Dott. Vigliotti Angelo - Un punto di incontro, di ascolto e di dialogo
  • Home
  • Chi Sono
    • Titolo di studio
  • Pubblicazioni
    • Manuale segreto di grafologia scientifica
    • Medicina integrata in pediatria “aldilià del simillimum”
    • Stile di vita alimentare
  • Formazione
    • Docenze
    • Relazioni
  • Interventi
  • Attività
  • Etica
    • Liberatoria
    • Privacy
  • Contenuti
  • Contatti
Dott. Vigliotti Angelo - Un punto di incontro, di ascolto e di dialogo
Home
Chi Sono
    Titolo di studio
Pubblicazioni
    Manuale segreto di grafologia scientifica
    Medicina integrata in pediatria "aldilià del simillimum"
    Stile di vita alimentare
Formazione
    Docenze
    Relazioni
Interventi
Attività
Etica
    Liberatoria
    Privacy
Contenuti
Contatti
  • Home
  • Chi Sono
    • Titolo di studio
  • Pubblicazioni
    • Manuale segreto di grafologia scientifica
    • Medicina integrata in pediatria “aldilià del simillimum”
    • Stile di vita alimentare
  • Formazione
    • Docenze
    • Relazioni
  • Interventi
  • Attività
  • Etica
    • Liberatoria
    • Privacy
  • Contenuti
  • Contatti
Il Cammino di luce

Caipirinha

Caipirinha

La caipirinha è un  cocktail tipicamente brasiliano, a base di lime, zucchero di canna e ghiaccio. Possibilmente ci vogliono sei cl  di , 3 cubetti di Lime (mezzo lime tagliato in 4 parti  e zucchero di canna (3 cucchiaini da cocktail cubetti e sei cl di ghiaccio tritato. Il suo nome deriva dal diminutivo della parola portoghese caipira (semplice, umile) con la quale vengono chiamati gli abitanti delle campagne remote del Brasile, paese in cui la Caipirinha è servita un po’ in tutti i locali in quanto molto rappresentativa del luogo. La sua semplicità e la sua dolcezza, la sua bontà  ne hanno fatto una delle  bevande migliori al mondo. La versione ufficiale è buonissima ma si può personalizzare a secondo il gusto di ciascuno, meno ghiaccio, più lime, meno alcool, ecc. Ci sono delle varianti  che danno un nome diverso al cocktail a secondo se si sostituisce la cachaça, con vodka, rhum e altri liquori. L’altro giorno mi è stata offerta da un amico. Veramente eccellente, ho chiesto di mettere poco alcool. Ma di questa bevanda  sono rimasto impressionato e colpito dalla sua storia. Innanzitutto dalla presenza, tra i suoi ingredienti, della  cachaça, derivata dalla canna da zucchero e e dal nome “ caipira” che significa campagnolo. queste due memorie mi danno i brividi perchè mi rocordano la schiavitù, l’emarginazione, la povertà, la miseria e la mancanza di dignità che non si ha verso se stesssi e non si porta verso l’altro. . Mi chiedo come sia potuto succedere. In una civiltà “ cristiana” contro popoli indifesi sia locali che importati dall’africa. Ecco perchè dobbiamo stare attendi, ecco perchè non si può dormire e la nostra coscienza deve essere sempre sveglia . Perchè ciò che è successo nel passato non si possa ripetere più nel presente. Milioni di persone (i dati variano trai i quindici e i trenta) vengono rapite e trasportate oltre Atlantico in condizioni bestiali. Si calcola che in uno di quei viaggi (che durava dai due ai tre mesi) morisse di fame, di asfissia e di sete quasi metà dei prigionieri: certe volte morivano tutti.
La cachaça, è un superalcolico  ( 40% del volume) ottenuto dalla distillazione della Saccharum officinarum L ( canna da zucchero).La cachaça è prodotta e consumata soprattutto in Brasile, dove se ne possono trovare più di 4000 marche diverse. In origine la cachaça era un prodotto di rifiuto che si formava nel corso della produzione dello zucchero di canna ed era chiamata “garapa”. Questa venne poi fatta bollire e scremata, così che si ottenne la “cagaça”, che divenne poi cachaça. La cachaça era ritenuta una bevanda misera, riservata agli schiavi, ma poi venne rivalutata, tanto che la tecnica per realizzarla venne raffinata: dal 1635 la cachaça iniziò ad essere prodotta a Bahia, in Brasile, dove il prezzo delle materie prime era inferiore. La civiltà coloniale  delle indie occidentali era fondata sullo zucchero e sugli schiavi.  I mercanti portoghesi introdussero i primi schiavi africani in Europa intorno al 1450. A  metà Settecento il boom dello zucchero, provocò il bisogno urgente di manodopera numerosa e a poco prezzo, più adattabile al clima e al duro lavoro nelle piantagioni, si determinò il “commercio triangolare”. Portoghesi, spagnoli, inglesi e francesi  vendevano manufatti in cambio di schiavi.  Navi e negrieri andavano e venivano dall’europa  e dalle americhe  con un carico vivente.un carica vivente trasportato attraverso l’atlantico. Il dramma per questi uomini  iniziava già nei recinti dei porti africani ( malattie, disperazione, sofferenze di ogni genere) dove venivano selezionati e poi ammassati nelle stive in condizioni disumane. Molti morivano atrocemente prima di arrivare a destinazione ed i loro cadaveri venivano gettati in mare senza alcun riguardo. Una volta venduti ai proprietari terrieri lavoravano dall’alba al tramonto, vestivano di stracci, venivano nutri con una pessima alimentazionee  rinchiusi di notte in catapecchie umide ed in pessime condizioni igieniche, incatenati per evitare tentativi di fuga e puniti a frustate per la minima mancanza.        I mercanti inglesi importarono 2 milioni e mezzo di schiavi vivi tra il 1690 e il 1807, ai quali ne va aggiunto un altro milione portato dai francesi. In Brasile  venivano trasportati spesso dalle colonie portoghesi dell’Africa. Solo nel 1888  in Brasile la schiavitù fu abolita definitivamente con la Legge Aurea del 13 maggio, su iniziativa della Principessa Isabel. Nonostante tutte le proibizioni, le restrizioni e le imposizoni  molti schiavi  non dimenticarono la loro cultura e e alcuni schiavi svilupparono una forma di lotta camuffata come danza:  la capoeira. Questa lotta camuffata come danza fu introdotta   inizialmente dagli schiavi africani Bantù nell’area di Bahia che portarono con sè i loro rituali tra cui anche la danza  della zebra e lo strumento monocorde il “berimbau”. Dopo il lavoro massacrante nelle piantagioni attraverso canti, danze  e altri rituali ripercorrevano attraverso la  memoria il loro passato di libertà. Ufficialmente la tratta degli schiavi è durata 400 anni….. ma ci dobbiamo chiedere con tutto il cuore: è finita? In questo periodo il ruolo di alcune isole diventa strategico perchè molte di loro vengono trasformate in campi di raccolta dei prigionieri in attesa delle navi che li trasporteranno in America, in Europa e in Asia. In Senegal l. ’isola di Gorée è uno dei pochi luoghi in cui si conservano le tracce della più tragica diaspora della storia: la tratta transatlantica degli schiavi africani. Un viaggio di solo andata, senza ritorno.Una tratta feroce che il mondo fatica a ricordare. questo commercio avvelenò anche i vari popoli africani, sia fomentando odi che  provocando guerre. Tra le varie tribù i più forti cercavano di sopraffare i più deboli e di venderli al mercato: i re commerciavano in sudditi, i vincitori in prigionieri, i tribunali in condannati.  David Livingstone esploratore ( cascate Vittoria)e missionario scozzese parlava di una ferita aperta del mondo. Con la tratta degli schiavi l’Africa si svuotò delle sue forze migliori.

I nuovi schiavi

Negli ultimi anni stiamo assistendo  a un nuovo fenomeno di immigrazione e in Italia,  come in altri paesi d’Europa, arrivano persone in cerca di uno spazio di vita per vivere con dignità una parte della loro vita e per offrire  una opportunità ai loro figli.. E noi non siamo capaci di mediare, non siamo capaci nè di accoglienza nè di filtrare l’entrate in modo  da evitare che gli emarginati, i più discriminati,  non siano oggetti da vendere per essere sfruttati e portati  ai lavori forzati. Clandestini che hanno sperato per un attimo la luce e che trovano il buio in paesi come il nostro che in nome di una civiltà ipocrita si dimostra incapace di gestire un sistema di relazioni e favorisce che tanta gente venga trattata  in maniera peggiore delle bestie. In Italia ci sono centinaia  di schiavi bambini e di   bambine costrette a elemosinare e a rubare   e  centinaia di  giovani donne  costrette alla prostituzioni oltre la tratta di immigrati usati per il lavoro nero. Forse non facciamo nulla e ci rifugiamo nella rimozione,  nella negazione, nella proiezione per non vivere il problema. Come se il problema non esistesse oppure il problema esiste ma deve pensarci qualcun altro a risolverlo.
Tu vivi  “ora”
Tu lavori, tu pensi, tu fai all’amore, tu cucini, tu passeggi, stai giocando, stai conversando, stai dormendo….qualsiasi cosa tu stai facendo devi sempre ricordarti che la tua azione  si volge all’esterno e all’interno. Ogni parola ha un significato anche se con  un senso e grado di verità sfumati  perchè l’informazione lascia il passo all’intenzionalità umana e questa  non può essere valutata matematicamente e dipende dalla comprensione di sè e dalla conoscenza del mondo… Porti un paio di scarpa, mangi qualcosa tutti i giorni, indossi un vestito, compri un tappeto. Puoi farlo.  Non indossare, però,  le scarpe fatte da bambini tenuti schiavi. Stai bevendo un liquore o un aperitivo,  pensa al danno che ti può fare e  non credere solo allo stare bene insieme e al benessere momentaneo e alla perdita inibitoria dei tuoi blocchi emotivi. Sii sempre consapevole. Nessuno ti può fare del male se non te stesso.La vita può sembrarti un problema ma va incontro alla vita con gioia e non dimenticare che spesso il piacere è ciò che tu vuoi e cio che tu vuoi non sempre  per te è un bene. Orgoglio e pregiudizio vanno a braccetto, spesso, per rovinarti. Ti può rovinare apparentemente anche l’andare controcorrente.Cerca in tutti i  modi di essere te stesso perchè  la responsabilità di essere se stessi non deve mai venir meno. A questo punto  vivrai con dignità la tua vita aprendoti agli altri in modo decoroso e direttamente e indirettamente farai la tua parte e darai il tuo sostegno.. Comprerai nei negozi aderenti al  commercio equo e solidale, e questo è fare, è dare un contributo positivo; ma ti lascerai anche andare all’abbandono interiore in modo che tu puoi avere il potere sul qui e ora senza rassegnarti.  Solo così darai un cambiamenteo a te stesso e la tua consapevolezza profonda ti farà veramente scegliere  in piena libertà di spirito e non scegleranno gli altri per te

ottobre 19, 2012autore Angelo Vigliotti
FacebookTwitterPinterestGoogle +Stumbleupon
Il Cammino di luce

Amore e non amore in Tolstoj

Amore e non amore in Tolstoi

 

Tolstoj a 82 anni decide di scappare di casa e alla moglie scrive: ” ti consiglio di rassegnarti”.

La moglie di Tolstoj era una donna con una gelosia abissale e un desiderio egoistico del dominio, eccezionale.

Forse Tolstoj era insopportabile e aveva bisogno di una moglie così per la sua creatività, il suo cambiamento interiore, la sua crescita. Forse era una persona difficile ( insoddisfatto di sè, poco pratico, e disinteressato a volte per i problemi della famigliasia di tipo educativo che economici). 13 figli non sono pochi e non erano pochi nemmeno all’ora.

Sofja Andreevna era una donna forte, amava stare all’ombra di un genio…ma fino a un certo punto. Anche lei in qualche modo desiderava la fama, la gloria, un successo anche se a latere,

Lei e lui si mavano intensamente. Erano uniti e separati, erano soli e insieme. in una specie di comunione  schizo – paranoide.

Lui nel genio e nella follia amava pazzamente questa donna e anche lei amava  anche se non condivideva il tipo di amore ed era  sempre piena di gelosia marcia. Nell’unità e nella divisione la loro vita fu un dramma che terminò in tragedia.

A 82 anni Tolstoj prende la decisione di allontanarsi dalla moglie per sempre Non ce la fa a vivere  in modo sempre acceso questo conflitto perenne. La sua casa era a 12 km da Tula.

Prende il treno di notte ( tra il tra il 27 e il 28 ottobre) per dirigersi verso sud. Ma non sta bene, sta covando una brutta broncopolmonite.  Per fa sì che il grande scrittore possa essere aiutato a guarire il treno si ferma ad Astàpovo, il capostazione lo porta nella sua casa. Qui morirà il 7 novembre 1910.

E’arrivato il momento di dare un cenno biografico del nostro grande romanziere. Lev Nicolaevic Tolstoj nacque il 28 agosto del 1828  da una famiglia di antica nobiltà, nella grande tenuta materna, a pochi chilometri dalla cittadina di Tula e a circa 180 Km da Mosca. Il nome della tenuta – Jasnaia Poliana – può significare: “radura” (poliana) “di frassini” (jasen) oppure “radura luminosa” (jasny = luminoso). Perse i genitori  quando era piccolo ( aveva due anni quando perse la madre e nove anni quando perse il padre) e non riuscì mai a prendere la laurea universitaria. fece due tentativi, prima al corso di filosofia e poi di giurisprudenza. Fu allevato da alcune zie molto religiose e da due precettori, un francese e un tedesco, che diventeranno poi personaggi del racconto “Infanzia”. Mi sembra , se non erro, il suo primo racconto.

A 23 anni si arruola  nell’artiglieria e partecipa alla difesa di Sebastopoli. Non a caso “ i racconti di Sebastopoli”  rappresentano la tragedia della guerra con assenza di ogni romanticismo su questa vicenda di vita ( un disastro per la Russia di allora) e  lo rendono famoso in tutta la Russia. Prima di sposarsi a 34 anni si dedica alla tenuta  di famiglia, si preoccupa di una scuola per i figli dei contadini e dialtre attività sempre di aiuto e sostegno per gli altri e compie diversi viaggi. Viene anche in Italia. Nel 1862 si sposa con Sofia Bers  che è figlia di un medico di corte.Inizia un periodo  meraviglioso della sua vita. Molti anni di felicità. Escono due grandi capolavori: “Guerrra e Pace” e “Anna Karenina”.

A 50 anni inzia la crisi.. Nonostante la richhezza, la fama, gli onori e l’ amore  familiare, viene preso dalla disperazione. Il suo pensiero è per la malattia, la vecchiaia, la morte. Si accorge che la vita  che ha condotto fino ad ora era ed è stata priva di significato.

Lo stesso Tolstoj così spiega  questo passaggio di vita ( in “ dottrina cristiana”):

: “Compresi allora che dopo questa vita priva di senso, non mi aspettava nulla, mi attendevano soltanto sofferenza, malattia, vecchiaia e distruzione finale. Allora mi chiesi: a che scopo tutto ciò? Non trovai risposta e caddi nella disperazione. La mia disperazione era così grande che pensai di suicidarmi. Ma ecco giunge a me la salvezza. La salvezza spuntò da ciò: che fin da bambino avevo una vaga idea che nel Vangelo si trovasse la risposta alla mia domanda. Feci l´ultimo tentativo, gettai via tutti i commentari, mi misi a leggere il Vangelo e ad approfondirne il senso. Non mi trovai solo nella conoscenza della verità scoperta nel Vangelo, mi trovai invece insieme a tutti i migliori uomini del presente e del passato. Mi confermai dunque in questa verità e mi calmai. Ho vissuto dopo di ciò gioiosamente vent´anni della mia vita e gioiosamente mi avvicino alla morte”

Da questo momento c’è il cambiamento. Il suo stile di vita è completamente diverso. diventa vegetariano, antimilitarista, critica ogni sistema di potere sia civile che ecclesiastico, esalta la civiltà agricola,lotta contro lo sfruttamento delle masse, fa lavori manuali, si veste come un contadino e si orienta  per una etica di fratellanza  universale e di pace e sperimenta su se stesso la sobrietà e la povertà.. Da questo momento inizia il dramma all’interno della famiglia e i contrasti innumerevoli con la moglie. Già presenti seppure velati.

Il suo pensiero è chiaro ed eloquente  e per trent’anni  cercherà di diffonderlo  utilizzando la sua autorità di scrittore e di praticarlo lui stesso giorno per giorno. Riporto un suo pensiero dai diari:

“Il prossimo compito della vita consiste nel sostituire la vita fondata sulla lotta e la violenza con una vita fondata sull´amore  ” (Diari, 29.11.1901). Nel 1886 completa il racconto breve La morte di Ivan Il’ic., che consiglio a tutti di leggere. Proprio meditando sulla morte Tolstoj avverte tutta la futilità della propria esistenza. Egli rappresenta la sofferenza morale dell’uomo che vede il proprio lavoro, la famiglia, tutta la vita come un inganno

Gandhi leggerà uno dei testi fondamentali di Tolstoi , dopo la sua conversione, “Il Regno di Dio è dentro di voi” in Sudafrica nel 1894. Successivamente così scriverà: “Quarant´anni fa, mentre attraversavo una grave crisi di scetticismo e dubbio, incappai nel libro di Tolstoi “Il Regno di Dio è dentro di voi”, e ne fui profondamente colpito. Gli scritti di Tolstoj  contro la guerra e il servizio militare sono forse le più belle pagine  che siano state scritte in assoluto sull´argomento. Egli denuncia l´insanabile contraddizione fra la coscienza cristiana, la coscienza civile evoluta e la guerra. La non violenza nasce in Tolstoi e rinasce in Gandhi. Occidente e oriente si incontrano.

L´edizione russa delle Opere complete del nostro grande uomo, detta del “Giubileo”, è formata da  90 volumi più uno con l´indice dei nomi.

Nelle ultime ore di vita, con la febbre che lo tormentava e il dolore e la difficoltà respiratoria a causa della polmonite Tolstoj dettò alla figlia Aleksandra (la prima tra i familiari ad averlo raggiunto) questi pensieri per il Diario: “ Dio è quell’infinito Tutto, di cui l’uomo diviene consapevole d’essere una parte finita. Esiste veramente soltanto Dio. L’uomo è una Sua manifestazione nella materia, nel tempo e nello spazio. Quanto più il manifestarsi di Dio nell’uomo (la vita) si unisce alle manifestazioni (alle vite) di altri esseri, tanto più egli esiste. L’unione di questa sua vita con le vite di altri esseri si attua mediante l’amore. Dio non è amore, ma quanto più grande è l’amore, tanto più l’uomo manifesta Dio, e tanto più esiste veramente”.

Quindi è la sua ricerca della verità che  lo induce a fuggire dalla casa e dalla moglie ( che per trent’anni non era riuscita a capire la di lui  trasformazione interiore) e a prendere il treno nell’intenzione di partire per il Caucaso. Una moglie altamente gelosa soprattutto quando venne a conoscenza che il suo futuro marito, qualche anno prima di sposarsi, nel 1858 si era innamorato di Aksin’ja, una contadina dalla quale aveva avuto un figlio, che egli non aveva accettato di riconoscere e che molti anni dopo lavorerà, come cocchiere, per i Tolstoj.

In realtà Tolstoj era profondamente cambiato e negli ultimi anni rifiutò i compensi per le proprie opere e non manteneva più la famiglia. Tuttavia era un uomo coraggioso, lui stesso lavorava come un contadino per dare una dignità alla sua vita Tra Tolstoj ( dopo la conversione e l’inizio del percorso ascetico) e la moglie ( incapace di comprendere il significato di tale cambiamento) la rottura diventa insanabile. Eppure Tolstoij ama ancora la moglie. Sofia appare“apparentemente” vittima di un genio. Genio e follia di un uomo che non capisce la passione , l’ardore, e il desiderio della moglie. Si amavano entrambi ma ognuno intendeva l’amore a modo suo. Tolstoj è stato sempre un marito fedele. In 48 anni di matrimonio con la moglie mai è arrivato al tradimento. E poi ha scritto più di 900 lettere alla sua amata Sofia.. Appena era lontano da casa sentiva nostalgia per la sua donna che da bambina aveva sofferta di manie suicide e da grande (soprattutto negli ultimi 20 anni) lo tormentava con crisi isteriche a giorni alterni. E la Sofia stessa, con candore, nei suoi diari ha scritto:

“ per 48 anni ho vissuto con Lev Nikolaecic ma non ho mica capito che uomo fosse”.Termino questa riflessione sull’amore vissuto come dramma e tragedia, con un pensiero dello stesso Tolstoj

“Per vivere con onore bisogna struggersi, turbarsi, battersi, sbagliare, ricominciare da capo e buttar via tutto, e di nuovo ricominciare a lottare e perdere eternamente. Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiar se stesso”

Se non ci conosciamo e non abbiamo il coraggio del cambiamento possiamo arrivare a vette supreme in qualsiasi arte ma l’amore che possiamo avere per un altro ( un lui o un lei) rimane incompreso nella mente e ricco di frustazioni e di sofferenza nel cuore. La nostra crescita sarà sempre accompagnata dal pensiero e dal bisogno di una fuga. Una fuga senza ritorno.

ottobre 19, 2012autore Angelo Vigliotti
FacebookTwitterPinterestGoogle +Stumbleupon
Il Cammino di luce

Ama la morte come la vita,se ti vuoi bene

Molti psicologi sono “fissati” a ripetere che  per una stabilità emotiva c’è bisogno di certezze.

Non c’è maggiore certezza che il morire e con tranquillità si può affermare che se vuoi vivere bene impara a morire ogni giorno.

E poi il pensiero sulla morte è la base  della vita e ti consente di esprimere al meglio le tue potenzialità.

La vita è breve: evitiamo, dunque, programmi troppo estesi: ogni giorno, ogni ora ci mostra la nostra nullità e ricorda a noi smemorati, con qualche nuovo argomento, la nostra fragile natura. Allora noi, che facciamo programmi come se la nostra vita fosse eterna, siamo costretti a pensare alla morte. Si volge, infatti, ad attendere il futuro solo chi non sa vivere il presente.

Noi pensiamo alla morte come a qualcosa che sta davanti a noi, mentre in gran parte è già alle nostre spalle: tutta l’esistenza trascorsa è già in suo potere.

Mai cedere, mai rubare, mai ingannare, mai bere per dimenticare o fuggire da te; ma se devi cedere fallo fra le braccia della persona che ami; se devi rubare ruba il tempo che vuoi per te; se devi ingannare, inganna la morte e se devi bere, inebriati dei momenti che ti tolgono il respiro.

La morte fa paura solo perchè non la conosciamo

“il respiro è un ponte fra te e il tuo corpo; ti connette e ti ricongiunge costantemente al corpo. il respiro è anche un ponte fra te e l’universo, perché tu sei parte dell’universo. ogni cellula del tuo corpo è parte dell’universo e il respiro è il ponte. se il ponte viene a mancare, tu non sei piú nel tuo corpo, se il ponte è rotto, tu non sei piú nell’universo. entri in una dimensione sconosciuta oltre lo spazio-tempo. quindi il respiro è anche il ponte fra te e il tempo e fra te e lo spazio. e se possiamo diventare consapevoli del nostro respiro possiamo trascendere il tempo e lo spazio”

 

 

Vorresti conoscere il segreto della morte, ma come potresti scoprirlo,

se non lo cerchi nel cuore della vita .Ogni cosa muore  per tornare alla sua origine.La vita è un cammino e la morte è un ritornoSe vuoi davvero afferrare lo spirito della morte,spalanca il tuo cuore sul corpo della vita. Poiché la vita e la morte sono unite e indivisibili, proprio come lo sono il fiume e il mare L’amore mai conosce la propria profondità, se non nell’ora della separazione …

Quando l’amore ti chiama seguilo!Il cuore che ama non ha bisogno di cercare Dio o di pregare!La morte ha in sé l’essenza dell’eterno … Il pensare è una conseguenza della paura. Più paura hai, più pensi!Ma è l’amore che dissolve la paura, cosi come la luce annienta l’oscurità. Un essere spirituale ha un approccio non fondato sulla paura ma su un amore profondo Se hai amato,non ti preoccupi della morte, ma muori con il sorriso sulle labbra. Se hai vissuto la tua vita, e se sei fiorito, non c’è nulla di cui pentirsi …Se giungi alla morte attraverso l’amore, la morte diventa l’orgasmo supremo! La morte è una grande occasione che può portarti all’immortalità. Usa questa soglia per incontrare il divino, ma non desiderare nulla. Il desiderio è l’ostacolo che ti impedisce realizzarete stesso nel  sublime frutto dell’illuminazione! Quando muori scomparirai nell’assenza di forma e come il fiume si dissolve nell’oceano, e diviene infinito così anche te entrarai in questo mare immenso e farai parte  dell’eterno. Se ti aggrappi alla vita, la morte sembra essere una morte. Ma se non ti aggrappi, la morte ti accompagnerà giorno dopo giorno facendo vedere la vita in modo altamente ottimistico. Appena ti alzi ringrazierai il cielo perchè sei ancora qui a godere della felicità del giorno. Ti accorgerai che le cose hanno un valore limitato e imparerai a non attaccarti nè alla materia, nè allo spirito e nemmeo a te stesso. La morte  sarà la tuida per crescere in armonia e sviluppare così una gioia intensa e veramente profonda. La morte sembra ( ed è) una liberazione, un’estasi profonda, la gioia infinita … Un uomo veramente sincero, trasforma perfino la morte in una storia d’amore.

Mi ricordo il “ cantico delle creature” di San Francesco, quando diceva:

“ Laudato si’ mi Signore, per sora nostra Morte corporale, da la quale nullu homo vivente po’ skappare “

La morte deve essere celebrata. Devi entrare nel regno della morte senza lotta, senza resistenza.Si deve accettare la morte e morire in un profondo abbandono. Solo cosi incontrerai il mistero in una bellezza, che non può assomigliare a nient’altro!  Morire conscio ( consapevole di quello che sei, consapevole diposto in cui sei, consapevole del perchè e del come e del quando) significa sapere che nulla muore. Muori con un sorriso sulle labbra e colmo di gratitudine per tutto ciò che la vita ti ha dato! Una  persona che sta camminando e inoltrandosi nella via della luce non ha paura di nulla, Sai forse che la morte è un male? Sai forse che la morte è peggio della vita? magari è meglio della vita.  hai paura della morte senza conoscerla non guardare l’esistenza come lotta  armata, come combattimento interiore perpetuo, ma inizia a guardare l’esistenza come gioia, come la più grande opportunità che tu hai per dare il meglio di te.

Tra il 1346 e il 1356 il grande  poeta Francesco Petrarca scrisse  una piccola opera in latino “”de vita solitaria”  un omaggio alla solitudine intellettuale. La stessa cosa io vorrei farti capire quando ti invito a tenere la morte nel tuo cuore. Forse saria solo ma non sei solo. Una moltitudine di compagni e di amici ti verranno incontro perchè in questo modo tu esalti la vita ma soprattuto tu ami la vita.

Lo stesso Petrarca nella canzone  LXXI del canzoniere così afferma:

“perchè la vita è breve

e l’ingegno paventa l’alta impresa…”

 

 

Ogni giorno una parte di te muore, ogni giorno una parte della natura muore, ogni giorno c’è un tramonto. Quando tu respiri , tu assorbi la morte e crei un ponte tra il finito e l’infinito. Allora non buttarti giù, guarda la realtà con un’altra visione, e inizia ad essere furbo e  a servirti della vita ma anche della morte.  E ricordati che in questo momento tu sei vita e si morte. Non abbondanare una parte di te. In questo momento  nulla più può distruggerti. Hai raggiunto l’eterno, l’indistruttibile e l’immortale! la morte si vince solo con una risata che nasce dal profondo allora la morte non ti distrugge, ma è al tuo servizio e ti conduce all’immortalità.

Prima di lasciarci ti ricordo una riflessione di Kahlil Gibran

“Allora Almitra parlò dicendo: Ora vorremmo chiederti della Morte.E lui disse:Voi vorreste conoscere il segreto della morte.ma come potrete scoprirlo se non cercandolo nel cuore della vita? Il gufo, i cui occhi notturni sono ciechi al giorno, non può svelare il mistero della luce. Se davvero volete conoscere lo spirito della morte, spalancate il vostro cuore al corpo della vita. poiché la vita e la morte sono una cosa sola, come una sola cosa sono il fiume e il mare. Nella profondità dei vostri desideri e speranze, sta la vostra muta conoscenza di ciò che è oltre la vita; E come i semi sognano sotto la neve, il vostro cuore sogna la primavera. confidate nei sogni, poiché in essi si cela la porta dell’eternità. La vostra paura della morte non è che il tremito del pastore davanti al re che posa la mano su di lui in segno di onore.In questo suo fremere, il pastore non è forse pieno di gioia poiché porterà l’impronta regale? E tuttavia non è forse maggiormente assillato dal suo tremito? Che cos’è morire, se non stare nudi nel vento e disciogliersi al sole?E che cos’è emettere l’estremo respiro se non liberarlo dal suo incessante fluire, così che possa risorgere e spaziare libero alla ricerca di Dio? Solo se berrete al fiume del silenzio, potrete davvero cantare. E quando avrete raggiunto la vetta del monte, allora incomincerete a salire. E quando la terra esigerà il vostro corpo, allora danzerete realmente.

Non doimenticare, però che nello stesso giorno tu vivi  il tramonto e  l’alba. Non dimenticare di volerti bene.

ottobre 19, 2012autore Angelo Vigliotti
FacebookTwitterPinterestGoogle +Stumbleupon
Il Cammino di luce

Il viaggio della vita

Il viaggio della vita

 

Sento il viaggio della vita  (1)

Che segue il tempo come respirando

Mentre la tortora gaia si riposa

E  gli  occhi guardano lontano

E mi accorgo  che quando penso a te

L’ora passa  più velocemente

Anche se  tutto sembra volgersi altrove

E la mia mente prende il sopravvento

Vieni, fai un salto dalla tua stella,

Anche se  sei sempre fluttuante,

A seguire le orme rivolte al piacere.

E tutto dentro  tace, mentre mi incammino.

Mi manchi e  quella sedia è vuota

E so che   non si può vivere senza amore.

E tutto  svanisce come te

mentre la nebbia avanza nel silenzio

Porto la ferita con me  dentro la foresta

E nello spazio  solo sto evolvendo

E smarrito ascolto il canto di un uccello

Senza senso,  mentre i passi mi portano via.

Tu non puoi capire anche un paesaggio (2)

Del  gelido nord con le chiesette di campagna

Che svettano tra i campi di grano

In una pallida estate e sei come

Su una caraibica spiaggia deserta.

e  sento come se non ci fossi

E nella fantasia percorro i molteplici confini

della realtà, senza vedere ciò che vo cercando.

 

 

(1)    Il poeta è seduto in giardino, solo, a contemplare la  natura nel suo vivere  e nel suo splendore e tra i colori delle foglie  e lo svolazzare gioioso  della tortora emergono alcuni ricordi nel tempo che se ne va. il viaggio della vita è il nostro percorso esistenziale che volendo o nolendo ciascuno di noi compie durante la sua vita terrena.

 

(2)    Il paese con le chiesette di campagna nel gelido nord: siamo a sud della Svezia a Osterlen. Il nome significa “ la terra a est della strada” che è la statale 19 che da Ysthid porta a Brosard. Durante i mesi estivi questo territorio assomiglia ai caraibi per la sua straordinaria bellezza e il suo calore

.

 

e infine vidi qualcosa solo dentro il cuore,

e svanire  la mia forma come un’ombra

e perdere l’immagine del tempo

e entrare come goccia nell’oceano

Io non sapevo cosa fare e dove andare

Senza una luce, quando tenebroso mi si apri

il labirinto  con molteplici vie, invece di una strada,

nell’immenso e  rimasi quasi annichilito

Forse conviene prima,  che scenda  giù nel baratro

profondo degli affetti seguendo

il filo del destino  e poi, che io salgo su

Con la mente  in alto per trascendere il pensiero.

***************************

 

Ci sono dei momenti della vita in cui siamo chiamati a “ sentire”  più che a pensare, meglio tra un sorriso e un altro, e questo può avvenire facilmente  nell’età giovanile, una età ricca di contrasti, una terra di frontiera dove i sogni e le fantasie arricchiscono la mente e dove la scoperta di qualcosa che può succedere ogni giorno può dare risposte semplici a interrogativi che in altre età sono anche complicati e complessi. Ma tutte le età sono buone.

La vita ha un senso e purtroppo segue, anche se  tu non lo vuoi, un percorso, e va avanti inesorabilmente e nessuno può fermarla. E’ un vero peccato non essere consapevoli attimo per attimo di questo tragitto.

E’ quindi interessante e   può essere un motivo  buono riflettere su ciò che si vuol fare, e dato che  in fondo siamo persone deboli e frastornate dai rumori della società e   dallo scenario del benessere, a volte vero, a volte falso, quasi sempre soffocante, bisogna  fare in modo di sbagliare il meno possibile e se alfine   si sbaglia, di superare la crisi, di non farsi travolgere dall’errore.  Questo può essere possibile solo se tu “sai” scegliere bene  e “sai”agire in piena libertà con autonomia e perché no, anche con un pizzico di orgoglio e di coraggio. Cosa dirti?

In genere di mattino, dopo un meritato riposo notturno, si aprono gli occhi e poi ci si aiuta  con un buon bagno a riprendere  contatto con le cose di ogni giorno, utilizzando  le nostre vecchie abitudini. Finalmente siamo capaci  e pronti per essere efficienti ( nel lavoro, nello studio, per un incontro ecc.). Forse è la volta giusta di svegliarsi anche nell’animo e aprirsi a qualche domanda: chi sono, dove sono,dove sto andando. E’l’ora di guardarsi allo specchio e vedersi dentro e di scegliere un sentiero aperto che possa portare a nuove esperienze, a nuove scoperte, a nuove modalità di cercare ciò che ci consente di non farci del male, nonostante che molte cose non si possono cambiare a livello esterno e nonostante che molte sofferenze non si possono superare.

C’è un momento della tua evoluzione, della tua crescita  in cui tu avverti  qualcosa o qualcuno in modo diverso. Il sentire è capire  che tu non sei solo ma sei parte di un tutto e che nel momento che senti, sei consapevole di questo. Forse  il sentire è un momento  straordinario in cui  il pensiero, l’affettività e l’istinto raggiungono il massimo della coagulazione e dell’interscambio e danno il meglio.

Tu senti bene, se sei sveglio e ti accorgi che esiste una strada che deve essere libera da costrizioni, da condizionamenti, da pressione esterne, dalle paure, dall’essere obbligato a vedere il mondo in un certo modo. Cosa hai fatto in fin dei conti? Hai guardato, hai dato un’occhiata a un particolare che ti è capitato di vedere

“ mentre la tortora  gaia si riposa

E gli occhi guardano lontano”

 

oppure  hai pensato a una  donna, alle difficoltà di una esistenza senza amore:

Ci si rende conto che la vita, fluttuante, tormentata da sogni possibili e impossibili, affamata di soddisfazioni, piena di desideri, vogliosa di piacere, bramosa anche del potere dell’io e del successo con una voglia matta di essere  considerato, ammirato, spesso non ci fa “sentire” o ci distrae per anni e anni. e ci fa continuare a dormire,

“ a seguire le orme rivolte al piacere”

 

Oppure ci fa vivere di fantasie  naturalistiche ed esotiche  e ci fa immaginare un nord freddo   come se fosse una spiaggia caraibica. A questo punto

 

“sento come se non ci fossi”

 

C’è lo smarrimento più completo e la vita può essere guidata da altre forze e il nostro cammino può essere  costellato da situazioni  difficili e incerte

 

“ e nella fantasia percorro i molteplici confini

della realtà, senza vedere ciò che vo cercando”

 

Anche se  non sappiamo dove andare e cosa fare c’è dentro di noi  una voce che  ci allontana dal tempo, fa dileguare la nostra forma e ci aiuta a rimetterci in cammino. Non è forse vero  che si può arrivare molto in alto  soprattutto quando non si sa dove si  sta andando. Il cammino  della vita offre delle opportunità  e bisogna saperle sfruttare. Se durante la ricerca di qualcosa che può essere stato una semplice gratificazione del momento o anche un successo di studio o di lavoro o  di eros  sei stato fortunato a fare un incontro  che ti ha aperto la mente e il cuore e  hai avuto l’occasione di gustare per poco  il senso profondo della gioia o l’esperienza del bello, ti accorgi  che non puoi più farne a meno per rendere la vita davvero degna di essere vissuta.

Sentire non vuol dire lottare, non significa forza di volontà, non implica sforzo o tensione ma solo stare di fronte a uno specchio e guardare, osservare, capire se stesso ed essere in sintonia  nel cuore

 

“ e entrare come goccia nell’oceano”

 

La goccia nell’oceano può  implicare una dispersione del tuo io, ma se sei consapevole è il raggiungimento di un obiettivo. Può significare risveglio della coscienza individuale nell’ambito della coscienza cosmica. E’ il “tu” unito con il tutto. E’ il “tu” che ha capito finalmente chi è. In genere un viaggio nasce da un processo di separazione, una crisi all’interno delle nostre dipendenze primarie ( il grande padre, la grande madre) e dei nostri stadi evolutivi di crescita. La crisi adolescenziale dovuta al passaggio dall’infanzia alla maturità rappresenta uno spazio favorevole per riflettere a livello personale ( e forse è la prima volta che c’è questa opportunità) sulla possibile scelta di una strada che  ci porta  verso un certo tipo di autorealizzazione  e non verso zone paludose o mete sbagliate. 

Altri momenti di crisi  sono i traumi dovuti alle perdite e ai cicli di vita.

Non si può essere un viaggiatore della vita alla ricerca di qualcosa che può essere la cosa più bella se non si conosce l’obiettivo, la finalità, lo scopo del nostro cammino.

E poi bisogna fermarsi ogni tanto e fortunatamente alcuni periodi della vita ci costringono anche biologicamente a una pausa di riflessione. E’ il tempo del dialogo con il nostro  sé, il tempo della moderazione, per non lasciarsi abbagliare dalla luce.

La mente entra nel cuore penetrandolo  attraverso la frequenza con cui noi ascoltiamo noi stessi. Questa modalità genera una abitudine che si consolida nel tempo e diventa una cosa naturale, spontanea che scorre nel nostro mondo interiore senza che ci si rende conto.

In fondo qualsiasi riflessione su noi stessi non può vagare  senza porre una particolare attenzione che possa far giungere poi a una conclusione.

Il viaggio deve essere interno ed esterno e non c’ è bisogno nemmeno di un sentiero da percorrere, una volta che la luce è entrata dentro di noi. Senza la luce siamo smarriti e nel rapporto con gli altri e con tutta la vita che sta attorno a noi riflettiamo l’amore che abbiamo  per noi stessi, amore umile non narcisistico, semplice non velleitario, generoso non opportunistico, aperto ed empatico e scevro da qualsiasi condizionamento.

Senza la conoscenza di se stessi, siamo come delle cavallette  o  membri di un branco, o figli di una idea, che non è nostra. Andiamo là dove gli altri ci portano seguendo false credenze e discutibili certezze e attaccandoci a qualsiasi cosa.

Immagina un albero, qualsiasi albero Esso ha radici, un fusto e una chioma. Cresce dal basso verso l’alto, dalla terra al cielo, dalla natura allo spirito. Io ti invito in questo viaggio di crescita, in cui dopo aver scoperto e superato  il labirinto, rappresentato dalle radici e dalla notte oscura della sofferenza, tu ti avvicini al sole.  Il primo passo è staccarti dalla terra.

 

“Io non sapevo cosa fare né dove andare

Quando tenebroso mi si aprì il labirinto”

 

 

Finché  giriamo tra le radici siamo legati a molteplici sentieri. Pensiamo, anzi siamo convinti di essere liberi, e invece siamo dei ciechi, viviamo nel buio con l’unica certezza di avere dei legami così profondi e un attaccamento verso gli oggetti tanto ostinato da farci perdere il senso dell’equilibrio e di una sana visione delle cose.

E’ un dramma personale perché l’oggetto del nostro legame  è   l’oggetto del nostro desiderio che se non viene raggiunto non dà soddisfazione, ma ammesso che venga raggiunto, il piacere può essere effimero perché poi si vive con la paura di perderlo .

Per ogni attaccamento che abbiamo si paga un prezzo  molto alto  di amarezza e di sconforto. Difficilmente in questo modo si troverà la strada  vera che porta in alto. Fermarsi serve a questo, oltre a recuperare un po’ di respiro, aprire la mappa  del nostro territorio e focalizzare il labirinto che ci tiene prigionieri e ci fa girare intorno al problema confondendoci e portandoci all’impotenza, alla rabbia , alla paura e quindi a una tempesta emotiva e a un caos istintuale.

Dentro di noi c’è il bambino che vuole esplorare, che è curioso, a volte iperattivo ed egocentrico, che si annoia con i soliti giochi, che è ricco di entusiasmo. Bisogna solo aprire la porta a questo bambino interiore che ha voglia di crescere e di andare alla scoperta del mondo. Uscire fuori dallo stesso percorso, dalle stesse abitudini, dagli stessi schemi vuol dire non morire lentamente ma scoprire se stessi e riprendersi in mano la vita. Fare questo viaggio è come salire su una scala che porta verso l’alto. Si può anche soffrire man mano che si passa da un gradino all’altro perdendo un legame per volta, un attaccamento dopo l’altro. Ma il bello che vedrai dovunque ha un fascino grandioso e la magia che susciterà sarà tremenda e incredibile e sarai sedotto dal mistero della vita.

E ti accorgerai di essere in uno stato di grazia, felice senza sapere il perché, ti accorgerai che in fondo non hai perso l’oggetto del tuo legame ma questo non ti dà più ansia, paura, insoddisfazione, perché godi anche di tutte le altre parti di cui è composto l’universo. Andando verso l’alto vedrai di più, capirai di più, e sarai meno programmato e anche  la dittatura del pensiero sarà meno ingombrante dato che avanzerà la comprensione del cuore.

 

“Forse conviene che io salga su

Con il pensiero in alto….

Ma prima che scendo giù  nel baratro profondo”

A volte conviene avere il coraggio di perdersi per ritrovare la strada e il viaggio iniziarlo  così non solo con l’intelletto ma anche con il sentimento, facendo delle esperienze di ogni giorno il libro di un amore vissuto  e dato.

Mio caro ci sono tanti viaggi e tanti modi di viaggiare. Non devi preoccuparti. In fondo non è importante conoscere il porto della tua destinazione. E’ importante il viaggio in se stesso e viaggiare cioè la conoscenza di noi stessi. Svegliati ora, subito. Non c’è bisogno nemmeno  di prendere e caricarti il tuo bagaglio che potrebbe essere ingombrante. Intraprendi il cammino e qualsiasi sentiero andrà bene. Anzi anche una terra senza sentieri ti può essere utile e di sommo aiuto. Non so se accadrà ma  se sei sveglio durante il cammino,  un occasione qualsiasi, una opportunità nascosta anche una foglia che libra nell’aria o un tocco di ali di farfalla, può illuminarti. Devi essere solo libero da ogni legame che tiene prigioniero la tua mente.  Con una mente libera e un cuore puro vedrai la luce.

La tua sarà una esperienza semplice ma di alta profondità che può essere assimilata allo stupore e alla meraviglia di un bambino che continuamente scopre il mondo nella sua avventura quotidiana di crescita;  alla curiosità di chi osserva la natura integra e ricca di fascino  con occhi diversi non fagocitati dall’abitudine e dalla certezza  che tutto avviene  e scorre come sempre; al rapporto tra il sacro e il profano che alberga in ogni luogo; alla possibilità che il tuo cuore possa cavalcare il tuo pensiero e farti vivere intensamente la vita di ogni giorno e  il  mistero che  penetra l’universo. All’inizio e alla fine del  viaggio della vita tu non vivi l’opposto. Non che da attivo diventi passivo o da passivo diventi attivo. In questo cammino sei entrambe le cose, tu vivi la realtà senza fuggire e senza  essere corrotto da essa. Solo così arriverai alle cime più alte.

ottobre 19, 2012autore Angelo Vigliotti
FacebookTwitterPinterestGoogle +Stumbleupon
Il Cammino di luce

Il Cammino di Luce: Benvenuto

getmedia php-706461

Benvenuto     

getmedia php-706461 Benvenuto a te  che desideri entrare in questo cammino di luce e grazie di cuore.
“ la cosa più bella che una persona può lasciare di sè su questa terra è la sua luce”
ottobre 19, 2012autore Angelo Vigliotti
FacebookTwitterPinterestGoogle +Stumbleupon
Page 10 of 10« Prima...«8910
introduzione
divulgazione-scientifica---vigliottiangelo
grafologia-disegno-e-scrittura---vigliottiangelo
ilcamminodiluce---vigliotti-angelo
museo-di-grafologia---vigliottiangelo
omeopatia-pediatrica---vigliottiangelo.it
psicologia-energetica---vigliottiangelo.it
sviluppo-infantile---vigliottiangelo
STILE-DI-VITA-ALIMENTARE

Modus Operandi

Il Dott. Vigliotti non dà terapie a distanza. Risponde solo per consigli e ogni suggerimento deve essere filtrato e supervisionato dal medico curante o dal pediatra di famiglia e non accettato passivamente.

Articoli recenti

  • La solitudine e il silenzio al tempo del trauma “coronavirus”
  • Via Pistoiese a Prato: una strada senza una stella!
  • Montemurlo: olio e serpentino
  • Svezzamento vegetariano-aggiornamento 2019
  • Svezzamento vegetariano: aggiornamento 2019
INFO-PEDIATRICHE
UTILITY

Archivi

  • marzo 2020
  • dicembre 2018
  • novembre 2018
  • settembre 2018
  • agosto 2018
  • luglio 2018
  • giugno 2018
  • maggio 2018
  • aprile 2018
  • marzo 2018
  • febbraio 2018
  • gennaio 2018
  • dicembre 2017
  • novembre 2017
  • ottobre 2017
  • settembre 2017
  • giugno 2017
  • maggio 2017
  • aprile 2017
  • dicembre 2016
  • novembre 2016
  • settembre 2016
  • agosto 2016
  • luglio 2016
  • marzo 2016
  • febbraio 2016
  • gennaio 2016
  • novembre 2015
  • agosto 2015
  • giugno 2014
  • aprile 2014
  • gennaio 2014
  • dicembre 2013
  • novembre 2013
  • agosto 2013
  • luglio 2013
  • giugno 2013
  • maggio 2013
  • aprile 2013
  • marzo 2013
  • febbraio 2013
  • gennaio 2013
  • dicembre 2012
  • ottobre 2012
  • luglio 2012
  • dicembre 2011

www.vigliottiangelo.it è un sito aperto alla conoscenza, libero e circolare, con la speranza di aiutare chi si trova in difficoltà, ma vuole essere eticamente corretto e rispettoso delle regole della “ netiquette” ( buona educazione in rete). Il dott. Vigliotti non vuole , non desidera, non ha intenzione di rubare niente ad altri siti e a studi e ricerche di altri autori. Di tutti gli articoli si sforza di citare sempre la fonte. Se qualche autore o sito si sente defraudato basta avvertire e il materiale sarà al più presto rimosso o corretto. Il materiale contenuto nel sito è puramente informativo e non intende in alcun caso sostituire consulenze mediche e psicologiche. Chiedo una cortesia. Se tu prendi un articolo dal mio sito ( e lo puoi prendere con tranquillità) cita, però, sempre la fonte e la data di pubblicazione”.

ANGELO VIGLIOTTI - VIA CATALANI 10 - 59100 PRATO - P.IVA 00217390970
Tutti i diritti sono riservati | Privacy Policy | Cookie Policy
Area riservata