Dott. Vigliotti Angelo - Un punto di incontro, di ascolto e di dialogo
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Il Cammino di luce

La semplicità

Una “ mente”  semplice

Siamo arrivati alla fine del 2012 e vorrei condividere con te questa riflessione che poi riprenderemo
nel prossimo anno con qualche approfondimento.
La mente umana, oggi, è sempre  più complessa ( per le preoccupazioni, i pensieri, gli impegni, i progetti, i desideri, gli obiettivi e le ansie del vivere quotidiano), per cui  nella sua attività deve sempre essere accompagnata dalla semplicità se vuoi veramente capire dove stai andando, cosa stai facendo e “il perchè ” e ” il come”.  .Solo così  è una mente pura, libera,  bella perché la semplicità è la purezza dei sentimenti, è l’etica della mente. Al contrario una  mente  complessa e complicata  non può fare altro che mentire sia a te stesso che all’altro. E’ una mente che “mente” ( artefatta e inflazionata).
Vorrei subito chiarire che una mente semplice non appartiene all’idea di stupidità, di idiozia, o di imbecillità. O anche a quella di ingenuità, infantilismo,  immaturità o ignoranza.
Semplicità non vuol dire “ minimal”, pauperismo, imperfetto, scadente ma solo chiarezza, trasparenza, completezza. Porta in se il significato di  Naturalezza, spontaneità, sobrietà, concisione facilità di comprensione. Ti voglio solo ricordare che una mente semplice è sempre  più intelligente di una mente complicata. Devi solo portare nella memoria  ma lo sai per esperienza che viviamo in un mondo affetto da complessità, da complicazioni, da iperattività, e la mente non è solo inquinata ma intossicata. Una mente semplice è una mente libera non gravata da bulimia di pensiero e da orge emotive.
In questo contesto  si può essere e diventare un genio se cerchiamo di ridurre la complessità in una soluzione semplice ed efficace nella vita di ogni giorno.
Spesso noi stessi creiamo un problema e poi perdiamo l’intera vita a risolverlo. La complessità mentale  è una orgia di potere e di alienazione. Spesso serve per complicare le cose e renderle di difficile comprensione ai non addetti ai lavori. E lo puoi osservare nella burocrazia amministrativa, legislativa,  accademica e ordinaria,  nella politica sociale, nella relazione tra stati e nella comunicazione tra persone in cui la doppiezza, l’ambiguità, l’oscurità di formule e l’inganno di parole vuote serve per confondere l’altro, per disorientarlo e per renderlo stupido e incapace di capire.

La semplicità è un’arte e richiede pazienza. Chi è semplice ha una intelligenza superiore perchè non si ferma  a cercare una soluzione chiara al problema ma si chiede sempre se  ne esiste un’altra più funzionale, più  lucida, più  pulita.  La semplicità va coltivata e in questo modo ti aiuta a scoprire il vero dal falso, a pulire e a purificare  la mente, a non perdere l’essenziale delle cose, a essere te stesso per come sei veramente e non come gli altri ti vorrebbero,  senza essere per forza un attore  nella commedia umana. In questo modo la semplicità è l’arma più forte per vincere la battaglia della vita, la lotta esistenziale dal de –  condizionamento, dalle maschere e dagli schemi mentali che hanno alterato il cervello.  Mettendo da parte  la tua immagine barocca, o quella che vuole la società in questo periodo storico, perdendo la tua ridondanza nel comportamento sociale, la tua ripetitività dell’eccesso, del vago, del fumogeno, dell’evanescente….. tu  sei pronto per essere una persona veramente autentica, un uomo genuino, una donna  bella  nella sua realtà, spogliata da inutili fronzoli sia fisici che psichici. La semplicità da una forma di grandezza alle cose più umili ( non a caso non c’è grandezza senza semplicità), per cui da un appagamento a colui che la coltiva perchè rende importante una cosa piccola  e ci avvicina quotidianamente attraverso la profondità dei sentimenti, l’equilibrio sensoriale, il senso della decrescita per non sconvolgere l’ambiente all’ ineffabile esperienza del sublime. Ti raccomando: iniziamo insieme  a vivere il prossimo giorno o meglio in questo stesso momento la  “semplicità” . Facciamola nostra.  La semplicità  è una rivoluzione  non solo interiore  ma anche esteriore, estremamente benefica e affascinate e molto coinvolgente. Non ti porterà che bene e benessere. Ti insegnerà l’arte di vivere.

dicembre 25, 2012autore Angelo Vigliotti
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Il Cammino di luce

Ricordo il passato, vivo il presente, coltivo il futuro

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Ricordo il passato, vivo il presente, coltivo il futuro.

15 anni fa è successo una specie di rivoluzione nella mia vita. Improvvisamente cambio ( dentro di me)  il significato del tempo. Fino ad allora ne avevo una concezione causale. c’era un prima e c’era un dopo. C’era dentro di me una realtà oggettiva di questa successione temporale del movimento. In questo contesto avvertivo il presente un tempo carico del passato ( la famiglia, gli studi, il borgo natio, le radici, le conoscenze,  la storia infantile e personale)  e  il futuro ancora più gravido  con tutti  obiettivi nella testa  per avere  una laurea, una famiglia, più soldi , più potere). Per anni e anni sono stato invischiato dal passato, con ferite aperte e chiuse,  e bloccato in  un futuro che tormentava la mia esistenza ( il bisogno di arrivare, l’idea che si era in ritardo, l’ossessione di fare, di apparire, di avere dei risultati)) e  con il presente completamente assente. Una vita drammaticamente  sola , imitativa e dipendente. Nei pensieri, nei desideri, nelle emozioni e nei sentimenti e anche nella comunicazione sociale. C’era il tempo ma non aveva tempo né per me né per l’altro. Era inconsciamente una svalutazione di me e dell’altro. Non avere tempo comporta  il non avere spazio e quindi l’impossibilità di guardare a fondo nella mia vita e la realtà interna e nel rapporto con l’altro l’impossibilità di capire la realtà esterna.
 
                  
Purtroppo il tempo non è fatto solo  dalla cronologia degli avvenimenti, dalla burocrazia della nascita  e dell’ora della morte, da un orologio appeso alla parete o portato sul polso, oppure dalle date storiche degli eventi, ma anche dai desideri e dai ricordi, dalle attese e dalle speranze che ognuno di noi percepisce differentemente durante il nostro percorso esistenziale.
Incredibilmente circa 15 anni fa mi svegliai un giorno e vidi che il mondo era diverso da come l’avevo percepito fino a quel momento.
Intanto feci la scoperta del presente e mi accorsi che il presente ha una importanza enorme per vivere la vita. Certamente esso è influenzato dal passato e dal futuro, anzi si alimenta di questi due tempi ma il potere dell’adesso è senza confini. Nel presente sono racchiusi l’attimo attuale, il fu e il sarà. Esso è solo una frazione dell’eterno. In questo modo, con questa presa di coscienza mi accorsi di essere un uomo senza tempo. La scansione del tempo prese tutto un altro significato. Certamente il passato non è morto per me.  Come si può capire il presente se non ricordiamo il passato? E poi  ignorare il proprio passato vuol dire ripetere gli stessi errori. Non capire alcune sequenze della storia……………… vuol dire ripetere gli stessi crimini con facilità e con superficialità.

 tempo-1

 

Non a caso ricordare e dimenticare vanno di pari passo. Certo è bello avere nella memoria  ciò che è stato positivo e questo può riempirci di gioia ma non dobbiamo dimenticare  i campi di concentramento,  la schiavitù,  le torture a cui sono stati sottoposti  milioni e milioni di uomini, la mancanza di rispetto umano  che viene perpetrato tuttora  in tanti stati, il razzismo,   la distruzione di massa, l’uso della religione per il potere personale e collettivo su persone che aspirano a una libertà  di crescita, a una coscienza individuale. Non si può ignorare il passato. Il passato è il nostro maestro sociale, il tempo che ci fa capire e comprendere.ma non dipendere dal passato, non essere schiavo di nessuna epoca e luogo.

tempo - 2

 

Solo così avrai la possibilità di esistere e l’opportunità di cambiare il futuro., cambiando te stesso senza  in modo che la tua espansione e la tua crescita non limita un altro essere umano, né altera l’ecologia del sistema in cui tu vivi.  Non confondere gli obiettivi con il desiderio. Il desiderio è fuori della realtà  ma ti serve per sognare ma non esagerare e impara ad essere parco.  L’obiettivo deve rientrare nel concreto e far sì che  le tue ipotesi siano raggiungibili con la costanza, la fermezza e l’autodisciplina e soprattutto l’amore  che tu nutri per te e per l’altro.
Prima di chiudere questa riflessione  ti ricordo una cosa che non puoi non fare. Vivi il presente  con intensità e fatti condurre per mano dall’attimo che non deve sfuggirti se sei consapevole   del fatto che sei un uomo con una visione della vita a 360 gradi e con una mente multicamerale. Un uomo che conosce l’arte di vivere  per ritrovare se stesso non può  non guardare avanti e in alto. Nel presente  che tu vivi con amore coltivi il tuo futuro. Un pianeta inquinato e tossico non ti consente nemmeno di pensare, i neuroni sono alterati e perdi la memoria critica del passato. La degradazione della terra, la distruzione dell’acqua, l’erosione della biodiversità, l’uccisione di tanti animali, lo scompenso economico tra i vari territori, le risorse mal distribuite,  i crimini occulti  di poteri economici  forti, la mancanza di giustizia non possono non farti pensare  a cosa stai facendo e  a chi verrà dopo di te.
Un frammento di bene che fai nel tuo presente, sana il passato, sviluppa il futuro.

dicembre 21, 2012autore Angelo Vigliotti
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Divulgazione scientifica

L’impatto emotivo del diabete

L’impatto emotivo della malattia ricade sui familiari

Il diabete in un familiare provoca ansia in 8 congiunti su 10 per la paura di possibili complicanze, 3 famiglie su 10 dichiarano di subire un impatto negativo della malattia sulle proprie finanze, e 1 su 4 denuncia che il proprio familiare con diabete ha subito discriminazioni a causa della malattia e che la comunità in cui vive è intollerante. Tutti dati, più elevati rispetto alla media internazionale, tratti dalla ricerca Dawn2 (Diabetes attitudes wishes and needs) – presentata a Roma – che ha coinvolto oltre 15.000 tra pazienti, familiari e operatori sanitari (medici, infermieri, dietisti), intervistati in 17 Paesi di 4 continenti. «È il primo studio di queste dimensioni che ponga particolare attenzione agli aspetti psicosociali della gestione del diabete, coinvolgendo non solo le persone affette, ma tutti coloro che hanno a che fare con il diabete, familiari per primi» sostiene Massimo Massi Benedetti, presidente del Comitato scientifico Dawn Italia. «I risultati mettono in evidenza innanzitutto il peso psicologico che grava sui familiari» sottolinea Antonio Nicolucci, responsabile del dipartimento di Farmacologia clinica ed epidemiologia del Consorzio Mario Negri Sud, dove sono stati analizzati i dati. «L’obiettivo dello studio è spingere le Istituzioni a costruire modelli di Sanità centrati sulla persona» afferma Marco Comaschi, coordinatore per l’Italia dello studio Dawn2. Tra i dati, spicca un 79% di familiari che dichiara di non essere stato coinvolto in programmi educativi sul diabete, nonostante il 70% dei medici ritenga che il loro coinvolgimento sia importante nel processo di cura. «La non conoscenza del diabete, patologia silente, è il maggior alleato del suo avanzamento pandemico” aggiunge Giuseppe De Rita, presidente della Fondazione Censis “e solo dall’informazione può nascere una corretta prevenzione». Da queste basi, nell’ambito del Dawn2, è nata l’iniziativa educazionale “Il diabete vede te, tu non vedi il diabete”, realizzata con Diabete Italia e Censis.

dicembre 19, 2012autore Angelo Vigliotti
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Sviluppo Infantile

Protocolli Celiachia – D.A.R. – M.I.C.I.

PROTOCOLLI

( corso di gastroenterologia pediatrica – regione Toscana – 2012 )

( protocolli di massima da   aggiornare nel tempo a secondo ulteriori conoscenze scieentifiche)

Esami MINIMI sospetto DAR funzionali senza diarrea

Emocromo, PCR, AST e ALT, prot tot e protidogramma, creatinina
dosaggio Ig A    Atc antitransglutaminasi
es urine
(Ecografia)

Esami MINIMI sospetto DAR funzionale con diarrea  
(sindrome intestino irritabile)

Emocromo, PCR, AST e ALT, prot tot e protidogramma, creatinina
dosaggio Ig A    Atc antitransglutaminasi
es urine
(Ecografia)
esame parassitologico per Giardia  (atg fecale)

Sospetta MICI

Emocromo, ferritina, glicemia, PCR, VES, AST e ALT, prot tot e protidogramma, creatinina, es urine, sangue occulto fecale

pANCA, ASCA, calprotectina

Ecografia  addome in toto con valutazione spessore anse intestinali ed esame doppler per vascolarizzazione parete intestinale (Centro specialistico)

Sospetto H.Pylori

In caso di parente di I grado con K gastrico
Ricerca  atg fecale
Breath test  Urea C13 ( bambini collaboranti)

Se +         endoscopia

Screening  celiachia

Sotto i 2 anni:  Dosaggio IgA totali, AGA deamidati IgG e IgA, anti tTg
Sopra i 2 anni: Dosaggio IgA totali,  anti tTg

            
Follow up celiachia ( da convalidare con gli altri Centri)

Emocromo, anti  tTg
glicemia, AST e ALT
fT4, TSH
atc antimicrosomi,  atc antitereoglobulina

dicembre 19, 2012autore Angelo Vigliotti
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Divulgazione scientifica

Linee guida per la celiachia

Linee guida per la celiachia
MINISTERO DELLA SALUTE
COMITATO NAZIONALE SICUREZZA ALIMENTARE( C.N.S.A.)
CONSULTA SCIENTIFICA PER LA SICUREZZA ALIMENTARE
LINEE GUIDA PER LA DIAGNOSI ED IL
MONITORAGGIO DELLA CELIACHIA E
RELATIVE PATOLOGIE ASSOCIATE E
COMPLICANZE

1) INTRODUZIONE
In riferimento a quanto previsto dall’ articolo 3, commi b) e c) della legge 4
luglio 2005, n. 123, il *Gruppo di lavoro “Celiachia”, ha adottato in data 3 marzo
2006 il presente documento recante le linee guida specificate nel titolo.
Il documento in questione è stato sottoposto a procedura scritta di approvazione

da parte della Consulta Scientifica per la Sicurezza Alimentare e approvato

in data 24 aprile 2006 nonché all’esame del Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare e approvato

2) QUADRI CLINICI E MALATTIE ASSOCIATE ALLA CELIACHIA
! Nella forma classica ad esordio precoce (primi 6-24 mesi di vita), la malattia si presenta generalmente

poco dopo lo svezzamento con diarrea cronica, vomito,

addome globoso, inappetenza, arresto della crescita o calo ponderale, irritabilità.
! Attualmente la celiachia tende a manifestarsi sempre più spesso nella forma
ad esordio tardivo presentandosi con disturbi intestinali sia tipici che atipici
(quali dolore addominale ricorrente, stipsi) e soprattutto con manifestazioni
extraintestinali isolate (Tab. 1)

! Esistono, inoltre:
– Forme silenti: tipica enteropatia da glutine riscontrata occasionalmente in
individui asintomatici, geneticamente predisposti, con sierologia positiva,
spesso tra coloro sottoposti a screening perché appartenenti a gruppi a rischio;
– Forme potenziali: sierologia positiva, architettura mucosale normale o
minimamente alterata alla biopsia intestinale.
!La celiachia, se non adeguatamente trattata, predispone ad una serie di
complicanze quali osteoporosi e tumori, in particolar modo linfoma non-Hodgkin a carico dell’intestino. Vi sono, poi, diverse malattie associate alla celiachia (Tab. 2).
!Esiste, infine, una forte evidenza che genitori e fratelli di celiaci hanno un
aumentato rischio di sviluppare la malattia, con una prevalenza che va dal 6 al 12%.
*Gruppo di lavoro “Celiachia”: S. Auricchio, A. Calabrò, E. Cardi, A.M. Castellazzi, M. De Vincenzi,
P.Fagioli, G.B. Gasbarrini, L.Guidarelli, S. Moretti, M.P. Patrizi, N. Pogna, A.Pucci, F. Romano, V. Silano.

Tabella 1 Quadri clinici e malattie associate
Manifestazioni extraintestinali
• Dermatite erpetiforme
• Anemia da causa non identificata (sideropenica)
• Bassa statura
• Ritardo puberale
• Infertilità ed aborti ricorrenti
• Alopecia areata
• Stomatite aftosa
• Ipoplasia dello smalto dentario
• Ipertransaminasemia da causa non identificata
• Disturbi neurologici: epilessia farmacoresistente, atassia, polineuropatie
• Osteoporosi
• Miocardiopatia dilatativa
• Artriti

Tabella 2 Quadri clinici e malattie associate
Malattie associate
• Diabete mellito insulino-dipendente
• Tiroidite di Hashimoto
• S. di Siogren
• S. di Down
• S. di Turner
• Difetto di IgA
• Sclerosi multipla
• Cirrosi biliare primitiva

3) PROTOCOLLO DIAGNOSTICO E SAGGI DI LABORATORIO DELLA MALATTIA
CELIACA
E’ indispensabile, da un punto di vista di sanità pubblica, stabilire le linee-guida che consentano

di disporre di protocolli semplici, basati su saggi essenziali, applicabili su tutto il territorio nazionale

e in grado di identificare il maggior numero possibile di celiaci e di assicurarne il monitoraggio (Tab.3).

Tabella 3 Criteri del protocollo diagnostico per la malattia celiaca

! Semplice (pochi saggi essenziali)
! Applicabile in tutti i Centri sul territorio nazionale
! In grado di identificare il maggior numero di celiaci (riduzione numero diagnosi mancate) e di evitare le false diagnosi (ancora molto elevate)
E’ possibile individuare tre diversi percorsi diagnostici a seconda che ci si trovi di fronte ad un forte sospetto clinico di celiachia

(malassorbimento franco, caratterizzato da significativo calo ponderale, diarrea ed astenia severa), a pazienti

con bassa probabilità di celiachia (“casi mono- e paucisintomatici”) e a genitori e fratelli di celiaci (Tab. 4).

Tabella 4 Protocollo diagnostico

! Elevato sospetto clinico di celiachia (malassorbimento franco)
! Moderata-bassa probabilità di celiachia(“casi mono- e paucisintomatici” senza altre
cause identificabili)
! Familiari di I grado di celiaci, ivi inclusi fratelli e sorelle
I saggi da utilizzare per la diagnosi di celiachia sono i marker anticorpali e la biopsia
intestinale (Tab. 5).

Tabella 5 Saggi di I livello

 

ANTICORPI *
! A. anti tTG UMANA Ig A (IgG nei deficit di IgA)

BIOPSIA DUODENALE
! Classificazione di Marsh,modificata da Oberhuber, da inquadrare nel contesto clinico, anticorpale e genetico
* EMA come test di conferma da eseguirsi in Centri di riferimento nei casi dubbi; AGA da ricercarsi solo nei bambini con età minore di 2 anni
La classificazione di Marsh, modificata da Oberhuber, è accettata ed utilizzata
universalmente nell’interpretazione delle alterazioni istologiche dell’intestino tenue

(Tab. 6).
Tabella 6 Classificazione istologica delle lesioni intestinali nella celiachia

! Aumento IEL(maggiore 40/100 ce ) (tipo 1)
! Iperplasia delle cripte (tipo 2)
! Atrofia lieve dei villi (tipo 3a)
! Atrofia subtotale dei villi (tipo 3b)
! Atrofia totale dei villi (tipo 3c)
IEL: linfociti intraepiteliali ; ce: cellule epiteliali
Classificazione di Marsh, modificata da Oberhuber, Eur J Gastroenterol Hepatol 1999
L’HLA è un test di secondo livello con finalità ben precise, da eseguirsi quando
né i saggi anticorpali né la biopsia intestinale hanno portato ad una diagnosi certa

(Tab. 7).
Tabella 7 Saggi di II livello: HLA(dopo anticorpi e/o biopsia non diagnostici)
Test eseguito per escludere celiachia
Negatività DQ2/DQ8 Bassissima probabilità di celiachia
Positività DQ2 o DQ8 Predisposizione alla malattia (per es. nei genitori e fratelli di celiaci)
L’ analisi dettagliata dei vari percorsi del protocollo diagnostico è illustrata nelle Figure
1,2 e 3.

dicembre 19, 2012autore Angelo Vigliotti
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Divulgazione scientifica

Gastroenterologia pediatrica

Gastroenterologia
pediatrica

( dott. Lionetti  Paolo)
La patologia a carico dell’apparato gastroenterico sono molto frequenti in età pediatrica. In questo capitolo verranno a! rontate condizioni a trattamento prevalentemente medico.
Disordini funzionali gastrointestinali
Questo gruppo di disordini comprende una serie di condizioni nella quali non si riesce ad identi” care una lesione d’organo o una anomalia biochimica caratterizzati da una variabilità di sintomi che comprendono il vomito, il rigurgito, il dolore addominale, la diarrea e la stipsi. I migliori strumenti diagnostici di queste condizioni sono ancora oggi una anamnesi ed un esame obiettivo accurati. Anche se è indispensabile tener presente tutte le possibile patologie su base organica che
possono dare questi sintomi quando si raggiunge la convinzione della natura funzionale del problema non si deve insistere nel criterio della diagnosi di esclusione in quanto questo può portare a un eccessivo ricorso ad indagini diagnostiche spesso invasive e che a volte possono
risultare dannose per il paziente.
DOLORI ADDOMINALI RICORRENTI.

Una condizione
molto frequente in età pediatrica è costituita dai
dolori addominali ricorrenti (DAR) termine che non
rappresenta una diagnosi ma semplicemente una de-
“finizione.
Molteplici condizioni patologiche possono avere
come sintomo i DAR pur tuttavia si calcola che “nel
15% dei bambini ed adolescenti dai 4 ai 14 anni affetti

da DAR  solo il 5-10% presenta una patologia organica
mentre nel 90-95% dei casi il disturbo è di natura
funzionale. I DAR funzionali sono causa di numerosi
accessi al pronto soccorso, assenze scolastiche, ricorso
eccessivo ad indagini mediche ansia familiare. La natura
del disturbo comprende una stretta interazione fra
sistema nervoso centrale e sistema nervoso enterico,
fattori psico-sociali e ” siopatologici. È stata evidenziata
in bambini che so! rono di DAR funzionali la presenza
di iperalgesia viscerale e di un particolare tipo di onde
peristaltiche del tubo gastro-enterico associate a dolore
de” nite come pattern motori migranti. Infezioni
gastrointestinali possono favorire l’esordio del problema
che poi riceve rinforzo dall’ambiente e dallo stress.
Il dolore addominale funzionale è mal localizzato periombelicale
o di! uso, episodico non in concomitanza
con i pasti e raramente è causa di risveglio notturno.
L’esame obiettivo è negativo e la crescita nella norma. I
ricorso a visite mediche è spesso molto frequente come
anche può essere elevato il numero delle assenza scolastiche.
Notevole è l’ansia familiare per la problematica
del bambino. Spesso questi bambini hanno un ottimo
rendimento scolastico, sono impegnati in molteplici
attività scolastiche ed extra-scolastiche o in alternativa
sono presenti problematiche familiari importanti
che spesso sono sotto-stimate dai genitori. L’approccio
clinico si basa su un’accurata anamnesi e su un attento
esame obiettivo. Vanno esclusi, anche rivolgendo domande
speci” che ai familiari, i segnali di allarme riportati
nella tabella 1, che quando presenti, impongono
indagini più approfondite.
In assenza di questi segnali e con un esame obiet-

 Gastroenterologia pediatrica
tivo ed una crescita nella norma sono su# cienti per
una diagnosi di DAR funzionali esami minimi quali
emocromo, indici di $ ogosi, esame urine, urinocoltura,
screening sierologico della celiachia. Se presente diarrea
è opportuno eseguire una coprocoltura ed un esame
parassitologico delle feci. L’ecogra” a addome va riservata
solo ai casi in cui esiste un sospetto diagnostico di
patologia a carico dell’apparato genito-urinario o delle
vie biliari mentre nel sospetto di una malattia in” ammatoria
cronica intestinale (MICI) l’esame ecogra” co
deve essere richiesto con quesito speci” co di valutazione
dello spessore delle anse intestinali. Nel sospetto di
una MICI o se le caratteristiche del dolore suggeriscono
la presenza di un ulcera peptica è necessario ricorrere
ad esami endoscopici.
È molto importante, formulata la diagnosi di DAR
funzionali, spiegare alla famiglia le caratteristiche della
condizione, rassicurare che quella di DAR funzionali
è già una diagnosi e che non vi è nessun motivo e nessun
vantaggio a proseguire in ogni altro od ulteriore
percorso diagnostico. Deve essere chiarito che il dolore
è reale e non una simulazione da parte del bambino e
deve essere favorito un atteggiamento di comprensione
da parte della famiglia del dolore del bambino,
ma allo stesso tempo il dolore non deve essere causa
di interferenza sulle normali attività quali la frequenza
scolastica, il gioco. Presidi dietetici e farmacologici
hanno una dubbia e# cacia. Nelle condizioni più gravi
è necessario il supporto psicologico. Sono utili visite di
controllo periodico almeno in una prima fase. Con il
passaggio all’età adulta la problematica si attenua ma
spesso compaiono altri disordini di natura funzionale.
Tipica è l’associazione con la cefalea. Quando il dolore
si localizza a livello epigastrico associato a sintomi dispeptici
anche nel bambino, ma soprattutto nell’adolescente
in assenza di una patologia organica si parla di
dispepsia funzionale. Naturalmente deve essere esclusa
una gastrite associata ad infezione da Helicobacter
pylori con o senza ulcera duodenale, una malattia da
re$ usso gastro-esofageo (MRGE), un esofagite eosino-
” la e una MICI. I sintomi predominanti possono essere
il dolore epigastrico associato o no a sensazione
di sazietà precoce, ripienezza, gon” ore addominale.
Anche in questo caso una corretta valutazione clinica
ed anamnestica, la valutazione dell’eventuale presenza
di stress ambientale, l’assenza di segnali di allarme e
la negatività di esami di primo livello consentono una
diagnosi senza ricorrere ad esame endoscopici. Importante
è escludere anche in età pediatrica l’uso eccessivo
di farmaci anti-in” ammatori non steroidei (FANS). Un
breve ciclo di terapia anti-secretiva (antagonisti H2 o
inibitori di pompa protonica, proton pump inhibitors o
PPI) può essere di ausilio.
SINDROME DELL’INTESTINO IRRITABILE. Se i
DAR si associano a scariche diarroiche che risolvono
il dolore, presenza di meteorismo, distensione addominale,
sensazione di evacuazione incompleta alternanza
di diarrea e stipsi, con esame obiettivo e crescita nella
norma, esami di laboratorio normali, il bambino presenta
una sindrome dell’intestino irritabile. Deve essere
veri” cato se esiste un consumo eccessivo di bevande
zuccherate e sorbitolo nella dieta. Per questa condizione
si è di recente dimostrata utile l’assunzione di probiotici.

DIARREA CRONICA ASPECIFICA.

Una particolare
condizione che si veri” ca nella fascia di età fra i 6 e i 36
mesi è la diarrea cronica aspeci” ca (toddler diarrhoea
degli autori anglo-sassoni) che è la causa più frequente
di diarrea cronica nel bambino sano in questa fascia
di età. Colpisce soprattutto i maschi si tratta di una
diarrea acquosa con presenza di elementi indigeriti.
Caratteristico è a volte l’emissione di feci formate con
la prima evacuazione al mattino seguita poi nel corso
della giornata da scariche diarroiche. Spesso in famiglia
qualcuno so! re di sindrome dell’Intestino Irritabile.
L’esame obiettivo e negativo e la crescita è nella norma
se non sono state attuate restrizioni dietetiche. In genere
non evitabili considerata la preoccupazione familiare
sono indagini di primo livello con esami colturali e
parassitologici delle feci e lo screening sierologico della
celiachia. Anche in questo caso deve essere veri” cato
se è presente un uso eccessivo di bevande zuccherate
contenti sorbitolo. La dieta deve essere mantenuta libera
veri” cando che non si sia avvenuta una restrizione
dell’apporto in grassi. Fondamentale è rassicurare la famiglia
che si tratta di una condizione benigna.
STIPSI FUNZIONALE.

La stipsi funzionale è molto
frequente in età pediatrica e comprende tutte le cause di
stipsi che non sono di natura organica. È caratterizzata
con una netta riduzione del numero delle evacuazioni,
una storia di ritenzione di feci, evacuazione dolorosa
e di feci voluminose di aumentata consistenza, masse
fecali in ampolla rettale evidenziate con l’esplorazione
rettale. Spesso è presente encopresi cioè perdita involontaria
di feci che sporcano le mutandine. Il fenomeno
può essere scambiato per diarrea e si de” nisce anche
con il termine appunto di diarrea paradossa. Spesso il
bambino è irritabile e presenta una riduzione dell’appetito.
La stipsi funzionale può insorgere nel bambino con
il passaggio dall’alimentazione al seno al divezzamento
o dopo un episodio di evacuazione dolorosa. Il bambino
spesso si oppone all’evacuazione ed e! ettua manovre
ritentive, vuole evacuare in luoghi nascosti ed in
piedi. Nella maggior parte dei casi l’anamnesi e un esa29.3
Ulcera gastro-duodenale • 3
me obiettivo che comprende l’esplorazione rettale consentono
la diagnosi di stipsi funzionale senza ricorrere
ad esami di laboratorio radiologici o alla manometria
ano-rettale. Se è presente vomito, distensione addominale
febbre è necessario invece ricorrere ad esami
strumentali. Il trattamento oggi si basa sull’uso di soluzioni
contenenti polietilenglicole (PEG) somministrate
a dosi crescenti ” no ad ottenere l’evacuazione di feci
morbide. Contemporaneamente è necessario iniziare
un adeguata rieducazione dell’alvo toilette training che
consiste nell’insegnare al bambino a defecare dopo i
pasti per tre volte al giorno. Nelle forme gravi è necessario
prima e! ettuare un disimpatto fecale mediante la
somministrazione di clisteri evacuativi con soluzione
” siologica o somministrazione di PEG ad alte dosi. Nel
lattante con crescita adeguata può essere presente una
di# coltà ad evacuare nei primi mesi di vita con sforzo
prima dell’evacuazione ed emissione di feci tuttavia
morbide o liquide. Il problema è dovuto ad un in coordinazione
del rilasciamento pelvico e non necessita di
alcun trattamento. Diverso è il problema se nel neonato
esiste una notevole distensione addominale, scarso
accrescimento e addirittura occlusione intestinale. In
questi casi deve essere esclusa un’aganglia colica condizione
nota come malattia di Hirschprung. In questi
casi sono necessarie indagini strumentali quali il clisma
opaco, la manometria anorettale e la biopsia rettale per
via transanale per veri” care la presenza l’eventuale assenza
di gangli intramurali.
Malattia da refl usso gastroesofageo
Il re$ usso gastro-esofageo (RGE) è dovuto al passaggio
del contenuto gastrico in esofago con o senza
presenza di rigurgito e vomito. È una condizione comune
nel bambino e nell’adulto da considerarsi ” siologico
nella maggior parte dei casi. Soprattutto nel lattante il
rigurgito post-prandiale è un fenomeno estremamente
frequente da considerarsi ” siologico quando le condizioni
cliniche del bambino sono buone, la crescita ponderale
è adeguata. Il fenomeno tende a risolversi entro
i 18 mesi con l’assunzione di una dieta semi-solida e
la posizione eretta. Si parla invece di MRGE quando è
presente una esofagite documentata endoscopicamente
e istologicamente o di segni e sintomi che interferiscono
con lo stato di salute del bambino o è presente riduzione
della crescita. La sintomatologia varia a seconda
dell’età del bambino. I sintomi nel primo anno di vita
possono essere aspeci” ci quali ri” uto ad alimentarsi,
irritabilità, inarcamento del tronco ematemesi anemia,
ritardo di crescita. Bisogna tener presente tuttavia che
il re$ usso non è una causa frequente di pianto inspiegabile
ed irritabilità nel lattante e prima vanno indagati
altre cause più comuni quali allergia alle proteine del
latte vaccino, infezioni specie della vie urinarie, problemi
neurologici. Ridimensionata è stata l’associazione
del RGE con apparent life threatening event (ALTE) nel
lattante. Nel bambino più grande i sintomi sono più
tipici: dolore retro-sternale, pirosi sensazione di rigurgito
acido e se è presente una importante $ ogosi della
mucosa esofagea può manifestarsi ematemesi e melena.
L’RGE viene inoltre considerato causa o concausa
di una serie di manifestazioni respiratorie come asma,
stridore laringeo, tosse soprattutto ad insorgenza notturna.
Si ritiene opportuno indagare per RGE oggi solo
i bambini che presentano asma notturno, asma corticoresistente
e di di# cile controllo e asma associato a dolore
retro-sternale. Anche se l’RGE può contribuire a
$ ogosi delle prime vie aeree il reperto laringoscopico
di $ ogosi laringea non deve essere considerato né sensibile
né speci” co per la diagnosi di MRGE. Bambini
in cui invece la MRGE è molto frequente e deve essere
adeguatamente trattata sono i cererebropatici, bambini
operati di atresia esofagea, obesi.
La diagnosi della condizione si basa sulla pH-metria
esofagea delle 24 ore o sulla ph/impedenzometria
che consente la valutazione anche dei re$ ussi non acidi.
Ai ” ni della veri” ca della presenza di esofagite è necessario
invece e! ettuare una esofago-gastroscopia. Lo
studio radiologico con bario viene riservato ai casi in
cui si sospettano anomalie strutturali, malrotazione intestinale,
duplicazione gastrica.
In presenza di sintomi tipici in un bambino grande
è giusti” cato un ciclo di terapia inibitrice della secrezione
acida gastrica con PPI o anti-H2 senza ricorrere
a diagnostica strumentale. La terapia farmacologia della
MRGE si basa oggi sull’uso di PPI che determinano
una riduzione della secrezione acida gastrica superiore
in termini di durata ed entità rispetto ai tradizionali H2
antagonisti (quale la ranitidina). Alla classe dei PPI utilizzati
anche nel bambino appartengono l’omeprazolo,
il lansoprazolo e l’esomeprazolo. La chirurgia anti-re-
$ usso che consiste nella fundoplicatio secondo Nissen
metodica che oggi viene e! ettuata per via laparoscopica
và riservata ai casi refrattari al trattamento medico.
L’insuccesso della terapia medica e a volte anche di
quella chirurgica deve far pensare ad una errata diagnosi
di MRGE. Condizioni confuse per MRGE sono il
vomito ciclico, la gastroparesi l’esofagite eosino” la.
29.3 Ulcera gastro-duodenale
Anche se piuttosto rare l’ulcera gastrica e duodenale
sono descritte in età pediatrica. Vanno distinte le ulcere
acute spesso da stress che sono in genere gastriche caratterizzate
dalla piccola dimensione e molteplicità che
presentano contorni netti e guarigione senza esiti cica4
Segnali di allarme in un bambino che
presenta DAR ( dolori Addominali Ricorrenti)

triziali e le ulcere croniche singole ricoperte da ” brina,
irregolari con fenomeni rigenerativi ed esiti cicatriziali.
Anche in età pediatrica l’ulcera si associa molto spesso
a infezione da Helicobacter pylori, in questo caso è quasi
sempre duodenale ed associata ad un gastrite antrale di
tipo nodulare. La diagnosi dell’infezione da Helicobacter
pylori si basa su la ricerca istologica sul tessuto prelevato
endoscopicamente un test rapido all’ureasi sempre
su tessuto mentre test non invasivi sono la ricerca
fecale dell’agente, il 13C urea breath test e il dosaggio
degli anticorpi speci” ci. Nel bambino sotto i tre anni le
manifestazioni cliniche dell’ulcera sono in genere quelle
acute di una perforazione o di un sanguinamento
mentre nel bambino più grande prevale il dolore addominale
cronico, stagionale con associazione con i pasti.
La somministrazione di farmaci anti-in” ammatori non
steroidei (FANS) favorisce il sanguinamento e la perforazione.
L’indagine fondamentale è l’esofago-gastroduodenoscopia
con visualizzazione della lesione ed il
trattamento si basa sui PPI. Le recidive sono possibili
anche in età pediatrica.
Malattia celiaca
La malattia celiaca (MC) è un’enteropatia che si manifesta
in individui geneticamente predisposti ed è dovuta
ad un’intolleranza permanente alla gliadina, una
frazione del glutine contenuto nella farina di frumento,
segale, orzo farro e avena. Per quest’ultimo cereale bisogna
tener presente che viene tollerato dalla maggior
parte dei celiaci.
Per lo sviluppo della condizione è indispensabile
una predisposizione genetica e la presenza di un HLA
di II classe DQ2 e/o DQ8. Lo spettro delle lesioni intestinali
varia da un aumento dei linfociti intraepiteliali al
rimodellamento della mucosa intestinale con lo sviluppo
di iperplasia delle cripte ed atro” a dei villi. Un ruolo
centrale nello sviluppo delle lesioni mucosali è svolto
dal linfocita T. La sequenza delle lesioni immunopatologiche
non è nota, tuttavia fondamentale è il legame
della gliadina con molecole HLA-DQ2 per la presentazione
al linfocita T. Un ruolo importante sembra sia
svolto dall’enzima transglutaminasi tessutale (tTG) che
modi” cando la gliadina, ne aumenta l’a# nità per le
molecole DQ2. Il danno della mucosa intestinale porta
allo sviluppo di malassorbimento di nutrienti. Il trattamento
è essenzialmente dietetico e consiste nell’eliminare
dalla dieta il glutine. Con la dieta senza glutine
e! ettuata scrupolosamente, si ottiene il ripristino alla
normalità della mucosa intestinale, la scomparsa dei
difetti nutrizionali e la risoluzione dei sintomi clinici.
Dati recenti ottenute da indagini e! ettuate in paesi europei
ed in Italia indicano che la frequenza della MC
può arrivare ad 1:100 nella popolazione.
Le manifestazioni cliniche della celiachia sono moleplici
e sembrano essere considerevolmente variate
negli ultimi anni. Alle manifestazioni cliniche descritte
inizialmente, altre se ne sono aggiunte il cui riconoscimento
è avvenuto solo di recente. Oggi si distingue una
forma tipica, una forma atipica che può essere paucisintomatica
o monosintomatica, una foma silente ed
una latente.
Le manifestazioni gastro-intestinali de” nite come
tipiche o classiche, si presentano in prevalenza nel
bambino sotto i due anni e comprendono diarrea con
steatorrea, scarsa crescita ponderale con una caratteristica
brusca de$ essione della curva di accrescimento
dai sei mesi di vita, epoca in genere nella quale viene
inserito il glutine nella dieta. È presente distensione
addominale, ipotro” a muscolare e del sottocutaneo in
genere molto evidente alla radice delle cosce e ai glutei
(a borsa di tabacco). Il bambino è ipotonico, apatico
e irritabile. Nel bambino più grande e nell’adulto
le manifestazioni a carico dell’apparato gastroenterico
includono la diarrea che può assumere un andamento
variabile e intermittente, la nausea ed il vomito, i dolori
addominali, il calo ponderale e la stipsi. I sintomi tipici
gastro-intestinali della MC sono di riscontro ancora
frequente ma attualmente presentano una frequenza
pari a quella a carico di altri organi.

Manifestazioni cliniche della malattia celiaca
cliniche possono presentarsi isolatamente o associate
fra di loro e comprendono: bassa statura anche in assenza
di sintomi gastrointestinali, osteoporosi, difetto
dello smalto dentale, artrite, miopatia, dermatite erpetiforme,
stomatite a% osa, vasculite.
La MC può essere la causa di un’anemia sideropenica
inspiegata che risponde poco al trattamento marziale,
di leucopenia, piastrinopenia, de” cit di vitamina
K e ritardo puberale. Di recente sono stati riconosciuti
come dovuti alla celiachia patologie a carico dell’apparato
riproduttivo femminile come infertilità, aborti
ricorrenti, irregolarità mestruale. Sono anche stati descritti
sintomi a carico del sistema nervoso centrale con
manifestazioni neurologiche quali epilessia, atassia cerebellare,
neuropatia periferica, demenza. La MC si può
in” ne accompagnare ad un aumento delle transaminasi
che si normalizza con la dieta senza glutine. Anche se
rara descritta è l’associazione con linfoma intestinale.
Circa il 75% dei pazienti con dermatite erpetiforme
presenta lesioni della mucosa intestinale con un’atro” a
dei villi da moderata a subtotale/totale.
Nella tabella  sono riportate le manifestazioni
cliniche della MC. Le ragioni del cambiamento della
presentazione clinica della MC avvenuto negli ultimi
decenni non è noto. Probabilmente hanno contribuito
vari fattori quali il prolungamento dell’allattamento al
seno, il posticipare l’introduzione del glutine nella dieta
ma soprattutto forse una maggiore conoscenza delle
molteplici manifestazioni cliniche della MC da parte
del pediatra, che porta al sospetto diagnostico molto
più precocemente e la disponibilità attuale di una diagnostica
sierologia molto sensibile e speci” ca.
La malattia celiaca si può associare inoltre ad una
serie di condizioni cliniche che sono elencate nella
tabella  la maggior parte delle quali è di natura
autoimmune. Circa l’8% dei pazienti con diabete mellito
tipo I presenta lesioni della mucosa intestinale caratteristiche
della MC. Pazienti diabetici inizialmente
negativi allo screening sierologico per la MC possono a
distanza di anni positivizzarsi. Frequente è inoltre l’associazione
della MC con la tiroidite autoimmune e lo
screening di tale condizione nei pazienti celiaci porta al
riconoscimento di forme subcliniche di tiroidite. Ancora
controverso è il ruolo del glutine nella patogenesi
delle malattie autoimmuni che si associano alla MC.
Approssimativamente il 3% dei pazienti celiaci presenta
un de” cit di IgA, frequenza 15% più alta rispetto
alla popolazione generale, mentre la prevalenza della
MC nella sindrome di Down è del 4-16%. La diagnosi
di MC e la dieta priva di glutine non ha naturalmente
e! etto su queste condizioni cliniche associate. Gli
screening sierologici di popolazione e quelli e! ettuati
nelle famiglie di pazienti celiaci hanno portato all’individuazione
di una quota considerevole di pazienti
asintomatici che tuttavia presentano le lesioni intestinali
tipiche della MC. Il 5-10% dei parenti di primo
grado di soggetti celiaci presenta una celiachia silente
dal punto di vista clinico. Esiste consenso unanime sul
trattare questa forma con la dieta senza glutine in quanto
sono già presenti lesioni mucosali. In e! etti, spesso
in questi casi viene riportato un miglioramento delle
condizioni generali in seguito alla dieta senza glutine
o un miglioramento delle prestazioni scolastiche. Per
celiachia latente o potenziale si intendono invece una
condizione caratterizzata da positività dei marker sie6

Condizioni associate alla malattia celiaca
rologici speci” ci della MC in genere a basso titolo e una
mucosa intestinale normale o pressochè normale con il
solo riscontro di un aumento del numero dei linfociti
intraepiteliali (IEL).
La diagnosi oggi si basa sull’uso di test sierologici
hanno raggiunto un notevole gradi di sensibilità
e speci” cità e che risultano molto utili ai ” ni di screening
diagnostici e per conferma del sospetto clinico.
Al momento attuale sono disponibili il dosaggio degli
anticorpi antigliadina (AGA) di classe IgA ed IgG
determinati con metodica ELISA. Gli AGA IgG sono
poco speci” ci. Di recente è stato introdotto il dosaggio
degli AGA deamidati che risulterebbero dotati di
maggiore speci” cità diagnostica. Gli AGA hanno un
ruolo diagnostico nel bambino sotto i due anni di età
periodo nel quale si possono osservare forme di celiachia
conclamata con negatività del dosaggio degli anticorpi
anti-endomisio (EmA) e anti-tTG. Questi ultimi
due esami sono quelli oggi considerati piu sensibili e
speci” ci per tutte le altre classi di età. Gli EmA hanno
il problema di essere una metodica di immuno-$ uorescenza
operatore-dipendente, mentre il dosaggio degli
anti-TTG viene e! ettuato con metodica ELISA facilmente
riproducibile da qualsiasi laboratorio. Gli EmA
e gli anti-tTG hanno una sensibilità e speci” cità del che
si avvicina al 100% ma essendo di classe IgA risultano
comunque negativi nei celiaci con de” cit di IgA (che
sono il 3%). È pertanto sempre necessario associare al
dosaggio dei marker sierologici speci” ci di MC anche il
dosaggio delle IgA totali.
A tutto oggi la conferma diagnostica della MC deve
essere e! ettuata tramite biopsia intestinale al duodeno
distale che oggi nella maggior parte dei centri viene effettuata
per via endoscopica.
Le classiche lesioni mucosali rappresentano solo
l’evoluzione di una serie di lesioni mucosali che vanno
da uno stato in” ltrativi caratterizzato dal solo aumento
dei linfociti intra-epiteliali a una iperplasia delle cripte
” no a vari gradi di atro” a dei villi de” niti dai criteri di
Marsh- Oberhuber.
Il trattamento della MC è la dieta priva di glutine
che consiste nell’eliminzazione del frumento. segale,
orzo e farro. Una volta intrapresa la dieta i bambini celiaci
devono seguire un programma di follow up utile
per la veri” ca dell’aderenza alla dieta.
 Malattie infi ammatorie
croniche intestinali

(MICI)
Le MICI (nella dizione anglo-sassone in

dicembre 18, 2012autore Angelo Vigliotti
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Il Cammino di luce

Ama la vita

pinguini

Non potrai mai  dire veramente di amare la vita se continui a distruggere la vita. E non potrai mai dire di amare la natura se continui a mangiare carne di animali.Lo so….So benissimo  che ci sono civiltà antiche che amano la natura e mangiano glli animali e ci sono religioni che attraverso il sacrificio di animalsi avvicinano a dio.Il cibo è convivialità, è stare bene con il proprio corpo e con gli altri, è comunicazione di piacere, avvolge tutti i sensi ma non è il tuo pensiero. Il cibo attraversa  il linguaggio degli affetti  e il bambino ne avverte la manifestazione con il contatto con la madre e lo incorpora dentro di sè. Ma non puoi sempre  e solo amare te stesso.

Proprio perchè vivi in una comunità e sei cittadino del mondo, il rispetto per l’altro è  fondamentale,  l’onestà intellettuale e relazionale è una bella cosa da condividere e la tolleranza come momento di riflessione per le idee altrui e anche per le proprie è qualcosa che non puoi fare a meno  di possedere.

Ti chiedo amico mio e compagno di viaggio,  di fare un salto di qualità.  Essere vegetariano non è una materia di studio o un filone di credenza particolare ma è uno stile di vita nelle cui profondità vige il rispetto per l’altro e per la vita dell’altro( uomo o animale) perchè la vita è sacra.  Attraverso questo rispetto tu porti un contributo alla salvezza del pianeta, all’economia globale, alla tua salute prevendo la maggioranza delle malattie degenerative e molte alattie metaboliche e dando al tuo corpo una energia senza confini soprattutto se tu scegli per la tua alimentazione cereali integrali, frutta, verdura e legumi, latte vegetale.

Forse hai paura di mangiare in modo non equlibrato….non preoccuparti. Puoi sempre prendere qualche integratore. E se ce fai ( la crisi economica che stiamo vivendo è molto forte) compra biologico. Il cibo biologico  ti dà l’energia giusta per andare avanti,Vivrai senz’altro più a lungo e comunque gusterai il momento presente con una consapevolezza maggiore  e l’amore colmerà la tua vita e la renderà ricca di benessere e di bontà.Ogni volta che non mangerai carne di animale avrai fatto un atto di non violenza. sei stato buono con te stesso e  sei stato buono con l’altro (l’animale,  il mondo, la natura).

A dispetto di coloro che dicono che l’uomo è ciò che mangia, sono del parere  che l’uomo è ciò che vive e ciò che ama. Uno stile di vita vegetariano e biologico ti mantiene giovane per tutta la  vita. Sii consapevole almeno di questo Oggi mangiare carne non è una necessità di sopravvivenza. Noi si mangia carne per una ideologia acritica che consideriamo razionale e ne diamo anche una spiegazione. Purtroppo, dispiace dirlo, non si può amare un cane o un gatto e poi mangiare carne di manzo o di un altro animale.

Ti riporto una citazione attribuita a Leonardo da Vinci:

“ Verrà il tempo in cui l’uomo non dovrà più uccidere per mangiare e anche l’uccisione di un solo animale sarà considerato un grave delitto”

pinguini

 

Mangiare carne di animale, ricordalo bene, è violenza. E’ una violenza invisibile e la maggior parte di noi non se ne rende conto e non valgono tiutti i meccansimi di difesa psicanalitici ( negazione, sostituziome, introiezione, proiezione, identificazione ecc.) per giustificare questo comportamento, e nemmeno la cultura tradizionale e la religione di famiglia. Il cuore di un uomo e la sua storia  affettiva si conosce dal suo rapporto  con tutti gli animali. Non vivere nell’ignoranza, non stimolare la crudeltà, non praticare l’indifferenza. Ma ti fa piacere vedere una trota che si dibatte con l’amo conficcato nel corpo, o il sangue di un maiale  che urla dal dolore oppure il campo di concentramento economico dii tanti animali domestici costretti a una schiavitù senza ritegno  per essere portati al macello?.Spero di no! Mi auguro che tu non debba ( anche se è un bene, un bene enorme!) diventare vegetariano solo per ragioni etiche o salutistiche. Mi auguro che tu debba fare questa scelta solo per amore. Ama la vita  e la vita stessa ti benedirà e ascolterà le tue emzoioni, toccherà i tuoi sentimenti, purificherà i tuoi pensieri e una gioia profonda riempirà la tua mente e la tua anima.

dicembre 17, 2012autore Angelo Vigliotti
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Divulgazione scientifica

Il gabbiano

Io sono qui,

tra l’alba e il tramonto

lungo la via che porta lontano.

Io non sono qui,

e  di notte

 non sento più

al chiarore delle stelle,   il gufo

e la civetta lungo la strada del mio mondo interno..

Tutto è silenzio

solo la luna parla con il suo alone

e il gabbiano nel suo volo solitario.

E’ notte…..

tu guardi senza vedere e  ascolti senza sentire

e la tua mente volge altrove

e non sai.

io sono questo….io sono quello.

 

dicembre 8, 2012autore Angelo Vigliotti
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Il Cammino di luce

Il Gabbiano

il silenzio

Io sono qui,
tra l’alba e il tramonto
ma non sento  più
al volger della sera il gufo
e la civetta.
Tutto è silenzio
solo la luna parla con il suo alone.

Guardo
ma non vedo
ascolto
ma non parlo,
amo la vita e volo laddove la natura mi conduce,
come un gabbiano.

Una parola muore appena detta, il silenzio rimane
e non so se appartiene al tempo o all’eterno
e se volando vo oltre la soglia.

 

il silenzio

 

 

 

Siamo in un mondo in cui si parla troppo. E’ arrivata l’ora di entrare nel mondo interno per non lasciarsi prendere dalla superficialità. Forse conviene stabilire in qualche momento della giornata una zona di silenzio per allenare l’anima all’ascolto, la mente alla purificazione, l’istinto alla quiete. Nonostante ciò ricorda bene che tu sei non sei una isola. Tu sei , volendo o nolendo, in una rete. Tu subisci l’onda che fluttua nella rete. Sta a te essere consapevole…..ma come puoi esserlo se non dedichi qualche minuto a te stesso attraverso la meditazione, la riflessione e la contemplazione. Non perdere il treno della vita. Ci sono coincidenze che non ritornano, occasioni mancate e perdute, parole perdute nel vuote che fanno male.
Spesso conviene tacere perché il silenzio ti insegna a vivere senza parlare perché esso è il linguaggio della passione, della meraviglia, dello stupore, del timore, della gioia.
Non  e’ difficile entrare in questa dimensione. Il silenzio ha molte forme e  puo’  essere il  padre della preghiera, la sentinella del pensiero,  l’oblio dell’affanno. Esso non è povertà ma ricchezza, non è vuoto ma è pienezza. Anche il silenzio ha una voce: è l’urlo del silenzio che a volte è una rivoluzione sociale perché quando l’amore vuole parlare  la ragione tace e l’istinto agisce. A fine di questa chiaccherata  non dimenticare  che quando due bocche si baciano il silenzio si trasforma in eros. E poi porta con te questa riflessione di Ludwig Wittgenstein:
“Su ciò di cui non si può parlare è bene tacere”. Se poi nonostante tutto sei portato a parlare,

allora non dimenticare che il silenzio è un’ala della parola. Fanne tesoro.

dicembre 7, 2012autore Angelo Vigliotti
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Grafologia disegno e scrittura

Grafologia Peritale n° 1 –( Guido Angeloni)

Dalla perizia su “base grafologica”

alla “perizia grafologica”

 

 

A questo lavoro seguiranno altri articoli tesi a definire una proposta valida per la perizia grafologica. Si avrà modo di constatare che la perizia grafologica coincide con lo studio della scrittura e che la competenza che il grafologo peritale deve possedere consiste nella diagnosi della grafia.

Fermo quanto sopra, sia chiaro: non intendo affatto asserire che nel campo della perizia grafica sia da tutto da riscrivere. Non è così! Basti solo un dato riferito a me stesso: nel caso contrario dovrei ammettere che sino ad un anno fa avrei errato tutte le mie consulenze e le mie perizie.

Tutto ciò vuol dire che tutto quanto è consolidato ed accertato rimane ovviamente valido: è in discussione un’idea di progresso e di non rivoluzione.

 

Principi della perizia grafologica

Per definire le differenze tra la perizia su “base grafologica” e la perizia grafologica” è indispensabile precisare anche le differenze tra i metodi della grafologia e la disciplina della grafologia.

1) La perizia grafologica è un elaborato grafologico vero e proprio, mutuato secondo la specifica natura della stessa;

2) La perizia grafologica è lo studio di ogni millimetro della grafia. Sul piano della grafologia generale, ciò implica che ogni millimetro della scrittura ha un significato (grafologico, ovviamente. Vale a dire non psicologico), il che è incontestabile;

3) La grafologia, dunque, non coincide con i metodi grafologici. Ovviamente, per l’immediato la grafologia si propone di essere coerente con ciò che si è dimostrato per valido nell’ambito dei singoli metodi (ad iniziare dall’uso puntuale ed univoco del lessico. Verrà il momento in cui, invece, forse avvierà l’opposto (per l’immediato è indispensabile che la grafologia progredisca e si affermi): i singoli metodi potrebbero avvertire l’onere di uniformarsi (in termini di sola coerenza, ovviamente) alla grafologia. Un analogo processo ha coinvolto la stessa psicologia. Quando si verificherà l’opposto (sperato) allora i singoli metodi potranno conseguire l’autonomia (la grafologia, invece, è in sé autonoma, come si potrà desumere anche nel proseguo);

4) Restituendo significato ad ogni millimetro della scrittura, la grafologia ha un campo illimitato ed un orizzonte infinito (i metodi, invece, hanno un campo ristretto e sono “finiti”). Si dimostra che già da ora i metodi non possono fare a meno della grafologia, in quanto la prima sta ai secondi come la biologia sta alla medicina;

 

5) La grafologia si distingue dai metodi sin dalla definizione dello stesso oggetto. La grafia non è concepita come un prodotto del cervello e di una psiche, ma come una comunicazione codificata, frutto del cammino dell’Uomo, coniugato per epoca, cultura e civiltà. In effetti, i vari modelli calligrafici restituiscono l’uomo del proprio tempo e della propria cultura. L’unica eccezione è costituita dalle grafie di soggetti aventi problematiche di tipo neurologico, fermo restando il fatto che il modello appreso resta comunque insopprimibile (tranne casi rarissimi) e che bisognerebbe indagare meglio queste grafie (grafologicamente, intendo);

6) Il fondamento è che ogni fenomeno (ed ogni proprietà che prima definivamo psicologica) è rappresentabile graficamente e, quindi, è studiabile dalla grafologia. La rappresentazione grafica del fenomeno studiato restituisce la geometria (la forma), la quale a propria volta ha una fisionomia ed un moto (si badi che lo stesso Moretti si avvaleva di tali rappresentazioni, ma non aveva compreso che utilizzava degli universali). La fisionomia, la geometria ed il moto, dunque, sono tre costitutivi universali (la pressione, invece, è estranea ai costitutivi ed esprime soprattutto l’aspetto teolologico. Inoltre la pressione non indica la terza dimensione, in quanto questa dimensione è rappresentata dall’avanti–dietro, che integra in senso tridimensionale il simbolismo spaziale di Pulver). La geometria va valutata simbolicamente (le lettere sono simboli, seppur linguistici), mentre gli altri due costitutivi vanno valutati su base analogica. Si dimostra, che la grafologia studia il simbolo della vita (Cfr. Dalla genesi di un segno ad una “nuova grafologia”, secondo il simbolo della vita);

 

La grafologia sa restituire senso ad ogni millimetro di questa conformazione. E’ in osservazione una “a”, ossia, secondo il modello, una “o” provvista di zampetta finale (dovrebbero essere giustapposte). Sul piano delle osservazioni più significative si osservi il forte calo della pressione che si verifica a partire dal II settore e in tutto il III settore dell’ovale (vedi la proposta di cui alla prossima fig.), cui si contrappone l’aumento abnorme della pressione.

.

7) Al centro della grafologia ci sono sia il modello calligrafico e sia la traduzione individualizzata dello stesso modello, il tutto risponde al concetto di simbolismo oggettivo (l’oggetto è un simbolo in sé). Ciò impone la centralità della lettera e dei gesti intimi della stessa. Tra tutte le lettere, quella che svetta in importanza è la “o” (anche nel campo peritale, come avrò modo di dimostrare con il tempo) e le sue derivate (“a”, ovali della “d” e della “g”, ed in parte la “u” e la “c”). Le “o” vanno approfondite minuziosamente, perché in se stesse ed in relazione logica consequenziale con le altre lettere (vedi più avanti) forniscono informazioni pressoché illimitate (è veramente sorprendente! Mi si creda sulla parola, ovviamente per ora);

 

 

8) Si dimostra che i gesti intimi che corredano le singole lettere (e le relazioni tra loro – cfr. il prossimo punto) sono frutto di 1) condizionamenti subiti nella fase in cui il soggetto era un prescrivente; 2) adattamenti dovuti a traumi (o a eventi lieti) intervenuti in qualsiasi epoca. La natura adattiva dei gesti intimi è subitanea e tale che va tenuta in debito conto anche nella valutazione dei saggi grafici, redatti per scopi peritali. Il tutto in potenza ha un’importanza eccezionale;

 

 

 

 

9) I gesti intimi hanno delle traiettorie, che sono istanze del moto. Le traiettorie possono essere proprie (quelle suggerite dal modello calligrafico) od improprie (possono appartenere solo alle manoscritture, fermo restando il fatto che il modello non sempre è condivisibile e che dunque ben vengano le elaborazioni funzionali e personalizzate). Ogni traiettoria interagisce con le varie provocazioni simboliche presenti nella scrittura (e non evocate dalla stessa, come sembrano suggerire Pulver e i metodi della grafologia). In definitiva le traiettorie (che hanno sempre un punto di inizio ed un punto di fine, che vanno individuati con molta attenzione) del modello suggeriscono come relazionarsi “correttamente” ai vari simbolismi, mentre le traiettorie presenti nelle manoscritture indicano l’esito del confronto scontro tra il modo di sentire individuale ed il modo di “sentire” del modello. Gli assi appartengono anche loro alle traiettorie e determinano la simmetria o meno di una conformazione. Il concetto di simmetria, peraltro, è di grandissima importanza grafologica e, di conseguenza, peritale;

 

 

10) Le singole lettere si relazionano tra loro secondo una relazione logica consequenziale, ovvero si influenzano vicendevolmente (anche secondo la natura della parola interessata). Anche il modello prevede lettere “composte”, vale a dire che sono costituite da più elementi grafici, ovviamente posti in relazione logica consequenziale. Ad esempio, la “a” (una “o” più una gambetta), la “d” (una “o” più un’asta), la “t” (un’asta, provvista di gesto concavo alla base, più un taglio direzionato verso la destra), la “n” (sono poste in relazione intima due zampette) e la “m” (relazione intima tra tre elementi), la “h” e la “g”, la “f” (relazione alto – basso), la “b” e la “q” (potrebbe essermi sfuggito qualche relazione). Tali relazioni sono molte ricche sul piano del significato grafologico;

11) Le relazioni logiche consequenziali più incisive sono, in ordine di importanza decrescente, quelle che interessano le “o” (sia in “entrata” sia in uscita”), quelle indicate nel punto precedente, quelle che relazionano con il rigo di base introitato (il punto richiederebbe una lunga trattazione), quelle che interessano il collegamento (sia in “entrata” sia in uscita”) con le lettere che restituiscono il comandamento (il termine super io è molto riduttivo – si intendono le aste e le lettere lunghe in generale) e con la destra. Una relazione logica consequenziale complessa tra le più significative è quella che è costituita dal gruppo “ch”, ma ne potrei indicare anche delle altre (beninteso, ognuna di loro ha un significato, è ovvio);

(Dalla grafia di un soggetto che si ipotizza che possa essere stato Jack lo squartatore). La geometria della “o” e delle altre conformazioni interessate (assegno molto importanza alla “n” – si osservi anche la “t” assai dura e molto angolosa in alto ed in basso – si tenga presente che anche la pressione appartiene alla geometria, sebbene si valuti anche e soprattutto sulla base della fisionomia – nella grafologia morettiana, vi corrispondono Intozzata I e II di alto grado) combinata con le caratteristiche specifiche della fisionomia e del moto restituiscono una relazione logica consequenziale complessa veramente molto preoccupante (sarei disposto a battermi per sostenerla, ma ovviamente non posso escludere che stia errando ed in una certa misura mi auguro di sbagliare).

 

12) Il tutto però ha un senso se si acquisisce un linguaggio univoco e comune. Soprattutto ha un senso se coloro che si dichiarano grafologi dimostrano di possedere una competenza diagnostica estimativa grafologica (ad esempio, altrimenti non sarebbe possibile distinguere un gesto concavo da un gesto analogamente concavo ma flessuoso. E’ ovvio, la flessuosità, che è una fisionomia, si apprezza su base diagnostica estimativa). Dal punto diagnostico, il costitutivo fondamentale è la fisionomia. La competenza si acquisisce con l’esercizio. La differenza nel livello intuitivo che distingue i vari grafologi consiste proprio nella capacità di restituire alla grafia (e alla lettera) la fisionomia più propria e di saperla grafologare in analogia. Ciò implica che se, da un lato, esistono i molto dotati, da un altro, devono esistere anche coloro che non sono dotati per nulla (lo stesso Pulver ha scritto che non tutti possono diventare grafologi). Fenomeni analoghi si verificano in tutti i campi in cui si richiede una competenza diagnostica estimativa, ad iniziare dalla medicina. Si tratta di un’evidenza che andrebbe attentamente valutata dalle scuole di grafologia;

13) Essendo in crisi il modello calligrafico, la grafologia deve chiedersi anche che cosa significhi scrivere in un’ottica grafologica. Da questo punto di vista, ad esempio, si sta diffondendo il fenomeno della non scrittura (grafologica), che ho definito con il termine di grafia disegnata (vedi in Dalla genesi di un segno), per indicare un atto grafico in cui è possibile asserire che il modello e la traduzione individualizzata dello stesso non producono più alcuna emozione: lo “scrivere” è una messa in scena. Produce emozione solo l’aspetto di prestazione insito nell’atto grafico. Di conseguenza, la “grafia” indica un adattamento – nascondimento. Si tratta di un camuffamento che si adatta alle circostanze. Il fenomeno è inquietante su più piani (le associazioni grafologiche dovrebbero contrastarlo, con una battaglia culturale tesa a modificare gli attuali indirizzi della didattica, ponendo al centro l’azione formativa del modello), che mette in seria crisi i metodi della grafologia. Mette in crisi anche la perizia grafica condotta su base grafologica, in quanto questi scriventi hanno più “scritture”, talora assai diverse tra loro. Soprattutto sul piano dimostrativo, confesso, si pongono problemi anche per la perizia grafologica, almeno sin tanto che il fenomeno della grafia disegnata non sarà studiato a fondo ed in maniera sistematica e con follow-up. Non si hanno problemi, invece, sul piano della diagnosi grafologica (mentre si hanno problemi nelle analisi grafologiche, propria dei metodi), in quanto la non scrittura evidenzia in modo conclamato le problematiche che il soggetto ha introitato nelle fasi in cui era prescrivente. Naturalmente, ho individuato da tempo l’indice grafologico che ci consente di asserire quando la grafia è disegnata, ma è opportuno tenerlo riservato. Fino a quando non si avranno dei progressi massicci sul piano della comprensione del fenomeno, per gli effetti che potrebbe produrre nel campo peritale e nel campo grafologico. Ad esempio, se si divulgasse la convinzione che ognuno possa scrivere come vuole (il che peraltro, nella stragrande maggioranza dei casi, non risponde al vero), verrebbe meno lo stesso fondamento dei metodi della grafologia e degli applicativi degli stessi;

14) Il tutto ha un senso se si “edifica” una metodologia peritale grafologica e una semiotica della grafologia, il che richiede il concorso di tanti;

15) Un cardine della metodologia peritale (e della grafologia) è costituito dal principio degli opposti, in coerenza con il simbolo della vita, ma il punto meriterebbe una lunga trattazione (per una prima introduzione, eventualmente cfr. Dalla genesi di un segno, su www.filografia.it, sezione forum, in approfondimenti);

16) Un’avvertenza di grande importanza è la seguente: ogni relazione logica consequenziale, sul piano de significato, indica solamente una tendenza e non necessariamente un comportamento concreto, in quanto potrebbe essere contrastata da altre. Si è ragionevolmente sicuri di aver diagnosticato correttamente una tendenza solo quando la stessa è ribadita da altre relazioni logiche presenti nella medesima scrittura. In questo modo, infatti, si è sicuri che sia coerente con la natura del contesto grafico, così come si valuta nell’ambito dei metodi. All’inverso, l’analisi del contesto grafico, che va effettuata in modo autonomo, è un ulteriore elemento di conferma di una tendenza correttamente rilevata;

17) Nel campo della perizia grafologica, le procedure che interessano sono solo l’osservazione e il ragionamento oggettivo: si tenga presente che ogni nuova relazione logica consequenziale si ribadisce nella sua validità anche, e soprattutto, quando è coerente con altre comprese in precedenza e consolidate nel riscontro empirico.

Un piccolo esperimento

Con questo piccolo esperimento intendo provocare, ai fini di suggerire delle riflessioni. Voglio dimostrare che nel campo peritale non esiste una vera comunità di grafologi (ciò non significa automaticamente che non esistano i grafologi), tanto è vero che i singoli elaborati non sono comparabili tra loro. Voglio anche dimostrare che il confronto aperto e leale (come potrebbe essere nel presente esperimento) è indispensabile ed arricchisce chiunque.

 

Le grafie delle figure che seguiranno sono state scritte da una stessa persona. Fermo che non si hanno dati sufficienti per esprimersi in modo certo (cfr. le figg.), l’esperimento consiste nel rinvenire gli elementi di identità (grafologica) che rendano possibile asserire che i tre esempi appartengano ad una stessa mano, in termini di possibilità o di probabilità.

 

Immaginiamo che il quesito peritale sia il seguente:

“Dica il perito se si hanno elementi sufficienti per comparare tra loro i tre frammenti di scrittura indicati con fig. 1, fig. 2 e fig. 3. Nel caso, dica anche se sia possibile, oppure probabile o certo che i tre appartengano ad una o più mano”.

 

Per rendere più agevole il lavoro e per “standardizzarlo”, propongo la seguente scaletta:

1)        Precisazione della metodologia grafologica di riferimento (ovviamente è sufficiente scrivere: scuola morettiana, scuola francese o altro. Tale precisazione è indispensabile ai fini di puntualizzare la natura del lessico grafologico utilizzato nei vari elaborati e la coerenza metodologica);

2)        Breve giudizio sul primo quesito (del tipo: si hanno elementi sufficienti, non si hanno elementi sufficienti. Resta inteso che in ogni caso l’esperimento dovrà proseguire con la trattazione dei punti successivi. Ad esempio:” la comparazione tra le figg. 1 e 2 non offre alcun elemento utile ai confronti, a ribadire che nel presente caso non è possibile esprimere alcun parere”, ecc.. );

 

3)        Confronto 1) – 2). Commento critico delle identità (grafologiche) e delle eventuali differenze;

 

4)        Confronto 1)- 3). Commento critico delle identità (grafologiche) e delle eventuali differenze;

 

5)        Confronto 2) – 3). Commento critico delle identità (grafologiche) e delle eventuali differenze;

 

6)        Confronto complessivo, riepilogo;

 

7)        Giudizio relativo al secondo quesito (possibilità – probabilità).

 

 

 

 

 

Al termine si potrebbero proporre:

 

1)        Riunione riepilogativa e di bilancio (in video conferenza);

2)        Stesura di un lavoro riepilogativo e di indirizzo, firmato da tutti i partecipanti.

Naturalmente mi auguro che accogliate con favore la presente provocazione (ovviamente, in seguito anche altri potrebbero proporle.

 

Ps. Ho scelto tre esempi che dal punto di vista delle comparazioni formali hanno poco in comune: ovviamente perseguo lo scopo che dovrebbe essere facilmente intuibile. Voglio anche dimostrare che possono sottoporsi al presente esperimento anche coloro che non hanno una competenza peritale: sarebbe il trionfo della grafologia, non vi pare?

 

 

dicembre 1, 2012autore Angelo Vigliotti
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