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Il Cammino di luce

La solitudine e il silenzio al tempo del trauma “coronavirus”

Premessa

L’epidemia tragica dovuta al coronavirus che ha investito l’Italia ha costretto il governo ad emanare decreti che obbligano il cittadino a rimanere in casa e a muoversi solo per lavoro, necessita e salute. Le scuole sono chiuse. C’è un clima di paura, di tensione nervosa e disorientamento. D’altra parte il coronavirus è un “predatore” e noi siamo potenziali sue vittime. Noi reagiamo come ai tempi della preistoria, dell’homo sapiens (non sapiens sapiens) e purtroppo non sappiamo gestire la paura. Nel senso che il nostro comportamento invece di essere razionale, logico e di buon senso, diventa impulsivo, irrazionale andando nel panico generalizzato. Oppure reagiamo negando il problema,  pensando che sia stato amplificato e non applichiamo le regole che ci vengono dalla legge, regole che sono basate su ciò che raccomanda la comunità scientifica. Siamo nella società del consumismo, dell’immagine, della trasgressione, del materialismo, e del narcisismo primario e secondario e non possiamo stare chiusi in una  casa. Per un italiano abitudinario è una rivoluzione copernicana. Qualcuno potrebbe dire : “ lo jogging fa bene e io lo faccio…me ne frego di quello che dicono.. delle regole che ci impongono… per questo “qualcuno” rispettare una regola diventa una privazione inaccettabile. Ai tempi dei cavernicoli la risposta era l’attacco o la fuga. Oggi nel tempo dell’homo sapiens sapiens c’è il blocco stressogeno che se dura a lungo ci fa deviare da un comportamento corretto e se non ci immette nelle fauci del virus determina dentro di noi uno stato  di allarme distruttivo che si traduce  nella percezione sbagliata di vedere, di sentire, di riflettere sulle cose. Si può diventare ipocondriaci maniacali o al contrario guerrieri dell’odio alla ricerca dell’untore fino al razzismo più bieco e più truce. La ricerca del capro espiatorio è sempre in agguato, il triangolo della nevrosi (vittima-carnefice-salvatore) ci aspetta a braccia aperte  per ridurci in schiavitù, e invece di usare questo breve lasso di tempo per una riflessione profonda sulla nostra vita (chi sono, dove sto andando, come mi sto comporrtando, perché mi comporto in questo modo), alimentiamo in noi stessi un carico di emozioni negative (tristezza, rabbia, ira, ostilità, tensione, noia, angoscia, aggressività). C’è anche il pericolo di cadere nel   “tremor  cognitivo” con la sensazione di un nemico invisibile che può colpirci in modo improvviso. Il nostro tragico quotidiano diventa un racconto da libro giallo e un telefim da “horror”. Dentro di noi si sviluppa un elemento virtuale fuori controllo capace di annientarci e all’esterno c’è il virus che avanza inesorabile e può colpirci. Cosa fare,  dove andare, come fuggire. Mio caro amico e compagno di viaggio. Ciò che devi fare è semplice: devi stare in casa, osservare l’igiene personale (sempre e in continuazione dopo ogni azione), evitare contatti (baci, carezze, strette di mano) e stare a distanza nel dialogo interattivo o nelle situazioni di necessità (salute, spesa, farmacia), ascoltare le news con moderazione (due volte al giorno). Rispettare queste semplici regole…ti aiuta a in qualche modo a bloccare l’ansia e gestire la paura, a superare gli incubi notturni, a comunicare meglio con i tuoi cari ora che stanno a casa e sono più present, a verificare meglio  il quotidiano, le tue reazioni, a conoscere meglio te stesso approfittando del fatto che hai più tempo e spazio per guardare la realtà oggettiva e soggettiva in modo più distaccato, più obiettivo e più sereno  considerando che  “meno ti muovi e meno contatti sociali hai nei gruppi di qualsiasi tipo, in ambienti affollati, meglio è”.   Cerca di “fare” a livello casalingo (pulizia della casa, cucina, giardinaggio), dedica più tempo al tuo corpo (dieta ricca di frutta e verdure e di alimenti che rafforzano il sistema immunitaro, più integratori specifici) e poi dai un po’ di spazio alla ginnastica, alla meditazione, allo Yoga e a tecniche di rilassamento, a qualche aggiornamento di natura formativa e professionale e se  sei un genitore hai più tempo, più spazio  e più ascolto per i  tuoi bambini . Infine puoi recuperare qualche lettura e chiacchierare con qualche amico in modo empatico e costruttivo.

coronavirus-1

“ E’ la diffusione di un nuovo virus in tutto il mondo e contro il quale la maggioranza degli uomini non ha difese immunitarie”. Questa è la definizione di pandemia, secondo l’Organizzazione Mondiale della Salute. E questo ufficialmente è da ora il coronavirus: non più un’epidemia confinata ad alcune zone geografiche, ma diffusa in tutto il pianeta. L’Organizzazione di Ginevra lo ha dichiarato ammettendo un’evidenza che era sotto agli occhi da giorni: i contagi sono diffusi in ogni continente a eccezione dell’Antartide. (fonte:  https://www.repubblica.it/salute/2020/03/11/new; fonte dell’immagine: https://www.the-scientist.com/news-opinion/)

Fattori protettivi

3 sono i fattori protettivi più importanti per non cadere nell’ansia, nella preoccupazione, nello stress e nel panico.

Il primo fattore è la flessibilità mentale. Bisogna uscire dai soliti schemi, dalle nostre credenze di base, dalla nostra rigidità cognitiva. Per farlo bisogna superare la paura del cambiamento e la pigrizia cioè la passività. Darsi una mosssa è importante.  Con lo stesso scopo per cui si va in palestra per migliorare il corpo così abbiamo bisogno di esercizi per migliorare la mente che sono pochi…. e molto ìutili come prestare attenzione per il presente,  accettare le emozioni che arrivano giorno per giorno, abituarci   a qualche esercizio di coraggio, (di fronte a un problema nuovo guardiamolo come se fossimo degli esploratori). La flessibilità mentale  rende capace di modificare, convinzioni, credenze, opinioni, quando c’è la possibilità di farlo. Ci fa vedere la situazione -come quella attuale dell epidemia del “coronavirus” – da diverse angolazioni, da diversi punti di vista.  Una persona senza flessibilità cognitiva è rigida, è spietata, e può fare agli altri e a se stesso dei danni incalcolabili.

Il secondo fattore è la stabilità emotiva. L’instabilità emotiva è una caratteristica della personalità e chi ne soffre cambia di continuo stato d’animo senza causa apparente né logica. E’ un soggetto che non tollera le frustrazioni. Una regola imposta dall’alto può fare scattare in questa persona ira, aggressività, ostilità comportamenti contrari  alle indicazioni date. Possono diventare impulsive per mancanza di controllo e quindi creare agli altri dei problemi e a se stessi delle conseguenze in seguito a condotte non corrette. Il loro pensiero è dicotomico senza sfumature ( bianco o nero) e quindi hanno difficoltà a comunicare e difficoltà a gestire le emozioni negative. Non riescono a stare soli  perché hanno un vuoto interiore che devono riempire e la casa non basta….hanno bisogno del solito tour quotidiano, delle stesse abitudini, di fare delle trasgressioni, di  fare emergere l’ego con tutte le sue  manifestazioni ( egoismo elevato, altruismo zero).

Il terzo fattore è l’ottimismo. Secondo il vocabolario Treccani è la disposizione psicologica che induce a scegliere e considerare prevalentemente i lati migliori della realtà, oppure ad attendersi uno sviluppo favorevole del corso degli eventi. Un sano ottimismo ci rende consapevoli delle difficoltà (realismo oggettivo) che si possono incontrare lungo il percorso di vita, ma  si cerca di risolvere i vari problemi in modo costruttivo , senza disprezzo, senza fatalismo, senza noncuranza. Per essere ottimisti non basta sorridere ma è necessario avere fiducia nelle proprie capacità di gestire le problematiche difficili e anche molto pericolose. Non basta leggere i manifesti “ andrà tutto bene” se non si accende una fiamma nel nostro cuore per riscaldare non solo noi stessi ma anche l’altro. Spesso ho risposto in questo modo all’interrogativo di amici o compagni o di persone che mi conoscono:  come va la situazione?  E’ critica ma  non tragica, oppure tragica ma non drammatica o ancora drammatica ma non apocalittica. E  si sorrideva vicendevolmente.

 

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marzo 12, 2020autore Angelo Vigliotti
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Il Dott. Vigliotti non dà terapie a distanza. Risponde solo per consigli e ogni suggerimento deve essere filtrato e supervisionato dal medico curante o dal pediatra di famiglia e non accettato passivamente.

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