Introduzione
L’ADHD (Attention deficit-hyperactivity disorder), è un disturbo evolutivo dell’autocontrollo (Fonte:www.aidaiassociazione.com/adhd.htm). Esso include 3 sintomi base: iperattività motoria, difficoltà di attenzione e concentrazione, impulsivtà. Questi problemi derivano sostanzialmente dall’incapacità del bambino di regolare il proprio comportamento in funzione del trascorrere del tempo, degli obiettivi da raggiungere e delle richieste dell’ambiente. E’ bene precisare che l’ADHD non è una normale fase di crescita che ogni bambino deve superare, non è nemmeno il risultato di una disciplina educativa inefficace, e tanto meno non è un problema dovuto alla «cattiveria» del bambino. L’ADHD è un vero problema, per l’individuo stesso, per la famiglia e per la scuola, e spesso rappresenta un ostacolo nel conseguimento degli obiettivi personali. E’ un problema che genera sconforto e stress nei genitori e negli insegnanti i quali si trovano impreparati nella gestione del comportamento del bambino. Secondo il DSM 5 (2014). È un disturbo del neurosviluppo. L’ADHD non è una malattia inventata (come affermano con disinvoltura alcuni ideologi da strapazzo e medici illuminati). Ormai si sente di tutto e di più. Forse è un bene. Il mondo (dicono alcuni esperti) è nato dal caos e probabilmente l’anarchia, il relativismo e la superficialità rendono più maturi e consapevoli (anche se ci vogliono degli anni e a volte una vita per arrivare a questo risultato). Non credo che l’ADHD sia un caso di “Disease- Mongering (commercializzazione della malattia), supponendo che si sia inventata al solo scopo di avere un profitto. Il tutto avverrebbe in ossequio a presunte strategie di marketing che sarebbero finalizzate all’utilizzo di pratiche mediche non strettamente necessarie, se non infondate, come ad esempio un protocollo terapeutico, una procedura diagnostico/terapeutica o un farmaco.
La patologia esordisce nell’infanzia (in genere è evidente dai 3-4 anni in poi) come disturbo di iperattività prevalente (eccessiva attività motoria in momenti non appropriati); nel periodo scolastico la disattenzione è prevalente e si manifesta come divagazione del compito, mancanza di perseveranza e difficoltà a mantenere la concentrazione su un obiettivo; poi c’è l’impulsività che in adolescenza e in preadolescenza può essere più manifesta rispetto agli altri sintomi (azioni affrettate che avvengano all’istante senza premeditazione e che hanno un potenziale di danno per l’individuo., e può rfgfttere undesiderio i ricoensa immediata. Il disturbo ( disattenzione,impulsività e iperattività) si manifesta nel 3-5% della popolazione. Considerando che una percentuale alta di bambini con questa sindrome del neurosviluppo rimane compromessa anche nell’età adulta e considerando l’evoluzione della patologia tra età prescolare (iperattività), età scolare (più disattenzione), età adolescenziale (più impulsività con disturbo della condotta) a mio parere, è fondamentale una buona prevenzione e terapia (se possibile) già al manifestarsi dei primi sintomi in età prescolare tra i 3 e i sei anni.
Cause del Disturbo
La ricerca (Fonte:studicognitivi.it/disturbo/adhd-disturbo-da-deficit-di-attenzione-iperattivita/) ha evidenziato l’importante ruolo ricoperto dai fattori genetici sullo sviluppo dell’ADHD (Zametkin, 1989). La trasmissione genetica incide sui livelli di attività motoria, si ipotizza, dunque, una base ereditaria per il disturbo. E’ stato dimostrato come il peso dei fattori genetici sullo sviluppo del disturbo sia maggiore in presenza di sintomi di maggior gravità (Biederman et al., 1995).Sono state riscontrate differenti caratteristiche neurobiologiche in presenza del disturbo di ADHD che si traducono in un deficit nel comportamento inibitorio, nella regolazione emotiva, nel mantenimento dei livelli di attenzione e nei processi di pianificazione ed esecuzione delle risposte motorie. (Barkley, 1997).Nell’eziologia dell’ADHD vanno inoltre considerate le variabili di natura biologica che occorrono in epoca pre o perinatale (inquinamento e tossicità ambientale, stile di vita non corretto) e che possono implicare danni cerebrali o particolari difficoltà legate al decorso della gravidanza, al parto, o che possono presentarsi nella prima infanzia. Altro ruolo importante è quello rivestito dalle interazioni conflittuali che si instaurano tra genitori e bambino, che aumenta notevolmente la probabilità che il disturbo si manifesti a pieno, in tutta la sua gravità
Nota bibliografica
- American Psychiatric Association. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – Quinta Edizione. A cura di Biondi M. Raffaello Cortina Editore, Milano 2014.
- Barkley R.A. (1997), ADHD and the nature of self-control, Guilford Press, New York
- Biederman J., Wilens T., Mick E., Milberger S., Spencer T.J., Faraone S.V. (1995), “ Psychoactive substance use disorder s in adults with attention deficit Hyperactivity disorder (ADHD): effects of ADHD and psychiatric comorbidity”, American Journal of Psychiatry, 152, 1652-1658
- Zametkin A.J. (1989), “The neurobiology of attention-deficit hyperactivity disorder: a synopsis”, Psychiatric Annals, 19, 584-586