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Divulgazione scientifica

Femminicidio e Omicidio-Suicidio: le origini nell’infanzia

Premessa

Secondo uno studio presentato dall’Istat, comprendente il triennio 2011-2013, in Italia sono stati registrati 12.877 decessi per suicidio. La maggior parte del fenomeno riguarda gli uomini, con 10.065 casi segnalati. Per le donne si parla invece di 2.812 decessi.  Gli omicidi stanno calando negli ultimi anni come si può osservare nelle tabelle seguenti (Fonte: www.documentazione.info)

 

Se entriamo nel dettaglio, vediamo che nel 1992 sono stati commessi precisamente 1442 omicidi, mentre nel 2016 ce ne sono stati 397. In particolare, l’Istat segnala che “nel 2014, gli omicidi in Italia hanno raggiunto un minimo storico, scendendo al di sotto delle 500 unità”. Nell’ultimo ventennio sono diminuiti in particolare gli omicidi di mafia e quelli legati alla criminalità comune.

Il femminicidio

Femminicidio non indica la semplice uccisione di una donna, perché in questo senso sarebbe sufficiente il termine neutro di omicidio. Femminicidio è l’uccisione di una donna perché donna, in un’ottica culturale che non accetta fino in fondo una vera e assoluta uguaglianza di dignità e di libertà tra l’uomo e la donna. È quindi giusto usare il termine femminicidio, come negazione della soggettualità femminile. Bene ha fatto la lingua italiana a mettere in circolo questa nuova parola; il generico “omicidio” risulterebbe troppo blando ( Fonte: http://www.settimananews.it/cultura/femminicidio-sostantivo-maschile/). Il Grande Dizionario d’Italiano Hoepli di Aldo Gabrielli (edizione 2015) definisce femminicidio «l’uccisione di una donna da parte di un uomo che intende così affermare, in quanto maschio, il suo diritto al dominio e al possesso di lei che, in quanto femmina, sarebbe tenuta all’ubbidienza e alla sottomissione». Definizione analoga è contenuta nel Devoto-Oli 2009: «qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte». E proprio il femminicidio, l’uccisione di una donna con la quale si hanno legami sentimentali o sessuali, rappresenta la parte preponderante degli omicidi contro il genere femminile. Più dell’82 per cento dei delitti commessi a scapito di una donna, nel nostro paese, sono classificati come femminicidio.Più di 3000 sono le vittime di femminicidio in Italia dal 2000 ad oggi. Il 37,1% degli omicidi italiani è un caso di femminicidio Negli ultimi 5 anni si registrano 774 casi di omicidio di donne, una media di circa 150 all’anno.

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giugno 26, 2018autore Angelo Vigliotti
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Il Cammino di luce

Il fiume e l’albero: il Bisenzio

Introduzione

Ricordo un passo di Siddartha di Herman Hesse: “ ad   ascoltare mi ha insegnato il fiume, e anche tu imparerai da lui. Lui sa tutto, il fiume, tutto si può imparare da lui. Vedi, anche questo tu l’hai già imparato dall’acqua, che è bene discendere, tendere verso il basso, cercare il profondo”. Hai appreso anche tu quel segreto del fiume: che il tempo non esiste?”. Un chiaro sorriso si diffuse sul volto di Vasudeva. “Si Siddharta” rispose. “Ma è questo ciò che tu vuoi dire: che il fiume si trova dovunque in ogni istante, alle sorgenti e alla foce, alla cascata, al traghetto, alle rapide, nel mare, in montagna, dovunque in ogni istante, e che per lui non vi è che presente, neanche l’ombra del passato, neanche l’ombra dell’avvenire?”.

Mi capita spesso di andare a fare una passeggiata in bici lungo il Bisenzio. È una ora di attività motoria, ma spesso mi fermo un minuto e guardo lo scorrere delle acque, ascolto il canto dei suoi abitanti, seguo con gli occhi il suo percorso. È qualcosa di straordinario. Veramente il fiume rappresenta l’essere e il divenire di ciascuno di noi. Esso è il simbolo della nosttra storia, della nascita e della morte, dell’identità e della trasformazione. Non a caso Eraclito affermava che “nessun uomo può bagnarsi nello stesso fiume per due volte, perché né l’uomo né le acque del fiume sono gli stessi” E quando mi sono seduto, accanto a me c’erano tanti alberi maestosi e forti. Una bellezza interiore, un cibo per l’anima. John Muir diceva “ io non ho mai visto un albero infelice. Essi si aggrappano al terreno come se gli piacesse, e sebbene ben radicati, viaggiano tanto lontano quanto noi. Vanno vagando in tutte le direzioni con ogni vento, andando e venendo come noi stessi, viaggiando con noi attorno al sole per due milioni di miglia al giorno, e attraverso lo spazio, il cielo solo sa quanto velocemente e lontano”.

L’albero ti può insegnare tante cose, egli dà ai suoi rami un cammino verso la luce. Se tu lo guardi bene, lo tocchi, e ascolti il percorso della sua linfa, ti insegna a vivere su questa terra in modo più rispettoso di te stesso e della natura. L’albero ti guida al significato della vita. non perdere questa occasione. L’albero è un piccolo santuario, può proteggerti dal sole, dal vento e dalla tempesta e può  essere il tetto per il tuo riposo. Il fiume ti insegna la vita, l’albero l’amore e il contatto tra cielo e terra, tra sacro e profano, tra finito e infinito..  Paulo Coelho diceva:  “Apprezza ciò che sei perché tu sei amore, quell’amore che cerchi in ogni cosa e in ogni dove. Accogli ciò che tu sei perché tu sei ciò che cerchi di essere, ciò che tu vuoi essere, tu sei la vita che crea la tua vita. Accetta te stesso, amore del tuo amore, perché tu sei ciò che hai tanto bisogno di essere. Sorridi all’amore che tu emani perché tu sei quell’amore che cerchi in ogni luogo, pace dei tuoi sensi”.

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giugno 24, 2018autore Angelo Vigliotti
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Il Cammino di luce

Via Pistoiese a Prato: sindrome di Stendhal invertita

Premessa

Via Pistoiese è una strada commerciale d Prato. L’impatto maggiore per lo stress fisico, chimico, endocrinologico e metabolico è nel tratto in cui la via è parallela con Via Fabio Filzi. Pochi chilometri. È una strada sporca, piena di buche, di difficile traffico con negozi che fanno rabbrividire per la loro estetica ed eleganza. Le auto dovrebbero andare a una media di 30 – 50 all’ora e spesso vanno ad una andatura più veloce. Io parlo come cittadino che usa la bicicletta e spesso cammino a piedi. Camminare su questa strada è un tentato suicidio. In bici, le auto  ti sfrecciano accanto e tu sei costretto, se trovi un po’ di spazio sulla destra,  lasciato libero sulla strada,  a entrare in quello spazio per far transitare l’auto che “giustamente” non può permettersi di rallentare, non può permettersi di dare una precedenza a un veicolo che conta “zero”. Si vedono ciclistii che vanno contro senso…e ciclisti che camminano sul marciapiedi disturbando i pedoni, i quali a loro volta devono dare precedenza… È un arrangiamento. L’ educazione civica in questa zona della città è “underground” (nemmeno sotto zero). Non   esiste.

Avevo già fatto una riflessione precedente su questa strada e consigliato al Comune di Prato di ritagliare un po’ di spazio per una pista ciclabile. Come? Togliendo la facoltà di posteggiare alle auto su un lato della strada. Ma, non è possibile…la via è stretta …e poi è una strada commerciale…. E poi è impossibile attuarla tecnicamente parlando…e poi ci sono altri problemi più importanti, e l’impegno dell’amministrazione è tale che non si può perdere tempo per delle bazzecole.  L’amministrazione è sempre indaffarata …c’è Prato estate, Prato autunnale, Prato invernale e Prato primaverile.

C’è la cultura, il piano strade, il verde pubblico, le associazioni  multiple di volontariato,  il museo, le richieste più urgenti di cittadini in difficoltà con l’inquinamento, la tossicità ambientale, c’è l’autismo, l’handicap,la plurietnia,  il cambio climatico, c’è il polo nord e il polo sud…. A Prato c’è il microcosmo.   È una città ma in fondo è una officina artistica dove i creativi si aggirano nei vari quartieri in cerca di ispirazione per le loro arte, dove poeti e scrittori passeggiano lungo il Bisenzio in contatto con la natura e l’energia universale. In via Pistoiese la maggioranza dei cittadini vive la “sindrome di Stendhal” invertita. Questa sindrome descritta per la prima volta nel 1977 dalla psichiatra fiorentina Graziella Magherini, che analizzò alcuni casi di turisti stranieri in visita a Firenze colpiti da episodi acuti di sofferenza psichica ad insorgenza improvvisa e di breve durata di fronte a creazioni artistiche eccezionali. Si definisce sindrome di Stendhal quell’affezione psicosomatica che provoca tachicardia, capogiro, vertigini, confusione e allucinazioni in soggetti messi al cospetto di opere d’arte di straordinaria bellezza, specialmente se esse sono compresse in spazi limitati. Nel caso di Via Pistoiese, dato che gli estremi si toccano, la sindrome si vive non per la bellezza ma per la “bruttezza” ambientale, per l’odore nauseabondo che viene da alcune bettole, per l’arredamento antistetico, per la mancanza di pulizia, per lo schifo percettivo oculare di ciò che si è costretti a vedere e assorbire tutti i giorni.

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giugno 18, 2018autore Angelo Vigliotti
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Modus Operandi

Il Dott. Vigliotti non dà terapie a distanza. Risponde solo per consigli e ogni suggerimento deve essere filtrato e supervisionato dal medico curante o dal pediatra di famiglia e non accettato passivamente.

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