Introduzione
Inizialmente la chiesina di santa Margherita era una cappella dell’ospedale “Cacciapoveri”. In origine era un oratorio dedicato alla vergine con San Tommaso e San Niccolo che Niccolò di Marcovaldo de’ Bovacchiesi iniziò ad edificare nel 1295 assieme ad un ospedale posto nelle vicinanze. Considerando le scarse risorse economiche l’ospedale venne chiamato dei “cacciapoveri” ( ospitava un numero limitato di bisognosi) per cui nel 1338 fu costretto a chiudere. Il nome della chiesa “Santa Margherita” avvenne nel 1394 quando le monache clarisse francescane si trasferirono dal ritiro di Gambarondoli alle Sacca fuori le mura nella zona di santa lucia, a Prato dentro le mura. Prima si chiamava chiesa “Santa Maria Annuziata (1322) o di Santa Maria Cacciapoveri (1326). Con il trasferimento delle clarisse, Santa Margherita divenne la chiesa del monastero che comprendeva una buona parte degli edifici dell’attuale via Santa Margherita ed era uno dei più importanti monasteri femminili della città insieme a quello di San Niccolò.. Nella chiesa di santa Margherita erano presenti prima della soppressione del governo francese del 1810 due tavole stupende del Lippi: l’Assunzione (ora al museo civico di Prato) e la Natività portata dai francesi al Louvre. Nel 1820, ospitò la compagnia di Sant’Orsola e si arricchi di un nuovo dipinto “Sant’Orsola con le vergini e san Pietro ( 1610 circa) del pittore Leonardo Mascagni. Ora il quadro è nel museo dell’opera del duomo. La chiesa, ristrutturata nel Seicento, conserva resti di affreschi del primo quarto del XV secolo (Arrigo di Niccolò) e una tela con l’Annunciazione, della metà del Seicento (copia da Mirabello Cavalori).
Lippi a Prato
Il comune di Prato stanziò nel 1452 per gli affreschi della cappella Maggiore di Santo Stefano e la vetrata la somma di 1.200 fiorini. Dopo aver ricevuto nel marzo dello stesso anno il rifiuto dell’Angelico, si decise di affidare l’incarico al Lippi, che accettò e si recò nella città vicino Firenze. Gli affreschi vennero completati tredici anni dopo, nel 1465 fra interruzioni, richieste di denaro, solleciti, fughe e rinegoziazioni del contratto. Nel frattempo dipinse molte altre opere. Per l’Opera Pia fondata da Francesco Datini fece la tavola detta Madonna del Ceppo oggi conservata al Museo Civico di Prato; per il preposto Geminiano Inghirami le Esequie di san Girolamo; per il convento di Annalena a Firenze il Tondo Cook e l’Adorazione del Bambino di Annalena; una pala per Alfonso I d’Aragona, commissionata da Giovanni de’ Medici, di cui rimangono solo due pannelli laterali; le vele della volta sopra la tomba di Geminiano Inghirami nella chiesa pratese di San Francesco (perdute); l’Adorazione del Bambino di Camaldoli per la cella della famiglia Medici all’interno dell’Eremo. La cosiddetta Lippina fu un “prototipo” per le successive rappresentazioni della Vergine col Bambino. A questo periodo, risalgono anche le quattro tavole con la Vergine Annunziata, Angelo annunziante, Sant’Antonio Abate e San Giovanni Battista, probabilmente elementi di arredo ecclesiastico ( fonte: wikipedia)
Storia romantica tra sacro e profano
Nel 1456, Lipii fu nominato cappellano del convento pratese di Santa Margherita, vi conobbe e si innamorò della monaca Lucrezia Buti, modella di molti suoi dipinti, figlia del fiorentino Francesco Buti e di Caterina Ciacchi. La loro storia d’amore spinse la Buti a lasciare il convento e a stabilirsi nella casa pratese dell’artista acquistata nel 1455; solamente nel 1461 il papa Pio II, grazie all’intercessione di Cosimo de’ Medici, sciolse dai voti il Lippi e la Buti, regolarizzando la loro posizione, anche se il Lippi si rifiutò di maritarsi. I due ebbero due figli: Filippino Lippi nel 1457 e, nel 1465, Alessandra.