
Washington Irving: cara Andalusia
Irving era un viaggiatore americano ( Stati Uniti) oltre che essere storico e diplomatico. Arrivò a Granada nel 1829 e soggiornò nell’Alhambra per qualche tempo. Egli rimase affascianato da questa terra e dau suoi monumenti moreschi e poi dal paesaggio, dalle fontane, dalla musica, dalle feste, dall’artigianato, dal popolo, ( semplice e furbo). La vita è fatta anche di ricordi, ricordi piacevoli e suggestivi. E la sua ammirazione per l’Andalusia non è solo uno sguardo velato da romanticismo falsato e distaccato ma un entrare nel vivo nell’animo della gente, un sentire la storia come partecipazione esperenziale, come un vissuto senza tempo, come la perdita e il recupero di qualcosa che è passato, che è presente , che è futuro. Washington Irving nacque a New York nel 1783 e morì nella stessa città nel 1859 a 76 anni.Scrisse numerose opere ( di letteratura e di storia). Prima di lui l’Andalusia era negletta e quasi sconosciuta.
Dopo la pubblicazione dei ” i racconti dell’Alhambra” in questo territorio dal fascino incredibile approdarono prima poeti e scrittori e artisti e poi un pubblico di visitatori e viaggiatori sempre più numeroso. Granada iniziò a vivere una nuova vita e Siviglia non fu di meno.’ L’ Andalusia ebbe una rinascita e una riscoperta travolgentee. Si scopre da questa vicenda e dai suoi racconti quando sono effimeri le cose umane considerando che palazzi bellissmi, moschee stupende possono cadere in rovina. Un viaggio ci insegna sempre qualcosa: la forza e la debolezza, la guerra e la pace, la costruzione e la distruzione. .In Siviglia puoi trovare la simbologia dell’unità infinita di Dio nell’arte islamica in quesi disegni geometricir, itmicamente ripetitivi fino allo spasimo, come si può osservare negli alcazar reali. I vicoli del Barrio di Santa Cruz sono indimenticabuili tra l’intimità e l’esibizionismo ( strade senza uscite, cancellate in ferro battuto, cortili aperti con fontane e giadini). Tu abbandoni i resti dell’architettura islamica ( Siviglia fu conquistata verso il 712 dopo Cristo ad opera di Musa ibn Nusair e la dominazione islamica durò 5 secoli), Plaza de toros, Plaza de espana,i l fiume, ( il romantico, incantevole e per molti versi seduttivo “guadalquivir”), il mare così vicno e tantissimi altri monumenti tper avviarti, così ti dice il cuore, desideroso di freschezza, verso nord , verso la sierra morena dove il sughero e la quercia crescono in bellezza. In realtà Irving seguì l’antica strada romana passando per la fortezza sul fiume Aira ( Alcalà de Guadaira). Una fortezza araba enorme con otto torrioni merlati costruita su un edificio romano precedente. Qui si produce un pane meraviglioso. Tra questa cittadina e Carmona ( il nome è di origine cartaginese( la città del dio Ammon) si estende una fertile pianura un tempo granaio di Roma. La chiesa di San Pedro a Carmona con la “giraldilla”è in stile neomudejar. Seguendo sempre la via romana si passa per Ecija ( l’antica Astigi) chiamata dagli spagnoli ” il forno dell’andalusia” per la sua forte temperatura estiva. Osuna costruita su una collina fu conquistata da Cesare ( ( Urso), e occupata dagli arabi divenne” osona” è un vero gioiello archiettonico con le sue chiese, con i suoi conventi ( monastero della Merced) con i suoi palazzi, con la sua ” colegiata”: Ma non è ancora finita. Il viaggio da Siviglia a Granada è lungo 250 km.Oggi piacevole, nell’ottocento un pò meno. Tra le monatagne si annidavano anche briganti e avventurieri. Irving prosegue per Estepa, poi tocca Mollina, Archidina, Loja e da qui fa una scappata verso sud ad Alhama de Granada e poi ritorna verso nord a Montefrio,Illora e recupera la strada principale a Santa Fè, città fondata nel 1491, quartiere dei re cattolici durante l’assedio di Granada. Se hai tempo fermati ad assaggiare qualche piononos” uno squisito dolce di origine moresca. Il poeta al- Saqundi nel secolo XIII così cantava: ” Granada è la Damasco dell’andalusia, ” pasto de los ojos,elevacion de les almas” Fu l’ultimo territorio ad essere conquistato dai Cristiani. Nel 1232 quando si insedio la dinastia nasride il sultanato di Granada divenne il centro più importante sia economicamente che culturalmente dell’intera penisola.. Posta ai piedi della Sierra Nevada e attraversata da tre fiumi (genil, darro e beiro) ha un cuore bellissimo: l’Alhambra. ( la fortezxza rossa), una cittadella in miniatura, un capovavoro senza precedenti. L’ Alhambra non fu ideata come sede di potere ma come un complesso di architettonico ordinato a incastro che potesse infondere serenità ( ci sono voluti tre secoli per portarla a termine). In effetti forse Platone ha ragione quando afferma che nessuno può entrare nel mondo della conoscenza senza la geometria. Irving ci abitò per un periodo di tempo e la fece conoscere all’europa. Dopo di lui molti artisti e scrittori fecero una tappa a Granada (Dumas, Delacroix e altri viaggiatori). Uno dei figli di questa città è stato Federico Garcia Lorca.
Irvin nel suo soggiorno all’ Alhambra così la descrive al chiaro di luna ( da ” i racconti dell’Alhambra” pag.73 – Sanchez ed.):
“” ho passato ore alla finestra a respiare l’aria profumata del giardino, fantasticando sui diversi destini di coloro la cui storia ancora palpita in queste leganti vestigia. La temperatura di una notte d’estate andalula è semplicemente divina. Ci si sente come trasportati in un’altra, superiore atmosfera; si prova una serenità d’animo, una leggerezza di spirito, un benessere fisico che fanno di puro e semplice essere vivi, una delizia. L’effetto del chiaro di luna sull’Alhambra ha qualcosa di magico: le crepe, le fessure, anche la più piccola macchia di ruggine, spariscono; il marmo riacquista il suo biancore originale i lunghi colonnati si rischiarano; le sale si illuminano di uno scintillio diafano. Pare di essere in un palazzo incantato di Mille e un Notte””.
Più avanti ( pag 79) così si esprime:
“” Il fascino peculiare di questo antico palazzo da fiaba è il suo potere di richiamare alla mente vaghi sogni e immagini del passato, velando i fatti reali con le illusioni e le memorie della fantasia.””
Quando Irving lascia Granda dopo il suo viaggio andaluso e il suo soggiorno in questa città incantevole e si trova poco distante dalla città, riusciva amalapena a vedere il balcone della Torre di Comares ed era lì sulla collina conosciuta come il ” sospiro del moro” capì il paradiso che lasciava. e capì il pianto di Boabdil ( che andava in esilio), la tristezza dell’ultimo sultano. La grande via di scorrimento A 92 è diventata la “ruta di Washington Irvin” ed è lunga 250 km circa. Non eccessiva per un viaggio che ha determinato un cambiamento sia nel vedere le cose in profondità che nella riflessione del tempo e nell’analisi della storia. E poi a breve distanza da Siviglia ci sono i resti della città romana “Italica” fondata da Publio Cornelio Scipione ( detto l’Africano) dopo la sua vittoria nellaa seconda guerra punica nel 206 avanti Cristo. In Italica sono nati due imperatori romani: Traiano e Adriano. Incredibile! Quante cose, quanti avvenimenti, quanti intrecci nella storia dell’uomo e della civiltà. Nel nostro quotidiano ci muoviamo continuamente. Se riusciamo a vedere con occhi diversi , a rompere con gli schematismi abitudinari a lasciarci andare all’essenza incantata delle cose, l’altro “una persona, un oggetto, un animale, un fiore, una musica, un sasso, un’opera d’arte, e così via” potrebbe diventare il luogo del significato. Possiamo recuperare l’innocenza del bambino che è dentro di noi con pochi passi fatti con consapevolezza ed amor. In questi movimenti dell’anima danziamo al suono di una melodia interiore e la natura ( lussureggiante o desertica, pianeggiante o montuosa, fredda o calda, calma o tempestosa) ci aiuta ad essere noi stessi. Essa ci dà la magia e il riso, l’osservazione e la riflessione. Cara e dolce Andalusia., a presto. Ciò che si impara vale di più di ciò che si dimentica.