5-6 settimane di vita, perché fanno sì che il bambino stimoli di meno il seno e di conseguenza questo produca meno latte. Per lo stesso motivo, e sempre nelle prime 5-6 settimane, non offrite il biberon con acqua o altre bevande.

Posso mangiare di tutto ?

Salvo casi particolari (ad esempio in caso di allergia dei genitori o dei fratelli del neonato, che vanno segnalate al pediatra), sono ben poche le limitazioni alla dieta della mamma che allatta:

caffè: preferibilmente decaffeinato, non più di 1-2 tazzine al giorno
thè: preferibilmente deteinato
vino e birra: al massimo ½ bicchiere di vino o una lattina di birra a pasto; da evitare i superalcolici!
cibi che danno un gusto particolare al latte: da evitare cavoli, carciofi, cipolle, aglio, asparagi, cioccolato, aromi e spezie

Nel caso in cui la mamma debba seguire una dieta priva di latte e latticini, è utile integrare la dieta con calcio.

Devo assumere dei farmaci…

E’ meglio non assumere farmaci durante l’allattamento, salvo assoluta necessità e su indicazione del medico, in quanto possono sia ridurre la produzione di latte, sia modificarne la composizione, sia passare nel latte e provocare danni al bambino. Alcuni farmaci sono più “sicuri” di altri: paracetamolo, acido acetilsalicilico, amoxicillina ed eritromicina.

In pratica:

1.Segnalate al vostro medico che state allattando, se vi prescrive un farmaco
2.Consultate il pediatra prima di sospendere l’allattamento perchè assumete un farmaco
3.Prendete il farmaco subito dopo la poppata, e aspettate possibilmente alcune ore dopo l’assunzione, prima di riattaccare al seno il bambino

Posso conservare il mio latte ?

Talvolta è necessario “spremere” manualmente il seno, ad esempio per risolvere un ingorgo mammario o per offrire il latte al bambino in un secondo tempo. Più comodamente, si può “tirare il latte” col tiralatte:

1. attenzione all’igiene: lavatevi le mani e usate solo strumenti sterilizzati
2. fate impacchi tiepidi o applicate una boulle tiepida per qualche minuto, per favorire il flusso di latte
3. dopo avere applicato l’imbuto del tiralatte sull’areola, tirate delicatamente ma con regolarità, oppure, con la mano, spremete delicatamente il seno

Per conservare il latte così ottenuto:

1. utilizzate contenitori di plastica (il vetro è sconsigliato, perché sottrae al latte alcune sostanze, che rimangono attaccate alle pareti del contenitore)
2. conservatelo: in frigorifero, per non più di 24 ore, nel freezer del frigorifero per non più di 3 mesi, nel congelatore a -18°C non oltre i 2 anni
3. scongelarlo nel frigorifero o in acqua fredda, non a temperatura ambiente

Quando chiamare il pediatra.

1. Se il bambino cresce meno di 150 grammi a settimana dopo le prime due settimane

2. Se il seno fa male, è caldo o arrossato, soprattutto se avete febbre o compaiono strie gialle di pus nel latte

3. Se il bambino fa fatica ad attaccarsi Se avete dei dubbi sul vostro latte e avete intenzione di sospenderlo

Non è vero che…

1. Se il bambino non fa il ruttino, è segno che non ha digerito (il ruttino è solo il rumore della fuoriuscita dell’aria che si è raccolta nello stomaco durante il pasto, e non ha niente a che vedere con la digestione!)

2. Il bambino non sappia regolarsi da solo

3. Se non si seguono orari rigidi si rischia di dare cattive abitudini o di danneggiare lo stomaco del bambino

4. Il latte può “non avere sostanza” (col passare del tempo, il latte, è vero, diventa più acquoso, perché la sua composizione cambia, ma non per questo perde il suo valore nutrizionale)

ottobre 31, 2012autore Angelo Vigliotti
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Sviluppo Infantile

Obesità

L’Obesità Infantile    
    

Introduzione

L’Organizzazione Mondiale della Sanità lancia l’allarme: nell’ European Health report 2002, il rapporto sulla salute in Europa nell’anno 2002, pubblicato dall’ Ufficio Regionale Europeo dell’OMS, l’obesità è definita come una vera e propria epidemia estesa a tutta la Regione Europea. “In molti Paesi europei – si legge – più della metà della popolazione adulta si trova al di sopra della soglia di “sovrappeso” e circa il 20-30% degli individui adulti rientra nella categoria degli obesi (“clinically obese”).

L’obesità infantile è in continuo aumento e, in molti Paesi europei, un bambino su cinque è affetto da obesità o sovrappeso. Un preoccupante dato di fatto è rappresentato dalla persistenza dell’obesità infantile nell’età adulta, con conseguente aumento dei rischi per la salute. Un altro aspetto del problema è quello delle ripercussioni psicologiche: infatti, l’obesità infantile comporta spesso una diminuzione dell’auto-stima e persino sindromi depressive”.

Nella recente Conferenza sull’obesità, una sfida per l’Unione Europea, tenuta a Copenhagen l’11 e il 12 settembre 2002, il tema è stato analizzato nella sua gravità.

Questi i punti fondamentali emersi dal dibattito:

    * Nel mondo, circa 300 milioni di individui sono obesi;

    * Tale numero è destinato ad aumentare, con gravi conseguenze per la salute;

    * Il problema è più serio nell’America del Nord ed in Europa, ma è diffuso in aree dove, in passato, non era presente se non in minima entità (Asia, india, Cina, Giappone ed anche alcune regioni dell’Africa e del Sud America, comprendendo così anche alcuni Paesi in via di Sviluppo);

    * L’incidenza dell’obesità è raddoppiata in molti Paesi, negli ultimi anni;

    * Nell’ultima decade, l’incidenza in Europa è aumentata del 10-50%;

    * Secondo uno studio della “International Obesity Task Force”, circa il 4% di tutti i bambini d’Europa e affetto da obesità e tale percentuale è in marcato aumento;

    * Si stima che il 2-8% dei costi globali per la sanità sia legato all’obesità;

    * La dimensione del problema negli USA è doppia rispetto all’Europa, ma il tasso di aumento nei Paesi Europei è più elevato;

    * Gli elementi chiave per la prevenzione ed il trattamento dell’obesità sono identificati nell’alimentazione corretta, nel ruolo delle famiglie e nell’attività fisica;

    * Campagne informative di larga portata sono ritenute necessarie per aumentare la consapevolezza del problema in tutti i settori della società, compreso quello del personale sanitario (spesso il personale sanitario non è sufficientemente preparato ad affrontare il problema ed i pazienti sono riluttanti a chiedere assistenza).

Definizione

L’obesità infantile è il risultato di un bilancio energetico positivo protratto nel tempo; in pratica si introducono per molto tempo più calorie di quante se ne consumano.

La definizione di sovrappeso/obesità nel bambino è più complessa rispetto all’adulto, il cui peso ideale è calcolato in base al BMI (Body Mass Index o Indice di Massa Corporea)

          peso del soggetto in Kg
BMI =__________________________
         
      l’altezza in metri al quadrato

   

In attesa di trovare dei parametri di riferimento più adeguati, il BMI è stato proposto anche per i più piccoli applicando tabelle di correzione che tengono conto del sesso e dell’età (range 2-18 anni). una volta applicata la correzione si definisce:

Sovrappeso:     un BMI fra 25 e 30
Obesità di II grado:     un BMI fra 30 e 40
Obesità di III grado:       un BMI maggiore di 40

in alternativa, sapendo che

la crescita dei bambini si valuta facendo riferimento alle tabelle dei percentili, grafici che riuniscono i valori percentuali di peso e altezza dei bambini, distinti per sesso ed età. Le teballe dei percentili che riportimao riguardano il peso e l’altezza e vanno da 0 a 24 messi e poi da 2 a 14 anni
    
 

Percentili.jpg

     
Percentili 2.jpg
    
si può definire:
in sovrappeso:     un bambino il cui peso supera del del 10-20% quello ideale riferito all’altezza
obeso:     un bambino il cui peso supera di più del 20% quello ideale

Se vuoi sapere il peso ideale del tuo bambino  clicca su: www.perdipesosystem.it/peso
se vuoi calcolare il peso clicca: www.staibene.it/calcolo+peso

ottobre 31, 2012autore Angelo Vigliotti
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Sviluppo Infantile

Vaccinazioni. Perchè vaccinare

Perchè vaccinare

Nell’introdurre un corso di aggiornamento per pediatri nell’autunno del 2000 il Prof.Burgio, uno dei padri della moderna pediatria, affermò che a suo avviso la medicina moderna era iniziata quando Jenner aveva scoperto il vaccino contro quella terribile malattia che é stata il vaiolo.

Le vaccinazioni sono senza dubbio la pratica medica che ha maggiormente modificato lo stato di salute della popolazione mondiale. Anche in Italia, fino agli anni 50, si potevano ancora registrare migliaia di casi di vaiolo, di poliomielite e di difterite. Molte di queste malattie colpivano in maniera particolare i bambini provocandone la morte o lasciando deficit permanenti.
La vaccinazioni obbligatorie estese a tutta la popolazione hanno permesso di cambiare radicalmente questo quadro e molte generazioni di nuovi genitori non hanno più la conoscenza diretta nè la memoria di queste malattie.
E’ comprensibile quindi che ci si interroghi sul perchè si debba ancora essere vaccinati per proteggersi da malattie che non si vedono più.
In realtà l’unica malattia eradicata completamente dal nostro pianeta e’ il vaiolo e si ha ragione di pensare che nel giro di pochi anni lo sarà anche la poliomielite.
Questa situazione sconsiglia di abbassare la guardia :se smettessimo di vaccinare, basterebbe un contatto con una persona infetta proveniente da paesi nei quali l’infezione è ancora presente per causare un’epidemia fra soggetti non vaccinati.

Se riuscite a condividere quanto detto risulta più facile a Voi genitori comprendere l’obbligatorietà di vaccinazioni volte a prevenire malattie gravissime come la poliomielite, la difterite, il tetano e l’epatite B mentre può risultare ancora difficile capire perché è importante vaccinare anche contro malattie più comuni come la pertosse, il morbillo, la parotite, la rosolia e adesso anche contro le forme invasive che possono presentarsi durante le infezioni causate da batteri come l’Emofilo di tipo b e lo Pneumococco.

E’ giusto sapere che queste malattie, molto frequenti, possono essere associate a gravi complicanze.
La pertosse , specie nel bambino sotto l’anno di vita, si associa frequentemente a complicazioni come la polmonite ed a malattie del sistema nervoso che si manifestano con convulsioni.
Nell’estate del 2002 in Italia si sono verificati alcuni decessi per morbillo malattia che ha, una volta su 1000-2000 casi, la possibilità di complicarsi lasciando danni permanenti.
Anche la parotite (i comuni “orecchioni”) può complicarsi con malattie del sistema nervoso, mentre la rosolia, praticamente innocua nel bambino, può provocare gravi malformazioni del feto se viene contratta da una donna durante la gravidanza .  Per quest’ultima malattia, la vaccinazione durante l’infanzia è uno sguardo rivolto al futuro se si tratta di una bambina, ma vaccinare anche i maschi, significa impedire che il virus della malattia circoli nella popolazione ed arrivi alle donne non protette che aspettano un figlio.

ottobre 31, 2012autore Angelo Vigliotti
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Sviluppo Infantile

Sonno: disturbi ed educazione al sonno

Disturbi del sonno

Il ritmo sonno-veglia del bambino nei primi mesi di vita è molto diverso da quello dell’adulto; nei primi mesi infatti il bambino non conosce la differenza fra giorno e notte, il suo ritmo è indipendente dall’ambiente, regolato dai bisogni interni legati alla fame e alla sete e dura intorno alle 25 ore. Stare con un bambino nei primi mesi significa adattare i propri ritmi ai suoi e non cercare di resistere o modificare solo alcune abitudini per continuare a fare le cose che si facevano prima.
Nei primi 4 mesi il ritmo della madre deve sovrapporsi a quello del figlio.

Dopo i 4 mesi, gradualmente si verifica il contrario; il bambino si adatta progressivamente ai ritmi esterni e delle abitudini regolari lo aiutano a sincronizzare il ritmo endogeno con quello esterno e a concentrare il sonno nelle ore notturne: è questa una tappa fondamentale nello sviluppo del bambino.
Bisogna ricordare che il buon sonno è una condizione che si apprende nei primi mesi di vita e conoscere come si sviluppa l’organizzazione del sonno del bambino è fondamentale per un genitore per comprendere ed adattarsi ai suoi ritmi, per capire come e quando questi vanno modificati e come e quando invece bisogna rispettarli.

 

Risposte comuni fornite ai genitori
“Il disturbo del sonno si risolverà da solo”
“Non si preoccupi, se non dorme, dormirà”
“Fa parte dello sviluppo normale del bambino”
“La colpa è di voi genitori ansiosi”
“Gli dia un po di sciroppo o di tisana”

   

Errori comuni o conoscenze sbagliate dei genitori
Pensare che tutti i bambini siano uguali
Mettere il bambino a letto già addormentato
Giocare e stimolare eccessivamente il bambino nelle ore serali
Lasciare il bambino piangere da solo
Non fidarsi dell’istinto materno

Il disturbo del sonno nel bambino è normale ed inevitabile ed è tipico della società occidentale
Il disturbo del sonno riflette un bisogno (di mangiare o di essere consolato) del bambino
Le tecniche basate sull’estinzione (lasciare piangere il b.) sono dannose perché vanno contro l’istinto genitoriale

Come aiutare il bambino a dormire la notte

    * Mettete il bambino nella culla o nel lettino ancora sveglio
    * Dategli un oggetto per addormentarsi
    * Seguite degli orari regolari durante il giorno
    * Cercate di instaurare un rituale per l’addormentamento
    * Separate bene le attività che fa di giorno da quelle che fa la sera o la notte; insegnategli che la notte è fatta per dormire
    * Scegliete insieme le cose da fare prima di andare a dormire (es. quale pigiama, quale canzoncina, etc.)
    * Ricordate al bambino con un certo anticipo quando arriva l’ora di andare a dormire
    * Durante i pasti notturni, interagite meno possibile con il bambino
    * Incoraggiate il bambino ad addormentarsi da solo

Conseguenze del disturbo del sonno

    * Persistenza dell’insonnia (2/3 dei bambini con insonnia nei primi anni continuano a dormire male dopo 5 anni
    * I disturbi comportamentali (iperattività, aggressività, etc.) hanno una incidenza 3 volte superiore nei bambini con insonnia
    * Affaticamento e deficit di concentrazione
    * Microsonni diurni
    * Disturbi dell’umore (genitori e bambino)
    * Alterazione della relazione madre-bambino

Come riposarsi?

    * Cercate di dormire quando il bambino dorme. Non cercate di sbrigare le faccende domestiche o di lavorare ma riposate quando il b. dorme, anche se non riuscite ad addormentarvi
    * Cercate di organizzarvi prima per il pasto notturno
    * Cercate di fare una attività motoria. Passeggiate con il bambino, uscite da casa se possibile con lui
    * Chiedete aiuto a chi vi è vicino
    * Fate attenzione a come vi sentite psicologicamente; la deprivazione di sonno può contribuire allo sviluppo
      di una depressione post-partum e interferire con l’attaccamento al vostro bambino
    * Ricordatevi che tutto passa

 
Principi di igiene del sonno nell’infanzia
ovvero consigli utili per aiutare il bambino ad adattarsi ad un ritmo di sonno regolare:

    * Programmate la notte come tempo dedicato al sonno; evitate di giocare e divertirvi la notte con il bambino. Lasciate queste attività nelle ore diurne.
    * Aiutate il bambino ad associare il letto con il sonno. Cercare di far addormentare il bambino nella sua stanza, evitate se possibile di farlo addormentare in braccio o in altri luoghi e poi metterlo nel lettino. Quando si sveglierà il b. si troverà in un posto che non riconosce subito e vorrà ritornare fra le braccia del genitore per riaddormentarsi. Resistete alla tentazione di usare il ciuccio o il biberon per farlo addormentare.
    * L’ambiente dove dorme il bambino deve essere tranquillo, il più silenzioso possibile e poco illuminato
    * La temperatura della stanza deve essere mantenuta ad un livello confortevole (intorno a 20° C). Temperature troppo elevate disturbano il sonno.
    * Il bambino non deve essere mai troppo coperto.
    * Il letto non deve essere troppo grande, il bambino va a cercare un bordo per appoggiarsi; non si sveglia mai perché sbatte contro le sbarre del letto. Evitate perciò i paracolpi. Questi possono essere pericolosi perché sono un appiglio tramite cui il bambino può arrampicarsi e scavalcare le sbarre del lettino; inoltre non permettono al bambino di esplorare e controllare l’ambiente quando è sdraiato.
    * Fatelo dormire su un fianco o sulla schiena, evitate la posizione a pancia sotto.
    * Non tenete oggetti che possono essere pericolosi nel lettino
    * L’orario di risveglio al mattino e di addormentamento serale devono essere mantenuti costanti, sempre alla stessa ora.
    * Non mandare il bambino a letto affamato.
    * Evitare di farlo bere troppo prima e durante la notte.
    * Cibi e bevande che contengono caffeina e teofillina devono essere evitate per molte ore prima dell’orario di addormentamento. Queste sostanze sono contenute in molti cibi e bevande di uso comune (coca-cola, cioccolata, caffè, tè)
    * Alcuni farmaci contengono alcool e caffeina e possono disturbare il sonno
    * Il bambino deve imparare ad addormentarsi da solo, senza l’intervento dei genitori.
    * Alcuni giochi possono essere eccitanti e interferire con l’addormentamento; vanno evitati da una a due ore prima dell’orario abituale di addormentamento.
    * Alcuni giochi o musiche o carillon (con piccole figure di animali che girano) messi sopra la culla del bambino possono causare sovraeccitazioni visive o uditive del bambino che interferiscono con l’addormentamento. Meglio tornare alle vecchie canzoncine o ninna-nanne. La voce della madre è sempre meglio di una musica meccanica.
    * Il bagno può essere un’attività eccitante per alcuni bambini e dovrebbe essere spostato in un altro orario della giornata se il bambino presenta difficoltà dell’addormentamento.
    * Se il bambino piange, andate vicino ma non colmatelo di attenzioni. Rassicuratelo con un piccolo massaggio o cambiate il pannolino se necessario (possibilmente senza togliere il bambino dal letto). Non accendete le luci forti, e mantenete il tono della voce al minimo senza fare confusione.
    * I sonnellini diurni sono legati all’età del bambino. In ogni caso dovrebbero essere evitati i sonnellini diurni troppo frequenti e troppo lunghi, specie nelle ore serali.

Il ritmo sonno-veglia del neonato e del bambino ( fino all’adolescenza)

I neonati non conoscono ancora la differenza fra il giorno e la notte; hanno bisogno di mangiare spesso, con un ritmo modulato dalla fame di circa 3-4 ore, non importa che ora del giorno o della notte sia, i numerosi risvegli sono modulati dal senso di fame e sazietà ma sembrano anche essere geneticamente determinati. Il sonno è costituito da cicli che si ripetono con una certa regolarità durante la notte; la lunghezza e la struttura di questi cicli varia con l’età. Il ciclo di sonno del bambino è molto più breve di quello dell’adulto e il bambino nei primi mesi ha una maggiore quantità di sonno leggero rispetto all’adulto. Nel neonato un ciclo è costituito da una prima parte di sonno attivo o sonno REM* e da una seconda parte di sonno calmo o sonno Non-REM. Nei primi due mesi un ciclo dura circa 50 minuti; ed è ugualmente distribuito nelle 24 ore. Il susseguirsi di 3-4 cicli permette un sonno di 3-4 ore consecutive. Nell’arco delle 24 ore si susseguono 18-20 cicli di sonno senza una periodicità diurna o notturna. A 6 mesi i cicli durano 70 minuti e sono prevalentemente concentrati nelle ore notturne; a questa età già si comincia a differenziare il sonno Non-REM in una fase più leggera ed in una fase più profonda. Gradualmente i cicli si allungano fino ad arrivare a 90-120 minuti e si verificano circa 4-5 volte per notte in un sonno normale dell’adulto di circa 8 ore.

* Sonno REM (dall’inglese Rapid Eye Movement: movimenti oculari rapidi, perché in questa fase si verificano movimenti improvvisi dei globi oculari; guardate le palpebre del vostro bambino mentre dorme e vedrete anche voi questi movimenti; corrisponde al periodo di sonno in cui si sogna, il nostro cervello è attivo ma il nostro corpo è praticamente immobile)

 

Nel sonno attivo il bambino presenta movimenti degli occhi, piccoli movimenti del viso ed espressioni del viso innate come paura, sorpresa, collera, gioia con grandi sorrisi, che sono i segni di una attività cerebrale legata all’apprendimento delle emozioni e della capacità di comunicare; possono esserci improvvisi sussulti.
Nel sonno calmo invece il bambino si muove molto poco, il viso è poco espressivo, non ci sono movimenti oculari , ma si possono osservare movimenti di suzione.
Talvolta il bambino vocalizza e un genitore può credere che sia sveglio ma invece sta dormendo; un bambino è sveglio quando è calmo, ha gli occhi ben aperti, segue con lo sguardo e vuole comunicare (veglia calma) oppure quando geme, fa smorfie, muove braccia e gambe si ripiega su se stesso, talora piange con pianto forte e difficilmente consolabile (veglia attiva).
Il neonato dorme circa 16-18 ore al giorno e il sonno è distribuito uniformemente durante le 24 ore. (Figura 1). Esistono però grandi differenze interindividuali, già a questa età si può notare quello che sarà un breve o un lungo dormitore: alcuni bambini dormono 20 ore, mentre per altri sono sufficienti 14 ore; alcuni iniziano a fare un sonno continuativo durante la notte, altri si svegliano ogni 30-60 minuti.

Inoltre è da tenere presente che i bambini oggi dormono probabilmente molto meno di qualche decennio fa. Una ricerca recente su bambini di Roma ha evidenziato che i bambini oggi dormono meno di quanto sia riportato come norma dagli studi internazionali.

I primi mesi di vita sono quelli in cui il b. struttura e definisce il proprio ritmo circadiano; tutto avviene gradualmente, senza brusche variazioni o modificazioni improvvise.
Se valutiamo lo sviluppo del sonno vediamo come le modificazioni più importanti si verificano nei primi 6 mesi, successivamente le variazioni sono minime:
tra 1 e 6 mesi compare una periodicità giorno-notte, la veglia si distribuisce nel tardo pomeriggio e nella sera, si determinano modificazioni progressive dei ritmi circadiani della temperatura, dell’attività cardiaca e respiratoria e delle secrezioni ormonali; il sonno matura sul piano elettroencefalografico e si struttura in maniera simile all’adulto.
tra 4 e 6 mesi un bambino può iniziare a dormire anche 6 ore continuative durante la notte, riesce a stare più tempo sveglio durante il giorno e inizia ad essere influenzato dal ritmo luce-buio. La quantità totale di sonno è di 12-14 ore e si distribuisce prevalentemente nelle ore notturne. Il primo segno di una ritmicità circadiana è la comparsa, fra 3 e 4 settimane di una lunga fase quotidiana di veglia tra le 17 e le 22; spesso è veglia agitata con pianto incoercibile, e viene riconosciuta come forma di fame o dolore addominale (colica gassosa).
tra 6 mesi e 4 anni il tempo di sonno si riduce progressivamente fino a 10-12 ore fra sonno notturno e diurno e aumenta la veglia; a 1 anno il bambino dorme 13 ore, tra 3 e 4 anni 12 ore; si passa da 3-4 sonnellini giornalieri a 6 mesi, a 2 verso i 12 mesi, poi uno solo di pomeriggio, un po’ più lungo, a 18 mesi.
Intorno ai 9 mesi si verifica un aumento dei risvegli notturni tra le 21 e le 24 e tra le 3 e le 6 (l’84% dei bambini si sveglia almeno una volta) che continua spesso fino a 2-3 anni. Man mano che il bambino prende sempre più coscienza del mondo che lo circonda, gli stimoli esterni possono cominciare a disturbarlo di più di notte e anche la sua fantasia, che si traduce di notte in sogni ed incubi, può cominciare a interrompergli il sonno.
tra 5 e 12 anni è il periodo del sonno “migliore” e della maggiore capacità di essere vigile ed attento, il sonno evolve verso un pattern adulto con durata tra 8 e 9.5 ore, la struttura del sonno è più stabile, scompare il sonno diurno; l’addormentamento è rapido e l’orario di addormentamento ritarda progressivamente mentre l’orario di risveglio rimane fisso.
in adolescenza il sonno è di circa 8-9 ore; i ritmi sono influenzati dalle abitudini sociali: in breve tempo il tempo di sonno si riduce di 2-3 ore e si determina un debito di sonno, associato ad un aumento fisiologico della sonnolenza diurna in relazione alle modificazioni ormonali. Ricompare infatti il sonnellino diurno in adolescenza (23% fra 15 18 anni) .

 Domande frequenti

 

 

Il mio bambino dorme poco durante il giorno. E’ normale?

I nostri bambini non devono essere costantemente stimolati, hanno bisogno di calma di serenità e di stabilità; oggi, più che qualche decennio fa, bisogna imparare a rispettare i loro ritmi e farli vivere in un ambiente protetto. Maggiori stimoli avranno, più saranno irrequieti, agitati e iperattivi durante il giorno.

Perché i bambini dormono tanto?

Una delle funzioni del sonno nel bambino è la maturazione del cervello, nel sonno vengono prodotti ormoni fondamentali per la crescita del bambino, nel sonno si consolidano le informazioni ricevute durante il giorno e si apprende. Il neonato è un essere straordinario in uno stato di continuo apprendimento. Questo elevato bisogno di sonno è parallelo all’intensa crescita che si verifica a questa età.

Dove e come deve dormire il mio bambino?

Nei primi mesi della vita il bambino in genere dorme in una culla accanto al letto dei genitori. La cameretta è troppo lontana e i risvegli per le poppate sono frequenti. Esistono diverse scuole di pensiero sul fatto di far dormire il bambino nel letto dei genitori; molti genitori hanno paura di fargli del male involontariamente durante la notte; alcuni ricercatori sostengono tuttavia che il dormire insieme alla madre a contatto fisico migliora lo sviluppo psicofisico del bambino e previene le “morti bianche o morti in culla”. E’ buona regola, una volta deciso il posto dove farlo dormire, mantenere lo stesso per il sonno diurno e notturno (es. non farlo dormire nel passeggino di giorno e nel lettino di notte).
E’ opportuno inoltre che il bambino nei primi mesi sia messo a dormire su un fianco o sulla schiena, evitate la posizione a pancia sotto, a meno che non ci siano indicazioni specifiche; tra il quarto e il settimo mese il bambino avrà la capacità di muoversi e girarsi e sceglierà la posizione più giusta per dormire

Perché alcuni bambini dormono tutta la notte ed altri si svegliano continuamente?

Esiste certamente una componente genetica :chiedete ai nonni come eravate voi genitori da piccoli e spesso vi sentirete raccontare l’esperienza che vivete voi adesso. Come negli adulti, esistono anche bambini che hanno bisogno di meno sonno (brevi dormitori) e quelli che hanno bisogno di più sonno (lungo dormitori); esistono bambini che sono meno attivi la sera e che la mattina si svegliano pieni di energia e bambini che invece non vorrebbero mai andare a dormire la sera e la mattina hanno difficoltà a svegliarsi.
Quando il bambino si sveglia è estremamente importante avere pazienza: non precipitatevi subito ma aspettate; valutate l’intensità del pianto e cercate di resistere. Quando andate vicino al bambino, non accendete luci, non prendetelo in braccio, cercate di calmarlo con voce bassa e cullatelo un po’ nel lettino; se non c’è proprio bisogno non dategli da bere latte o altre cose, evitate camomille o cose simili; andate via dalla stanza prima che il b. sia completamente addormentato; non diventate voi l’unico mezzo per farlo addormentare.

A che età il bambino inizia a dormire senza svegliarsi la notte?

In generale intorno ai 4-6 mesi, ma c’è una grande variabilità. La cosa più importante a questa età è di regolarizzare gli orari, ora in cui metterlo a dormire, ora in cui svegliarlo, orario dei pasti regolare; un’altra cosa molto importante è esporlo alla luce durante il giorno e giocare in queste ore mentre si dovrebbe ridurre le attività verso sera e cercare di evitare luci intense.

Perché il bambino inizia a piangere in maniera inconsolabile la sera?

Contemporaneamente all’acquisizione di un ritmo circadiano e all’adattamento al ciclo luce-buio, il bambino, che passa una giornata calma e regolare, la sera si innervosisce ed inizia a piangere. Queste fasi vengono comunemente identificate come dolori addominali o coliche gassose del primo trimestre; non sappiamo se effettivamente ci sia un dolore addominale ma è tuttavia chiaro che i bambini che presentano questo disturbo in maniera intensa, saranno dei bambini che avranno probabilmente maggior difficoltà nel sonno. Queste manifestazioni sono legate alla maturazione dei meccanismi che predispongono al sonno e sono la manifestazione della normale fase di iperattività alla fine della giornata che corrisponde al periodo di massima vigilanza dell’adulto; la comparsa tra 3 e 4 settimane di vita di una lunga fase di veglia che si verifica tra le 17 e le 22 è il primo segno che il bambino inizia ad assumere una ritmicità circadiana. In alcuni bambini queste fasi sono lievi e di breve durata, in altri sono prolungate e si possono protrarre a lungo, anche fino a tarda notte; in altri ancora si verificano in orari più tardivi. E’ in questa fase che il ritmo circadiano del bambino si stabilizza ed è perciò estremamente importante controllare questi stati di agitazione; bisogna creare un ambiente tranquillo, poco luminoso, senza stimolazioni ulteriori (tipo cullamento intenso); lasciatelo nel lettino in camera per dargli la possibilità di addormentarsi da solo.

E’ giusto dare da bere o da mangiare ogni volta che piange?

Nelle prime settimane di vita il ritmo del neonato è regolato dai bisogni interni e può essere giusto alimentarlo ad ogni risveglio. Dopo i 4-6 mesi di vita non ha più bisogno di mangiare durante la notte se di giorno fa dei pasti regolari; quindi non si dovrebbe dare da bere o mangiare se si sveglia; la grande quantità di liquidi che alcuni bambini ingeriscono durante la notte, specie se a base di tisane, aumentano la diuresi ed il bambino si bagnerà più spesso, e di conseguenza tenderà a svegliarsi più spesso e a piangere. Oltre al fatto che a lungo andare il biberon diventerà il mezzo esclusivo per addormentarsi e che il bambino si sveglierà perché “è abituato a bere durante la notte”.

E’ giusto usare sciroppi o tisane o erbe per farlo dormire?

No. Sia i “cosiddetti rimedi naturali” che i farmaci sono da evitare sotto i due anni di età. Spesso non risolvono il problema o questo si ripresenta una volta interrotta la somministrazione. Possono dare un effetto paradosso, cioè eccitare invece di calmare. A questa età l’insonnia nella maggior parte dei casi è legata ad un mancato adattamento ai ritmi normali o a dei condizionamenti o circoli viziosi che vanno modificati per poter risolvere il problema. Spesso poi si instaurano dei sensi di colpa dei genitori in relazione alla somministrazione di un ipnotico al bambino. Se usati sotto controllo medico possono essere utili, e a volte indispensabili, per poter modificare alcune cattive abitudini.

Esistono fasi dello sviluppo che sono momenti chiave per l’acquisizione di un buon sonno?

Sì. Due momenti dello sviluppo sono estremamente importanti per l’acquisizione di un corretto ritmo circadiano e di un buon sonno.

   1. a 3-4 mesi quando il bambini inizia ad essere influenzato dagli stimoli ambientali e gradualmente si adatta al ciclo luce-buio di 24 ore. Il bambino va esposto alla luce solare di giorno e mantenuto in penombra o al buio la notte; vanno ridotti gli stimoli esterni mentre spesso la sera, con il papà e la mamma che ritornano a casa dal lavoro, diventa invece una occasione di eccitazione e di gioco. Cercate di stabilire degli orari fissi per l’addormentamento e per il risveglio.

   2. a 8-9 mesi compare l’angoscia dell’estraneo e aumenta l’ansia di separazione: è una fase evolutiva normale del bambino che si accompagna ad aumento fisiologico dei risvegli (vedi la sezione sull’ansia di separazione)

Cosa fare se il bambino ha difficoltà ad addormentarsi?

Cerca di instaurare un rituale fisso, che il bambino associerà con il momento per rilassarsi ed andare a dormire. Cantare una ninna-nanna o effettuare le operazioni di pulizia, (bagnetto, cambio pannolino, ecc.) possono costituire un buon segnale per il bambino. Cercate sempre di metterlo nel lettino o nella culla ancora sveglio. Lasciate il tempo al bambino di addormentarsi da solo. Gia intorno ai 4-6 mesi si può iniziare con queste pratiche. Il muoversi o piagnucolare o vocalizzare non significa che il bambino sia sveglio o voglia essere preso in braccio; in questo caso l’attesa per vedere quello che succede è fondamentale: bisogna dare il tempo al bambino di farci capire cosa vuole. Spesso (si spera) il bambino si addormenterà da solo senza aiuto. Se le difficoltà persistono e il bambino “lotta contro il sonno” si può adottare la tecnica dell’estinzione graduale (vedi sezione sui risvegli notturni).

Cosa fare se il bambino ha l’angoscia di separazione (paura di addormentarsi e separarsi dalla madre)?

Intorno agli 8-9 mesi si verifica un aumento fisiologico dei risvegli notturni in relazione alla fase di sviluppo chiamata “angoscia dell’estraneo” che corrisponde ad una angoscia di separazione dalla madre. Il b. piange e si dispera se la madre è distante da lui e cerca continuamente il contatto visivo o fisico. E’ un momento estremamente importante anche per acquisire un buon sonno.
Si può adottare la tecnica del “minimal checking” che consiste nell’instaurare il solito rituale per l’addormentamento e lasciare la stanza ma tornare a controllare il bambino ogni 2-3 minuti, anche se non piange o chiama; quando si entra nella stanza bisogna tranquillizzarlo parlandogli dolcemente e uscire di nuovo dalla stanza, senza aspettare che si addormenti; si deve continuare fino a che non si addormenta. La stessa tecnica va adottata durante i risvegli notturni, ma vedrete che non sarà necessario fare molti controlli notturni.

Cosa fare per i risvegli notturni?

E’ estremamente difficile adottare delle tecniche perché ogni bambino e ogni genitore hanno un diverso modo di comportarsi al momento dell’addormentamento e dei risvegli notturni; pertanto ogni intervento va individualizzato sulla singola coppia genitore-bambino. Oltre al minimal checking, una tecnica generale può essere quella dell’estinzione graduale. Questa consiste nel cercare di ottenere il comportamento desiderato tramite piccole conquiste successive, come abituare il bambino alla progressiva distanza dai genitori al momento di andare a letto o durante i risvegli.
Se il bambino comincia a piangere o a chiamare, aspettate 30 secondi poi entrate nella stanza tranquillizzatelo con il minimo di interazione reciproca ed uscite dalla stanza quando il bambino è ancora sveglio. Ad ogni chiamata successiva allungate progressivamente l’intervallo di tempo passando a 1 minuto, poi 2 minuti e così via, finché il bambino si addormenta da solo. La notte successiva raddoppiate il tempo di attesa e continuate così. Dopo una settimana le cose dovrebbero migliorare. Mettete sempre una piccola luce e date la possibilità al bambino di controllare l’ambiente circostante. Non fatevi venire i sensi di colpa perché il bambino piange e voi non intervenite. Non creerete nessun trauma psicologico al vostro figlio. Se sarete costanti otterrete il risultato aspettato.

ottobre 31, 2012autore Angelo Vigliotti
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Sviluppo Infantile

Prevenire gli incidenti

Nei paesi occidentali, gli incidenti sono la prima causa di morte tra 1 e 14 anni, e se per lungo tempo se ne è parlato come di qualcosa di casuale e di imprevedibile, oggi tutti concordano nell’affermare che

gli incidenti del bambino sono prevedibili e prevenibili

Sotto l’anno, gli incidenti sono comunque frequenti, ma non raggiungono il primo posto tra le cause di morte solo perchè è molto alta la frequenza di morte per motivi naturali, legati soprattutto alla gravidanza e al parto.
D’altra parte, il bambino è meno soggetto ad incidenti mortali rispetto all’adulto: infatti questi va incontro, sulla strada, aulo, sport, sul lavoro, ad incidenti molto più cruenti. Si stima però che, per un incidente mortale nell’infanzia, altri mille, pur non così gravi, comportano comunque un pesante pedaggio in termini di menomazioni permanenti, ricoveri ospedalieri (il 20% del totale dei ricoveri ospedalieri è dovuto a incidenti) e cure mediche. Se non bastasse si pensi che, su 100.000 bambini …

    *
      3 muoiono a causa degli incidenti
    *
      5 restano invalidi permanenti
    *
      100 devono essere ricoverati
    *
      1000 devono consultare il medico
    *
      2500 sono vittime di incidenti anche lievi

Maschi e femmine sono colpiti allo stesso modo solo sotto l’anno di vita; poi, 2 incidenti su 3 coinvolgono i maschi (ma tra 10 e 14 anni, la percentuale sale al 78%!): questi, infatti, tendono ad avere comportamenti più rischiosi. Sono particolarmente a rischio il pomeriggio e le ore intorno ai pasti (probabilmente per l’allentarsi dell’attenzione da parte dei genitori),.
La gran parte degli incidenti mortali dell’infanzia (circa il 50% del totale), avviene sulla strada, coinvolgendo bambini e adolescenti soprattutto come pedoni, meno come conducenti (di bici o ciclomotori). Seguono gli annegamenti (20% delle morti per incidenti), le cadute e gli urti, il soffocamento, la folgorazione. Gli incidenti domestici, se provocano meno frequentemente la morte rispetto agli incidenti stradali, sono però altrettanto numerosi e comportano anch’essi conseguenze e disagi pesanti
E’ stato notato che la predisposizione al rischio non è costante nel tempo, ma oscilla periodicamente in relazione alle varie fasi dello sviluppo psico-fisico del bambino. Nella storia di un bambino esistono quindi dei periodi “ad alto rischio”, durante i quali possono , con maggior frequenza, verificarsi incidenti.
In generale, nel 1° anno di vita il bambino è più soggetto ad incidenti nell’ambiente domestico (avvelenamenti, ustioni, soffocamento, traumi). Nelle età successive il bambino rimane vittima di incidenti soprattutto come pedone: il gruppo di età più colpito è quello tra 5 e 9 anni (l’età dell’asilo e dei primi anni della scuola elementare).

 

Perchè il bambino incorre facilmente in incidenti?

 

L’incidente è il frutto di un insieme di evenienze sfavorevoli che, ad un certo punto, portano al danno: nell’infanzia ciò si verifica quando un bambino (cioè una persona che non ha ancora completato il suo sviluppo fisico e intellettivo, ha delle limitate esperienze di vita, è incosciente dei rischi e non ha, il più delle volte, un’educazione adeguata) viene a trovarsi in un ambiente pericoloso. E le occasioni per lui sono frequenti: è stato detto, infatti, che “il bambino vive in un mondo adulto, progettato dagli adulti per gli adulti”

 

    
  Prevenzione: in ordine alfabetico

 

 

Accendino: Riponetelo in luoghi inaccessibili al bambino
Altalena: Deve essere robusta, fissata stabilmente, non collocata in posizione pericolosa, possibilmente con un recinto che impedisca ad altri bambini di avvicinarsi frontalmente o di dietro
Animali domestici: Non lasciate mai solo il bambino piccolo in compagnia di un cane, soprattutto se di grossa taglia
Antiparassitari. Riponeteli in luoghi inaccessibili e in contenitori a chiusura ermetica e con etichetta ben leggibile. Non applicateli su superfici con cui il bambino può venire a contatto.Non applicateli mentre il bambino è in giardino
Anti-tarme: Controllate sempre che non ne rotolino fuori dagli armadi quando li aprite. Non utilizzateli negli armadi della camera del bimbo
Arriccia capelli: Insegnate al bambino a non toccare apparecchi elettrici mentre è nella vasca o comunque con le mani bagnate. Non lasciate apparecchi elettrici con la spina inserita o a portata di bambino
Auto in sosta: Insegnate al bambino a non giocare o nascondersi dietro automezzi in sosta
Bagagliaio
: Non lasciatelo aperto o comunque accessibile al bambino. Se la vostra auto è un modello SW, non ponete oggetti pesanti al di sopra del livello dello schienale. Se la vostra auto è un modello SW, chiudete l’apposita tendina separatrice dall’abitacolo

Balconi: La balaustra deve essere sufficientemente alta, a sbarre verticali e non orizzontali, per non favorire la scalata del bambino; in caso contrario, provvedete a rialzarla o a rivestirla con una rete. La distanza tra una sbarra e l’altra e tra le sbarre e il pavimento deve essere tale da non consentire che il bambino vi si incastri con la testa. Non lasciate sul balcone sedie, sgabelli, scalette, tavolini, biciclette, fioriere o quant’altro possa servire al bambino per scavalcare la balaustra. Insegnate al bambino a non gettare oggetti giù dal balcone; se è troppo piccolo per capirlo, applicate alla balaustra una rete protettiva a maglia fine
Barbecue: Tenete lontano il bambino mentre utilizzate il barbecue. Terminato l’utilizzo, spegnetelo e rendetelo inaccessibile al bambino. Non utilizzate alcool o altro liquido facilmente infiammabile per attizzare il fuoco. Tenete sempre un estintore a portata di mano
Bicicletta : In bicicletta, il bambino deve essere trasportato nell’apposito seggiolino, dotato di poggiatesta e poggiapiedi, altrimenti i piedini potrebbero incastrarsi nei raggi e causare cadute molto pericolose per lui e per voiE’ bene insegnare al bambino, per gradi e secondo l’età, le regole della strada, cominciando con le più semplici (il semaforo, i segnali). Ricordate che per una buona educazione stradale del bambino è fondamentale il vostro buon esempio.
Non fate andare in bicicletta vostro figlio da solo in strade con traffico d’auto prima dei 7-8 anni di età: il traffico di una città è molto pericoloso e complicato per un bambino. Fate indossare il caschetto protettivo al ragazzo che gira in bicicletta. Date a vostra volta il buon esempio …
Borsetta: Non lasciatela a portata del bambino: può contenere farmaci o oggetti pericolosi
BoxIl box deve essere stabile (scuotendolo, non deve traballare). Snodi e parti dure devono essere imbottiti. La rete di rivestimento deve essere a maglie fitte (per evitare che vi si incastrino le dita del bambino), alta almeno 60 cm dal fondo
Caminetto: Disponete davanti una recinzione o un parascintille per evitare che il bambino si ustioni. Non lasciate giocattoli o oggetti infiammabili vicino al camino
Cancelli esterni: Utilizzate serrature a prova di bambino. La struttura deve essere a sbarre verticali, per evitare che il bambino si arrampichi. Per i cancelli automatici, installate fotocellule e dispositivi di sicurezza per l’arresto del movimento
Cantina     Si tratta di un luogo tanto interessante quanto pericoloso per il bambino: tenetela rigorosamente chiusa a chiave
Carrelli con ruote:Utilizzate carrelli con fermo di sicurezza
Carrozzina:    Fate attenzione, mentre attendete di attraversare la strada, a non sporgere la carrozzina oltre il marciapiede.
Cassetti:     Nell’acquisto di un mobile, assicuratevi che i cassetti siano dotati di fermo a fine corsa. Altrimenti, applicatelo. Se il cassetto contiene oggetti potenzialmente pericolosi, applicate il fermo di sicurezza
Cinture: Non lasciatele a portata di bambino
Cisterne:     Dotatele di chiusure di sicurezza
Coltelli e strumenti appuntiti
: Non appoggiateli vicino ai bordi dei piani di lavoro o comunque in luoghi accessibili al bambino. Mettete il fermo di sicurezza al cassetto delle posate

Cosmetici: Riponeteli in un armadietto posto in alto e dotato di fermo di sicurezza
CordaNon lasciatela a portata del bambino
Cotton fiocRiponeteli in luogo inaccessibile al bambino e non lasciatene in giro di usati. Non fatevi vedere dal bambino mentre li usate. Non utilizzateli per la pulizia delle orecchie del bambino
Culla: Il cuscino deve essere del tipo antisoffoco, alto da 2 a 4 cm, in gommapiuma, con fori di areazione. Fate dormire il bambino preferenzialmente sul fianco. Pigiama, lenzuola e coperte devono essere fatti di tessuto non infiammabile
Detersivi
: Riponeteli in un armadietto posto in alto, oppure dotato di fermo di sicurezza.Non lasciate mai il contenitore, anche se lo state utilizzando, alla portata del bambino. Utilizzate prodotti dotati di tappo di sicurezza. Non travasate un detersivo in bottiglie di bibite o di acqua minerale, neppure se ne specificate il contenuto con un’etichetta!

Diserbanti: Riponeteli in luoghi inaccessibili e in contenitori a chiusura ermetica e con etichetta ben leggibile. Non applicateli su superfici con cui il bambino può venire a contatto. Non applicateli mentre il bambino è in giardino
 Doccia:     Mettete sul fondo un tappetino o appositi adesivi antisdrucciolo. Attenzione all’uso degli oli da bagno: rendono il fondo molto scivoloso!. Insegnate al bambino a non usare da solo i rubinetti. Regolate l’acqua del boiler ad una temperatura non superiore a 50°C
Elettrodomestici: Staccate la spina dopo averli usati. Non lasciate il filo penzolante:il bambino potrebbe così tirarsi addosso l’apparecchio
Non maneggiateli con le mani bagnate
Falcetti, altri oggetti taglienti: Riponeteli in luogo inaccessible al bambino
Fasciatoio: Non lasciate mai solo il bambino sul fasciatoio.Le dimensioni minime del fasciatoio sono 60 x 80. Disponetelo in un angolo della stanza
Ferro da stiro: Non lasciatelo a raffreddare a terra o comunque dove il bambino può arrivare
Fiammiferi: Non lasciateli in punti accessibili. Utilizzate, se possibile, fiammiferi “di sicurezza”, che si accendono solo se sfregati contro superfici particolari
Finestre:  Applicate alle ante il “bloccafinestre”, che non consente loro di aprirsi più di tanto. Non lasciate sedie, sgabelli, tavolini o scalette vicino alla finestre. State molto attenti quando vi affacciate alla finestra col bambino in braccio; non lasciate che questo venga fatto da un fratellino più grande. Se i vetri non sono infrangibili, meglio applicare una pellicola protettiva, che impedisca al vetro di spaccarsi se il bambino vi picchia contro. Applicate comunque sui vetri degli adesivi, che aiutino a vederli
Finestrini auto:  Non lasciate che il bambino apra il finestrino oltre metà apertura, nè che si sporga o protenda le braccia mentre viaggiate
Lasciateli semiaperti se fa caldo, soprattutto se siete in sosta. D’estate, applicate tendine frangisole
Fornellino anti-zanzare: Non lasciatelo in punti accessibili al bambino, che potrebbe ingerire la pastiglietta
Forno: Utilizzarlo solo quando il bambino non può accedervi
 Funghi: Estirpateli non appena crescono in giardinoInsegnate al bambino a non toccarli e a non portarli alla bocca. Garage     Si tratta di un luogo tanto interessante quanto pericoloso per un bambino: tenetelo chiuso a chiave
 Giochi: Se avete bambini piccoli, non lasciate (e non fate lasciare in giro dai fratelli più grandi) oggetti o giochi di piccole dimensioni o divisibili in piccoli frammenti, o comunque “non adatti a bambini di età inferiore a 36 mesi”
Girello: Scegliete un modello a base ampia, verniciata con prodotti atossici, bloccabile con dispositivi di sicurezza. Il paraurti deve essere robusto e distante dal pavimento almeno 5 cm o viceversa “a filo” (per evitare che i piedi dei fratelli o dei genitori possano rimanervi incastrati)
Gomme da masticare:     Non datele a bambini di età inferiore a 3 anni. Anche in caso di bambini più grandicelli, raccomandate loro di non masticarle mentre corrono o sono in auto
Impianto di riscaldamento:
Preferibile quello centralizzato o autonomo, con caldaia esternaDa evitare gli apparecchi a fiamma libera (stufe a kerosene, caldaiette interne a gas, stufe a legna,ecc), perchè consumano ossigeno e comportano il rischio di intossicazione da ossido di carbonio.Nel caso queste soluzioni siano inevitabili, rispettate accuratamente le raccomandazioni in termini di ricambio dell’aria e di manutenzione degli apparecchi, che vanno comunque posti in punti non accessibili al bambino e lontani da giocattoli, tendaggi e quant’altro possa facilmente prendere fuoco. Tenete a disposizione per ogni evenienza e in buono stato di efficienza uno o più estintori a schiuma

Impianto elettrico:      Deve essere dotato di messa a terra e salvavita: se non lo è, adeguatelo alle norme vigenti. Le prese vanno coperte con appositi “copripresa”, (del tipo “a prova di bambino”). Eventuali fili “volanti” debbono essere fatti passare in apposite canaline o fissati a muro, comunque non essere lasciati alla portata del bambino
Infant-sit:  Deve essere stabile e indeformabile, provvisto di piedini antiscivolo e cintura di sicurezza; alcuni sono provvisti di gancio di sicurezza anti-caduta                                                  
Lampade: La lampadina non deve essere accessibile al bambino. Insegnate al bambino a non coprire la lampada con fogli di carta o di plastica o vestiti
Letti a castello: Possibilmente evitate di acquistarli. Non lasciate che i bambini piccoli salgano sul letto più alto. Non lasciate che i bambini saltellino sul letto
Lettino:  Passate il bambino dalla culla al lettino già dal 3° mese di vitaLa distanza tra le sbarre del lettino deve essere non inferiore a 6 cm e non superiore a 7.5 cm. Le sponde del lettino devono avere un’altezza effettiva di almeno 60 cm e, se scorrevoli, devono possedere un sistema di regolazione munito di fermo di sicurezza; se completamente abbassate, devono avere un’altezza di almeno 20 cm oltre il materasso. Abbassate le sponde e passate al letto normale non appena il bambino dimostra di riuscire a scavalcarle. Il cuscino deve essere del tipo antisoffoco, alto da 2 a 4 cm, in gommapiuma, con fori di areazione Gli angoli del lettino devono essere arrotondati; deve essere presente un paracolpi imbottito, lavabile, che non si strappi. Il materassino deve essere delle stesse dimensioni del lettino, per evitare che il bambino vi resti intrappolato. In caso di modello “da campeggio”, assicuratevi che sia provvisto di blocco di sicurezza, che ne impedisca l’improvvisa chiusura. Non lasciate che il bambino vada a letto con collane o corde, o sacchetti di plastica intorno al collo. Fate dormire il bambino preferenzialmente sul fianco. Pigiama, lenzuola e coperte devono essere fatti di tessuto non infiammabile
Lettone:      Attenzione a non soffocare inavvertitamente il bambino col vostro corpo dormendo insieme nel lettone
Liquidi caldi: Non metteteli mai vicino ai bordi dei piani di lavoro. Non bevete mai il caffè o il tea o la camomilla con il bambino in braccio
Se state cucinando o portando in tavola qualcosa, separate la zona lavoro dalla zona gioco, ad esempio mediante un recinto mobile
Marciapiede:      Insegnate al bambino a non camminare in equilibrio sul bordo del marciapiede. Insegnategli anche a darvi la mano quando voi glielo chiedete, e a non abbandonare mai il marciapiede da solo.
Medicinali: Riponeteli in un armadietto posto in alto e dotato di fermo di sicurezza. Non lasciate confezioni appena usate in luoghi accessibili
Mela:      Non lasciate in mano al bambino piccolo uno spicchio di mela: potrebbe staccarsi un frammento e soffocarlo. Molto meglio la pera o la banana, di consistenza più molle
Micropile:      Non lasciatele a portata di bambino: sono altamente tossiche, se ingerite!
Mobili: Fissate al muro quei mobili che consentono al bambino di arrampicarsi
 Muretti: Applicate recinzioni protettive
Noccioline:      Non datele da mangiare al bambino di età inferiore a 3 anni; molto facilmente scivolano in gola, col rischio di soffocarlo. Anche nel bambino più grandicello, raccomandategli di non mangiarle correndo o in auto
Paletti di sostegno per pianteL’altezza deve essere di almeno 120 cm. Copritene l’estremità con un vasetto
Passeggino: Tenete il bambino legato con le cinture di sicurezza. Fate attenzione, mentre attendete di attraversare la strada, a non fare sporgere il passeggino dal marciapiede. Applicate il freno di sicurezza alle ruote durante le soste
Pattini:      Fate indossare al bambino polsiere, ginocchiere e paragomiti
Pavimenti:      Se il pavimento è particolarmente liscio, evitate di passare la cera. Dotate i tappeti di retine antisdrucciolo
Phon
: Insegnate al bambino a non toccare apparecchi elettrici mentre è nella vasca o comunque con le mani bagnate. Non lasciate apparecchi elettrici con la spina inserita o a portata di bambino
Piano di cottura
: . Fissate al muro il coperchio del piano di cottura. Applicate al bordo un’apposita rete protettiva. Utilizzate preferibilmente i fornelli posteriori, meno accessibili. Tenete i manici delle pentole girati verso l’interno. Non incassate il piano di cottura su cassettiere, che consentono al bambino di arrampicarsi. Utilizzate manopole del gas che si aprono e si chiudono solo col doppio sistema (a pressione e rotazione). Non lasciate sedie o sgabelli in prossimità del piano di cottura

Piante:      Molte piante, da appartamento e non, contengono sostanze dannose, per ingestione (avvelenamento, talora con conseguenze mortali anche per piccole quantità ingerite) o per contatto. Per ulteriori dettagli, consultate la scheda “Precauzioni generali”
Piscina: Recintatela, in modo che il bambino non possa accedervi autonomamente. Sorvegliate costantemente un bambino in vicinanza della piscina o in acqua, anche se in compagnia di bambini più grandi
Piscinetta gonfiabile: Non lasciatela mai piena alla fine del bagno, se il bambino è in giardino; in alternativa copritela con un telo robusto e inamovibile
Porta del box: Non lasciate l’apertura a metà. Se l’apertura è automatizzata, installate fotocellule e frizioni di sicurezza
Porte:      Preferite le maniglie arrotondate a quelle di forma allungata e a spigoli appuntiti, per il rischio di traumi. Un utile accessorio è il dispositivo che impedisce alla porta di sbattere violentemente, consentendole al tempo stesso di essere chiusa se accompagnata
La porta di ingresso deve essere dotata di chiusura a prova di bambino
Portiere: Scegliete se possibile veicoli con le portiere posteriori apribili solo dall’esterno. Attenzione alle dita del bambino quando chiudete la portiera, sia dove la portiera si chiude, sia in corrispondenza della cerniera. Insegnate al bambino a scendere dal lato del marciapiede
Pozzi:     Dotateli di chiusura di sicurezza
Rasoio da barba, altri oggetti taglienti: Riponeteli in luogo inaccessibile al bambino
Rasoio elettrico: Insegnate al bambino a non toccare apparecchi elettrici mentre è nella vasca o comunque con le mani bagnate. Non lasciate apparecchi elettrici con la spina inserita o a portata di bambino
Recinzioni: La struttura deve essere a sbarre verticali, non troppo vicine nè troppo lontane (per evitare che il bambino vi si incastri con la testa)
Ripostiglio:     Si tratta di un luogo tanto interessante quanto pericoloso per un bambino: tenetelo chiuso a chiave
Sabbia: Insegnate al bambino a non sfregarsi gli occhi con le mani sporche di sabbia e a non tirare la sabbia agli altri bambini
Sacchetti di plasticaRiponeteli in luogo sicuro,non alla portata del bambino
 Scaldabagno a gas: Evitatene se possibile l’installazione. Se non ne potete fare a meno, seguite scrupolosamente le racomandazioni sul ricambio d’aria e sulla manutenzione
Scale:
Applicate cancelletti di sicurezza all’inizio delle scale

Sedie a sdraio: Non lasciate che il bambino le apra e le posizioni da solo
Seggiolino: Mettete sempre il bambino nell’apposito seggiolino (v. “In automobile” per i dettagli). Controllate periodicamente che il seggiolino sia ancorato bene. Se lasciate la macchina al sole, controllate sempre che le fibbie non scottino prima di rimettere il bambino seduto nel seggiolino
Seggiolone: La struttura deve essere robusta e stabile, con ampia base di appoggio.Se richiudibile, deve essere provvisto di blocco di sicurezza (per evitare chiusure accidentali).Gli spigoli devono essere smussati e le viti incassate.Eventuali ruote devono essere bloccabili con i freni. Deve essere provvisto di cinture robuste e “di sicurezza” (cioè sganciabili solo con doppio movimento). Quando il bambino siede sul seggiolone, agganciate le cinture
SigaretteNon lasciate in giro mozziconi di sigaretta, soprattutto se accesi. Non lasciate il giro il pacchetto di sigarette: bastano 2 cm di tabacco di sigaretta per causare un grave avvelenamento!
Skate board     Fate indossare al bambino casco, polsiere, paragomiti e ginocchiere
Soffitta     Si tratta di un ambiente tanto interessante quanto pericoloso per un bambino: tenetela chiusa a chiave
Stufetta ad aria: Insegnate al bambino a non toccare apparecchi elettrici mentre è nella vasca o comunque con le mani bagnate. Non lasciate apparecchi elettrici con la spina inserita o a portata di bambino. Azionate la stufetta ad aria prima e non durante il bagno
Superalcoolici: Riponeteli in un armadietto con fermo di sicurezza
Talco: Riponetelo in luogo inaccessibile al bambino. Non lasciatelo in mano al bambino durante e dopo il bagno
Tappetino: Utilizzate un modello antisdrucciolo o applicate la retina antisdrucciolo
Tavolo: Non usate tovaglie ampie, cui il bambino possa attaccarsi e tirarsi così tutto addosso. Mettete le pentole e gli alimenti caldi al centro
Televisione, oggetti pesanti: Disponeteli in luoghi da cui il bambino non possa tirarseli addosso
Tosaerba: Non lasciate che il bambino vi gironzoli intorno mentre tosate l’erba
Umidificatore: Preferite quelli a vapore freddo. Collocatelo in punti non accessibili al bambino
Vasca da bagno: Non lasciate mai soli i bambini nella vasca da bagno (possono annegare in 10 cm d’acqua e in pochi secondi!). Mettete sul fondo un tappetino o appositi adesivi antisdrucciolo.Attenzione all’uso degli oli da bagno: rendono il fondo della vasca molto scivoloso!
Insegnate al bambino a non usare da solo i rubinetti. Regolate l’acqua del boiler ad una temperatura non superiore a 50°C

ottobre 31, 2012autore Angelo Vigliotti
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Sviluppo Infantile

Il bambino e la televisione

Il bambino e la televisione

I mass media, ed in particolare la TV, hanno cambiato drasticamente le abitudini, l’organizzazione del tempo ,le modalità educative e relazionali all’interno delle famiglie dei paesi industrializzati.

Da numerose ricerche emerge che, in Italia, i bambini in età prescolare guardano la televisione in media due ore e mezza al giorno, con punte fino a cinque ore . Tale dato appare ancora più’ preoccupante sapendo che per la maggior parte del tempo i bambini guardano la televisione da soli e che il gioco e lo studio si vedono dedicato un tempo inferiore a quello passato davanti allo schermo.

La cattiva qualità dei programmi televisivi nelle ore più utilizzate dai piccoli spettatori contribuisce ad accrescere le generali preoccupazioni.

A dieci anni di età, in media ogni bambino ha già visto in TV migliaia di ore di spettacoli con contenuti spesso violenti da cui possono derivare conseguenze a volte drammatiche nel processo di formazione della personalità.

Il bambino infatti può arrivare a confondere la violenza vera con quella televisiva, a identificarsi in personaggi violenti e a considerare l’aggressività come il modo migliore per gestire le situazioni in cui viene a trovarsi in difficoltà ; può trovarsi davanti a messaggi che, anziché rafforzare i valori, ampliare la conoscenza e sviluppare le capacità critiche, possono incrementare atteggiamenti distruttivi per se stesso e per gli altri .

In alcuni casi il bambino può perfino arrivare ad attribuire alla televisione il ruolo di genitore sostitutivo di quelli esistenti e insoddisfacenti.
La solitudine e l’abbandono li inducono a cercare nella televisione conforto e compagnia. Ma questo isolamento emotivo comporta il rischio di indurire il loro carattere e di rendere difficile il fluire della loro affettività.

D’altro canto non si può negare che la TV possa favorire la crescita e l’educazione, informare e persino formare attraverso programmi di qualità. Basti pensare al telegiornale per i ragazzi, a trasmissioni che in forma documentaristica o animata trattano temi di storia , di geografia o di scienze naturali ;ad alcuni programmi di intrattenimento pomeridiani molto ben fatti che si propongono obiettivi cognitivi, logici e linguistici.

La valenza positiva o negativa della televisione nella crescita dei bambini dipende dunque dalla qualità e dai contenuti delle trasmissioni cui vengono esposti, oltre che dal tempo che trascorrono davanti al video.

Abitudini Televisive

La presenza della televisione nella vita dei bambini è piuttosto invadente, e non solo come quantità di ore al giorno, ma anche come frequenza di esposizione.
La percentuale più elevata (27% di bambini tra i 3 e i 10 anni, secondo una ricerca condotta dall’Eurispes su 2.000 soggetti nel 2000) riguarda la visione televisiva in due momenti, presumibilmente dopo pranzo e prima di cena. Ma il secondo posto ex-aequo è assegnato alla visione in tre momenti e quattro e più momenti (rispettivamente il 24,5 e il 24,3%).
Una larga parte di questi bambini guarda la televisione da solo (circa il 30%) o con fratelli e sorelle (circa il 28%); una piccola parte in compagnia dei propri genitori o di coetanei.
A questi dati già piuttosto allarmanti si devono aggiungere le ore che i bambini passano ‘davanti’ al computer o con i videogiochi .

Un altro dato allarmante riguarda il modo e l’ora in cui i piccoli si addormentano. I risultati di una ricerca condotta da ‘TeleMouse’, l’Osservatorio sulla televisione internazionale, su 865 genitori di bambini tra i due e i sei anni sono indicativi (e confermano che televisione e computer sono i compagni più assidui dei piccoli): moltissimi bambini si addormentano cullati dalle voci del piccolo schermo.

I bambini che si addormentano davanti alla Tv costituiscono la percentuale più elevata (circa il 63%); al secondo posto si trovano i videogiochi, al terzo posto si piazzano i giochi tradizionali, e ultime classificate, con molto distacco, si trovano la ninna nanna e il racconto delle favole.
L’ora in cui i piccoli si addormentano tende a spostarsi in avanti: una grossa fetta addirittura dorme dopo le dieci e trenta.
Anche il ‘luogo’ del sonno, o almeno dell’addormentamento, cambia rispetto al passato. Solo il 17% dei bambini si addormenta nel proprio lettino, moltissimi crollano sul divano durante la trasmissione di spettacoli rivolti ad un pubblico adulto.

Televisione e computer

Il personal computer è sempre più spesso e più precocemente utilizzato anche da bambini , ma le ore che riguardano l’utilizzo del computer vanno a sostituire quelle relative alla televisione o ad integrarle?

La visione più ottimistica dice che oggi i bambini sono più fortunati perché possono scegliere se guardare la televisione o giocare con il computer, sottolineando la preferibilità di quest’ultimo a causa del suo carattere ‘interattivo’ e dunque stimolatore di quella fantasia che la televisione invece narcotizza.
Gli ottimisti, insomma, interpretando il computer come alternativa (felice) alla televisione si schierano a favore dell’integrazione con la speranza chele ore trascorse solo davanti alla televisione vengano divise tra questa e il computer (che consente anche utilizzi diversi dal gioco: studio, internet, consultazione di Cd-Rom).

I pessimisti temono invece che il tempo dedicato al computer, nella maggior parte dei casi, si vada a sommare al tempo della visione televisiva.
Ricordano poi che l’interattività è un’illusione in quanto la macchina offre una libertà fasulla fatta da molteplici possibilità predefinite e predeterminate al posto di una sola sequenza di avvenimenti.

Ricerche mirate a rilevare il rapporto tra le ore passate in compagnia della televisione e quelle del computer sembrano confermare i timori dei pessimisti: tra i bambini che giocano con il computer, insieme a coloro che non ne fanno uso, si riscontra la più alta percentuale di bambini che trascorrono più di cinque ore davanti alla televisione.
Al contrario i bimbi che utilizzano il computer soprattutto per la consultazione di Cd-Rom, sono quelli che passano meno tempo a guardare la televisione (quasi il 50% guarda la televisione per circa un’ora, più del 40% tra le due e le tre ore).

La TV in famiglia

Le motivazioni che spingono i bambini a guardare la televisione sono completamente diverse dalle motivazioni che spingono gli adulti. Questi ultimi cercano uno svago, una distrazione; i bambini invece guardano la televisione per capire il mondo, proprio come fino ad alcuni decenni fa guardavano gli adulti nelle loro attività di lavoro e gioco per apprendere e acquisire quelle attitudini necessarie ad inserirsi nella società.

Gli effetti della televisione nella crescita di un bimbo quindi, non dipendono tanto dal mezzo ma piuttosto da come viene utilizzato. E’ l’utilizzo che se ne fa a sfruttarne le potenzialità positive o ad ampliarne i possibili effetti negativi.

Prendiamo in considerazione le nostre famiglie; spesso si vive una vita frenetica: i genitori devono rispettare gli orari di lavoro, conciliare gli orari dei figli, legati alla scuola e a sempre più numerose attività extrascolastiche, cercare di trovare qualche spazio per se stessi.

Nella maggior parte dei casi i membri della famiglia si trovano riuniti per cena e in compagnia della televisione; papà e mamme, stanchi della lunga giornata lavorativa, hanno il desiderio di rilassarsi, di ascoltare le notizie del giorno al telegiornale o vedere un programma di “evasione”; i figli però pretendono di vedere programmi adatti a loro, cosicché spesso, per ovviare al problema, in una casa ci sono più apparecchi televisivi in stanze diverse.

Sul piano educativo l’esito più grave di questa organizzazione riguarda la diminuzione di momenti dedicati alla comunicazione ed all’ascolto, allo scambio di opinioni e di idee, alla presentazione dei problemi personali.

ottobre 31, 2012autore Angelo Vigliotti
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Sviluppo Infantile

Incoraggiamento alla lettura

Incoraggiamento alla lettura
( nei bambini piccoli e grandi)

 

Per motivare i bambini a leggere è nato  il progetto ” nati per leggere”
In che cosa consiste il progetto Nati per leggere
Apprendere l’amore per la lettura attraverso un gesto d’amore: un adulto che legge una storia.
È questo il cuore del progetto Nati Per Leggere: promuovere una tutela del bambino più ampia in nome del suo diritto ad essere protetto non solo dalla malattia e dalla violenza ma anche dalla mancanza di adeguate occasioni di sviluppo affettivo e cognitivo.

Nati per leggere è promosso dall’alleanza tra bibliotecari e pediatri. L’Associazione Culturale Pediatri – ACP riunisce tremila pediatri italiani con fini esclusivamente culturali. L’Associazione Italiana Biblioteche associa oltre quattromila tra bibliotecari, biblioteche, centri di documentazione, servizi di informazione operanti nei diversi ambiti della professione.
Al progetto nazionale partecipa il Centro per la salute del bambino – ONLUS con sedi a Trieste, Napoli, Palermo, che ha come fini statutari attività di formazione, ricerca e solidarietà per l’infanzia. Le tre associazioni nazionali – operanti su base volontaria e senza fini di lucro – intendono promuovere la pratica della lettura ai bambini fin dai primi anni di vita come opportunità fondamentale di sviluppo della persona.

“La voce della madre, del padre (del maestro) ha una funzione insostituibile. Tutti obbediamo a questa legge, senza saperlo, quando raccontiamo una favola al bambino che ancora non sa leggere… Si tratti delle novelle di Andersen o della vita degli insetti, di Pinocchio o di Verne, e magari – eccezionalmente – di Paperino e Paperon de’ Paperoni, quel che conta nella lettura comune non muta la sostanza: è la promozione del libro da mero oggetto di carta stampata a “medium” affettuoso, a momento di vita”. Ce lo ha insegnato Gianni Rodari: un modo per insegnare ad odiare la lettura è “rifiutarsi di leggere”.

La stimolazione e il senso di protezione che genera nel bambino il sentirsi accanto un adulto che racconta storie già dal primo anno di vita e condivide il piacere del racconto è impareggiabile.
Il beneficio che il bambino trae dalla lettura a voce alta, operata in famiglia in età prescolare, è documentato da molti studi; favorisce il successo scolastico in quanto i bambini iniziano a confrontarsi con il linguaggio scritto attraverso il quotidiano contatto con la lettura mediato dai loro genitori.
La qualità di queste esperienze precoci influisce sul loro linguaggio e sulla capacità di comprendere la lettura di un testo scritto all’ingresso a scuola. L’incapacità di leggere a scuola è causa di disagio che porta a frustrazione e riduzione dell’autostima e può contribuire ad aumentare il rischio di disagio scolastico.

L’alleanza tra pediatri e bibliotecari nasce dall’esigenza della società civile di sostenere concretamente lo sviluppo dell’abitudine di leggere ai bambini dall’età prescolare.
I pediatri – in particolare i pediatri di famiglia ma anche i pediatri operanti nelle ASL, nei consultori, nei reparti ospedalieri – si rendono disponibili a sensibilizzare i genitori sull’utilità della lettura ai bambini fin dalla più tenera età, nel rispetto delle diverse tappe della crescita.
I bibliotecari da parte loro aiutano i genitori a formarsi un proprio repertorio di letture da condividere con i loro bambini. Promuovono la conoscenza delle proposte di lettura adatte ai bambini più piccoli, mettono a disposizione per il prestito e la lettura in biblioteca una raccolta di libri per bambini tra 0 e 6 anni, invitano i genitori ad usare sistematicamente tali risorse partecipando alle iniziative che accompagneranno il progetto.

 

 

I libri per bambini da 0 a 5 anni

La bibliografia presentata nelle schede successive, aggiornata ai primi mesi del 2001, è stata curata da Nicoletta Bacco (Biblioteca Classense di Ravenna), Nives Benati (Sezione Ragazzi della Biblioteca Trisi di Lugo), Tatiana Fabbri (Biblioteca Righini Ricci di Conselice), Daniela Simonini (Biblioteca Piancastelli di Fusignano), Maria Laura Troncossi (Biblioteca Orioli di Alfonsine).
Si è preferito indicare un solo titolo per collane anche molto ampie, sono stati privilegiati case editrici e autori meno noti rispetto a quelli più affermati; non sono stati menzionati titoli che hanno fatto la storia dei libri per bambini in favore di percorsi nuovi, limitando a una o due le citazioni di autori e illustratori che avrebbero meritato di riempire pagine e pagine.
Il panorama editoriale italiano più qualificato viene presentato attraverso pochi e selezionati titoli, privilegiando quelli in commercio, con alcune eccezioni per libri non più disponibili sul mercato, ai quali non era possibile rinunciare. Questi libri, contrassegnati da un asterisco, possono essere reperiti nelle biblioteche. I libri sono suddivisi per fasce d’età:

SONO PICCOLISSIMO: libri per bambini fino a 2 anni,

Questi libri sono teneri amici da coccolare
Libri dalle forme insolite da accarezzare, stropicciare, portare in bagno, nel lettino e nel passeggino. Libri a forma di telefono per chiamare la nonna, di morbido cuscino per addormentarsi sulle ninnenanne e di zainetto per passeggiare con le storie in compagnia di un tenero orsacchiotto.
Amadeus va a dormire dalla nonna
Testo e illustrazioni di M. Stanley, Fabbri 1998.
Il bagnetto
Dami, 2000 (Baby book).
Dov’è il mio orsetto?
Testi di F. Watt, illustrazioni di R. Wells, Usborne 2000 (Carezzalibri).
Il libro telefono di Robin
Testi di A. Magoo, illustrazioni di T. Wolf, Dami 2000.
Miaoo! Chi c’è in giardino?
Di S. Cox, Lito 1996 (Teste e code).
Morbida fattoria
Illustrato da B. Paterson, Emme 2000.
Musetti di casa
Illustrazioni e design di W. L. Tong, Mondadori 1998 (I morbidoni).
Nel nido
Illustrazioni di T. Courtin, Motta junior 2000 (I coccolosi).
Pakipaki
EL 2001 (Il mio primo libro).
Suoni nel cuscino
Illustrazioni di L. Rinaldo, Panini ragazzi 1998 (I cuscinotti)
Tocca e gioca con Spotty
Di E. Hill, Fabbri 1997.
Stella stellina
Ninne nanne filastrocche e tiritere, un’altalena tra le braccia, carezze e coccole della voce per dare calore e sicurezza in ogni momento della giornata.
An ghin gò

Di L. Gandini, illustrazioni di N. Costa, Einaudi ragazzi 1996 (Storie e rime).*
Un cuscino tutto mio
Panini ragazzi 1998 (I cuscinotti).
Domani è festa

Di L. Gandini e N. Costa, Emme 1995 (Prime pagine).
Muso piatto
Progetto di E. Bussolati, testo di G. Mantegazza, illustrazioni di N. Bosnia, La Coccinella 1997 (Buchi pergiocare)
Ninnenanne e tiritere

Di L. Gandini, illustrazioni di N. Costa, Einaudi ragazzi 1999 (Storie e rime).

Fate largo: bambino in crescita!
Piccole storie per tanti momenti felici: una montagna di cuscini per un bimbo che non vuole stare a letto, un coniglietto che diventa rosso, verde, giallo… e il blu? Ma è quello della vasca in cui si sciolgono tutti i colori!

Buonanotte, Pina
Di L. Cousins, Mondadori 2000.
…e poi basta!
Di E. Devernois, illustrazioni di M. Gay, Babalibri 1999.
Laura… dove sta?
Progetto di C. A. Michelini, testo di G. Mantegazza, illustrazioni di F. Crovara, La Coccinella 2000
(Ooop…là!). Pezza va in vacanza
Di J. Lodge, Emme 1998.
Quanti colori
Di A. Sanders, Babalibri 2001.
Se io vedo…
Di L. Scuderi, Fatatrac 2000 (Le tracce).

Storie piccine piccine picciò…
Tante storie da ascoltare e riascoltare tra le braccia di mamma e papà in compagnia di oche giulive, topini che fanno il bucato, rane ingorde e gatti intraprendenti.

Il bucato della famiglia topini
Di K. Iwamura, Babalibri 1999.
Caro papà!
Di G. Van Genechten, Ape junior 1999.
Ciao sono Bob
Di J. Cabrera, Emme 1999.
Fiocca la neve
Di Altan, EL 1999 (Il primo libro di Kika).
Mi piace quando…
Di M. Murphy, AER 1998.
L’oca Evarista
Di P. Coran e M. J. Sacré, Emme 2001.
Pelagio gatto randagio
Di P. Coran e M. J. Sacré, Emme 2001.
La rana dalla bocca larga

Di K. Faulkner, illustrazioni di J. Lambert, De Agostini 1997 (Pop-Up!)

STO CRESCENDO: libri per bambini da 2 a 3 anni,

È vero, i libri non sono di cioccolata. Sono di carta, stoffa, cartone. Ma i libri hanno parti magnetiche, pupazzi in peluche, finestrelle, alette, strappattacca, buchi… Chi più ne ha più ne metta… Ci sono anche pagine in cui i bambini e le bambine vanitose possono specchiarsi assieme alle stelle. E se fossero le storie a essere buone come la cioccolata? Perchè buffe e curiose, perché fanno squick e si possono cantare come una canzone, perché si può giocare a nascondino tra le pagine con piccoli mostri che spaventano solo un po’, perchè si possono fare piccole/grandi scoperte? L’avventura sta per cominciare, chi deve ancora salire sul treno delle storie? Pazzi pazzi libri
Libri tattili da accarezzare, libri con le finestrelle per fare cucù, grandi libri per nascondersi tra le pagine, libri gioco per non annoiarsi mai in compagnia di Giorgino che vuole vestirsi da solo e si infila i calzini nelle orecchie, del cane Camillo, di Piggy e di altri buffi personaggi.

Camillo il cane
Di N. Denchfield e A. Parker, Emme 1998 (Un libro saltasù).
Cose terrificanti
Di R. Campbell, AER 1999 (I tocca e tasta terrificanti).
Cucù miao settete!
Testo di R. Lussi, illustrazioni di A. Abbatiello, Fatatrac 1995.
Gioca a nascondino con Piggy
Testo e illustrazioni di M. Inkpen, Fabbri 1997.
Le macchinine
Di L. Rogers, De Agostini 1999 (Strappattacca).
Il procione

Progetto di C. A. Michelini, testo di G. Mantegazza, illustrazioni di C. Mesturini, La Coccinella 2000(Nuovi. Libro puzzle).
Vesti Giorgino
Illustrazioni di P. George, Idealibri 1999.

 

Giro, giro tondo
Ninne nanne, filastrocche e storie in rima: quando la parola diventa musica e poesia.

Dormi, cucciolo mio: una ninna nanna
Scritta da L. Manaresi, illustrata da G. Manna, Arka 2000 (Collana di perle).
Filastrocche
Di L. Gandini, illustrazioni di N. Costa, Einaudi ragazzi 1996 (Lo scaffale d’oro).
Ninna-o nanna-o
Progetto e testo di G. Quarenghi, illustrazioni di G. Orecchia, La Coccinella 1994 (Buchi per giocare).
La ranocchietta
Di Mitsuko e Kimiko, Babalibri 2000

 

Fate largo: bambino in crescita!
I piselli? Puah! Niente paura: è in arrivo un finto bruco a base di prosciutto, carote e… piselli, naturalmente. Di fare il bagno proprio non se ne parla e nemmeno di fare la cacca nel vasino? Storie leggere leggere per piccoli grandi problemi.

Che pigrone
Di C. Carrer, Carthusia 1998 (Nessuno è perfetto).
Non voglio fare il bagno
Di J. Sykes e T. Warnes, testo di R. Piumini, Lemniscaat 1999.
Occhi naso e dita…a caso
Di J. Hindley, illustrazioni di B. Granström, Mondadori 1999 (Leggere le figure).
Oh no! …ancora verdure! Piselli
Storia e disegni di M. Toesca, Il Castoro bambini 2000.
Simone acchiappasuoni
Di Altan, Emme 1995 (Prime pagine).
Voglio il mio ciuccio

Di T. Ross, Mondadori 2001 (Leggere le figure).
Voglio il mio vasino

Di T. Ross, Mondadori 1998 (Leggere le figure).

 

Che confusione… forme, lettere, colori, numeri
I colori, le lettere e i numeri sono un problema? No di certo se in soccorso arrivano mucche, leoni, civette, coccodrilli, paperini senza fretta e strepitosi pittori.

I colori
Di N. Costa, EL 1996 (Il libro mucca).*
Dentro o fuori?
Progetto di C. A. Michelini, testi di G. Mantegazza, illustrazioni di R. Pagnoni, La Coccinella 1995 (I contrari).
Giallo come…
Progetto di E. Bussolati, illustrazioni di F. Crovara, La Coccinella 1999 (Collana di colori).
Il gioco del contrario
Di N. Costa, Emme 1996 (Per cominciare).
In fondo al prato

Di J. Cabrera, Emme 1999.
Lettere che fanno chiasso
Di N. Costa, Emme 1995 (Per cominciare).
Mamma!
Di M. Ramos, Babalibri 2001.
Oscar pittore

Scritto e illustrato da C. Delafosse e S. Krawczyk, EL 1998 (La lettura da scoprire)

 

Guarda guarda quante cose ci sono là fuori
Siamo proprio sicuri che la gallina faccia coccodè e che nella fattoria fra cani, gatti, mucche e cavalli non ci sia anche qualche scimpanzè? Bambini curiosi alla scoperta del mondo.

Cosa fa la gallina
Di L.J. Vis, testo di R. Piumini, Lemniscaat, 2000.
Alla fattoria
Di L.J. Vis, testo di R. Piumini, Lemniscaat 2000.
Scava scava…

Testi di A. Nilsen, illustrazioni di A. Axworthy, De Agostini 1998.
Vanitoso grasso testardo e .
..

Progetto di C. A. Michelini, testo di G. Mantegazza, illustrazioni di C. Mesturini, La Coccinella 1993 (I più).*

 

Ahi ahi cominciano i guai
Leggere insieme per non avere paura del buio, per sentirsi amati e non essere mai soli.

Affetti quotidiani
Testi e illustrazioni di V. Brancaforte, La Margherita 1997 (Piccoli problemi… grandi sentimenti).
Amici per la pelle
Di M. Velthijus, Mondadori 2000.
Arrivo subito
Testo di A. Kranedonk, illustrazioni di J. H. Spetter, Lemniscaat 1998.
Indovina quanto bene ti voglio

Scritto da S. McBratney, illustrato da A. Jeram, Piccoli 1995.
Papà!

Di P. Corentin, Babalibri 1999.
Tommaso e i cento lupi cattivi

Di V. Gorbachev, testo italiano di L. Battistutta, Nord-Sud 1998.

 

C’era una volta
Tre furbe porcelline, tre piccoli lupi e una terribile Signorina-Si-salvi-chi-può che tira le orecchie al lupo buono sono i protagonisti di un nuovo mondo incantato.

Signorina-Si-salvi-chi-può
Di P. Corentin, Babalibri 2000.
La stagione delle fiabe
Adattamento di G. Lughi, illustrazioni di F. Altan, N. Costa, A. Traini, Einaudi ragazzi 1997 (Lo scaffale d’oro).
I tre piccoli lupi e il maiale cattivo

Di E. Trivizas, illustrazioni di H. Oxenbury, Castalia 1994.
Le tre porcelline

Di F. Stehr, Babalibri 2000.
I tre porcellini
Testi e illustrazioni di N. Costa, Fabbri 2000.

 

Voglio una storia!
Storie per condividere emozioni, fantasticare, divertirsi con lupi saputelli, orsi poetici, bruchi mai sazi e nuvole che fanno la pipì. Se poi arriva il caffè servito da un simpatico zebrotto, il risveglio è assicurato: o no?


C’è un buco nel secchio

Di I. e D. Schubert, Lemniscaat 1998.
Come ` nata la luna

Scritto e illustrato da C. Hol, testo italiano di V. Lamarque, Nord-Sud 2000.
La cosa più importante

Di A. Abatiello, Fatatrac 1998.
Gedeone

Di P. Biet, storia di B. Bloom, testo italiano di V. Reverso, La Margherita 2000
Il lupo miao
Scritto da V. Guidoux, illustrato da J.-P. Chabot, EL 1998 (Letture da scoprire).
La nuvola Olga

Di N. Costa, Emme 1992 (Prime pagine).
L’orsetto Teddy
Testo e illustrazioni di M. Inkpen, La Coccinella 1994 (Storie a sorpresa).
Il piccolo bruco Maisazio

Di E. Carle, Mondadori 1990 (Leggi e conta con Eric Carle).
Pluf!
Di P. Corentin, Babalibri 2000.
Il porcello nello stagno
Di M. Waddel e J. Barton, testo italiano di R. Piumini, Lemniscaat 1998.
Saltumpò ranocchio piccino piccino picciò
Di A. Abbatiello, La Coccinella 1998 (Storie piccine picciò).
Zou
Di M. Gay, Babalibri 2000.

 

SONO GRANDE: libri per bambini dai 3 ai 5 anni  

 

Nuovi amici, buffe storie, colorate immagini per scoprire il mondo, gli animali e i colori, per burlarsi dei propri difetti e piano piano diventare un po’ più grandi. Libri da leggere e rileggere lasciandosi coinvolgere dalle storie: ridendo, divertendosi, emozionandosi assieme ai bambini. Un modo per conquistare il loro affetto. Provare per credere: una storia vale quanto un caldo abbraccio… e forse anche di più.
I libri e i bambini crescono, ma la voglia di giocare non finisce mai. Ecco allora un topolino avventuroso, un bimbo che esce da uno scatolone, un palloncino che diventa grande grande e perché no, un libro da portare a tracolla.

Che fifa nel castello
Testo di M. Nava, illustrazioni di N. Bosnia, La Coccinella 1985 (Così cosà).
Che sarà mai?
Testo di B. Weninger, illustrazioni di A. Reichstein, Nord-Sud 2000.
Gioca con Pina
Di L. Cousins, Mondadori 1999.
Indovina chi è la mia mamma
Illustrazioni di A. Axworthy, Mondadori 2000 (Libri spioncino).
Il palloncino blu

Testo e illustrazioni di M. Inkpen, La Coccinella 1994 (Storie a sorpresa).

 

Ambarabà ciccì coccò
Filastrocche, conte buffe e divertenti da ricordare facilmente per giocare in compagnia di otto merli sul pentagramma, uno scampo scalognato, una rana ridanciana, tre civette sul comò…

Aiuto che paura! Filastrocche scacciamostri
Di P. Pirazzoli, illustrate da G. Orecchia, Fabbri 2000 (I girini).
I dovinelli
Di G. Orecchia e R. Piumini, Feltrinelli kids 2000 (Babù).
Millanta, la gallina canta
Di N. Codignola, illustrazioni di A. Papini, Fatatrac 1999.
Ninna nanna

Di M. Mariotti, Liofante 1998.

 

Fate largo: bambino in crescita!
La talpa si arrabbia perché una piccola salsiccia marrone e rotonda le cade in testa? Il cane crede che l’ombelico serva per rotolare meglio? Un bimbo riempie il water di carta igienica? Niente paura, basteranno i libri a rimettere ordine, forse!

Un bambino perbenino
Di B. Cole, Emme 1995.*
Chi me l’ha fatta in testa?

Di W. Holzwarth e W. Erlbruch, Salani 1998.
Gastone ha paura dell’acqua

Di A. Locatelli, illustrazioni di A. Esteban, Piemme junior 1994 (Il battello a vapore).
Guarda il mio ombelico

Di J. Langreuter, illustrato da A. Hebrock, testo italiano di U. Reverso, La Margherita 1999.
Lava, strofina, spazzola! Perché bisogna essere puliti
Di H. Manning e B. Granström, Editoriale scienza, 2000 (Bello da sapere).
Questa è Susanna
Di J. Willis e T. Ross, Mondadori 2000.
Troppo rumore
Di M. Velthuijs, AER 1995.

Che confusione… forme, lettere, colori, numeri
Pagine a sorpresa per scoprire la differenza fra un elefante pieno e un elefante vuoto, per vedere cosa succede quando piccolo blu e piccolo giallo si abbracciano o un camaleonte sbadato sbaglia sempre colore.


I contrari

Di Pittau e Gervais, Il Castoro bambini 2000.
Kamillo Kromo

Di Altan, EL 1998.
Mamma!

Di M. Ramos, Babalibri, 2001.
Op-op opposti

Ideazione di J.H. Yoon, Panini 1997.
Piccolo blu e piccolo giallo

Di L. Lionni, Babalibri 1999.
Il sogno di Matteo

Di L. Lionni, Emme 1991.

Guarda guarda quante cose ci sono là fuori
Storie illustrate da leggere insieme per scoprire la magia del mondo della natura e della scienza galleggiando su nuvole cariche di pioggia, accarezzando un cavalluccio marino, giocando con le stagioni, facendo amicizia con pipistrelli, ragni e civette.

L’albero
Testo di G. Volpicelli, illustrazioni di A. M. Lazard, Arka 1994 (Quattro stagioni).
L’albero di neve: segui Piccolo Orso alla ricerca dei colori in un mondo bianco di neve
Illustrazioni di J. Martin, Edicart 1999.
I bambini sono diversi… come pesci nel mare o nuvole nel cielo
Di E. Damon, La Nuova Frontiera 2000.
La mamma ha fatto l’uovo

Di B. Cole, Emme 1998 (A pagine aperte).*
Un mondo per giocare

Ideazione, progettazione, illustrazioni e testo di T. Colombo, N. Costa, L. Farina, G. Quarenghi, La
Coccinella 1998.
Piselli e farfalline… sono più belli i maschi o le bambine?
Di V. Facchini, Fatatrac 1999.
Rosi pianta ravanelli
Di K. Petty e A. Scheffler, Emme 1998.
Sorpresine sulla spiaggia
Illustrazioni di M. Pledger, Crealibri 1999 (Tocca libri).
Splish! Splash! Splosh! Un libro sull’acqua
Di M. Manning e B. Granström, Editoriale scienza 2000 (Bello da sapere).
Le stagioni nelle opere d’arte Emme 2000.
Uh! Che paura!

Racconto di A. Rouvière, illustrato da E. Battut, Arka 2000 (Le perline).
Uomo di colore!

Ispirato a un racconto africano e illustrato da J. Ruillier, Arka 2000 (Le perline).

Ahi ahi cominciano i guai
Il coccodrillo Piero diventa verde dalla rabbia quando si sente dire che il fratellino rimarrà per sempre, Roberto è furibondo per essere stato spedito in camera in castigo, Tommaso non riesce ad addormentarsi e Amore è stato dimenticato fuori in una notte di tempesta, ma per tutti ci sarà la soluzione migliore. Storie ironiche, buffe, divertenti, mai banali per affrontare con serenità anche i problemi più grandi, purché babbo e mamma non si dimentichino che ci siamo anche noi!


Adalgisa e Margherita

Testo di S. Camodeca, illustrazioni di A. Cimatoribus, Castalia 2000.
Bernardo e il mostro
Di D. McKee, EL 1998 (I lupetti).
Bravo, Piccolo Orso

Testo di M. Waddell, illustrazioni di B. Firth, Salani 1999.
Che rabbia!
Di M. D’Allancé, Babalibri 2000.
Diversi amici diversi

Fatatrac 1992 (Dire, fare, giocare).
I due amici
Racconto di P. Rodero, illustrazioni di J. Wilkon, Arka 1995 (Collana di perle).
E vissero divisi e contenti

Di B. Cole, Emme 1998.*
Ehi, ci siamo anche noi!
Di C. Rapaccini, Emme 1999 (Viperette).
La notte in bianco di Tommaso. Storia di inquietudini al chiaro di luna
Scritta da C. Roth e illustrata da V. Gorbachev, testo italiano di L. Battistutta, Nord-Sud 1999.
Perché?
Di L. Camp, T. Ross, Piemme junior 2000 (I pirati).
Un pezzetto di inverno
Di P. Stewart e C. Riddell, Mondadori 1999.
Piero e il fratellino

Di D. Montanari, Fabbri 2000 (I girini).
Storia d’Amore

Di B. Cole, Emme, 2001.
Ti voglio bene anche se…
Di D. Gliori, Mondadori 2000 (Leggere le figure).

C’era una volta
C’era una volta un ranocchio che il bacio di una fanciulla trasformò in principe… e c’era una volta una rana che trasformò il principe in un verde, tozzo e umidiccio ranocchio… e vissero tutti felici e contenti. Fiabe tradizionali, attaccapanni per appendere i conflitti dei bambini e guardare il mondo con occhi incantati, aspettando il lieto fine.


Cenerentola

Di Perrault, illustrazioni di L. Koopmans, Nord-Sud 1999.
Una fiaba nel bosco

Raccontata e illustrata da A. D’Este, Arka 2000 (Collana di perle).
La pappa dolce

Fiaba tratta dall’omonima storia dei fratelli Grimm, di A. Abbatiello, Fabbri 2000.
Rane, principi e magia
Testi di L. Dal Cin, illustrazioni di F. Greco, Happy art 2000.
La rapa gigante
Di A. Tolstoy e N. Sharkey, Fabbri 1999.
Riccioli d’oro e i tre orsi
Di S. Guarnaccia, Corraini 1999.

 

Una storia tira l’altra
Chi sa covare sa fare tutto dice il riccio all’orso, che è riuscito a insegnare a tre vispi pulcini perfino a volare. Nelle storie può accadere di tutto: un cane che vola (anche se solo in sogno), un romantico pescatore che cena a tavola con il sole e la luna, una pecora che porta il lupo a fare un giro in bicicletta.


A spasso col mostro

Di J. Donaldson, illustrato da A. Scheffler, Emme 1999.
Arturo e Clementina

Di A. Turin, illustrazioni di N. Bosnia, Motta junior 2000 (I velieri).
Baffo il vagabondo
Di B. Graham, Emme 1999.
Chiaro di luna
Di I. Gantschev, testo italiano di E. Frescobaldi, Nord-Sud 1999.
Flon-Flon e Musetta
Di Elzbieta, AER 1995.
Il grande ploff: da una leggenda dell’Himalaya
Di C. Carrer, Fabbri 1999.
La mia amica luna
Di A. Dahan, testo italiano di C. Carminati, Equilibri 2000.
Il mostro peloso
Di H. Bichonnier, illustrato da Pef, EL 1998 (Un libro in tasca).
Perché?

Una storia ideata e illustrata da N. Popov, adattamento italiano di E. Frescobaldi, Nord-Sud 2000.
Pico Pecora

Di L. Jan Vis, testo di R. Piumini, Lemniscaat 2000.
Piuma dove vai?

Di H. de Beer, testo italiano di I. Bossi Fedrigotti, Nord-Sud 1998.
Rikki
Di G. van Genechten, Emme 2000.
Se la luna potesse parlare
Di K. Banks e G. Hallensleben, Fabbri 1999.
Il sogno di Farfalla
Un racconto scritto e illustrato da S. Tiourina, Arka 1998 (Collana di perle).
Una strana covata
Di I. e D. Schubert, testo italiano di R. Piumini, Lemniscaat 1999.

 

Le storie… e i libri non finiscono mai: dai 5 anni
L’avventura continua tra le pagine con storie per i più grandi: storie da leggere assieme a mamma e papà prima di imparare a leggere, storie da ascoltare o da sfogliare per il piacere di vedere belle immagini. E se è vero (come è vero) che l’appetito vien mangiando (pardon, leggendo) – e le storie di questo libretto sono finite – nessun problema: in ogni luogo c’è una biblioteca che aspetta tutti i bambini, con libri da sfogliare, leggere e idee per giocare con i personaggi delle storie, ascoltarne o inventarne di nuove.


Biancaneve

Dei fratelli Grimm, illustrazioni di O. Monaco, C’era una volta… 1997.
Cappuccetto rosso

Dei fratelli Grimm, illustrazioni di L. Zwerger, C’era una volta 1988.
C’era una volta…

Un racconto di S. Gemmel, illustrato da M.-J. Sacré, Arka 1996 (Collana di perle).
Il cielo sopra le nuvole

Una storia di K. Reider, illustrata da A. von Rohel, Jaca book, 1999.
Ciro in cerca d’amore

Un racconto di B. Masini, illustrato da O. Monaco, Arka 2000 (Collana di perle)
Favole al telefono
Di G. Rodari, illustrazioni di Altan, Einaudi ragazzi 1995 (Lo scaffale d’oro).
Il flauto magico
Dall’opera di W.A. Mozart di V. Lamarque e M. Battaglia, Fabbri 1999.
Mimì fiore di cactus e il suo porcospino: chi mi stuzzica si pizzica
Di M.-F. Botte, P. Lemaitre, Giunti 1998.
La nave d’erba
Di Q. Blake, Fabbri 1999.
Il nonno Tommaso
Di S. Zavrel, Arka 1992 (Collana di perle).
Nuvolando
Un racconto di R. Geminiani, illustrato da N. Ceccoli, Arka 1998 (Collana di perle).
L’orso

Scritto e illustrato da R. Briggs, EL 1994.
Piccolo museo
Immagini scelte da A. Le Saux e G. Solotareff, Babalibri 2000.
Il prato sulla collina
Di M. Murgo, Cartacanta 2000.
La principessa sulla zucca

Un racconto di H. Janisch, illustrato da L. Wolfsgruber, Arka 1998 (Collana di perle).
Quel mostro dell’amore

Di V. Facchini, Fatatrac 2000.

ottobre 31, 2012autore Angelo Vigliotti
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Sviluppo Infantile

Educazione alla lettura

Educazione alla lettura
I benefici della lettura

 ( dal  progetto ” nati per leggere” )

 

La lettura a voce alta, nella sua apparente semplicità, contiene molte valenze legate a modelli di comunicazione positivi e affettivi che influiscono in modo rilevante sullo sviluppo emotivo del bambino.
   

Essa è considerata l’attività più importante per la acquisizione delle conoscenze necessarie per il successo nella lettura.
La lettura è per il bambino uno strumento ideale per trattenere con sé l’adulto nel modo a lui più gradito, cioè con dedizione, partecipazione completa e senza distrazioni. La presenza dell’adulto è consolatoria, e fornisce protezione e sicurezza. Quando il bambino chiede la ripetizione della lettura non necessariamente è interessato alla storia ma forse vuole prolungare quella sensazione piacevole e continuare ad avere la mamma ( il papà, la zia o l’insegnante) accanto.

Con la lettura il bambino si appropria lentamente della lingua materna, delle sue parole, della sua forma e struttura. Questo gli serve per costruire le  proprie strutture mentali, per capire i rapporti (io e gli altri, io e le cose) e le distanze spazio-temporali.

 

Le competenze emergenti nell’acquisizione della capacità di leggere (emergent literacy)

Le capacità e conoscenze associate alla futura capacità di decodificare le parole possono essere così schematicamente sintetizzate in:

    * sviluppo del linguaggio orale (aumenta l’ampiezza del vocabolario)
    * competenza fonologica (prima attraverso le sillabe, poi con le rime e la miscelazione dei fonemi che avviene solo quando si inizia a leggere). Questa competenza  è strettamente legata al successo nella lettura.
    * conoscenza del linguaggio scritto

         1. conoscenza delle convenzioni della scrittura – corrispondenza tra linguaggio orale e scritto, scrittura da sinistra a destra e dall’alto in basso, alfabeto che rappresenta i suoni del linguaggio –
         2. conoscenza delle funzioni della scrittura – testo che racconta una storia, dà informazioni, dà istruzioni –
         3. conoscenza dell’alfabeto – conoscenza delle lettere e dell’associazione tra una lettera ed il suo nome e tra una lettera e il suo suono

 

 

Lo sviluppo di competenze emergenti
varia in ogni bambino ed è influenzato da diversi fattori:

    * capacità innate
    * qualità e quantità del linguaggio ascoltato in famiglia
    * desiderio di apprendere del bambino e sua autostima
    * esposizione del bambino ad attività letterarie.

Esistono marcate differenze sociali nelle capacità di acquisire la competenza fonologica, che derivano dalla quantità e qualità delle interazioni verbali a cui è esposto il bambino.

La lettura è anche un mezzo per rafforzare l’esito di un attaccamento sicuro nei primi anni di vita che è essenziale per la crescita delle competenze del bambino in tutti i campi, perché influisce sulla maturazione cerebrale, sulle connessioni neurologiche e sui processi mentali. Nelle relazioni con attaccamento sicuro il bambino si distrae raramente e apprende maggiormente.

La lettura ad alta voce è considerata un’azione di prevenzione nei confronti dell’abbandono scolastico e dei problemi di comportamento. Essa determina l’esperienza dell’apprendimento della lettura stessa che segna il destino della carriera scolastica del bambino.

Bambini che possono godere di un’esposizione alla lettura giornaliera e costante nel tempo giungono alla prima elementare con maggiori capacità e conoscenze basilari per la futura decodifica delle parole; questo permetterà loro di imparare a leggere e scrivere con maggiore facilità. Numerose ricerche hanno dimostrato come il livello di abilità di lettura riscontrato alla fine del primo anno di scuola elementare sia fortemente correlato negli anni con una maggiore abilità a leggere testi scritti.

 

E’ evidente quindi quanto siano legati, nell’infanzia, sviluppo delle competenze linguistiche, confidenza verso la lettura, proprietà di linguaggio del bambino, capacità di mantenere l’attenzione e la concentrazione e livello di autostima e sicurezza.


sviluppo del bambino e avvicinamento al libro

 

Queste brevi indicazioni possono essere utili per seguire e comprendere lo sviluppo del bambino e il suo  avvicinamento ai libri e alla lettura; è importante non considerarle in maniera rigida, ma tenendo presente che ogni bambino possiede delle caratteristiche personali diverse da ogni altro suo coetaneo.

A 1 mese ed anche prima

Al bambino piacciono le ninne nanne. Vanno tutte bene; si possono usare quelle di famiglia o anche quelle in dialetto. Non va male se la ninnananna è sempre la stessa prima del sonno dal momento che i bambini amano i rituali.

A 2 mesi

Possiamo fargli  vedere disegni di volti umani o fotografie; queste ultime poniamole ad una distanza non superiore ai 30 cm dal suo volto. Le figure devono essere di grande formato: circa cm 24 x 17. Le fotografie si possono incollare ad un cartoncino dello spessore di un paio di millimetri in modo che nei mesi successivi possa prenderle in mano.

A 6 mesi

E’ attratto dalle foto e dalle figure del libro che cerca di prendere e di “mangiare”. Prova a passare il libro da una mano all’altra.I libri a questa età e almeno fino a 12 mesi devono essere resistenti, atossici, con pagine grosse, con colori vivaci e oggetti familiari o figure di bambini. Attenzione: le figure non devono essere stilizzate per essere comprese e i libri non molto ingombranti. Fategli vedere i libri tenendolo in braccio. Suggeriamo di usare libri veri, di grosso cartone, e non libri giocattolo o libri da bagno.

A 9 mesi

E’ sempre attratto dalle foto e dalle figure del libro che cerca di prendere e di “mangiare”. Passa con facilità il libro, se non è ingombrante, da una mano all’altra; indica le pagine con una o più dita. Prova a girare la pagine a mano piena se l’ha visto fare dai genitori. Gli si fanno vedere i libri tenendolo in braccio. Oppure ci si può sdraiare su un tappeto insieme al bambino, guardando il libro insieme.

A 12 mesi

Tiene il libro in mano, se aiutato, e gira più pagine alla volta, sempre a mano piena. Dà il libro all’adulto. I libri devono sempre essere robusti e maneggevoli. Possono essere ora anche più grandi. Le figure preferite riguardano azioni familiari (mangiare, dormire, giocare) e piccoli animali, mentre i testi preferiti sono sempre le filastrocche. Meglio cercare di evitare figure di cose che il bambino ancora non conosce. Comincia a rendersi conto di immagini di volti capovolti.

A 15 mesi

Gira le grosse pagine usando due dita. Nel caso in cui un libro contenga una faccia, capisce se è capovolto. Talora gira la sua faccia per adattarla a quella del libro. Gli piacciono i libri con frasi brevi e facili, che possa imparare ad anticipare.

A 18 mesi

Completa ed anticipa le frasi del libro. Gli piacciono libri che parlano di animali (leggendo si possono fare versi buffi come quelli degli animali), di bambini, delle cose di ogni giorno, con frasi brevi e semplici. Comincia ad orientare il libro.

A 24 mesi

Gira bene la pagina. Trascina i libri in giro per la casa e “legge” alle bambole o al gatto inventando lui stesso storie a suo piacimento. Gira da solo una pagina nel verso giusto se contiene una faccia capovolta. Può correggere l’errore del lettore. Gli piacciono le storie che danno l’opportunità di identificarsi con i personaggi, che raccontano prove da superare, che fanno ridere. Quando si passeggia con il bambino gli si possono leggere anche le scritte, i cartelli e i segnali.

A 30 mesi

Può” leggere” un libro che gli è stato letto molte volte. Gli piacciono storie di bambini della sua età che narrano momenti di vita comune (andare a scuola o dal dottore), di amicizia, di fratelli o sorelle, ma anche libri fantastici, avventurosi. I testi devono essere semplici. Le fiabe tradizionali (e in particolare quelle “del perché” con animali parlanti che spiegano le cose) aiutano anche a proiettare all’esterno le paure e le emozioni che il bambino ha dentro di sé. Al bambino piace scegliere la storia e gli piace anche farsela leggere molte volte.

Quali libri?

Dai 6 mesi – Libri di immagini semplici che facilitano nel bambino l’attivazione del processo di riconoscimento e favoriscono il collegamento fra immagine e oggetto reale

    * Libri di cartone che possano “resistere” al bambino
    * Libri a misura delle sue mani
    * Libri con colori vivaci ma con un numero non eccessivo di immagini per pagina
    * Libri con figure di bambini, visi, oggetti familiari, con immagini semplici
    * Libri con non più di una o due parole per pagina utili al genitore per imbastire una microstoria

Dai 12 mesi – Serie di immagini di oggetti con un nesso tra di loro: favoriscono lo sviluppo di capacità di associazione logica, di connessione fra vari elementi raffigurati in base a fattori contestuali e funzionali

    * Libri ancora di cartone resistenti con storie brevi
    * Libri con poche parole per ogni pagina
    * Figure di bambini che fanno le cose di tutti i giorni: giocare, dormire, mangiare, andare all’asilo nido
    * Libri di animali conosciuti dal bambino che fanno cose semplici (mangiano, corrono, dormono)
    * Libri della buonanotte per andare a letto
    * Libri con rime semplici o testo di facile comprensione

Dai 18 mesi – Riconoscimento di un oggetto e della sua funzione: libri che presentano successive trasformazioni di un oggetto o che presentano un oggetto prima isolato e poi in un contesto.

Protostorie: uno stesso elemento o personaggio è presentato in una successione di situazioni analoghe. Esiste un inizio e una fine: un bambino si prepara per l’asilo nido, ci va, incontra gli amici, gioca, torna a casa.

Dai 24 mesi – Storie brevi: anche qui troviamo un medesimo personaggio che compie diverse azioni, con episodi che però iniziano a susseguirsi in misura più consistente.

    * Dai due anni molti bambini possono maneggiare le pagine di carta
    * Figure brillanti di bambini, animali, oggetti familiari
    * Storie di famiglie, di cibo, di animali, di automobili, di biciclette
    * Storie su fratelli e sorelle, sul farsi degli amici, sull’andare a scuola
    * Storie che ripetono e contengono parole intuibili, ritmi e rime, libri che possono memorizzare
    * Storie sciocche, scherzi, figure comiche

Dai 30 mesi – Storie complesse: caratterizzate da testi con molte sequenze e molti personaggi; vengono affrontati anche temi legati alle emozioni del bambino, ai suoi sentimenti, alle sue fantasie

Dai 4 anni
Belle storie su bambini che gli somigliano e vivono come lui, oppure in ambienti esotici

    * Storie divertenti e semplici
    * Libri con i numeri e libri con l’alfabeto
    * Libri sugli amici e sulla scuola
    * Libri con informazioni sul mondo
    * E, ancora una volta, belle storie, belle illustrazioni

ottobre 31, 2012autore Angelo Vigliotti
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Sviluppo Infantile

Bambini in auto

Bambini in auto
 ( sicurezza del bambino in automobile)

 i seguenti consigli vengono da www.chicco.com

 

Perchè utilizzare il seggiolino auto

Un bambino in auto deve sempre essere trasportato con un sistema di ritenuta idoneo, cioè un seggiolino specifico per il trasporto in auto, omologato secondo le normative vigenti.

Un bambino che viaggia in auto senza seggiolino, o comunque, su un seggiolino non installato correttamente, può riportare gravi danni anche in caso d’incidente lieve o di brusca frenata. Il rischio è che il bambino sia catapultato dal sedile e che urti violentemente contro il cruscotto, il parabrezza o i sedili anteriori. Per un bambino che viaggia senza seggiolino, il rischio di ferite mortali, o comunque molto gravi, è sette volte maggiore. Perché sia indispensabile utilizzare il seggiolino, può essere facilmente compreso con un semplice esempio. Un bambino di 15 kg che viaggia su un’auto coinvolta in un incidente con impatto frontale a 50 km/h, esercita una forza pari a 416 kg.

L’installazione in auto

Esistono diverse tipologie di sistemi di ritenuta per bambini, da quelli appositamente studiati per trasportare i neonati in posizione orizzontale (navicelle carrozzine), ai seggiolini composti di seduta e schienale (i più diffusi), ai semplici cuscini-rialzi che permettono il passaggio della cintura di sicurezza dell’auto alla giusta altezza (sulla clavicola), ideali per il bambino più grande.
L’installazione di tutti i seggiolini di tipo tradizionale (escluso Isofix) avviene con le cinture dell’auto.
La scelta del seggiolino auto va sempre valutata in funzione del peso del bambino.
La normativa europea suddivide il peso in “Gruppi di Massa”, ovvero fasce di peso nelle quali vengono classificati i seggiolini. Ogni seggiolino auto è progettato, omologato e prodotto con questo parametro di riferimento.

Gruppo 0 – dalla nascita a 10 kg – dalla nascita fino a 9 mesi circa
Gruppo 0+ – dalla nascita a 13 kg – dalla nascita fino a 12 mesi circa
Gruppo 1 – da 9 a 18 kg – da 8 mesi a 4 anni circa
Gruppo 2 – da 15 a 25 kg – da 3 a 6 anni circa
Gruppo 3 – da 22 a 36 kg – da 5 a 12 anni circa

Le fasce d’età indicate sono puramente approssimative in quanto lo sviluppo fisico di ogni bambino è soggettivo.

 

Le cose da fare

# Per trasportare il bambino in auto bisogna sempre usare un seggiolino idoneo, anche per brevi tragitti.

# In caso di viaggi lunghi, è necessario fare soste frequenti. Il bambino si stanca facilmente e prima di fermarsi è sempre necessario trovare un posto sicuro dove accostare e fermare l’auto prima di estrarre il bambino dal seggiolino.

# Quando si usa una navicella/carrozzina, durante il trasporto in auto, lo schienalino interno, se reclinabile, deve essere sempre posizionato nella posizione più orizzontale.

# Seguire scrupolosamente le istruzioni d’uso allegate al prodotto. Solo un utilizzo corretto (montaggio del seggiolino in auto e fissaggio del bambino nel seggiolino) può ridurre il rischio di lesioni gravi in caso d’incidente.

# Verificare sempre la corretta installazione del seggiolino con le cinture dell’auto e il loro tensionamento.

# In base alle statistiche sugli incidenti, la posizione più sicura sulla quale montare il seggiolino è il sedile posteriore, preferibilmente quello centrale, se consentito – la maggior parte dei seggiolini richiede necessariamente per l’installazione la cintura a 3 punti, non presente nel sedile centrale posteriore di tutte le auto – in alternativa è bene scegliere il sedile posteriore destro (lato marciapiede).

# Nel caso l’auto sia rimasta ferma sotto il sole, verificare, prima di accomodare il bambino sul seggiolino, che le diverse parti non si siano surriscaldate.

# Controllare periodicamente che il bambino non apra la fibbia della cintura di sicurezza e che non maneggi parti del seggiolino.

# Sostituire sempre un seggiolino coinvolto in un incidente, anche se lieve. Potrebbe, infatti, aver subito danni strutturali tali da compromettere le sue caratteristiche di sicurezza.

# Le cinture di sicurezza del seggiolino devono sempre essere tensionate in modo corretto senza però comprimere il torace del bambino. Per calibrare la giusta tensione è bene considerare che tra la schiena del bimbo e lo schienale deve rimanere lo spazio sufficiente ad inserire la mano di un adulto.

Le cose da non fare

# Non affidare mai il bambino alle braccia di un adulto. Assicuralo sempre con un adeguato sistema di ritenuta.

# Non utilizzare mai seggiolini di seconda mano.

# Non apportare mai modifiche o aggiunte al prodotto e non installare accessori e/o parti di ricambio non forniti dal costruttore.

# Non offrire al bambino cibo durante il viaggio, in particolare sono molto pericolosi lecca-lecca, ghiaccioli o altri cibi su bastoncino; in caso d’incidente o di una frenata brusca potrebbero ferirlo.

# Non lasciare mai il bambino incustodito all’interno dell’automobile.

# Nessun oggetto o bagaglio non fissato deve essere messo sul ripiano posteriore (cappelliera). In caso d’incidente o frenata brusca potrebbe ferire i passeggeri

 

I consigli del pediatra

 

.L’uso del seggiolino per il trasporto del bambino in auto è obbligatorio per legge fino a 150 cm di altezza. L’effettivo, continuo e corretto utilizzo di questo ausilio deve essere vissuto dai genitori non solo come il rispetto di una prescrizione di legge, ma soprattutto come una importante forma di protezione della salute dei propri figli, salute della quale ogni genitore è preoccupato anche quando si tratta di semplici e risolvibili affezioni. Si tratta quindi di dedicare al trasporto in auto, possibile causa di traumi anche molto gravi, la stessa attenzione che normalmente si presta nel proteggere il bambino dal freddo per prevenire magari un banale raffreddore. Nessun genitore infatti penserebbe di portar fuori d’inverno un neonato non adeguatamente coperto, allo stesso modo nessuno deve pensare di trasportare un neonato in auto se non adeguatamente protetto in un sistema di ritenuta omologato. Il primo e fondamentale consiglio è quindi quello di USARE SEMPRE IL SEGGIOLINO, in modo corretto e anche per tragitti brevi.

Il seggiolino deve essere utilizzato già a partire dal primo viaggio del neonato, dall’ospedale dove è nato fino a casa.

Secondo la normativa esistono diverse tipologie di seggiolini in relazione al peso dei neonati da trasportare.

Per i neonati che non controllano adeguatamente il capo a causa di un ridotto tono muscolare (come ad esempio quelli nati prematuramente o quelli di basso peso) è utile – come consigliato dalla letteratura scientifica – che il Pediatra valuti, alla dimissione dal punto nascita, la tipologia di sistema di ritenuta più adatto alle loro esigenze: la navicella con il neonato sdraiato o il classico seggiolino con l’eventuale ausilio di un miniriduttore per il miglior posizionamento della schiena. Oltre i 6 kg di peso il neonato potrà fare a meno anche del miniriduttore.

In ogni caso è sempre opportuno effettuare viaggi non troppo lunghi o comunque effettuare soste ogni massimo due ore.

I seggiolini del gruppo 0+, ossia da 0 a 13 kg, devono essere utilizzati nel senso contrario alla direzione di marcia per ridurre gli effetti negativi sul collo di un eventuale impatto. Questa posizione è la più sicura ed è consigliabile protrarla il più a lungo possibile anche se, a partire dai 9 kg, il bambino può teoricamente essere posizionato già sui seggiolini del gruppo 1 (da 9 a 18 kg). Quindi, nella fascia di peso tra i 9 e i 13 kg, il bimbo può viaggiare su entrambe le tipologie di seggiolino, ma se il bambino non dà segnali di insofferenza è preferibile farlo viaggiare ancora nel seggiolino 0+ in senso contrario alla direzione di marcia. Verrà il momento in cui il bambino cercherà insistentemente di girarsi in direzione della strada mosso dalla curiosità o infastidito dai piedini che cominciano a toccare lo schienale. Sarà questo il momento di passare al seggiolino del gruppo 1. Questo tipo di seggiolino va utilizzato preferibilmente sul sedile posteriore dal lato del marciapiede o centralmente.

Alcuni modelli di seggiolini dei gruppi 1 e 2-3 hanno la possibilità di reclinare il bambino durante il sonno per permettere una posizione più comoda della testa. Esistono anche speciali cuscini da posizionare intorno al collo che devono necessariamente essere molto sottili nella parte posteriore in quanto un eccessivo spessore può causare effetti negativi sul collo in caso di incidente.

Fate sempre attenzione che il seggiolino sia installato correttamente secondo quanto riportato sul libretto di istruzioni e ricordatevi di conservare il libretto per ogni eventuale necessità.

E’ sempre consigliabile far salire e scendere il bambino dal lato marciapiede. Conseguentemente è bene installare il seggiolino sul lato destro e preferibilmente sul sedile posteriore.

Ricordatevi di disattivare l’air bag anteriore se posizionate il seggiolino del gruppo 0+ di fianco al guidatore, e fate attenzione anche sui sedili posteriori se la vostra auto dispone degli airbag laterali. L’attivazione dell’airbag rappresenta per il bambino un impatto molto violento e per questo estremamente pericoloso

Durante il viaggio non slacciate neppure temporaneamente le cinture e non togliete il bambino dal seggiolino per nessuna ragione. Se piange o se dovete allattarlo o cambiarlo fermatevi.

Per ragioni di sicurezza bisogna evitare di dare cibi al bambino durante il viaggio, in particolare lecca lecca, ghiaccioli o altro cibo su bastoncino. In caso di incidente o brusca frenata potrebbero ferirlo o ostruire il suo apparato respiratorio.

Attenzione anche agli oggetti che usate per intrattenere il bambino durante il viaggio, potrebbero risultare pericolosi in caso di frenata o incidente. E’ preferibile utilizzare giochi morbidi.

E’ anche importante non trasportare in auto oggetti non fissati che in caso di frenata potrebbero colpire accidentalmente il bambino.

Se l’auto è rimasta ferma sotto il sole per un lungo periodo, ricordatevi di verificare che il seggiolino non scotti prima di far sedere il bambino.

E’ buona regola inoltre non lasciare mai il bambino incustodito in auto, neppure per pochi minuti: portatelo sempre con voi.

Riflettete sui rischi per i bambini di vostri comportamenti non adeguati e considerate queste semplici regole di buon senso come un importante contributo alla sicurezza e alla salute dei vostri figli.

 

 

Domande frequenti

D.: E’ obbligatorio trasportare i bambini con un sistema di ritenuta?
R.: Sì, tutti i bambini con una statura inferiore a 1,50 m (*) devono sempre essere trasportati in auto, correttamente assicurati con un sistema di ritenuta conforme alla norma ECE R44 adeguato alla loro statura e al loro peso.

(*) Criterio più diffuso in Europa. Verificare le normative vigenti nel proprio Paese.

D.: Le assicurazioni hanno il diritto di procedere ad un’azione di regresso se i bambini non sono stati trasportati correttamente?
R.: Sì, l’assicuratore ha il diritto di ridurre la prestazione se l’assicurato ha agito per colpa grave. In genere sussiste colpa grave se il conducente viene meno all’obbligo di trasportare un bambino in modo sicuro.

D.: E’ obbligatorio allacciare le cinture di sicurezza durante la gravidanza?
R.: Sì. Solo l’uso della cintura di sicurezza, soprattutto in presenza di airbag, protegge al meglio mamma e nascituro. La sola avvertenza da seguire è di far passare la porzione addominale della cintura sotto la pancia ad evitare che possa schiacciare il feto.

D.: Qual è la prima cosa da valutare nella scelta di un seggiolino?
R.: Il peso del bambino. Tutti i seggiolini sono classificati secondo questo parametro, con fasce precise di utilizzo. Individuato il peso, la scelta si sposta tra specificità e versatilità.

D.: Come assicurarsi di aver scelto il seggiolino giusto?
R.: Si consiglia sempre di verificare l’idoneità del seggiolino alla propria automobile procedendo ad un’installazione di prova prima di effettuare l’acquisto. In questo modo sarà possibile evitare problemi derivanti da sedili auto particolarmente anatomici o cinture di sicurezza troppo corte.

D.: Fino a quando si deve utilizzare il seggiolino?
R.: Il seggiolino deve essere utilizzato fino al limite previsto dalle normative di ciascun Paese. I criteri più diffusi sono l’altezza (di solito l’obbligo è fino al raggiungimento di 1,50 m) e l’età (fino a 12 anni).

D.: Perché i seggiolini per bambini piccoli (Gruppo 0+) devono essere montati in auto in senso contrario alla direzione di marcia?
R.: I bambini più piccoli hanno un tono muscolare ancora debole e, in caso d’incidente in senso contrario alla direzione di marcia, la posizione della colonna vertebrale è tale per cui la sollecitazione a livello del collo è notevolmente inferiore rispetto a quanto si avrebbe se il bambino viaggiasse invece in senso di marcia.

D.: Quando devo sostituire il seggiolino?
R.: Il seggiolino va sostituito:
1. quando la testa del bambino fuoriesce dal bordo superiore del seggiolino stesso,
2. nel caso abbia subito un urto (ad esempio a seguito d’incidente, anche se il bambino non era a bordo).

D.: A che altezza devo regolare le cinture del seggiolino?
R.: Le cinture del seggiolino devono essere regolate in modo che fuoriescano dallo schienale all’altezza delle spalle del bambino.

D.: A che altezza deve passare la cintura dell’auto?
R.: La cintura dell’auto deve passare all’altezza del collo del bambino (clavicola). Sono assolutamente pericolose, e quindi da evitare, altre posizioni come, troppo alta (passaggio sul collo) o troppo bassa (sotto l’ascella).

D.: Come verificare se l’installazione è stata eseguita in modo corretto?
R.: Verificare prima di tutto che le cinture passino nelle apposite guide esattamente come illustrato su libretto d’istruzione. Successivamente verificare che le cinture siano tensionate il più possibile.

D.: Posso utilizzare il seggiolino con l’airbag attivato?
R.: L’unica limitazione riguarda i seggiolini Gruppo 0+. Non è infatti possibile installare questi seggiolini sul sedile passeggero con l’airbag frontale inserito e non disattivabile. Tutti i seggiolini appartenenti agli altri Gruppi di Massa possono invece essere installati anche con l’airbag, si suggerisce in tal caso di arretrare il sedile il più possibile. Non vi sono limitazioni per quanto concerne gli airbag laterali, se non evitare che il bambino poggi la testa direttamente sul vano d’apertura dell’airbag.

D.: Cosa è Isofix?
R.: È il sistema più innovativo e sicuro per agganciare un seggiolino in auto. Il seggiolino non si fissa semplicemente al sedile, ma diventa parte integrante della scocca dell’auto. Grazie ai tre punti d’ancoraggio, Isofix è il sistema di ritenuta per bambini più sicuro perché consiste in un fissaggio rigido e solidale con la vettura che garantisce il massimo livello di trattenuta e protezione in caso d’incidente. Un seggiolino Isofix non richiede le cinture dell’auto per essere installato al sedile come invece avviene per i seggiolini tradizionali. Si riducono così al minimo i rischi d’installazione non corretta.

D.: Cosa fare se si è smarrito il libretto d’istruzioni?
R.: Si raccomanda di contattare il Servizio Clienti dell’Azienda produttrice per ottenerne una copia

ottobre 31, 2012autore Angelo Vigliotti
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Il Dott. Vigliotti non dà terapie a distanza. Risponde solo per consigli e ogni suggerimento deve essere filtrato e supervisionato dal medico curante o dal pediatra di famiglia e non accettato passivamente.

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