In questi giorni nel Comune di Montemurlo (Provincia di Prato) c’è stata la festa dell’olio e si è inaugurata per la prima volta la mostra sul “serpentino”, il marmo verde di Prato. Personalmente la mia riflessione parte dal ringraziamento all’amministrazione comunale e a tutti coloro che si impegnano per la civiltà del benessere fisico (olio) e per il benessere psichico (serpentino). Il serprentino è la pietra verde che decora moltissime facciate delle chiese romaniche della Toscana, dando un senso di bellezza indefinito che riempie l’anima. Questo rapporto tra natura e cultura è stato ben inquadrato da Leonetto Tintori, una personalità illustre di Prato, un artista poliedrico e restauratore di fama internazionale (Prato 1908-2000), quando ha scritto sul serpentino: “ pietra scura il verde di prato che a contatto con subbia e scalpello si illumina del colore metallico della foglia di olivo percossa dal vento, per immergersi, poi, nell’ombra del nero lucente come le colonne della nostra cattedrale levigate dalla pietà della fede”. Nella mostra c’è una scultura del Tintori. Rammento un pensiero di Gramsci: “Cultura non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capacità che la nostra mente ha di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, i nostri rapporti con gli altri uomini. Ha cultura chi ha la coscienza di sé e del tutto, chi sente la relazione con tutti gli altri esseri (…) Cosicché essere colto, essere filosofo, lo può chiunque voglia.” Tiziano Terzani, sulla natura, affermava: “Che errore è stato allontanarsi dalla natura! Nella sua varietà, nella sua bellezza, nella sua crudeltà, nella sua infinita, ineguagliabile grandezza c’è tutto il senso della vita.” La mostra” verde come l’olio e ….il serpentino ci porta a questo rapporto portando alla nostra mente il lavoro della cava “Paci” di Bagnolo ( frazione di MonteMurlo) alla bottega dell’arte. Ognuno di noi deve fare la sua riflessione ed è anche un bene visitare la Rocca, percorrere i sentieri di Monteferrato, ascoltare la musica del vento, ed essere in contatto con la pace e la serenità di tanti alberi di ulivi abbracciando un tronco, e bevendo un cucchiaino d’olio, come dono per la vita che la natura ti offre.
Introduzione
Il comune di Montemurlo si trova a metà strada (8 km) tra Prato e Pistoia e si estende per circa 30,66 km². È posto ai margini tra l’appennino tosco-emiliano e la piana metropolitana Firenze-Prato-Pistoia.Il punto più alto del comune è la cima del monte Le Cavallaie (976 metri). L’altitudine minima è di 43 metri, in corrispondenza della confluenza tra i fiumi Agna e Bure, che dà origine al fiume Calice, in località Oste.È attraversato da numerosi piccoli corsi d’acqua, quali il Meldancione, lo Stregale, il Funandola, dal torrente Bagnolo e dal torrente Agna, che segna il confine con il comune di Montale, e dal corso d’acqua Ficarello, che segna invece in parte il confine con il comune di Prato.
Rocca di Montemurlo
Sulla sommità del colle di Montemurlo, protetta da piante secolari, si intravede la Rocca: il fulcro del sistema di fortificazioni del castello. La villa conserva, dai tempi della dominazione della famiglia Guidi, il volto della fortezza con la mole dell’antica torre merlata (di cui si può ancora vedere la base nelle cantine della casa) la cui severità è accentuata dai nudi conci di pietra alberese con i quali è edificata. Possiamo ancora immaginare il ponte levatoio al posto dell’ampio scalone doppio che oggi lo sostituisce, disegnato questo da Giorgio Vasari il giovane e modificato nel corso dell’Ottocento, epoca nella quale la villa ha raggiunto l’aspetto attuale ad opera della famiglia Gherardi di Pistoia. Ultimo grande evento storico svoltosi nella Rocca è l’assedio del 1537 in seguito al quale Montemrulo diviene stabile dominio mediceo, come il resto della Toscana, e la Rocca perde così la sua funzione di ‘presidio di confine’ per diventare la tranquilla residenza signorile che è tuttora.