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Divulgazione scientifica

Separazione dei genitori : carta dei diritti dei figli

Introduzione

Nella mia esperienza di psicoterapeuta e di pediatra ho ascoltato e ascolto   storie drammatiche di bambini figli di genitori separati in balia delle onde. In primo luogo (se va bene), c’è la questione economica e solo a latere si pensa e si pone attenzione ai diritti e alle esigenze del bambino.La carta dei diritti dei figli nella separazione dei genitori è frutto del lavoro della commissione istituita dall’  “Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza” (AGA).Da una parrte c’è stata la riflessione su i comportamentoi più corretti che i genitoricyhe si separano devono avere nei riguardi dei propri figli come i comportamenti che andrebbero evitati. Unasuccessiva rconsiderazione è stata fatta alle esigenze dei bambini legate alle varie età, alla necessità di ascoltarli e di avere un dialogo cotruttivo. Da questo studio è nata la carta dei diritti. Per costruire al meglio la “carta dei diritti” è stata sentita la consulta dei ragazzi (nove maschi e nove femmine under 17 in rappresentanza di diverse associazioni e della scuola media e superiore) che ha dato un contributo importante. Quindi Il testo è frutto di un’attività di ascolto e partecipazione che ha coinvolto la Consulta dei ragazzi dell’Autorità garante ed esperti nei settori giuridico, sociale, psicologico e pedagogico.

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Considerazioni finali

Riporto una riflessione di Filomena Albano cul fatto che la “Mediazione fa bene “ ai bambini. La mediazione fa bene ai bambini. È una pausa, una boccata d’aria all’interno dei conflitti delle coppie che siseparano. È un momento di riflessione sulla crisi all’interno di una contesa. Ed è un’occasione per risolverla ponendo al centro i diritti di bambini e ragazzi. La mediazione insegna agli adulti a “litigare bene”, per alleggerire e superare il conflitto nella direzione del superiore interesse del minore. La persona di minore età al centro. Non a caso la Convenzione europea sull’esercizio dei diritti dei fanciulli del 1996 è stata, per prima, a promuovere il ricorso alla mediazione familiare. Essa non è solo un istituto giuridico, ma prima di tutto uno strumento sociale. Giuristi, psicologi, psicoterapeuti e psichiatri che se ne occupano hanno tutti la funzione di tutelare e promuovere il benessere della persona di minore età. Per i figli la separazione è infatti un cambiamento radicale, spesso traumatico. Un evento che apre una nuova fase affettiva e relazionale, nella quale la mediazione gioca un ruolo di pre-riassestamento. Ma la mediazione è un percorso libero, partecipato, riservato, intimo. Per svolgere la sua funzione le parti devono prestare il proprio consenso liberamente. E attraverso di essa raggiungere quegli accordi nell’interesse dei figli che sono cruciali per la vita di chi ha una personalità in formazione. Perché i genitori che si separano arrivino a ciò è necessario che ne siano informati. Anzi, è necessario convincersi che la mediazione non è solo un istituto, ma soprattutto un “prerequisito culturale”. Per ricorrere alla mediazione bisogna conoscerla ed esserne consapevoli. E potervi accedere gratuitamente. Ecco dunque che è importante un incontro informativo, in presenza del mediatore familiare (professione certo da regolamentare), che ne spieghi le finalità. Costruiamo una cultura della mediazione. Solo volendo mediare, si media efficacemente. Per il bene dei figli. (fonte: https://www.garanteinfanzia.org/il-garante/editoriali/la-mediazione-fa-bene)

Augurio

Il futuro di un bambino “sano”,  passa attraverso l’amore e il rispetto che i genitori  (non separati, separati o in via di separazione)  hanno verso di lui attraverso l’ascolto, la comprensione, il sostegno e l’aiuto e la coerenza e la costanza di un comportamento corretto, nonostante una possibile conflittualità all’interno della coppia. Non dobbiamo mai dimenticarlo. Maria Montessori diceva:

“Questo è il nostro obbligo nei confronti del bambino: dargli un raggio di luce, e seguire il nostro cammino.”

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E poi non dimenticare che  ssumersi l’onere e la responsabilità della crescita dei figli lungo un percorso che non permette rassicuranti certezze è una avventura, una scoperta continua, ma anche un piacere  che ti consente di essere creativa al massimo e di crescere insieme al tuo bambino o ai tuoi bambini  e vivere con pienezza ed entusiasmo  la tua vita anche dopo separazioni, conflitti e amarezze.

dicembre 7, 2018autore Angelo Vigliotti
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Divulgazione scientifica

Parotite ( aggiornamento SIP – Società Italiana di Pediatria)

Introduzione

La parotite: che cos’è e come si manifesta

(Fonte di tutto l’articolo:Dottor Andrzej Krzysztofiak Consigliere Nazionale SITIP (Società Italiana di Infettivologia Pediatrica)

La parotite è una patologia infettiva altamente contagiosa, causata da un virus appartenente alla famiglia dei Paramyxovirus, che si localizza a livello delle ghiandole salivari e delle prime vie aeree (faringe, laringe e trachea).L’ingrossamento delle ghiandole parotidi, poste sotto i padiglioni auricolari, dietro l’angolo della mandibola, conferisce al viso il caratteristico aspetto da cui il nome popolare di “orecchioni”.La complicanze sono fortunatamente rare. Una meningite si osserva nel 4-6% dei bambini più piccoli e si risolve senza sequele dopo 3-10 giorni. L’orchite (infiammazione dei testicoli) si presenta nel 20-30% dei maschi dopo la pubertà coinvolge tutti e due i testicoli in un sesto dei casi. Regredisce solitamente entro 5-7 giorni. La metà circa dei pazienti con orchite va incontro ad atrofia testicolare di grado variabile ma la sterilità è un evento raro. La pancreatite è una complicanza meno frequente (2-5%) e determina la comparsa di iperglicemia che è transitoria e reversibile. La perdita dell’udito si verifica in 1 caso ogni 20.000 e rappresenta la principale causa acquisita di sordità neurosensoriale infantile.

Epidemiologia

L’infezione è endemica con riaccensioni epidemiche, ogni 3-4 anni, in inverno e primavera.
Il contagio interessa generalmente i bambini e gli adolescenti tra i 5 e 15 anni, ma non sono risparmiati gli adulti, i lattanti fino a 1 anno solitamente sono immuni e si manifesta molto raramente nei bambini di età inferiore ai 2 anni. La trasmissione del virus della parotite avviene per contatto diretto, attraverso le goccioline di saliva emesse con la tosse, gli starnuti o anche semplicemente parlando e più raramente tramite oggetti contaminati con le stesse goccioline.
Il periodo di contagiosità, in cui la malattia può essere trasmessa dalle persone infette (con o senza sintomi manifesti) va da 6-7 giorni prima a 9 giorni dopo la comparsa della tumefazione delle ghiandole salivari. L’immunità è persistente anche se l’infezione è lieve o asintomatica.

Diagnosi e Terapia

Il periodo di incubazione è molto variabile tra 12 e 25 giorni ed è generalmente privo di sintomi salvo talora accompagnato da malessere, perdita dell’appetito, brivido, febbricola, mal di testa, dolori muscolari. I sintomi iniziano con febbre, spesso elevata che persiste per 4-5 giorni, dolore regione auricolare, dolori muscolari, cefalea e tumefazione di una o entrambe le parotidi, con conseguente dolore durante la masticazione e la deglutizione. Spesso è presente la tumefazione ed arrossamento dell’orifizio del dotto di Stenone.L’interessamento è inizialmente di una sola ghiandola ma nella maggior parte dei casi (75%), in circa 2 giorni, viene coinvolta anche la parotide del lato opposto. Circa un terzo delle infezioni da virus parotitico non si manifesta in forma clinicamente evidente, ma soltanto con una sintomatologia non specifica delle vie respiratorie. La tumefazione delle parotidi dura all’incirca una settimana e la guarigione avviene in 10-12 giorni.L’infezione contratta durante le prime 12 settimane di gravidanza conduce all’aborto nel 25% dei casi.La diagnosi viene posta dal medico ed è generalmente agevole per la tumefazione bilaterale delle parotidi e l’andamento della febbre. Va confermata con la ricerca nel sangue di anticorpi specifici diretti contro il virus.Nella parotite non complicata, le indagini di laboratorio generalmente non rivelano nulla di specifico, se non un aumento di numero dei globuli bianchi e delle amilasi.Come per le altre malattie di origine virale, anche per la parotite non esiste una terapia specifica, quindi il trattamento è indirizzato essenzialmente ad alleviare i sintomi: somministrazione di analgesici e antipiretici. Una dieta semiliquida può aiutare ad alleviare il dolore associato alla masticazione.  Sarebbe bene evitare succhi di agrumi perché la loro acidità può accentuare il fastidio dovuto all’infiammazione. Oltre al rispetto delle buone norme igieniche, l’arma migliore contro la malattia è la vaccinazione.

La risposta “per ora scientificamente giusta” alle domande dei genitori

1.La parotite è una malattia contagiosa?

La parotite è una patologia infettiva altamente contagiosa. La trasmissione avviene per contatto diretto, attraverso le goccioline di saliva emesse con la tosse, gli starnuti o anche semplicemente parlando e più raramente tramite oggetti contaminati con le stesse goccioline.ì

2. La parotite può dare una meningite

Una meningite sierosa si osserva nel 2-4% dei bambini più piccoli e si risolve senza sequele dopo 3-10 giorni.

3. La parotite può dare sterilità?

La metà circa dei pazienti con orchite va incontro ad atrofia testicolare di grado variabile ma la sterilità è un evento raro. L’orchite (infiammazione dei testicoli) si presenta nel 10-20% dei maschi dopo la pubertà coinvolge tutti e due i testicoli in un sesto dei casi. Regredisce solitamente entro 5-7 giorni.

4. Qual è il periodo di contagiosità della parotite?

Il periodo di contagiosità, in cui la malattia può essere trasmessa dalle persone infette (con o senza sintomi manifesti) vada 6-7 giorni prima a 9 giorni dopo la comparsa dellatumefazione delle ghiandole salivari.

5. Come si previene la parotite?

Oltre al rispetto delle buone norme igieniche, l’arma migliore contro la malattia è la vaccinazione.

novembre 23, 2018autore Angelo Vigliotti
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Divulgazione scientifica, Senza categoria

Ipertensione nei bambini: prevenzione

Introduzione

L’ipertensione arteriosa (IA) rappresenta uno dei più rilevanti problemi di sanità  pubblica dei Paesi industrializzati e il più importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari (infarto, ictus, scompenso cardiaco), che a loro volta costituiscono la principale causa di mortalità  e morbidità  in età  adulta. Secondo i dati più recenti, l’ipertensione arteriosa colpisce il 30-40% della popolazione adulta e questa percentuale tende a crescere con l’aumentare dell’ età   .L’IA è asintomatica, soprattutto nelle fasi iniziali, e si manifesta quando ha ormai determinato danni all’organismo. Pertanto è fondamentale la prevenzione: per un adulto sano e senza fattori di rischio associati, un controllo annuale è sufficiente. L’IA può essere presente già  in età  pediatrica. Secondo i dati più recenti, la sua prevalenza si aggira intorno al 2-3%. Nel bambino la pressione arteriosa varia con l’età , aumenta progressivamente nei primi mesi di vita, rimane pressoché stabile fino a 6 anni, per aumentare di nuovo durante l’adolescenza. (Fonte: https://www.fondazioneserono.org- Giuseppe Saggese – Direttore Clinica Pediatrica Università di Pisa Responsabile Centro di Riferimento di Endocrinologia Pediatrica )

Definizione dell’ipertensione in età pediatrica

L’ipertensione arteriosa nel bambino è definita come media della pressione sistolica o diastolica superiore o uguale al 95° percentile per l’età, il sesso e l’altezza in almeno tre differenti controlli ( Fonti: “The fourth report on diagnosis, evaluation and treatment of high blood pressure in children and adolescent”; “The seventh report of the Joint National Committee on prevention, detection, evaluation and treatment of high blood pressure JNC7”;  Raccomandazioni congiunte della Società Italiana di Pediatria e della Società Italiana della Ipertensione Arteriosa “Ipertensione arteriosa in età pediatrica: prevenzione, diagnosi e trattamento” a cura del Gruppo di Studio Ipertensione Arteriosa della SIP ).  In età pediatrica la diagnosi di ipertensione arteriosa si completa sulla base di ripetute rilevazioni che risultino superiori ai valori di riferimento che si differenziano per età, sesso, altezza del bambino. Per porre una diagnosi di ipertensione primitiva è sempre necessario escludere la presenza di forme secondarie.
Le forme di ipertensione primitiva rappresentano un problema crescente in età pediatrica. I soggetti maggiormente a rischio sono:

  • quelli in sovrappeso o marcatamente obesi,
  • quelli nati con un basso peso
  • quelli con familiarità positiva per ipertensione arteriosa.

In età evolutiva non ci sono, come accade per l’adulto, valori di riferimento universali per la pressione arteriosa: esistono viceversa tabelle dei percentili della pressione sanguigna in base al centile dell’altezza, all’età e al sesso come avviene per le curve di crescita che comunemente utilizza il vostro Pediatra. I percentili sono valori percentuali che servono a tracciare l’andamento di alcuni parametri dei nostri bambini nel tempo e a collocarli nel valore percentuale di tutti i bambini che hanno le stesse misure.
Essendo l’intervallo di normalità della pressione in funzione non solo dell’età ma anche della posizione sulla curva di crescita, può succedere che valori identici di pressione in bambini della stessa età possano risultare normali od eccessivi a seconda dell’altezza del bambino. Ad esempio

  •  un bambino di 7 anni, altezza sul 75° centile, valori pressori di 105/70: normali
  • una bambina di 7 anni, altezza al 50° centile, valori pressori di 115/70: preipertensione
  • una bambina di 8 anni, altezza al 25° centile, valori pressori di 115/70: ipertensione

(Fonte: https://www.educazionenutrizionale.granapadano.it/it autori: Dott.ssa Cinzia Baldo, dietista, SS Dietetica e Nutrizione Clinica Istituti Clinici di Perfezionamento, Ospedale dei Bambini V. Buzzi, Milano Dott.ssa Maria Letizia Petroni, medico nutrizionista clinico  Dott.ssa Laura Iorio, medico specialista in Scienza dell’Alimentazione. Si rimanda in internet per la lettura dell’articolo completo).

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settembre 10, 2018autore Angelo Vigliotti
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Divulgazione scientifica

Malattia di Gaucher: un pensiero per il pediatra

Introduzione

Mi chiedo perché parlare di una malattia rara, sul mio sito, in fondo letto da poche persone. Non lo so. Spero di dare un imput per quei pediatri che non conoscono la malattia  che è  una sfingolipidosi e fa parte dell’eterogeneo gruppo delle malattie da accumulo lisosomiale. Ne fò una piccola riflessione perché bisogna pensare a questa malattia quando nel bambino c’ un ritardo di crescita accompagnato da dolori ossei e senso di stanchezza, oltre a splenomegalia e/o epatomegalia. Il pediatra per un bambino deve avere gli occhi di Budda, deve essere illuminato e per esserlo ha bisogno di un aggiornamento continuo e costante, anche sulle malattie rare. Non pretendo di fare aggiornamento ma solo una riflessione su una patologia che colpisce da 1:15.000 a 1.40.000 nati vivi nella popolazione generale. Il tasso di incidenza risulta particolarmente elevato nella popolazione ebrea Ashkenazita (1:850).

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Malattia rara (deficit di glucosidasi- beta – acida)

La malattia di Gaucher è una patologia da accumulo lisosomiale secondaria al deficit di glucocerebrosidasi (definita anche glucosilceramidasi o glucosidasi beta acida) o, in alcuni casi, al deficit dell’attivatore proteico della saposina C. La malattia è caratterizzata dalla presenza di depositi di glucosilceramidi (o glucocerebrosidi) nelle cellule reticolo-enditeliali del fegato, della milza e del midollo osseo. L’incidenza della malattia nella popolazione generale è circa 1: 60.000, ma tra gli ebrei Ashkenaziti è più alta (1/1.000). La prevalenza è circa 1/100.000. La sintomatologia clinica è estremamente variabile. Di solito si distinguono tre fenotipi principali. Il tipo 1 è la forma cronica e non neurologica, che rappresenta il 95% dei casi. Si tratta di una malattia eterogenea, caratterizzata dall’associazione tra organomegalia (milza, fegato), patologia scheletrica (dolore, infarti ossei, osteonecrosi) e citopenia (trombocitopenia, anemia e, raramente, neutropenia). L’attività di alcuni marcatori biologici è aumentata: la chitotriosidasi (un enzima di conversione dell’angiotensina), la ferritina e la fosfatasi acida tartrato-resistente (TRAP). Il tipo 2 è la forma neurologica acuta, caratterizzata da una disfunzione del tronco cerebrale a esordio precoce (durante il primo anno di vita), a rapida evoluzione e con organomegalia. Il tipo 3 è la forma neurologica subacuta ed è caratterizzata da encefalopatia progressiva (aprassia oculo-motoria, epilessia e atassia), associata ai sintomi presenti nella malattia tipo 1, ma a esordio nell’infanzia o nell’adolescenza. L’encefalopatia può essere il primo sintomo oppure può insorgere più tardivamente, nel corso della malattia. È stata osservata anche una forma perinatale letale, caratterizzata dall’assenza o dalla diminuzione dei movimenti fetali o da anasarca. La malattia di Gaucher è trasmessa come carattere autosomico recessivo ed è dovuta alle mutazioni del gene GBA (1q21). La diagnosi può essere confermata attraverso la misurazione dei livelli della glucocerebrosidasi nei leucociti del sangue. Al momento sono disponibili sul mercato due trattamenti specifici, anche se la terapia sostitutiva enzimatica, che utilizza l’analogo imiglucerasi, resta la terapia di elezione ed è indicata per i pazienti affetti dalla malattia tipo 1 e tipo 3. La terapia basata sulla diminuzione del substrato, che utilizza il miglustat, rappresenta un trattamento di seconda scelta. È importante che i pazienti siano trattati prima della comparsa delle sequele che non rispondono a queste terapie. ( fonte: https://www.orpha.net/)

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agosto 22, 2018autore Angelo Vigliotti
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Divulgazione scientifica

Il microbiota intestinale: benessere vitale del bambino

Introduzione

Il microbiota intestinale è uno degli elementi fondamentali di tutto l’ecosistema intestinale che comprende tre componenti fondamentali:

1.- barriera intestinale

2.-la struttura neuroendocrina ( secondo cervello)

3.-  il microbiota

Cercherò di spiegare passo dopo passo  questi tre elementi per avere alla fine ( spero) una idea chiara dell’importanza fondamentale del microbiota.

  1. – La barriera intestinale ( fonte della spiegazione e delle immagini: http://www.benesserelongevitasalute.it/2017/04/15/la-barriera-intestinale)

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luglio 30, 2018autore Angelo Vigliotti
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Divulgazione scientifica

Pancreatite acuta nel bambino

Introduzione

E’ un processo infiammatorio del pancreas, possibilmente reversibile, che spesso coinvolge i tessuti o altri organi che si trovano nelle sue prossimità. Il Pancreas è una ghiandola annessa all’apparato digerente che svolge sia una funzione endocrina producendo ormoni come l’insulina e il glucagone, che una funzione esocrina con la secrezione di enzimi coinvolti nella digestione.  L’incidenza è di circa 13 casi ogni 100.000 bambini per anno ( Fonte Ospedale bambin Gesù)

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Cause

La cause più frequenti in età pediatrica sono: traumi addominali,virus ( ad esempio mononucleosi, parotite) batteri (salmonella, mycoplasma, campilobacter), calcoli biliari, alcune anomalie strutturali del pancreas, l’aumento dei trigliceridi nel sangue, alcune malattie sistemiche che possono complicarsi  e una cattiva alimentazione , alcuni farmaci (tra cui il cortisone, gli estrogeni, l’azatiopirina, thiazide, diuretici). Negli adolescenti l’alcool.

La triade sintomatologica più frequente

Dolore addominale (80-95% dei casi), nause a e vomito ( 40-80% dei casi). In alcuni casi è presente versamento pleurico, febbre (20-30%9, distensione addominale, ascite, ittero. Altri sintomi: Brividi;, Sudore freddo;, Feci grandi;, Debolezza;,Perdita di peso;

La diagnosi

Si basa sulla clinica ( triade sintomatologica), analisi del sangue ( livello di lipasi ed amilasi nel sangue almeno tre volte superiori ai limiti alti dei valori normal);  ecografia ( valutazione della struttura pancreatica e la individuazione di alterazioni anatomiche quali cisti del coledoco, calcoli biliari e dilatazione e/o anomalie dei dotti dell’albero biliare e pancreatico). Inoltre con l’ecografia è possibile escludere altre cause di dolore addominale acuto come la invaginazione intestinale, il volvolo intestinale o gli ascessi intra addominali. Se si opta per la radiografia addominale si possono osserva i calcoli e il versamento pleurico. Ricordo inoltre che la TAC è l’esame di prima scelta se c’ è stato un grave traumatismo addominale.

Terapia

Nella maggioranza dei casi il digiuno e il supporto di liquidi per endovena porta alla normalità del quadro clinico. La prevenzione si basa sull’alimentazione e sul trattamento di un eventuale calcolo biliare se presente. Se tutto va bene ( il bambino deve essere ricoverato) il 5-10 giorni tutto ritorna alla normalità.

Attenzione

La pancreatite acuta  e acuta ricorrente (una volta escluse le anomalie strutturali del pancreas, cisti del coledoco ed eventuali forme infettive) può essere una complicazione della fibrosi cistica, della malattia di Kawasaki, della sindrore di Reye, dell’ iperparatiroidismo

 

luglio 27, 2018autore Angelo Vigliotti
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Divulgazione scientifica

Sindrome di Kawasaki: clinica e approfondimenti

Introduzione

La sindrome di Kawasaki o sindrome linfonodale muco-cutanea è una vasculite infantile delle arterie di media e piccola dimensione che colpisce soprattutto le arterie coronarie. È una malattia autoimmune caratterizzata da febbre prolungata, esantema, congiuntivite, mucosite, linfoadenopatia cervicale e poliartrite di gravità variabile. Se non diagnosticata in tempo può portare all’infarto del miocardio. La sindrome di Kawasaki è una patologia che colpisce prevalentemente i bambini d’età inferiore ai 5 anni con un picco al secondo anno. È diffusa in tutto il mondo con andamento endemico e riaccensioni ogni 2-3 anni e picco in inverno e in primavera. È la seconda vasculite più frequente nel bambino dopo la porpora di Schonlein-Henoch. La sindrome di Kawasaki sembra colpire in Italia 14 bambini ogni centomila e non è al momento noto se sia sempre esistita o se abbia origini più recenti. La sindrome di Kawasaki si presenta con sintomi aspecifici e molto comuni nelle malattie pediatriche e proprio per questo motivo risulta subdola e difficile da diagnosticare. Il pediatra deve sapere eseguire una diagnosi precoce e soprattutto nel più breve tempo possibile

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luglio 27, 2018autore Angelo Vigliotti
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Divulgazione scientifica

Femminicidio e Omicidio-Suicidio: le origini nell’infanzia

Premessa

Secondo uno studio presentato dall’Istat, comprendente il triennio 2011-2013, in Italia sono stati registrati 12.877 decessi per suicidio. La maggior parte del fenomeno riguarda gli uomini, con 10.065 casi segnalati. Per le donne si parla invece di 2.812 decessi.  Gli omicidi stanno calando negli ultimi anni come si può osservare nelle tabelle seguenti (Fonte: www.documentazione.info)

 

Se entriamo nel dettaglio, vediamo che nel 1992 sono stati commessi precisamente 1442 omicidi, mentre nel 2016 ce ne sono stati 397. In particolare, l’Istat segnala che “nel 2014, gli omicidi in Italia hanno raggiunto un minimo storico, scendendo al di sotto delle 500 unità”. Nell’ultimo ventennio sono diminuiti in particolare gli omicidi di mafia e quelli legati alla criminalità comune.

Il femminicidio

Femminicidio non indica la semplice uccisione di una donna, perché in questo senso sarebbe sufficiente il termine neutro di omicidio. Femminicidio è l’uccisione di una donna perché donna, in un’ottica culturale che non accetta fino in fondo una vera e assoluta uguaglianza di dignità e di libertà tra l’uomo e la donna. È quindi giusto usare il termine femminicidio, come negazione della soggettualità femminile. Bene ha fatto la lingua italiana a mettere in circolo questa nuova parola; il generico “omicidio” risulterebbe troppo blando ( Fonte: http://www.settimananews.it/cultura/femminicidio-sostantivo-maschile/). Il Grande Dizionario d’Italiano Hoepli di Aldo Gabrielli (edizione 2015) definisce femminicidio «l’uccisione di una donna da parte di un uomo che intende così affermare, in quanto maschio, il suo diritto al dominio e al possesso di lei che, in quanto femmina, sarebbe tenuta all’ubbidienza e alla sottomissione». Definizione analoga è contenuta nel Devoto-Oli 2009: «qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte». E proprio il femminicidio, l’uccisione di una donna con la quale si hanno legami sentimentali o sessuali, rappresenta la parte preponderante degli omicidi contro il genere femminile. Più dell’82 per cento dei delitti commessi a scapito di una donna, nel nostro paese, sono classificati come femminicidio.Più di 3000 sono le vittime di femminicidio in Italia dal 2000 ad oggi. Il 37,1% degli omicidi italiani è un caso di femminicidio Negli ultimi 5 anni si registrano 774 casi di omicidio di donne, una media di circa 150 all’anno.

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giugno 26, 2018autore Angelo Vigliotti
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Svenimento nei bambini (sincope vaso-vagale)

Sincope vaso – vagale

E’ la causa di svenimento più comune. Avviene per mancanza di afflusso di sangue nel cervello che causa una perdita di coscienza molto breve. In pratica si ha una momentanea inibizione del sistema simpatico che induce vasodilatazione e attivazione del sistema parasimpatico (vagale) che induce bradicardia. E’ una sindrome che ha una funzione protettiva (protegge il muscolo cardiaco). Lo svenimento rappresenta una pausa (risparmio di ossigeno). La durata è breve e il recupero è completo.  L’incidenza della Sincope in età pediatrica è di circa 126 casi su 100.000. Il 15% dei soggetti in età pediatrica ha almeno un episodio prima dei 18 anni. Le sincopi e le pre-sincopi rappresentano lo 0.4 – 1% dei ricorsi al DEA degli ospedali pediatrici e rappresentano il 3-4% delle consulenze cardiologiche ospedaliere. I pazienti che vengono ricoverati hanno una degenza media di circa 3 giorni, per un totale di circa 12.000 giornate di degenza annue.

La pre-sincope è caratterizzata da una sensazione di malessere con restringimento dello stato di coscienza tale che il soggetto percepisce l’incombenza della perdita di coscienza; i sintomi di solito sono aspecifici (vertigini, astenia, offuscamento del visus, nausea, difficoltà a mantenere la posizione eretta) e spesso si sovrappongono a quelli associati con la fase prodromica della sincope. Il termine lipotimia, ancora talvolta impiegato nella terminologia corrente, per indicare una breve, parziale compromissione dello stato di coscienza, associata o meno a sintomi di probabile origine neurovegetativa è obsoleto, quindi da abolire dalla terminologia medica (prospettive in pediatria-2009- n°155   in:  www.sicped.it)

La sequenza patogenetica

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maggio 29, 2018autore Angelo Vigliotti
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Il futuro di un bambino vegetariano

Introduzione

Un bambino che si alimenta con una dieta vegetariana (latto-ovo-vegetariana o vegana) equilibrata e corretta non può non essere che un bambino sano sia nel corpo che nella mente.  Non c’è nessun obbligo a diventare vegetariani, ma è una scelta di vita che un genitore responsabile può trasmettere al proprio figlio facendogli il più bel dono che si può offrire a un bambino. La nostra salute è legata a uno stile di vita “sano”. Il tipo di alimentazione è un determinante fondamentale perché dà l’opportunità di dare al bambino sostanze che lo faranno crescere in modo “sano” e comunque nel modo migliore offrendo anche la capacità di mantenere  in  equilibrio costante (omeostasi)  le condizioni chimico-fisiche del nostro organismo sia attraverso una flora batterica intestinale vitale e difensiva (il microbioma del secondo cervello)   che favorendo una attività positiva del circuito psico neuro  endocrino immunologico e metabolico.  Uno stile di vita vegetariano (scelta salutistica) che parte dalla gravidanza, prosegue con allattamento al seno e con alimenti vegetali nella dieta del bambino è in grado di prevenire o tenere sotto controllo una gran parte delle malattie croniche – degenerative presenti nella nostra società e sempre più diffuse (Murelli, 2017). In una ottica più vasta la scelta di vita vegetariana si inserisce nel ruolo di lotta per la tutela e il rispetto di tutti gli animali (scelta etica), considerando il degrado morale a cui si sta andando incontro. Ciò che viene fatto ai bambini (nei primi anni di vita in cui l’imprinting è più forte), essi in qualche modo lo trasmettono alla società. L’amore verso gli animali che non vengono più visti come fonte di cibo ma come esseri viventi con pari diritti e dignità porta il bambino a una comprensione maggiore dei valori fondamentali della vita e della societa (rispetto, comprensione, empatia, non uccidere).In più una alimentazione vegetariana ha ripercussioni notevoli sull’ambiente (scelta ecologica) in quanto limita il tragico impatto degli allevamenti intensivi e del circolo vizioso che si determina nella trasformazione da vegetale ad animale.Una alimentazione vegetariana unita a uno stile di vita rispettoso dei ritmi circadiani favorisce un buon equilibrio nello sviluppo del bambino se è accompagnata da attività fisica adeguata e costante e da un ambiente in cui i fattori stressogeni e tossici (chimici, fisici, psichici e relazionali) sono moderati, consente un futuro più ottimistico con una forte riduzione delle malattie cronico – degenerative e di altre patologie legate a scompensi metabolici, biochimici e infiammatori. Numerose ricerche hanno dimostrato che i rischi di una alimentazione vegetariana sono molto, ma molto inferiori ai suoi benefici. Non a caso l’American Dietetic Association, (2019,2016) considera le diete vegetariane ben pianificate un fattore positivo per la salute sia nel presente che nel futuro considerando che le Linee Guida Dietetiche pediatriche sia degli USA (AAP, 2009) che canadesi (Amit M. – CPS, 2010), raccomandano una minor assunzione di grassi saturi, e di colesterolo, una maggiore assunzione di fibre e una moderata assunzione di calorie. Questi aspetti prevalgono nell’alimentazione vegetariana e la rendono una alimentazione straordinaria. in un contesto di stile di vita salutare. Alle radici del futuro del bambino vegetariano c’è il passato con i primi mille giorni di vita (Proietti & Bietolini,2016), un percorso di crescita socializzante e comunicativo capace di dare un profondo significato alla propria esistenza, con la possibilità dello sviluppo di una personalità equilibrata che viene completata e arricchita da uno stile di vita salutare.

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aprile 26, 2018autore Angelo Vigliotti
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